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March 2022

Fabio Porta e Francesco Giacobbe (PD): garantire una completa assistenza sanitaria agli italiani che rientrano temporalmente

Che l’assistenza sanitaria per gli italiani che rientrano in Italia temporaneamente debba essere garantita con modalità che assicurino l’eguaglianza dei cittadini nei confronti del Servizio sanitario nazionale, lo stabiliscono la Costituzione italiana innanzitutto con l’articolo 32 ma anche e soprattutto la stessa legge istitutiva della sanità pubblica, la n. 883 del 23 dicembre 1978, che sancisce all’ultimo comma dell’articolo 19 che gli emigrati, che rientrino temporaneamente in patria, hanno diritto di accedere ai servizi di assistenza sanitaria della località in cui si trovano intendendo, si presume, che tale assistenza debba essere erogata in qualsiasi luogo del territorio della Repubblica e che la residenza all’estero non è preclusiva di tale diritto.

E’ quanto abbiamo premesso nella nostra interrogazione appena presentata al Ministero della Salute dove sottolineiamo appunto che nonostante le garanzie costituzionali e normative i cittadini italiani residenti stabilmente all’estero e iscritti all’Aire (Anagrafe degli italiani residenti all’estero) perdono il diritto all’assistenza sanitaria italiana sia in Italia che all’estero, all’atto della cancellazione dall’anagrafe comunale e della iscrizione all’AIRE.

Se da una parte però al cittadino italiano il quale acquisisce la nuova residenza in uno dei Paesi della UE viene garantito il possesso della tessera TEAM che consente a tutti i cittadini dell’Unione Europea, che si trovino temporaneamente in un altro Stato Membro, l’accesso ai servizi sanitari del Paese ospite alle stesse condizioni dei residenti, dall’altra i cittadini italiani che stabiliscono la propria residenza in un Paese extra-UE e si iscrivono all’Aire, quando rientrano in Italia hanno diritto – in virtù del Decreto del Ministero della Sanità del 1 febbraio 1996 – solo alle prestazioni ospedaliere urgenti per un periodo massimo di 90 giorni per ogni anno solare, qualora gli stessi non abbiano una copertura assicurativa propria pubblica o privata e a condizione che siano pensionati o nati in Italia.

Ritenendo quindi che le disposizioni in vigore non tutelino adeguatamente il diritto alla salute degli emigrati italiani in Paesi extra-UE che rientrino in Italia temporaneamente, abbiamo interrogato il Ministero della Salute evidenziando che il Decreto ministeriale del 1° febbraio 1996 che limita la copertura alle sole cure urgenti sia in contrasto con quanto sancito dalla Costituzione e dalle legge istitutiva del SNN che prevedono l’eguaglianza dei cittadini italiani nei confronti del sistema di tutela della salute e abbiamo chiesto quindi che l’assistenza sanitaria ai cittadini italiani residenti all’estero nei Paesi extra-UE i quali rientrano in Italia per brevi periodi debba essere estesa a tutte le prestazioni sanitarie, comprese quelle medico-generiche e specialistiche, e non solo a quelle ospedaliere urgenti (come avviene d’altronde per i cittadini italiani emigrati in un Paese della UE) nei casi in cui non siano in possesso di una copertura assicurativa propria, pubblica o privata e a prescindere dal loro stato di pensionato o emigrato (cioè nato in Italia). Riteniamo che la salute sia un diritto cardinale e primario dell’uomo e che debba essere garantito a tutti i cittadini italiani, anche a quelli emigrati, i quali devono poter beneficiare, quando si trovano in Italia, di tutti i servizi messi a tutela della salute a favore della collettività.

La guerra nel cuore dell’Europa: per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale una grande potenza europea invade un Paese vicino

Per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale una grande potenza europea invade un Paese vicino
Dall’alba del 24 febbraio l’Ucraina è sotto attacco. I carri armati russi sono entrati in territorio ucraino e, sorprendendo tutti, non si sono fermati – come era forse prevedibile – alle due province confinanti (e dalla Russia ritenute proprio territorio) del Donbass, proseguendo la propria minacciosa avanzata verso la capitale Kiev. Per tutti coloro che, come me, sono cresciuti con i racconti di guerre e annessioni, fughe e bombardamenti, le immagini che arrivano in questi giorni dall’Ucraina riecheggiano drammaticamente come qualcosa che pensavamo di non dovere più rivivere, quantomeno nel cuore del continente europeo.

Eppure, fino a qualche anno fa non avremmo mai pensato di rivivere una pandemia simile a quella che all’inizio del secolo scorso aveva funestato gran parte del pianeta, anch’essa partita dal vecchio continente. La storia si ripete, sempre e purtroppo. Ma mentre è difficile prevedere fenomeni atmosferici ed emergenze sanitarie, tanto violenti quanto sorprendenti, lo stesso non possiamo dire di fenomeni tipicamente segnati dai comportamenti dell’uomo, per quanto altrettanto insensati e distruttivi.

