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September 2022

Fabio Porta: Due proposte contro i brogli

La storia infinita dei brogli nel voto degli italiani all’estero prosegue inarrestabile. Ad ogni tornata elettorale, puntualmente, le truffe continuano a verificarsi scoraggiando i nostri concittadini e soprattutto deturpando l’eccezionale immagine creatasi dalla nostra gente all’estero.

Ci riferiamo a quella reputazione di grande rispetto, ottenuta nel tempo, dai nostri connazionali, grazie alle loro doti di grande inventiva, alla loro tenacia, laboriosità e, non ultima, quella del loro mai sopito trasporto per la propria terra di origine.

Tornando ai brogli, si è appreso che durante lo spoglio delle schede elettorali della Circoscrizione estero America Meridionale sono state rinvenute migliaia di schede contraffatte (con la scritta CAMERA DEI DIPUTADI). Schede consegnate in Argentina, nelle sedi consolari di Rosario e La Plata. Tutte queste votazioni fraudolente accreditano il suffragio alla lista del partito argentino USEI-Unione Sudamericana Emigrati Italiani e la preferenza al candidato Eugenio Sangregorio.

Ne abbiamo parlato con il senatore Fabio Porta, del Pd.

D.: Sen. Porta, ormai quasi certo parlamentare eletto in queste elezioni, i nostri residenti fuori Italia sono stanchi di candidati esteri che sanno solo chiedere il loro voto. Candidati che una volta eletti, non sono poi in grado di difenderli dallo strapotere e dalla strafottenza della burocrazia di Ambasciate e Consolati e che non provano a tutelare neanche la loro immagine dai brogli compiuti da altri candidati truffaldini. Quale per lei la strada più rapida e concreta da seguire, indicandola possibilmente in dettaglio, per porre immediatamente rimedio e vanificare i raggiri elettorali compiuti?

R.: Ci sono due strade, e vanno seguite contemporaneamente, e a inizio legislatura: il cambiamento dell’attuale sistema di voto per corrispondenza, che ha dimostrato tutta la sua inadeguatezza e vulnerabilità, e la revisione del sistema delle ripartizioni elettorali e delle preferenze, alla luce del taglio dei parlamentari. Bisogna agire su entrambi i versanti, se vogliamo davvero mettere in sicurezza il voto all’estero e preservare questa importante conquista.

D.: Sul quotidiano Gente d’Italia, noto giornale di settore si parla di altri raggiri a Montevideo e di connivenze tra l’attuale ambasciatore d’Italia in Uruguay ed il candidato truffaldino Aldo Lamorte. Li si definiscono, con riguardo al loro amichevole rapporto di cordialità, addirittura “grandi amici” ed a comprova di ciò, sottolineano il fatto accaduto di aver consentito al rappresentante dell’USIE, da parte dell’ambasciatore, durante la campagna elettorale appena conclusasi, l’utilizzo, inappropriato e per di più vietato, di uffici del Consolato. Come giudica tali fatti e cosa pensa in aggiunta, sui ritardi nelle risposte ai quesiti posti a tale dirigente apicale, alle denunce presentate da più parti in tal senso?

R.: In Uruguay si sono verificate negli ultimi anni diversi episodi che meritano un serio approfondimento; da parlamentare ho chiesto al governo più trasparenza sulle procedure di licitazione della nuova sede consolare e chiarezza sulla strana e inspiegabile censura operata dal Comites, e avallata dall’ambasciata, al giornale “Gente d’Italia”. Questioni contenute in specifici atti parlamentari, ma anche riferite personalmente all’Ambasciatore Iannuzzi nel corso di un mio incontro a Montevideo di qualche mese fa.

D.: Se dimostrata la colpevolezza nei raggiri elettorali effettuati dal Lamorte, non ritiene inappropriata la sua permanenza quale membro del Comites (organismo incaricato di rappresentare le esigenze dei cittadini italiani residenti all’estero nei rapporti con gli Uffici consolari) in Uruguay?

R.: Credo che Lamorte debba dimettersi da qualsiasi incarico di rappresentanza, e spero che a chiedergli le dimissioni sia anzitutto il MAIE, il movimento del quale è rappresentante in Uruguay.

D.: Se otterrà la nomina, passando da senatore a deputato per il Partito Democratico a Montecitorio, pensa di raccordarsi con tutti gli altri membri del Parlamento eletti, per provvedere ad una celere riforma delle normative sui nostri italiani residenti oltre Italia?

