Elezioni in Argentina, quattro chiacchiere su politica con José Palmiotti
José Palmiotti oltre ad essere un politico radicale è un affermato imprenditore del settore gastronomico. Forte della sua esperienza ha cercato di fare un’incursione nella politica italiana e si è presentato nelle scorse elezioni 2015 come candidato a senatore per l’USEI. Poco tempo prima delle prossime elezioni politiche argentine parliamo con lui di politica locale.
Che incarico ha attualmente in C.A.B.A.?
Sono presidente della Comuna 4, che comprende: La Boca, Barracas, Pompeya e Parque Patricios e con molta soddisfazione comunico che nelle scorse elezioni primarie, in cui Jorge Macri del PRO ha vinto Lousteau dell’Unione Civica Radicale per un punto, in questa Comuna ha vinto Lousteau. Non ha vinto Jorge Macri ha vinto il radicalismo, che nella Città Autonoma di Buenos Aires ha ottenuto 10 Comunas mentre Jorge Macri ne ha conquistate cinque. Noi radicali appoggiavamo Lousteau e ora sosteniamo Jorge Macri, che è il candidato a Capo di Governo della Città Autonoma di Buenos Aires di Juntos para el Cambio, un’alleanza formata dal Radicalismo e dal PRO.
Questo a livello elezioni per il Capo di Governo di C.A.B.A. A livello nazionale i candidati a Presidente sono: Massa, Bullrich, Milei, chi appoggiate?
Ci sono state le elezioni primarie. Bullrich ha vinto Larreta e ora tutti appoggiamo Patricia Bullrich.
Questa candidata da giovane non era stata montonera o della Juventud Peronista?
Non credo che sia stata montonera, so che era del Movimiento Juvenil Peronista, era giovane. Non ha fatto niente di molto grave e poi una persona nel corso della vita può cambiare, l’importante è che si cambi in meglio.
Non la trova un poco autoritaria, violenta?
E’una donna a cui piace l’ordine e vuole combattere contro il crimine.
L’ha dimostrata quando durante la presidenza di Mauricio Macri è stata ministra de Seguridad de la Nacion Argentina (2015 – 2019). Vuole far rispettare le forze di sicurezza. Mi pare importante perché i delinquenti non rispettano la Polizia né le autorità.
Credo che potrebbe rimettere le cose in ordine, Dio voglia che sia il prossimo Presidente degli argentini.
In un ballottaggio tra Milei e Massa per chi voterebbero i radicali?
Io non voterei nessuno.
Perché?
Perché Massa è ministro dell’Economia da un anno e abbiamo visto che non funziona e Milei promette riforme che è impossibile realizzare, inoltre non mi piace perché ha un modo di fare autoritario. Credo che in Argentina dovremmo superare la profonda frattura politica e sociale che si è prodotta tra Kirchnerismo e anti Kirchnerimo ed evitare le aggressioni verbali e le provocazioni. Noi radicali abbiamo un altro modo di fare politica.
Milei ha un discorso violento perché sa che piace a una parte della popolazione, la gente è molto arrabbiata e vorrebbe eliminare la casta politica.
I cittadini sono molto arrabbiati con i politici perché in Argentina si sta sempre peggio, la situazione economica è molto complicata.
Cosa pensa del Papa?
Mi dispiace molto il fatto che essendo argentino ed essendo stato arcivescovo di Buenos Aires non sia venuto in Argentina. È stato in Brasile in occasione della XXVIII Giornata Mondiale della Gioventù (22 – 20 luglio 2013). E’andato in Cile e in Perù (15 – 22 gennaio 2018) cioè ha volato sull’Argentina e non è venuto da noi. Il Papa è al di sopra della politica quindi sorprende il suo modo di agire. Noi argentini siamo in maggioranza cattolici quindi per noi se venisse a trovarci sarebbe una festa.
Sì, è strano. Come stanno i radicali in questo momento?