Non sappiamo ancora quanti morti provocherà questa guerra, nata dall’ingiustificata aggressione ad un Paese sovrano – l’Ucraina, appunto – da parte di una delle grandi potenze mondiali, la Russia di Vladimir Putin; sappiamo già invece che milioni di cittadini ucraini o residenti in quel Paese saranno costretti a fuggire altrove per evitare di finire sotto le bombe o sotto il possibile dominio di uno Stato straniero.

L’Unione Europea ha risposto in maniera decisa e unitaria all’aggressione russa, appoggiando l’Ucraina non solo a parole ma con attrezzature e strutture militari in grado di sostenere la resistenza all’invasione. Una decisione che potrebbe aprire finalmente la strada a quella politica comune estera e di difesa europea più volte auspicata ma mai realizzata. E’ arrivato infatti il momento, per l’UE, di divenire a tutti gli effetti una potenza, e non soltanto economica. Una potenza di pace, che ripudia la guerra come maniera di soluzione dei conflitti (così come recita la Costituzione italiana) ma che non ha paura di attrezzare e formare un proprio sistema di difesa e sicurezza comune. E in questo quadro, ovviamente, occorrerà ripensare la stessa organizzazione e le finalità della NATO, l’alleanza atlantica alla quale l’Italia aderisce dall’indomani della seconda guerra mondiale.

La risposta europea è stata unitaria anche sul fronte della solidarietà e dell’accoglienza. Con una decisione storica, proprio perchè presa all’unanimità, i 27 Paesi dell’Unione si sono impegnati a garantire piena e immediata accoglienza a tutti i profughi provenienti dall’Ucraina. Un accordo che mostra il lato migliore dell’Europa, quello che ispirò e diede vita al lungo e complesso cammino di integrazione nato con i Trattati di Roma del 1956.
Anche la comunità internazionale ha risposto in maniera netta e pressocchè unanime a questo attentato alla sovranità nazionale da parte di una potenza ostile; la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che condanna la Russia è stata votata da una vastissima e significativa maggioranza, della quale facevano parte anche il Brasile e tutti i Paesi del Sudamerica (con le sole astensioni della Bolivia e del Venezuela, che non ha partecipato al voto). Non è passata inosservata l’astensione della Cina, che segue con una certa prudenza la situazione.

Nonostante la maggiorparte degli analisti prevedano tempi lunghi per questo conflitto, l’ottimismo della volontà e l’ostinazione politica e diplomatica verso la pace dovranno orientare i passi dell’Italia, dell’Europa e del mondo nelle prossime settimane. Lo dobbiamo non soltanto alla pace e alla giustizia sociale, princìpi sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e stelle polari della convivenza umana e sociale; dobbiamo farlo per amore dei popoli russo e ucraino, ai quali ci lega un’antica amicizia nonchè profondi rapporti sociali, economici e culturali.

Fabio Porta

Intervista a Gaia Marchiori, Consigliere Comites di Italia Viva

È la più giovane consigliere del Comites di Buenos Aires e nonostante l’età la sua presenza si sente, eccome.

Sei giovanissima, come ti senti al Comites con persone che appartengono a una generazione anteriore alla tua?

Mi sono presentata alle elezioni del Comites proprio con l’intenzione d’aprirlo alle nuove generazioni e cercare di svecchiarlo. In effetti io e Alejandro Morello siamo i consiglieri più giovani e a parte lui, la persona che mi è più vicina in età ha trent’anni più di me. Comunque mi ci trovo bene, anche se a volte, quando esprimo qualche mia perplessità, ho l’impressione di essere male interpretata e che questo influisca un po’ sulla mia reputazione. Purtroppo riconosco di non essere sempre stata trattata come vorrei.

Come vorresti che ti trattassero e che impressione hai del Comites?

Vorrei essere trattata al pari loro, delle persone più grandi, e come una politica, perché quello che sto facendo è politica. Il Comites per ora mi sembra più una riunione tra amici che un piccolo parlamento come lo definisce il Presidente.

Sei diventata amica di Alejandro Morello?

Non abbiamo ancora avuto la possibilità d’incontrarci perché mi sono ammalata di covid e la mia riabilitazione è stata lenta, entrambi desideriamo però farlo al più presto per cercare di collaborare, considerando che per ragioni generazionali dovremmo avere dei punti in comune.

In ogni caso il Comites desidera incorporare rappresentanti delle nuove generazioni lo si desume dai nomi delle varie liste in competizione.

Ti ha entusiasmata qualcosa in speciale?

Sicuramente, una è l’idea espressa da Signorini, durante l’ultima riunione del Comites, di fare un comic sulla storia della immigrazione italiana, la considero un’ottima strategia per cominciare a vedere come funziona l’aspetto comunicativo e poi mi ha entusiasmata l’intenzione, sempre espressa dal presidente, nella stessa circostanza, di avvicinarci anche alle Scuole.

Certo, sono un vivaio

In effetti. Questa è stata una delle proposte di Italia Viva durante la campagna. Abbiamo preparato un video, che c’è in You Tube, e che si chiama Piattaforma d’idee, in cui differenti esponenti dell’italianità in Argentina e argentini, che hanno vissuto in Italia, ci hanno raccontato le loro esperienze di lavoro o di studio, di scambio tra atenei. Quest’attività la realizzano già l’Università di Bologna ed altre università però sarebbe bello promuoverla come Comites.