R.: Sono sempre stato favorevole ad un forte raccordo degli eletti all’estero sulle tematiche di nostro maggiore interesse. A maggior ragione oggi che con la riduzione del numero dei parlamentari della circoscrizione estero questa esigenza è ancora più vitale. Da Presidente del Comitato italiani nel mondo della Camera dei Deputati ho sempre agito in tal senso e semmai ho più volte notato con un certo dispiacere l’assenza sistematica di alcuni colleghi eletti all’estero dai lavori di un comitato dedicato proprio ad affrontare argomenti di comune interesse.

D.: Cosa pensa di proporre e di realizzare perché i nostri burocrati di Ambasciate e Consolati italiani nel mondo tornino, per davvero e con velocità, a fornire concreto ausilio e ad essere al contempo al tempestivo servizio della nostra gente?

R.: Di proposte ne ho diverse, e di facile implementazione: dall’istituzione di un Difensore Civico degli italiani all’estero, all’apertura di “help desk” informativi per i cittadini presso i Consolati. Se riusciremo a trasferire ai Consolati almeno il 50% delle percezioni consolari, dando continuità e rafforzando la mia legge che istituiva il “fondo per la cittadinanza”, sarà possibile dare gambe e braccia ad una rete consolare che oggi sopravvive a malapena. Ma bisogna anche agire sull’inserimento, a seguito di concorso interno, di personale a contratto locale nei quadri del MAECI-Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, sugli adeguamenti retributivi del personale e su una migliore organizzazione del lavoro.

Pier Francesco Corso

Fonte: Italiani all’estero – Fabio Porta: Due proposte contro i brogli – RomaDailyNews

Porta e Vecchi: “nei seggi argentini di Rosario e La Plata migliaia di schede palesemente false”

Nel corso dello spoglio della Ripartizione América Meridionale della Circoscrizione estero sono state individuate migliaia di schede false (con la scritta CAMERA DEI DIPUTADI) nelle sezioni relative alle Circoscrizioni consolari di Rosario e La Plata. Tutte queste schede evidentemente fasulle riportano il “voto” alla lista USEI e la preferenza al candidato Sangregorio.  Abbiamo chiesto l’annullamento di queste schede e l’immediato ripristino della legalità.

Non acceteremo che il voto degli italiani onesti venga inquinato ancora una volta da brogli e falsificazioni. Abbiamo già dato mandato aí nostri legali di agire in tutti i modi possibili per porre rimedio a tale inaccettabile offesa alla nostra democrazia.

Gambero Rosso, la migliore pizza non è a Napoli ma a Caserta e Verona

La migliore pizza d’Italia non si mangia a Napoli. Ma questa, ormai, è quasi una non-notizia perché è da qualche anno che locali di altre città fanno incetta di riconoscimenti. Per questo 2022 la migliore pizzeria d’Italia – secondo il Gambero Rosso, che ha oggi assegnato i Tre Spicchi – viaggia più precisamente sull’asse Verona-Caserta: sono infatti Renato Bosco Pizzeria (San Martino Buon Albergo) e I Tigli San Bonifacio, entrambe attività della provincia di Verona, insieme a I Masanielli (Caserta città) e Pepe in Grani (Caiazzo-Caserta), a condividere e conquistare il podio più alto della guida Pizzerie d’Italia 2023 con il riconoscimento dei Tre Spicchi, appunto, massima “onorificenza” della pubblicazione enogastronomica presentata questa mattina in streaming e giunta alla decima edizione.

Le altre posizioni

Il secondo posto della classifica di quest’anno se lo aggiudica La Filiale a L’ Albereta (Erbusco-Brescia) . E Napoli? La città del Vesuvio e della pizza per antonomasia secondo il Gambero Rosso è al terzo posto. Il tributo va a Diego Vitaliano (con locali a Napoli e Pozzuoli), 50 Kalò, Francesco & Salvatore Salvo, La Notizia e Pizzeria Salvo (San Giorgio a Cremano) ma tutte in coabitazione con Torino, con il locale Sestogusto, e Saluzzo (Cuneo) con Gusto Divino. Un gradino, l’ultimo del podio, anche affollato insomma. Napoli rispunta nella classifica delle migliori pizzerie al taglio, riconosciute con il simbolo delle Tre Rotelle, ma sempre nelle posizioni di rincalzo. La graduatoria vede infatti al primo posto la città di Roma con Pizzarium, al secondo Sapore Pizza Bakery (San Martino Buon Albergo-Verona), al terzo il Panificio Bonci di Roma, Masardona (Napoli), Oliva Pizzamore (Acri- Cosenza).

