Le origini della tarantella, il ballo più famoso d’Italia

Secondo alcuni studiosi il nome “tarantella” deriva da “taranta”, termine dialettale delle regioni meridionali italiane per designare la tarantola o Lycosa Tarentula, un ragno velenoso diffuso nell’Italia del Sud. È proprio quì che nel XVII secolo appare il fenomeno del “tarantismo” o “tarantolismo” i cui sintomi sono molto simili ad attacchi di epilessia. Secondo l’antica cultura popolare chi veniva morso o credeva di essere stato morso da una tarantola ricorreva a terapie coreo-musicali. E come danza purificatrice nasce la tarantella; si pensava che mediante l’insistenza della pratica della danza si riuscisse ad espellere il veleno attraverso sudori ed umori.

Nel XIX secolo la tarantella diviene uno degli emblemi più noti del Regno delle Due Sicilie ed il suo nome sostituisce i nomi di balli diversi preesistenti di varie zone dell’Italia meridionale, diventando così la danza italiana più nota all’estero.

La diffusione di moda del termine spiega il fatto che oggi varie tipologie di balli popolari recano il nome di “tarantella”.

Molti compositori colti si sono ispirati tra il XVIII e il XX secolo ai motivi e ai ritmi delle tradizioni meridionali, componendo e costituendo un genere a sé di tarantella colta. La trasposizione “colta” più famosa è probabilmente quella composta per pianoforte da Gioacchino Rossini, intitolata La danza, che fu arrangiata per esecuzione orchestrale, insieme ad altri brani pianistici di Rossini da Ottorino Respighi, nel secolo XIX per il balletto La boutique fantasque, coreografato da Léonide Masine per i Ballets Russes di Serge Diaghilev.

 

Tra i vari tipi di tarantelle ricordiamo:

Tarantella campana, cosiddetta tamurriata o, tradizionalmente, ballu ‘ncopp o tamburo.

Tarantella siciliana ovvero u ballettu.

Tarantella pugliese, indica varie tarantelle diffuse nella regione: la pizzica, con tutte le sue varianti di zona in zona (provincie di Taranto, Brindisi e Lecce), la tarantella del Gargano, diffusa in tutto il promontorio del Gargano, la tarantella vera e propria diffusa in tutta la regione.

Tarantella abruzzese, che racchiude due sottotipi: Saltarella e Ballarella.

Tarantella calabrese, con diverse varianti che vanno dalla viddanedda reggina alla pastorale del Pollino.

Il costume della tarantella trova origine nel XVII secolo costituito per i maschi da un berretto lungo di lana rossa conico e pendente; da una camicia in cotone con merletti di colore bianco; da un panciotto in tinta unita a tinte forti come il giallo, rosso o verde; pantaloni alla pescatora; calze bianche lunghe di colore bianco, scarpe di colore nero orlate di rosso con una piccola rosa di stoffa rossa cucita sulla parte superiore ed una cintura composta da una fascia in seta multicolore terminante in frangia e annodata sul fianco sinistro.

Per le donne il costume si componeva di un senalino in seta di colore bianco; una gonna rossa con delle strisce verdi, gialle e blu; un corsetto di velluto senza maniche allacciato con un cordoncino sul davanti attraversante dei ganci rotondi e bordato di gallone dorato; il giacchettino di velluto a tinta unita nei colori blu, giallo, rosso o verde bordato di merletto con le maniche lunghe. Sul giacchettino viene applicata una stola di merletto inamidato terminante al seno a punta.

Ora è chiaro che se qualcuno ci domanda “Ti ha morso la tarantola?”, espressione italianissima, è perché ci vede inquieti o agitati; raccomandabile una deliziosa camomilla.

Fabrizia Fioroni