Credi che potrai lavorare bene nel Comites?

Certo, Se limiamo le differenze credo che potremmo svolgere molto bene il nostro compito e poi personalmente credo di poter contare sull’appoggio di Signorini.

So che stai lavorando ad un progetto.

Sì, è sulla Trasparenza, un tema che mi preme molto e che interessa a diversi consiglieri. Si è visto bene nell’ultima riunione del Comites.

Hai intenzione di fare carriera nell’ambito della politica italiana in America Latina?

Piacerebbe sia a me sia a Nicolas Fuster che è l’altro coordinatore di Italia Viva. Vorremmo promuovere il nostro partito in Argentina, sarebbe un sogno potermi candidare come deputato per la ripartizione America Meridionale della Circoscrizione Estero.

Itala Viva è presente in tutta l’America Meridionale?

Il partito ha dei punti di riferimento in quasi tutti i paesi dell’America Meridionale ed ha rappresentanti in ogni circoscrizione consolare argentina, di fatto nel Comites de La Plata c’è un altro consigliere del nostro partito, si chiama Vicente Teruggi.

Hai notato nelle riunioni del Comites l’influenza della politica argentina?

Mi pare che ci sia quasi un’identificazione di alcuni membri del Comites con la politica argentina e che sia presente la crepa presente nella società tra i simpatizzanti del Frente de todos y Juntos para el cambio. Noi d’ Italia Viva, non vogliamo farlo, cerchiamo di limare le differenze e tener fuori dal partito la politica argentina.

Ti piace molto la politica?

Sono laureata in Relazioni Internazionali e mi è sempre interessata la politica estera. Nel 2018 ho incominciato a lavorare in diplomazia parlamentare nel “grupo parlamentario de amistad Italia Argentina” presieduto dal deputato Fernando Iglesias, e fondato l’11 aprile 2018, con la presenza del senatore italiano Pier Ferdinando Casini. Purtroppo con il cambio del governo il gruppo non si è rinnovato ma continuo ad occuparmi delle relazioni Argentina – Italia nella Commissione inter regionale del Mercosur. Sono in costante contatto con esponenti d’ Italia Viva del Gruppo Renew Europe del Parlamento Europeo e con Nicola Danti, uno dei suoi integranti di maggior rilievo, che ci piacerebbe invitare in Argentina.

So che ti sei occupata di Mafia, un tema che suscita molto interesse da anni.

Nel 2019, sono stata coordinatrice del progetto Seminario Antimafia italo argentino, realizzato su iniziativa del Gruppo d’amicizia parlamentare con l’idea di una cooperazione Italia Argentina nell’ambito dell’antimafia. Vi hanno preso parte Piero Grasso, allora procuratore nazionale Antimafia e Pier Ferdinando Casini presidente dell’Internazionale Democratici del Centro

Il progetto ha avuto un seguito nella società civile e nel 2020 c’è stato un evento via Zoom su Mafia e Covid con la partecipazione di Laura Garavini di Italia Viva, il partito che più mi convince.

Edda Cinarelli

‘Brogli’ alle elezioni del 2018, dopo il Senato adesso tocca alla Camera

Grida ancora giustizia la battaglia relativa ai brogli delle elezioni del 2018 a Buenos Aires, il più grande scandalo della storia elettorale italiana. Una vicenda tutt’altro che conclusa dopo la proclamazione di Fabio Porta come nuovo senatore al posto di Adriano Cario che per 3 anni ha occupato un seggio ottenuto grazie a una frode: sono state oltre 10mila, infatti, le schede falsificate che hanno portato recentemente il Senato ad intervenire con una decisione senza precedenti che ha infangato l’immagine del voto all’estero e delle stesse istituzioni.

A Porta, coordinatore del Partito Democratico in Sud America, è stato riconosciuto con un madornale ritardo il seggio che gli spettava di diritto e che qualcuno invece gli aveva rubato. Tutto finito, dunque? Macché, forti sono i sospetti che aleggiano adesso sulla figura del deputato Eugenio Sangregorio, potente uomo d’affari calabrese trapiantato in Argentina che a marzo del 2018 è stato eletto alla Camera dei Deputati. Il partito è lo stesso con il quale Cario era stato eletto -prima di abbandonarlo subito- e si chiama Usei (Unione Sudamericana Emigrati Italiani). La sua elezione si trova attualmente sotto l’osservazione della Giunta per le elezioni della Camera dopo il ricorso presentato da Alberto Becchi, anche lui del PD. Allo stesso tempo, tanto in Italia come in Argentina, ci sono due indagini in corso della magistratura sui brogli del 2018.