Il primato di quelle con menzione

L’edizione 2023 della guida Pizzerie d’Italia, a livello di regione, vede in testa la Campania con 23 locali, seguita dalla Toscana con 16, Lazio con 13, Lombardia con 8, Piemonte e Veneto con 7, Sicilia con 6, Sardegna con 4, Abruzzo e Emilia – Romagna con 3, Liguria, Basilicata, Marche, Puglia, Trentino Alto-Adige e Umbria con 1. La guida enogastronomica segnala oltre 690 esercizi, con un’appendice dedicata delle migliori pizzerie italiane nel mondo. La pubblicazione presenta 16 nuovi ingressi nella vetta della classifica premiati con i Tre spicchi e 2 nuovi Tre Rotelle. Sono 16 anche i locali con premi speciali. Con la decima edizione della guida arrivano le Stelle ossia i locali che in questi dieci anni hanno ottenuto sempre tre spicchi o tre rotelle.

Piero Rossano (pubblicato da Il Corriere del Mezzogiorno il 22/09/2022)

Fonte: Gambero Rosso, la migliore pizza non è a Napoli ma a Caserta e Verona – CorrieredelMezzogiorno.it

Palloncini vietati e multe fino a 500 euro

“Nulla paga il pianto del bambino a cui fugge il pallone tra le case”. Quasi un secolo fa, in Ossi di SeppiaEugenio Montale ha utilizzato quell’immagine del palloncino che sguscia via tra le mani dei più piccoli per indicare il dolore che si prova quando si perde la felicità difficilmente raggiunta.

Non c’è bimbo che, passeggiando al parco, non abbia implorato i genitori di acquistare quei palloni dai colori sgarcianti e dalle forme accattivanti agitati dal vento accanto al venditore e non ce n’è uno che non sia finito in lacrime una volta perso quell’oggetto del desiderio. A Sperlonga non accadrà più. Favola finita.

Quei palloncini che hanno anche ispirato poeti e romanzieri non potranno più essere venduti. Lo ha vietato il sindaco Armando Cusani. Il motivo? Quando vengono persi dai bambini possono finire in mare e aumentano così l’inquinamento da plastica.

Il sindaco della gettonata località balneare in provincia di Latina specifica che “studi effettuati a livello europeo ed internazionale hanno dimostrato le conseguenze dannose dei frammenti dei palloncini e nastri colorati che li trattengono abbandonati nell’ambiente”. Ancora: “A causa dell’inquinamento e del pericolo che i palloncini pongono alla vita marina, molti Stati ne hanno vietato i lanci massivi”.

Il primo cittadino ha quindi vietato l’utilizzo di nastri colorati e palloncini in gomma o materiale simile riempiti con gas più leggero dell’aria “senza qualsiasi apposizione di un oggetto di peso sufficiente o relativa dotazione per contrastare la capacità di sollevamento del palloncino”. Tutto per evitare che quel gioco da bambini “ricada sul suolo terrestre e lacustre sotto forma di rifiuto” e venga ingerito “dagli animali causandone la morte”.

Papà e mamme sono avvertiti: se cederanno al piano dei bimbi comprando i palloncini diventati a Sperlonga fuorilegge rischiano una sanzione da un minimo di 25 a un massimo di 500 euro “secondo la gravità del fatto”.

Clemente Pistilli (pubblicato da La Repubblica il 23/09/2022)

Fonte: Palloncini vietati ai bambini, il sindaco di Sperlonga: “Inquinano”. Multe fino a 500 euro – la Repubblica

Napoli, il tribunale dà ragione agli eredi di Maradona: vietato l’uso di Diego sulle maglie

Il Napoli non potrà più utilizzare l’effige di Maradona sulle proprie maglie. Lo ha deciso il giudice Paolo Andrea Vassallo, della seconda sezione civile del tribunale di Napoli, che ha dato ragione a Jorge Sebastian Baglietto, l’amministratore giudiziario che tutela gli interessi dei 5 figli eredi dell’ex Pibe de Oro nel contenzioso con l’imprenditore campano Stefano Ceci, legale rappresentante della Diez Fze, società con sede a Dubai.

Il Napoli aveva sottoscritto un accordo con Ceci

Il Napoli aveva usato l’immagine del campione argentino sulle maglie da gioco nella stagione scorsa dopo che il club aveva acquisito dallo stesso Ceci quei diritti frutto di un accordo sottoscritto pochi mesi prima di morire da Maradona con l’imprenditore. Ma gli eredi del numero 10 e Baglietto, rappresentati in giudizio dall’avvocato romano Antonietta Tomassini e dalla collega Federica Meglio, che chiedevano anche il sequestro dei proventi derivanti da quel contratto per una somma non inferiore a 450mila euro, hanno ottenuto l’inibitoria per la diffusione e l’utilizzazione dell’immagine in qualunque forma.

