L’On. Sangregorio in una lettera al sottosegretario agli Esteri e alla Cooperazione Internazionale, alla delega per gli italiani nel mondo, sen. Ricardo Merlo, ha scritto che per un più effettivo espletamento delle pratiche consolari migliorare bisognerebbe mettere i Consolati nelle condizioni di assumere più contrattisti. Al che, quasi ampliando la lettera di Sangregorio, ho commentato che sarebbe necessario non solo assumere più contrattisti ma provvedere anche alla loro riqualificazione e motivazione dandogli delle prospettive di lavoro molto più ampie delle attuali, obiettivo che si potrebbe ottenere con concorsi interni al MAE e con una visione più meritocratica e integrativa del lavoro consolare. Nemmeno fosse stato fatto apposta, il 17 luglio 2018, è stato pubblicato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, sulla Gazzetta Ufficiale, un bando di concorso per 221 persone, 177 da inquadrare nel profilo di funzionario amministrativo, contabile e consolare, 44 da inquadrare nel profilo di funzionario dell’area della promozione culturale. Le domande d’iscrizione devono essere presentate entro il 31 agosto.
Sarebbe l’occasione propizia per riqualificare e motivare i nostri contrattisti ma aimè, non ne potranno approfittarne perché nel bando di concorso si chiarisce che gli impiegati a contratto di cittadinanza italiana possono parteciparvi alla condizione che siano in possesso di un titolo di laurea italiano o europeo dichiarato equivalente con provvedimento della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della Funzione Pubblica. In sintesi: gli si dice che potranno iscriversi ma immediatamente gli si nega questa possibilità poiché al di fuori dell’Europa i contrattisti con laurea italiana sono contati e in generale non esiste equipollenza di titoli universitari tra l’Italia e i paesi non europei.
Ci saranno 221 nuovi impiegati che saranno sparsi per il mondo, con una buona preparazione accademica ma senza esperienza e che in pratica renderanno molto meno dei contrattisti locali. Si rafforza così in noi italiani all’estero la sensazione, direi quasi la certezza di essere altamente ignorati dal nostro Paese di origine, la madre patria è in effetti una madre matrigna. Tornando alla lettera di Sangregorio a Merlo, aggiungo che questa mi pare l’occasione buona perché tutti i nostri parlamentari eletti all’estero, ma in speciale quelli votati in Argentina, si attivino per ottenere che i nostri contrattisti, di cui alcuni hanno solo la cittadinanza italiana, possano partecipare al concorso e che noi italiani nel mondo siamo messi in condizioni di parità con gli italiani che risiedono in Italia. Questa potrebbe essere una nuova tappa della lotta per l’uguaglianza di diritti tra italiani residenti in patria e italiani residenti all’estero, abbiamo ottenuto il voto ed ora devono considerarci italiani a pieno titolo.
Edda Cinarelli