Il punto sulla situazione dei fatti è stato fatto a Buenos Aires in una conferenza stampa organizzata dal Partito Democratico presso il Circolo Italiano. “Una battaglia di civiltà che non è ancora finita. Il nostro impegno per ristabilire la verità dei fatti e la legalità continua dopo questa vittoria” ha promesso con la sua solita pacatezza il neo-senatore siciliano residente in Brasile alla sua prima uscita ufficiale accompagnata da diversi incontri istituzionali. “È stato anche grazie all’impegno di Gente d’Italia che ha lanciato una petizione al riguardo che siamo riusciti a fare giustizia in una vicenda che non riguarda solo un candidato o solo un partito ma chiama in causa direttamente il cuore stesso della democrazia, il voto”. Un concetto fondamentale, questo, che è stato ripetuto più volte durante la conferenza stampa proprio per sottolineare la gravità dei fatti che hanno contribuito a rovinare ulteriormente l’immagine degli italiani in Argentina e più in generale nel mondo. La richiesta del PD, tra l’altro, è stata seguita dalla Lega nel mondo mentre il Maie (Movimento Associativo degli Italiani all’Estero) mantiene il silenzio.

“Quello che noi avevamo denunciato quattro anni fa era tutto vero”. Queste le parole di apertura del discorso di Porta che ha ricordato le tappe principali di questa triste storia senza vinti e vincitori ma solo sconfitti, gli elettori truffati. “Già nella notte di quel 4 marzo del 2018 notammo subito delle anomalie nelle operazioni di scrutinio. In 32 sezioni su 99 a Buenos Aires c’erano risultati molto strani, un solo candidato che faceva il pieno di preferenze, una cosa assolutamente mai vista. Il 70% dei voti Cario li prese proprio in queste sezioni che noi contestammo subito. Dopo l’esposto presentato dal PD alla Corte d’appello seguirono le indagini della magistratura italiana e di quella argentina e alle 32 sezioni da noi segnalate se ne aggiunsero altre 5. In queste sezioni è stato scoperto che il 90% dei voti sono stati fatti dalle stesse mani che si sono ripetute. Le prove presentate alla Giunta per le elezioni del Senato sono state schiaccianti: una perizia grafica dell’Università di Palermo ha sostenuto che quei risultati erano falsi, le preferenze erano state scritte dalle stesse mani. Dopo tre anni il verdetto che mi vedeva coinvolto finalmente è arrivato ma il nostro impegno non finisce qui dato che il sospetto che la stessa cosa sia successa alla Camera è molto forte. Noi non facciamo pettegolezzi, non accusiamo per simpatie politiche ma abbiamo la forza delle perizie delle Procura di Roma” ha proseguito il senatore. “Proprio su questo continueremo a batterci cercando anche di fare piena luce sui colpevoli e sui complici per scoprire i veri mandanti dell’operazione. Il messaggio di questa storia è molto chiaro, i brogli possono e devono essere scoperti e anche puniti. Gli italiani all’estero onesti chiedono solo il rispetto del loro voto: questo diritto è stato conquistato dopo anni di sacrifici e battaglie ma vederlo infangato così fa molto male”.
Nonostante le numerose prove che sono state raccolte in questi anni sulla falsificazione del voto all’estero c’è il serio rischio che la prossima volta si possa tornare a votare nello stesso modo, per corrispondenza, ovvero senza alcun tipo di garanzia. “Alla luce della mia esperienza parlamentare credo che in questo ultimo scorcio di legislatura non ci siano i tempi per una riforma del sistema del voto all’estero che appare doverosa. Ritengo possibile invece l’introduzione di alcune modifiche attraverso dei singoli provvedimenti per assicurare maggiore sicurezza considerata anche la riduzione del numero dei parlamentari a partire dalle prossime elezioni che richiederebbe un intervento legislativo prima di andare al voto” ha concluso Porta.

Alberto Becchi, candidato del PD alla Camera nel 2018, rivendica il seggio di Sangregorio alla luce della recente decisione del Senato: “Il successo di Fabio Porta è la prova che è stata fatta una frode. Il voto è stato falsificato, un fatto inaudito nella storia repubblicana. Nelle perizie della Procura c’erano sia le schede del Senato che quelle della Camera, ecco perché ci aspettiamo a breve una decisione analoga della Giunta delle elezioni della Camera che attualmente sta analizzando il nostro ricorso”. Nello specifico, il presidente del Comites di Mar del Plata ha parlato di “più di 10mila schede contraffatte ottenute da Sangregorio in 33 seggi elettorali” che avrebbero alterato il risultato finale. Oltre alle perizie della Procura e al verdetto del Senato, nella sua documentazione Becchi ha presentato anche il contratto che era stato fatto tra il Governo italiano e il Correo Argentino per la distribuzione dei plichi elettorali alle elezioni del 2018: “Non è stato facile ottenere questo contratto, un giorno si dovranno chiarire le responsabilità e i complici di questa truffa. Noi chiediamo il ripristino della giustizia e della legalità  perché questa vicenda non riguarda solo me o Fabio Porta ma tutti gli elettori. Qui c’è in ballo l’immagine dell’Italia e degli italiani in Argentina che è stata macchiata da qualcuno. Personalmente, mi sento molto ottimista. Sono convinto che la giustizia arriverà e la Camera seguirà la decisione del Senato”.