Un contratto giudicato “lesivo delle aspettative patrimoniali” 

Per il giudice, il contratto stipulato da Ceci con il Napoli, pari a poco meno di 23mila euro, è stato “lesivo delle aspettative patrimoniali” che gli eredi hanno in relazione allo sfruttamento dell’immagine di Maradona, “un simbolo planetario del calcio, riconosciuto e riconoscibile in tutto il mondo, il cui valore economico appare di notevole portata, quasi inestimabile”.

Gli eredi avevano notificato un atto di diffida a Ceci

La commercializzazione dell’immagine di Diego Armando su 6mila maglie fruttò infatti un ricavo lordo, quasi immediato, di circa 900mila euro. E il contratto sottoscritto da Maradona nell’agosto 2020 con Ceci riconosceva al licenziante il 50% dei proventi, mai pervenuti agli eredi. I quali, tra l’altro, un mese dopo l’accordo tra lo stesso Ceci e il Napoli sulla commercializzazione dell’immagine del campione così come stilizzata e creata dall’architetto Giuseppe Klain sulle maglie da gioco della prima squadra, notificarono un atto di diffida, ritenendo quell’uso indebito, con contestuale rimozione di foto e immagini dell’ex idolo argentino.

Sequestrati 150mila euro a Ceci

Non potendo più intervenire sulla commercializzazione delle maglie (ovviamente tutte vendute) e tenuto conto della buona fede del club partenopeo, il giudice ha così ritenuto di emettere un’ordinanza inibitoria nei confronti di Ceci alla luce del “suo comportamento abusivo” e lesivo degli interessi degli eredi Maradona, autorizzando tra l’altro un sequestro conservativo cautelativamente fissato in 150mila euro.

Fonte: Napoli, il tribunale dà ragione agli eredi di Maradona: vietato l’uso di Diego sulle maglie – la Repubblica

Un boeing 747 decolla con un equipaggio di sole donne: è la prima volta nella storia dell’aviazione civile italiana

n piedi davanti all’aereo e poi sedute in cabina di pilotaggio, sorridono per alcune foto-ricordo prima di far decollare da Malpensa un volo cargo diretto a Seoul. Sono Paola Gini e Vivien Allais, rispettivamente comandante e prima ufficiale, che ieri – 20 settembre – sono entrate nella storia dell’aviazione civile italiana per essere state il primo equipaggio tutto al femminile a pilotare un Boeing 747 (nello specifico il Boeing 747-4R7F di Cargolux Italia LX-UCV ‘Tre Cime di Lavaredo’, ndr).

Sono entrambe italiane: la prima, 46 anni, è originaria di Torviscosa (Udine) e da 12 anni riveste il ruolo di comandante per la Cargolux, mentre la seconda è di Coazze (Torino) e ha lavorato per diverse compagnie aeree. A rilanciare la notizia curiosa, che ha riempito di messaggi di ammirazione le bacheche dei social network, è stata la pagina Facebook ‘Boeing 747 The Queen of the Skies’, con tanto di fotografie concesse dalla compagnia aerea lussemburghese che trasporta merce dall’aeroporto varesino. E da quel momento, in molti hanno seguito il volo in tempo reale sul web.

L’aereo, infatti, partito alle 15:55 del 20 settembre da Malpensa è arrivato 10 ore e 34 minuti dopo all’aeroporto di Incheon a Seoul, in Corea del Sud. Tra gli utenti che hanno letto la notizia, in molti hanno apprezzato questo traguardo importante, così come c’è chi si è stupito, perché non pensava che nel 2022 non fosse già accaduto un fatto simile in Italia, e chi ha ripreso casualmente con il cellulare proprio il decollo del volo delle due pilote, ignaro della storia curiosa che c’era dietro.

Guardando al passato un’esperienza simile, ma diversa negli intenti, l’aveva proposta Alitalia (oggi Ita Airways). Nel 2013 la compagnia aerea aveva celebrato la Giornata Internazionale dei diritti delle donne con un equipaggio tutto al femminile per i voli aerei Roma-Milano e Milano-Roma con la comandante Barbara Plantilli Lambert, la copilota Valentina Leone e le 3 assistenti di Volo Giovanna Ruiu, Francesca Anzil e Matilde Marcelli.

