Migranti 2017: i numeri in Italia

In Italia, c’è tra la popolazione un crescente disagio nato dall’eccesso di persone migranti sul territorio. E’ un malessere cresciuto molto negli ultimissimi anni, dalla vigenza dell’ Operazione Triton, per la quale i migranti raccolti dalla navi nel Mar Mediterraneo vengono portati quasi tutti in Italia, tranne alcune migliaia  che vengono portate in Grecia e pochissime in Spagna. Per la chiusura delle frontiere dei paesi Schengen, determinata dalla paura degli attentanti terroristici e dal desiderio di non aver stranieri, i migranti che prima stavano in Italia per un breve periodo, prima di andare alle loro destinazioni finali, ora invece si fermano nel nostro paese. Questo vuol dire che se cercano di andare in Francia o in un altro Stato non lo possono fare e sono ricacciati in Italia e l’Italia si riempie di stranieri, molti clandestini.

Il disordine sociale che si è formato, sommato all’insoddisfazione generale che si vive a causa delle modifiche al diritto del lavoro, all’alzamento della soglia di età per andare in pensione e a altri cambiamenti, creano un clima di intolleranza e di fastidio verso di loro. D’altronde tutti sanno che quello è un grosso affare in cui sono coinvolte ONG, istituzioni varie e politici, trafficanti di persone. Sembra che il Governo Renzi abbia fatto il patto con Frontex «Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione Europea» di accettare i migranti in Italia in cambio di denari o di parte del pagamento del debito italiano. Questo almeno secondo alcune dichiarazioni di Emma Bonino ex ministro degli Esteri e di altri politici italiani.

Secondo i dati Unhcr, tra il 1 gennaio e il 30 giugno 2017 sono sbarcate in Italia 83.731 persone. Un dato superiore a quello dello stesso periodo del 2016, quando arrivarono 70.229 persone (+18%). A giugno 2017 sono arrivati via mare in Italia 23 mila migranti, mille in più dello scorso anno.

I paesi di provenienza più rappresentati nel 2017 (dati aggiornati al 31 maggio) sono: Nigeria (15% degli arrivi, circa novemila persone) Bangladesh (12%, settemila persone), Guinea (10%, seimila persone) e Costa d’Avorio (9,5%, 3.700 persone). Seguono Gambia, Senegal e Marocco.

Triton è l’operazione di controllo delle frontiere della Ue condotta dall’Agenzia europea Frontex, con l’obiettivo di controllare il flusso di migranti nel Mediterraneo. Ha sostituito l’operazione Mare Nostrum dal 1° novembre 2014. Prevede contributi volontari dagli Stati membri dell’Ue (gli Stati che attualmente contribuiscono volontariamente all’operazione Triton sono 15 su 28: Islanda, Finlandia, Norvegia, Svezia, Germania, Paesi Bassi, Francia, Spagna, Portogallo, Italia, Austria, Svizzera, Romania, Polonia, Lituania e Malta). Triton ha preso il posto dell’operazione Mare Nostrum che costa all’Italia 3 milioni di Euro al mese.

Mare Nostrum era italiana e costava all’Italia circa circa 9,5 milioni al mese, il triplo di Triton, è stata un’operazione militare e umanitaria decisa dal governo guidato da Enrico Letta il 14 ottobre 2013 e iniziata ufficialmente il 18 ottobre dello stesso anno. La decisione di avviare una nuova operazione fu presa per affrontare l’aumento del fenomeno migratorio che si era verificato nella seconda metà dell’anno, e a seguito del naufragio del 2 e 3 ottobre 2013: una barca con a bordo circa 500 migranti naufragò a causa di un incendio vicino all’Isola dei Conigli, causando la morte di 366 persone. L’operazione consisteva in sostanza in un corposo potenziamento dei controlli già attivi e aveva due obiettivi: «garantire la salvaguardia della vita in mare» e «assicurare alla giustizia coloro che lucrano sul traffico illegale di migranti».

La situazione in Italia è difficile e complessa, se da una parte si comprende che gli italiani non ne possano più di una invasione di migranti e clandestini, dall’altra parte chi ha vissuto l’esperienza dell’emigrazione sa che è molto difficile e non può che provare pena per chi lascia il suo paese. Il problema è rilevante e tutta l’Unione Europea dovrebbe cercare di risolverlo.

Edda Cinarelli