Dall’Argentina il senatore è intervenuto anche sul parere del Comites di Montevideo contro Gente d’Italia
Porta: “Grave il silenzio del Ministero degli Esteri su Gente d’Italia dopo l’interrogazione parlamentare, ma continueremo a seguire la vicenda”

“Il silenzio del Ministero degli Esteri su Gente d’Italia dopo la mia interrogazione parlamentare è molto grave”. Queste le parole pronunciate mercoledì pomeriggio dal neo-senatore Fabio Porta in visita a Buenos Aires per diversi incontri istituzionali. Poco prima della conferenza stampa organizzata dal Partito Democratico per far luce sui brogli avvenuti alle elezioni del 2018, Porta è intervenuto anche sulla vicenda che ha coinvolto il nostro giornale dopo l’assurdo parere negativo del Comites di Montevideo che il 17 febbraio ha votato a maggioranza negativamente andando contro quanto stabilisce la legge sull’Editoria. Tale decisione ha suscitato reazioni di condanna in tutto il mondo, anche all’interno del Parlamento italiano.

“Al di là dei partiti Gente d’Italia ha accompagnato in questi anni la battaglia di civiltà che abbiamo portato avanti sui brogli. Lo ha fatto per quel senso di vicinanza verso i cittadini e in nome della trasparenza, dell’onesta, della democrazia e della correttezza. Il parere votato dal Comites dell’Uruguay è stato assurdo, privo di ogni logica dove si dice che il giornale non esiste e addirittura si impone come organo censore contestando la linea editoriale di uno dei pochi quotidiani italiani rimasti al mondo” ha affermato il senatore del PD. “Chiediamo sia al ministro che all’ambasciatore d’Italia in Uruguay di porsi dalla parte della verità e della giustizia dicendo che questo parere contraddice l’evidenza dei fatti. Solleciteremo il ministro a rispondere al più presto, è grave che non l’abbia ancora fatto dato che era un’interrogazione urgente”.

Matteo Forciniti (pubblicato da Gente d’Italia il 11/03/2022)

Fonte: ‘Brogli’ alle elezioni del 2018, dopo il Senato adesso tocca alla Camera [IL VIDEO] – Gente d’Italia (genteditalia.org)

Bomrad:”Gli interessi di partiti e movimenti nati in America Latina non sono allineati con quelli degli italiani all’estero”

L’ing. Marcelo Bomrad è il coordinatore nazionale in Argentina della Lega nel Mondo, il partito, che in soli sei mesi di lavoro, è diventato il secondo per quantità di voti in Argentina.

Cosa pensa del sistema politico degli italiani all’estero? 

La Lega considera che siano imprescindibili delle modifiche di fondo in questo sistema. Nella politica italiana all’estero ci sono due tipi di partiti, quelli fondati in Italia e quelli nati all’estero, che sono quasi esclusivamente argentini. Questi ultimi partiti hanno sempre avuto molto successo nella circoscrizione America Latina, pensi al MAIE, che vince le elezioni dal 2008 e poi all’USEI che ha ottenuto un parlamentare nel 2013.

Abbiamo osservato peró che gli interessi dei rappresentanti di questi partiti non sono allineati con quelli degli italiani. Crediamo addirittura che siano contrapposti, soprattutto dal punto di vista fiscale. Il 99% dei loro elettori, infatti, non paga tasse e imposte in Italia ma i parlamentari eletti da loro incidono nella politica italiana e, votando per esempio il bilancio dello Stato, decidono in che modo gli italiani devono spendere i loro soldi.

Per di più, i partiti locali non possono risolvere le due preoccupazioni principali degli italiani all’estero, cioè migliorare il servizio consolare e conservare lo Ius Sanguinis. Non possono migliorare il servizio consolare perché in una democrazia parlamentare, due o tre parlamentari su 945 non marcano la differenza, per lo stesso motivo, ancor di meno possono influire sulla legge di cittadinanza. Per dirlo in termini chimici i partiti locali sono pH7.

Invece, la Lega in particolare ed il CDX (centro destra) in generale, sono gli unici che possono effettivamente migliorare il servizio consolare, mediante la creazione del Ministero per gli Italiani nel Mondo, inoltre non c’è bisogno di ribadire che siamo i principali difensori dello Ius Sanguinis.

Cosa succede se un italiano d’Argentina vota un rappresentante di un partito fondato in Italia e cosa succede se vota un rappresentante di un partito fondato in Argentina? 

Se i parlamentari eletti all’estero appartengono ad un partito nato in Italia seguono le indicazioni degli schieramenti di appartenenza, che hanno il polso della situazione, conoscono la realtà e i problemi del paese e i loro interessi dovrebbero essere in linea con quelli degli italiani, se invece i parlamentari appartengono a un partito nato in Argentina tanto per iniziare non conoscono il Sistema Italia e poi non hanno nessun incentivo per risolvere i problemi della popolazione peninsulare.

È successo?