Francesca Robertiello (pubblicato da La Repubblica il 21/09/2022)

Fonte: Un Boeing 747 decolla con un equipaggio di donne – la Repubblica

Intervista a Ezequiel Toti, analista di geopolitica

In questi giorni noi italiani all’estero stiamo votando per scegliere i nostri rappresentanti nel Parlamento italiano. Che impressione ha di come si sta svolgendo questo processo?

Buona, in relazione alla sicurezza, che è una delle mie specializzazioni, si nota che in questo processo elettorale ce n’è più che in quelle passate, l’Ambasciatore e i consoli si sono impegnati a garantire trasparenza, le Poste stanno rendendo bene il loro servizio e le buste stanno arrivando nelle case degli italiani; quindi, per ora non c’ è niente da osservare. Evidentemente c’è stata un po’ di campagna sporca, mi riferisco in speciale al caso del giornalista Vito De Palma, candidato a deputato per Fratelli d’Italia. È successo che se lo si cercava su Google appariva vincolato ad un’altra lista, una lista oppositrice. L’argomento non è stato chiarito ma mi pare infantile credere che l’errore sia stato prodotto da un problema tecnico o dall’algoritmo, e sono portato a pensare che questo fatto sia stato creato per confondere gli elettori anche se non si sa da chi.

Quali sono i tuoi candidati preferiti?

Come presidente della Croce Reale non posso dare opinioni politiche, come privato cittadino riconosco di conoscere Vito De Palma e che mi piacciono la visione politica e il programma di Fratelli d’Italia.

Comunque ci sono vari candidati buoni, per esempio: Mario Borghese candidato a senatore per il MAIE; Mario Sebastiani e Fabio Porta, rispettivamente candidato a senatore e a deputato per il PD, Marcelo Bomrad candidato a senatore per la Lega e altri.

Trovo che da parte di alcuni ci sia molto personalismo e che altri candidati, sicuramente molto validi, hanno toccato punti divisivi nella società, come l’aborto e l’eutanasia, mi pare che l’aver preso una posizione su questi temi in un paese cattolico li metta in una situazione di svantaggio.

Chi vincerà?

In Italia l’alleanza formata da: Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, per lo meno secondo i sondaggi, che in Italia sono chiari. La situazione ricade qui, dove la gente si sta informando o leggendo o sulle reti quindi credo che nella ripartizione America Meridionale dovrebbe vincere la lista di Fratelli d’Italia che canalizza i desideri e le preoccupazioni dei cittadini italiani. In Argentina sono molto diffuse l’ansia e i timori per l’avanzata cinese ed il fatto che Fratelli d’Italia si contrapponga all’offensiva predatoria della Cina avrà il suo peso. L’Italia e l’America Meridionale, unite nella stessa visione politica, potrebbero stringere accordi culturali, di collaborazione e di commercio e noi potremmo mettere a disposizione dell’Italia i minerali di cui il nostro paese è ricco, e gli italiani il loro know how.

Contro Giorgia Meloni hanno fatto una campagna sporca, parlando dei ventilati finanziamenti dalla Russia
La stessa che hanno fatto contro Trump, le sinistre ripetono sempre le stesse accuse non fanno nemmeno un piccolo sforzo di creatività per diffamare.

Comunque, credo che il PD dovrebbe vincere negli USA, dove c’è il presidente Biden.

La leader ship di Biden è debole, gli USA hanno problemi. Le forze conservatrici negli Stati Uniti non sono omogenee ma sanno bene quello che vogliono e per le elezioni si uniranno. Sicuramente il deep Estate o lo stato profondo troverà una soluzione al problema degli USA. In relazione a Fratelli d’Italia anche lì c’è un candidato eccellente, il comandante Vincenzo Arcobelli che ha grandi probabilità di vincere.

Secondo Lei, c’è un rafforzamento della destra in una parte del mondo, a questo punto mi sembra inevitabile parlare della guerra Ucraina – Russia, cosa ne pensa?

Che Putin ha fatto male ad invadere l’Ucraina e che la guerra è diventata un enorme affare, c’è un conflitto con armi e uno psicologico, tecnologico e di propaganda. Se continua diventa sempre più forte il pericolo, prima di quello delle armi atomiche, degli attacchi del ciberterrorismo, blackout di luce, carestie, con derive disastrose. Senza contare che la crisi energetica trascina anche quella del petroldollaro e probabilmente la nascita e stabilizzazione di un’altra moneta. In questa guerra si stanno giocando molti cambiamenti e il tipo di futuro che avrà il mondo.