Molto bene, abbiamo vinto nella Provincia di Santa Fe, in quella del Chaco, e in Mendoza con Cornejo, abbiamo anche molte possibilità di vincere in Entre Rios. Intanto il discorso di Patricia penetra nella società, e potremmo anche avere un presidente di Juntos para el Cambio, sarebbe l’occasione per cercare di cambiare questo paese, stabilire ordine, ridurre la corruzione, lottare contro il crimine. Ho veramente la speranza che potremmo fare qualcosa di positivo per l’Argentina. Melconian, che sarebbe il nostro ministro dell’Economia, è molto preparato e ha una buona equipe.
Voi radicali eravate quasi all’estinzione e siete stati dei buoni strateghi a fare un’alleanza con il PRO, ora vi siete ripresi e avete molte possibilità per il futuro.
In effetti avevamo perso consenso e l’abbiamo recuperato, sappiamo lavorare in squadra. Il PRO è più conflittuale. Prima delle scorse elezioni primarie c’è stato un problema tra Patricia Bullrich e Larreta e Mauricio Macri si è messo nel mezzo. Non ha fatto bene e questo conflitto interno ha delle conseguenze ed ha danneggiato politicamente tutto Juntos para el Cambio.
Cioè?
Questa disputa ci ha fatto perdere voti perché non sappiamo chi voteranno i simpatizzanti di Larreta, potrebbero scegliere un altro candidato.
C’è stato un errore del PRO, se non ci fosse stato questo conflitto interno saremmo risultati primi alle primarie. Avevamo un consenso del 45- 46% e ora per questo litigio siamo terzi. La verità è che siamo umani e possiamo fare errori e poi ci sono situazioni imprevedibili. Inoltre questo è un paese difficile e chi vincerà, qualsiasi sia, avrà grossi problemi da risolvere.
Il compito del Presidente è complicato
Una volta Lei mi ha detto che Fernando De La Rua ha vinto un seggio di senatore nazionale per la Capitale contro un uomo di Peròn, quando è successo?
Nel 1973 e l’ha conservato fino al 1976. Il candidato del Frente Justicialista de Liberación (FREJULI), un’alleanza tra il Partido Justicialista, il Movimiento de Integración y Desarrollo (MID), guidato dall’ ex presidente Arturo Frondizi, dal Partido Conservador e altri aveva candidato Marcelo Sánchez Sorondo, che è stato vinto da Fernando de la Rúa, radicale e a quel tempo giovane avvocato.
Dalla caduta della dittatura voi radicali avete avuto due presidenti, uno è Alfonsin e l’altro de la Rúa. Entrambi sono dovuti andarsene prima della fine del loro mandato, perché?
Diciamo che hanno fatto la vita impossibile ad entrambi. Il sindacalismo ha realizzato 13 scioperi generale e 4.000 parziali durante il governo di Alfonsin (1983-1989) e a Fernando De La Rua (1999 – 2001), eletto per La Alianza (UCR – FREPASO) hanno fatto un colpo di stato soffice. Chacho Alvarez ha rinunciato all’incarico di vicepresidente dieci mesi dopo aver assunto, lui era del Frente Grande, da cui è nato il FREPASO, un partito di origine peronista.
Perché succedono queste cose?
Non ci sono spiegazioni facili, mi pare che tutte siano riconducibili ad un problema di ego. Ora dobbiamo arrivare alle elezioni di ottobre in pace, dopo sarà complicato governare. Ci sono troppi problemi, il paese è girato a destra, c’è un’inflazione molto alta, c’è bisogno di lavoro genuino cioè dato dai privati, bisogna attirare investimenti.
Mi dica una delle riforme di cui c’è necessità subito.
La riforma del lavoro, non può essere che se una persona apre un’impresa e licenza un impiegato, quest’ultimo vinca sempre. C’è bisogno di trovare un equilibrio tra gli interessi degli imprenditori e quelli dei dipendenti.
Edda Cinarelli