Sì, all’epoca del referendum per il taglio dei parlamentari. Mentre i partiti italiani dicevano di votare sì, i partiti nati in Argentina dicevano di votare no. Ovvio i parlamentari sono pagati dagli italiani residenti in Italia e non da quelli all’estero. Si immagini cosa gli avrebbe detto un ristoratore italiano, che ha perduto tutto per la pandemia, o a un pensionato italiano con la minima se fossero andati a dirgli di votare no al taglio dei parlamentari. Non c’è come dicevo identificazione di interessi, di fini tra questi parlamentari e gli italiani. C’è un concetto basilare di responsabilità fiscale che in poche parole è così: chi spende deve avere la responsabilità di raccogliere i soldi. Il MAIE, per esempio non ha responsabilità fiscale, non voleva che si tagliasse il numero dei parlamentari, ma non li pagava lui. È facile fare politica se non si rispetta il principio di responsabilità fiscale. Gli italiani hanno votato sì in forma quasi massiccia e non si poteva dirgli di scegliere no perché non possiamo decidere per loro.
In quella occasione c’è stata una divergenza molto ampia tra questi parlamentari e gli italiani. La Lega ha detto di votare sì e per noi 4 senatori e otto deputati vanno benissimo.

Non si risolve tutto con soldi e con incarichi finanziati dai contribuenti italiani. Il Sen. Merlo, grazie all’appoggio proprio della Lega, è stato sottosegretario agli Esteri, con funzioni di viceministro, ma durante la sua gestione il servizio consolare non è migliorato sostanzialmente.

Volevamo dei risultati positivi che non sono arrivati, speravamo che ci aiutasse a migliorare il servizio dei consolati ed è andata male. Ora lotteremo affinché questi 4 senatori e gli 8 deputati appartengano a partiti italiani e deliberino con responsabilità secondo le necessità italiane.

La Lega in particolare e il CDX in generale, il PD e Italia Viva desiderano che non si scelgano più rappresentanti di partiti non veramente italiani, ma candidati dei grandi partiti italiani, persone preparate che conoscano molto bene il funzionamento del sistema italiano compreso quello degli affari e delle camere italiane di commercio. Finalmente i partiti italiani stanno arrivando in Argentina, meglio tardi che mai, e francamente dovrebbero fare un mea culpa per non essersi interessati prima di noi.

Come va l’esperienza della Lega nel Comites?

Bene, nel Comites sono entrate per la Lega ed altri partiti italiani tradizionali, persone molto capaci e sono soddisfatto del loro lavoro, ma ovviamente dobbiamo rompere un’inerzia che viene da anni con dirigenti incollati alla poltrona che faranno l’impossibile per rimanere nel potere. Il caso più patetico è avvenuto a Mendoza, dove il regime attuale targato MAIE antidemocraticamente ed illegalmente ha proibito la presentazione della lista Lega Mendoza. Una vera roba da regime!!!

Lei è incaricato delle Relazioni Nazionali ed Internazionali dello Sportivo Italiano, potrebbe dirci quali saranno le prossime manifestazioni di questo club? 

Abbiamo stretto da poco un convegno con il Club Hellas di Verona e ci impegniamo per rinvigorire, rivitalizzare lo Sportivo, inserirlo nuovamente nella collettività italiana e portarlo in Serie A (Primera division) con sponsor d’altissimo livello come Lepetit e Algorand. Per rilanciarlo e mostrare che è una delle associazioni più importanti del paese stiamo organizzando con la Coppa Italia “el Dia de la Confraternidad”, che si realizzerà nel nostro stadio “Republica de Italia”.

La gente non sa che lo Sportivo Italiano è un’associazione?

No, non lo percepisce come un’associazione nonostante il suo nome sia Associazione del Calcio Italiano, abbia un passato illustre, uno stadio, sia affiliato all’ AFA (Asociacion del Futbol Argentino), abbia giocato in tornei internazionali e se non mi sbaglio dovrebbe essere l’associazione con più associati dell’Argentina. A riprova di questo c’è il fatto che presto ci sarà un’assemblea dei delegati delle associazioni italiane di tutta la Repubblica Argentina per scegliere i rappresentanti della collettività italiana nel Consiglio Generale degli Italiani all’Estero e lo Sportivo Italiano non potrà votare. Probabilmente voteranno i delegati di associazioni composte da quattro gatti, create ad hoc per votare in questa assemblea approfittando del sistema. La delegazione argentina nel CGIE è la più numerosa, è quella che ha più membri, che però non presentano progetti e per noi sarebbe importante poter votare.

Ci pare che stiate cambiando questa percezione.

Sicuramente, l’associazione non era nemmeno iscritta alla Camera Italiana di Commercio, ce l’ho fatto entrare io pagando personalmente la quota associativa, il suo principale sponsor è il Laboratorio Lepetit, socio della Camera, ed ora la sponsorizza anche Algorand, un’impresa di blockchain, fondata a Boston da Silvio Micali, professore del Massachusetts Institute of Technologyl’unico italiano che ha vinto il Premio Turing considerato il Nobel della informatica. Algorand si è associata alla Camera Italiana di Commercio dell’Argentina e appoggia lo Sportivo Italiano.

Lo Sportivo Italiano e la Camera di Commercio Italiana in Argentina sembrano legati.