Sempre in tema di relazioni tra due nazioni, mi sembrerebbe giusto un accenno ad una persona che lavora molto per stringere vincoli tra l’Italia e l’Argentina.

Ci stiamo riferendo a Pietro Sorba, un esempio forte di gastrodiplomazia, la scienza che dà valore al cibo come identità nazionale. Voi genovesi non avete paragoni in questo ambito, siete stati i primi ad arrivare nel nuovo mondo e lavorate molto per la difesa dell’identità. Ringrazio la Croce Reale che mi ha dato l’opportunità di approfondire il tema dell’identità culturale, umanitaria, parlamentare. Ci sono varie forme di diplomazia non convenzionale, ma la difesa dell’identità è sempre una. È un attivo per favorire vincoli culturali ed economici. Sorba, con il suo lavoro di promozione della cucina, sta promuovendo il turismo, la creazione d’imprese, ogni tipo di attività. Lui dice: “In Italia c’è un senso di appartenenza molto profondo che si esprime nelle cucina. Molti piatti hanno una personalità fortissima”. Cosa vuoi dire? Che per gli italiani la cucina è un’opera d’arte, un aspetto della cultura conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo. Lui promuove il Made in Italy, sinonimo di eccellenza di un prodotto, e tutto l’indotto legato alla gastronomia. Questo unisce, crea ponti. La gastrodiplomazia funziona come strategia di vendita e di immagine, per mostrare quello che si ha. La gente investe, e si promuove anche il turismo e la formazione di una classe media legata a queste attività. La coalizione di destra vorrebbe promuovere e vendere la gastrodiplomazia, come un Pakaching. Il prossimo anno sarà dedicato al turismo di ritorno, e si prevede una grande attività di investimenti, promozione, creazione di start up. Pietro sta facendo un eccellente lavoro, lui è la personificazione della gastro diplomazia. Peccato che non appartenga alla lista della destra.

Edda Cinarelli

L’ultima mossa “mistica” della Kirchner in vista delle elezioni

In Argentina la telenovela su Cristina Fernandez de Kirchner è arrivata a una puntata che si potrebbe definire mistica: mentre le indagini sul presunto attentato avvenuto il 1° settembre navigano tra arresti nel circolo di amicizie del brasiliano Sabag Montiel e dichiarazioni del ministro della Sicurezza della città di Buenos Aires che parlano di come il mancato intervento della scorta della Vicepresidente sia dovuto al fatto che sapevano che non sarebbe successo nulla (ossia che l’attentatore non avrebbe sparato), il Presidente Alberto Fernandez ha organizzato una Messa solenne nella Basilica di Lujan (una delle più importanti del Paese) per celebrare lo scampato pericolo e riconciliare un’Argentina, secondo lui, permeata di odio.

Il fatto è che poi la funzione, celebrata il 10 settembre dall’Arcivescovo Jorge Eduardo Scheining, responsabile dell’arcidiocesi di Mercedes-Lujan, nonostante la mancata presenza della vittima dell’attentato e dei suoi famigliari, oltre che dell’intera opposizione all’attuale Governo che ne aveva avuto il presentimento, si è di fatto trasformata in una manifestazione politica kirchnerista, con canti e slogan urlati all’interno della Basilica, quasi ci si trovasse in una enclave peronista invece che in una chiesa.

La cosa ha provocato uno scandalo a livello nazionale e rivelato ancora una volta le macchinazioni propagandistiche attorno a un evento che doveva contribuire a incentrare ancor di più il focus mediatico sulla figura di un personaggio che, ricordiamolo, è stato accusato di essere a capo di un’organizzazione illecita di corruzione e per il quale è stata richiesta la pena di 12 anni di carcere.

La morte della regina Elisabetta ha di colpo attenuato questo interesse della stampa e, molto probabilmente per questa ragione, la diretta interessata ha preferito ritirarsi dalle scene per alcuni giorni per poi ritornare il 17 settembre in una riunione, da lei organizzata, nel Senato nazionale circondata da autorità religiose alleate del kirchnerismo, preti e suore spesso operanti nelle Villas miserias argentine, per officiare (è il caso di dirlo) una vera e propria messa curativa dicendo di essere viva allo scampato pericolo grazie “a Dio e alla Vergine” e sostenendo di aver avuto un lungo colloquio telefonico con papa Francesco, mentre invece “l’udienza” è durata solamente un paio di minuti e Sua Santità ha mantenuto un atteggiamento estremamente diplomatico e niente affatto personale, visto che da tempo giace in Vaticano una richiesta di incontro diretto che non è stata ancora esaminata.

