Intervista all’On. Ricardo Merlo, fondatore del M.A.I.E., eletto deputato nelle elezioni del 2006; del 2009 e del 2013, nominato anche senatore in quelle del 2018. Nelle ultime – 2022 – non si è presentato ma il suo movimento politico, il MAIE, ha ottenuto un senatore e un deputato, rispettivamente Mario Borghese e Franco Tirelli.
Lei è un uomo politico di successo, perché non si è presentato nelle ultime elezioni?
Ho deciso così per due ragioni fondamentali, la prima è perché volevo dare spazio agli altri, la seconda è che desideravo tornare un po’ nel territorio. Se un politico sta a Roma per votare, per seguire il Parlamento, perde quel contatto con gli elettori, alla base del movimento che ho fondato che ha le sue fondamenta nell’associazionismo. Libero dai miei incarichi politici ho potuto ristabilire un contatto con i miei votanti e viaggiare per incontrarli. Sono stato a Mendoza, presto andrò a La Plata, poi in Uruguay e a San Paolo, in Brasile. Credo che dovevo farlo, sono contento della mia decisione e sono soddisfatto del risultato delle scorse elezioni, in cui sono stati eletti per il MAIE due grandi esponenti della collettività italiana come Franco Tirelli e Mario Borghese.
Il cattivo funzionamento di alcuni consolati non potrebbe essere causato anche da un allontanamento tra l’Italia e l’Argentina?
Il governo argentino non c’entra niente con il funzionamento dei consolati, che dipendono dallo Stato italiano.
Afferma che alcuni Consolati funzionano male, cosa determina questa situazione?
Noi del MAIE siamo in contatto con la gente, tra i nostri rappresentanti ci sono membri di associazioni italiane di tutto il mondo, per questo sappiamo che in tutta l’America Latina c’è un gran malumore nei riguardi di alcuni consolati italiani. L’opinione generale è che alcuni funzionano male per diversi motivi. Uno è determinato dalla mancanza di impegno, di coinvolgimento o di capacità di alcuni capi missione, non di tutti. Un altro dalla mancanza di personale in dotazione ai consolati. Bisognerebbe quindi accelerare l’incorporazione delle risorse umane che ho ottenuto nel periodo in cui sono stato sottosegretario agli Esteri con delega per gli italiani nel mondo. Sono riuscito a far assumere dal MAECI 600 impiegati che non sono ancora entrati in servizio per la lentezza della burocrazia italiana.
Per queste ragioni il MAIE comincerà a realizzare manifestazioni ed altre azioni di protesta nei Consolati considerati inoperanti.
Come si potrebbero migliorare i servizi consolari?
Come Le ho appena detto. Da una parte la Farnesina dovrebbe intraprendere e seguire politiche per dotare i consolati degli strumenti necessari per il loro migliore funzionamento, come per esempio incorporare i 600 nuovi assunti, iniziativa del MAIE quando era al governo. Dall’altra parte bisogna ottenere che i consoli, s’impegnino fortemente per cercare di soddisfare le necessità degli utenti delle loro sedi consolari. Torniamo al Consolato de La Plata, con il console Soliman e con Occhipinti funzionava benissimo adesso non cammina Cos’è cambiato? La conduzione del consolato.
Perché nella rete consolare non si valorizzano gli impiegati locali, che conoscono molto bene il lavoro e il territorio?
Sono convinto che si dovrebbe dare più spazio ai contrattisti che dovrebbero diventare impiegati ministeriali, magari attraverso concorsi interni al MAECI. Loro conoscono il territorio e la gente, sono gli impiegati più indicati per sveltire il funzionamento dei consolati.
È stato parlamentare per vari periodi, con vari governi, ce n’è uno che Le è sembrato superiore agli altri?
Quello in cui ho avuto l’incarico di sottosegretario agli Esteri con delega per gli italiani nel mondo. Quella è stata per me un’epoca di grande attività, in cui noi del MAIE siamo riusciti a far aprire dei nuovi consolati: a Montevideo, dove ora c’è un consolato di ottocento metri quadrati per una comunità di 150mila italiani; a Vitoria, nello Spirito Santo; a Recife, in Brasile; a Manchester, in Gran Bretagna. Questi sono tutti successi del MAIE, obiettivi raggiunti di cui sono soddisfatto. Siamo anche riusciti a far assumere le 600 persone di cui Le ho già parlato e di cui finora non se n’è vista nemmeno una.
Cosa pensa delle stragi in mare e come crede che si potrebbero evitare?
Le stragi in mare sono una tragedia che non è voluta da nessun governo, non conosco nessun politico italiano che le desideri. Credo siano una conseguenza della situazione economico-sociale dell’Africa e di altre regioni del Sud Ovest dell’Asia. Se i paesi di quelle aree geografiche riuscissero a migliorare la loro economia e la loro organizzazione sociale, i loro abitanti non sentirebbero il bisogno di affrontare dei viaggi tanto pericolosi in mare per arrivare in Europa. È una realtà molto triste ed ai paesi europei non resta altro che seguire una politica umanitaria e soccorrerli.
Edda Cinarelli