In effetti ci proponiamo di risvegliare la collettività italiana mettendone in sinergia i pilastri basilari. Le associazioni per statuto devono essere apolitiche e non vogliamo assolutamente politicizzarle desideriamo solo che lavorino al meglio delle loro possibilità in modo da generare un sentimento di orgoglio di appartenenza.

Lei probabilmente si presenterà alle prossime elezioni politiche, che vantaggio ne ricava?

La mia più grande soddisfazione è poter contribuire con il mio impegno al benessere del paese che generosamente mi ha conferito il gran onore della cittadinanza. Per questo, andavo a votare in Italia, ben prima che nel 2006 riconoscessero il diritto di voto agli italiani all’estero. La mia prima tessera elettorale è del 2001 e già da allora mi sono iscritto alla Lega, senza esserne mai candidato. Le candidature sono facoltà esclusiva del Segretario Federale ma se lui considera che serva una candidatura, lo farò con piacere. Comunque sono già contento di poter contribuire a ripristinare la collettività indipendentemente dalle candidature. Considero che sia sempre più gradevole dare alla collettività che estrarre dalla stessa.

Come si potrebbe organizzare meglio il Sistema Italia nel mondo?

Lo slogan della Lega è: rivoluzione del buon senso. Usando il buon senso credo che bisognerebbe unire e coordinare sotto un ministero ad-hoc, il Ministero per gli Italiani nel Mondo, le due colonne dell’italianità all’estero: quello della rappresentazione delle collettività che si esprime nei Comites, che dipende dal MAECI, e il Sistema delle Camere italiane di Commercio all’estero, che dipende dal Ministero dello Sviluppo Economico. Ce ne sono più di 80 in tutto il mondo. Bisognerebbe unificarli, creare una sinergia tra loro per far rendere il massimo possibile il denaro che l’Italia gli destina.

Anna Severi (pubblicato da Gente d’Italia il 05/03/2022)

Fonte: Bomrad:”Gli interessi di partiti e movimenti nati in America Latina non sono allineati con quelli degli italiani all’estero” – Gente d’Italia (genteditalia.org)

Riunione del Comites del 25 febbraio

Il pomeriggio del 25 febbraio si è svolta la una riunione plenaria del Comites di Buenos Aires, con il seguente Ordine del Giorno:

Approvazione del verbale della riunione del 14 gennaio 2022
Corrispondenza
Comunicazione del Console Generale
Rapporto della Presidenza
Approvazione del bilancio 2021
Approvazione del Parere dell’Eco D’Italia

La riunione è iniziata con il benvenuto del presidente Dario Signorini e del console generale d’Italia in Buenos Aires Marco Petacco, a continuazione si sono presentati i consiglieri cooptati: Luis Marco De Gregorio, Gustavo Cotta, Roberto Rosario Andolina, Vicente Rosario D’Inchianti, Claudia Beatriz Lopez, Julio Cesar Deruvo. In seguito si è approvato il verbale dell’assemblea del 14 gennaio scorso.

Passati al secondo punto dell’Ordine del giorno, Signorini ha parlato della comunicazione inviata dall’Ambasciata sul prossimo incontro delle associazioni italiane per votare i 7 membri da mandare al Consiglio Generale degli Italiani all’estero e delle due mail inviate una dal Circolo La Trevisana, l’altra dai Vicentini nel mondo per chiedere i nomi dei consiglieri cooptati.

Per il punto comunicazioni del Console Generale, il Console ha preso la parola ed ha ricordato che il 9 o 10 aprile nell’Aula Magna della scuola Cristoforo Colombo si terra l’assemblea di tutte le associazioni italiane d’Argentina per nominare i 7 delegati al Consiglio Generale degli Italiani all’Estero.

Ha poi ricordato che ci sarà un nuovo Referendum per votare su cinque punti.

Parlando del funzionamento del Consolato ha detto che durante il 2021 sono stati fatti 30mila passaporti e che per quest’anno il ritmo del Consolato è lo stesso, ha aggiunto che bisognerebbe far sapere alla comunità che gli italiani devono chiedere il numero del Servizio Pubblico d’Identificazione Personale (SPID) perché in futuro sarà necessario per realizzare tutte le pratiche nei consolati.

A questo punto il consigliere Gaia Marchiori ha fatto notare che in internet ci sono i nomi di gestori che offrono i loro servizi per espletare pratiche consolari. Petacco ha risposto che nel Consolato ci sono degli impiegati addetti a controllare i procedimenti con cui si fa il FastIt o la richiesta degli appuntamenti e che questi impiegati bloccano la richiesta se si rendono conto che c’è qualcosa che non va per esempio che la pratica è stata fatta da un gestore. Nel rapporto della Presidenza Signorini ha affermato che nella pagina del Comites sono stati messi i bilanci degli anni anteriori e che il Comites ha il progetto di fare un Comic sulla storia dell’immigrazione italiana. Argomento di cui si parlerà in un’altra assemblea. Poi è stato approvato il bilancio, infine è stato dato un parere positivo e non vincolante sui contributi da dare all’Eco d’Italia.