Il discorso della Kirchner parla decisamente del pericolo di un’atmosfera cupa e pericolosa che è calata in Argentina e che non ha eguali dal ritorno della democrazia nel 1983: ciò rappresenta però un altro pezzo dell’operetta, dato che sia il primo Presidente eletto in democrazia (Raul Alfonsin) che il suo successore Carlos Menem hanno subito attentati che però non sono stati circondati dalla propaganda, storicamente falsata, che attualmente viene espressa.

La Kirchner ha pure affermato che non sarebbe sua intenzione presentarsi come candidata alle presidenziali del 2023, limitandosi a occupare la carica di Senatrice che, ricordiamolo, le permetterebbe di continuare a usufruire dell’immunità parlamentare: ma purtroppo, nonostante il “battage” pubblicitario, i sondaggi effettuati hanno anche detto che la sua immagine si è ulteriormente danneggiata e che, in caso di competizione presidenziale, sarebbe sonoramente sconfitta.

Allo stesso tempo, però, in questa atmosfera decisamente “mistica” si registrano dichiarazioni inquietanti da parte di alcuni esponenti collegati sia con il kirchnerismo che ai tragici anni ’70: Mario Firmenich, il sopravvissuto capo del movimento terrorista “Montoneros” che mise a ferro e fuoco l’intera Argentina in quegli anni e commesso crimini che però sono stati definitivamente amnistiati dall’ex Presidente Nestor Kirchner (defunto marito di Cristina), ha sostenuto che l’Argentina potrebbe tornare a essere scenario di una guerra civile, così come il numero 2 dello stesso Movimento, Roberto Perdia (anche lui amnistiato), ha affermato che “senza poter distruggere questo sistema (la democrazia, ndr) il potere al popolo è impossibile da realizzarsi”. Mentre il leader di un movimento sociale, Juan Grabois, ha detto di essere pronto a versare il suo sangue nelle strade.

Questi segnali fanno eco al ritornello che i militanti del gruppo ultra-kirchnerista della Campora ripetono ossessivamente da tempo (“Se toccano Cristina succede un casino”) e fanno capire molto bene la disperazione che l’intero arco peronista sta soffrendo vedendo avvicinarsi l’ecatombe elettorale prevista nel 2023, questa volta con serissimi problemi per la sopravvivenza del movimento stesso. E allora ecco già preparata la contromossa alla quale ricorrono i populisti quando si incontrano in estreme difficoltà politiche: il raddoppio nel 2023 della quota di bilancio destinata ai sussidi, che coinvolgeranno ben 19 milioni di persone sui 43 della popolazione. In pratica, prima del termine di ottobre, mese nel quale si svolgeranno le elezioni, si assisterà al classico mercato del voto che ormai contraddistingue da 20 anni l’intera società argentina e che costituisce non solo uno dei motivi dell’aggregazione di un elettorato che altrimenti non esisterebbe, ma anche quello del passivo astronomico del bilancio economico della nazione, visto che occuperà il 49,7% degli stanziamenti dello Stato con un definitivo danno al decollo di un Paese tra i più ricchi del pianeta. Ma dove i poveri sono tanto amati da certi poteri al punto di moltiplicarli.

Arturo Illia (pubblicato da IlSussiduario.net il 19/09/2022)

Fonte: DIARIO ARGENTINA/ L’ultima mossa “mistica” della Kirchner in vista delle elezioni (ilsussidiario.net)

Antonella Pinto e Fabio Porta denunciano un nuovo caso di brogli in Venezuela

La candidata capolista del Partito Democratico in America Meridionale, Antonella Pinto, e il Senatore Fabio Porta, candidato alla Camera dei Deputati, hanno denunciato alle autoritá diplomatico-consolari italiane e alla giustizia venezuelana una palese violazione della legge elettorale avvenuta in alcune cittá del Venezuela e in particolare a Guanare.

Qui la società contrattata dal consolato per la consegna dei plichi elettorali, la “Domesa”, avrebbe consegnato tutte le buste a due individui estranei al corriere postale, che a loro volta avrebbero confermato di essere stati sempre loro a “ricevere e distribuire” il materiale elettorale inviato dal Consolato di Caracas.

Questo episodio è venuto alla luce a seguito di segnalazioni precise e circostanziate fatte da diversi cittadini italiani che, non vedendo arrivare la busta, avevano protestato presso la ditta “Domesa” che a sua volta li aveva indirizzati ai due individui sospetti.  Ovviamente i plichi elettorali venivano consegnati solo a chi si impegnava a votare per alcuni candidati mentre per coloro che non si presentavano (o non reclamavano la busta con le schede elettorali) i due signori avrebbero provveduto a votare e a consegnare il materiale dlettorale direttamente in Consolato.

Se tali episodi saranno confermati dalle indagini in corso si tratterebbe di una gravissima violazione della legge elettorale e in questo senso abbiamo già allertato il dipartimento italiani all’estero del PD e quindi la Direzione Generale italiani nel mondo del Ministero degli Esteri. Il Partito Democratico continuerà fino all’ultima ora di votazioni all’estero e durante lo scrutinio a seguire con la dovuta attenzione qualsiasi possibile violazione della trasparenza e segretezza del voto, a tutela della dignità degli italiani nel mondo e della legalità del processo elettorale in tutto il mondo.

Via il tetto degli stipendi ai superdirigenti dello Stato

In piena crisi economia e caro bollette il Senato approva la deroga al tetto degli stipendi per le figure di vertice della Pubblica amministrazione e delle Forze dell’ordine. Grazie a un emendamento inserito in Commissione al decreto Aiuti bis, per una serie di figure apicali arriva un “trattamento economico accessorio” in deroga alla norma sul tetto degli stipendi dei manager di Stato. Così potranno sforare il limite di 240mila euro: non viene neppure fissato un ulteriore tetto ma viene si fa solamente riferimento al “limite massimo delle disponibilità del fondo” per le esigenze indifferibili istituito presso il Mef, che ha una dotazione annua di 25 milioni. Ed è subito scarica barile tra governo dei “Migliori” e partiti.

Mentre da Palazzo Chigi filtra “disappunto” definendo la deroga frutto di una “dinamica squisitamente parlamentare” e di intesa tra i partiti, il Partito democratico punta il dito contro Forza Italia e il ministero dell’Economia e delle Finanze. Un emendamento “di Forza Italia riformulato dal Mef, come tutti gli emendamenti votati oggi con parere favorevole” che i presidente dei gruppi Pd, Debora Serracchiani e Simona Malpezzi, dicono di “non condividere”. I dem annunciano anche la presentazione alla Camera di “un ordine del giorno al dl Aiuti bis, impegnando il governo a modificare la norma e ripristinare il tetto nel primo provvedimento utile e cioè nel dl Aiuti ter“. Interviene anche Matteo Renzi: “Quello è un tetto che avevo messo io, oggi il governo ha fatto questa riformulazione e non avevamo alternativa che votarlo per evitare che saltasse tutto e saltassero 17 miliardi di aiuti alle famiglie”, sottolinea il leader di Italia viva ed ex presidente del Consiglio parlando il collegamento Fb dal Senato. E anche il Mef prende le distanze: il Ministero dell’economia, secondo quanto si apprende, dice di aver dato solo un contributo tecnico sulle coperture. Si tratta di un emendamento parlamentare, spiegano, per la cui attuazione comunque è necessario un provvedimento successivo. La riformulazione dell’emendamento di Forza Italia che toglie il tetto di 240 mila euro agli stipendi dei manager pubblici contenuto del decreto aiuti bis, a quanto apprende l’Ansa, è stato votato in commissione, prima dell’approdo in Aula, da Pd, Fi e Italia viva. Astenuti Fratelli d’Italia, Lega e Movimento 5 stelle. Subito dopo fonti Pd fanno sapere nelle commissioni riunite al Senato (Bilancio e Finanze) l’emendamento “è stato votato da tutti”. In Aula invece si sono registrate poi le astensioni di Fdi, Lega e M5s.

Le figure che rientrano in questa modifica sono: il Capo della polizia – Direttore generale della pubblica sicurezza, il comandante generale dell’arma dei carabinieri, il comandante generale della Guardia di finanza e il capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, il capo di stato maggiore della difesa, i capi di stato maggiore di forza armata, il comandante del comando operativo di vertice interforze, il comandante generale del corpo delle capitanerie di porto, i capi dipartimento dei ministeri, il segretario generale della presidenza del consiglio dei ministri e i segretari generali dei ministeri.

Fonte: Via il tetto degli stipendi ai superdirigenti dello Stato: capolavoro dei Migliori con tanto di scaricabarile. Palazzo Chigi: “Colpa dei partiti”. Il Pd: “No, del Mef” – Il Fatto Quotidiano

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