Edda Cinarelli

Porta (PD): per i pensionati che rientrano nel mezzogiorno la tassazione è al 7%

Pandemia, crisi economica, nostalgia dell’Italia, desiderio di passare gli ultimi anni della propria vita nei paesi dove si è nati e cresciuti.  Il fenomeno dei rientri in Italia delle persone anziane pensionate ha assunto proporzioni  importanti sia nella diffusione che nei tempi. Giova quindi ricordare la normativa  (legge di Bilancio 2019) che ha introdotto all’articolo 24-ter del Tuir (Testo unico imposte sui redditi) un regime fiscale speciale volto a favorire il trasferimento in alcune zone dell’Italia di soggetti residenti all’estero (a prescindere dalla loro nazionalità) titolari di redditi da pensione erogati da enti esteri  per  favorire gli investimenti, i consumi ed il radicamento  in alcuni comuni del Mezzogiorno con determinate caratteristiche demografiche.

L’agevolazione fiscale è molto attraente perché prevede una tassazione del 7% su tutti i redditi prodotti all’estero (non solo quindi quelli da pensione) se si trasferisce la propria residenza in Italia. Ma quali sono i requisiti richiesti per poter optare per l’assoggettamento dei redditi di qualunque categoria all’imposta sostitutiva con aliquota del 7 per cento per ben 10 anni? Il pensionato deve innanzitutto essere titolare di pensione estera (va precisato anche se é in convenzione internazionale con l’Italia come ha chiarito l’Agenzia delle Entrate in una recente risposta ad un interpello) e trasferire in Italia la propria residenza in uno dei comuni appartenenti al territorio delle Regioni Sicilia, Calabria, Campania, Basilicata, Abruzzo, Molise e Puglia, con popolazione non superiore a 20.000 abitanti o in uno dei comuni con popolazione non superiore ai 3.000 abitanti rientranti nelle zone colpite dal sisma del 24 agosto 2016, del 26 e 30 ottobre 2016 e del 18 gennaio 2017. Gli altri requisiti: inoltre, per effetto della norma, l’opzione può essere esercitata dalle persone che non  siano state fiscalmente residenti in Italia nei cinque periodi di imposta precedenti a quello in cui l’opzione diviene efficace e trasferiscono la residenza da paesi con i quali sono in vigore accordi di cooperazione  amministrativa.

L’opzione è valida per i primi nove periodi d’imposta successivi al periodo di  imposta in cui avviene il trasferimento della residenza fiscale – anno in cui l’opzione diviene efficace e deve essere esercitata nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo di imposta in cui viene trasferita la residenza in Italia ed è efficace a decorrere da tale periodo d’imposta. I beneficiari, con riferimento alle categorie di pensioni valide per l’opzione fiscale, sono – come specificato dall’Agenzia delle Entrate – i destinatari di trattamenti pensionistici di ogni genere e di assegni ad essi equiparati per i quali la soddisfazione dei requisiti sopra elencati consente di vedersi assoggettati all’imposizione sostitutiva del 7% non solo la pensione estera ma anche i redditi, di qualunque categoria, prodotti all’estero (individuati ai sensi dell’articolo 165, comma 2, del Tuir). Infine è’ bene precisare che restano escluse dall’applicazione dell’imposta sostitutiva, e vengono tassate in base alle ordinarie disposizioni, le pensioni INPS percepite dai soggetti che si siano trasferiti o si trasferiranno nel nostro Paese ed abbiano optato per il regime fiscale opzionale.

Non solo. Chi è residente all’estero ma è titolare della sola pensione Inps (quindi non ha una pensione estera) non può aver diritto all’agevolazione fiscale (disposizione questa che avrà anche una sua logica dal punto di vista del Fisco ma che noi riteniamo discriminatoria).

Fabio Porta (PD): interviene al convegno sul processo ai crimini delle dittature sudamericane

Intervenendo al Convegno organizzato a Roma dal Partito Democratico su “LA FINE DEL CONDOR. DALLE DITTATURE ALLA DEMORAZIA: PROGRESSISTI TRA ITALIA E AMERICA LATINA”, il parlamentare del PD eletto in Sudamerica Fabio Porta ha esordito ricordando con emozione quando “l’allora Presidente del Consiglio Enrico Letta, in risposta ad una mia lettera, mi comunicò la decisione del governo italiano di costituirsi parte civile nel processo Condor.”

Il senatore Porta è intervenuto in collegamento dall’Argentina, “probabilmente il Paese che ha pagato il prezzo più alto in Sudamerica a seguito del golpe del 24 marzo del 1976”; “una dittatura – ha proseguito – non isolata poichè negli anni ’60 e ’70 i regimi militari dominarono anche in Brasile, Cile, Uruguay, Bolivia, Paraguay e Perù.  Il ‘plan Condor’ era proprio questo: una terribile strategia, coordinata e sistematica (con complicità della CIA americana) per la repressione degli oppositori e la persecuzione di tutti i movimenti democratici.” “E furono in tanti, anche tra i figli e i nipoti degli italiani che erano emigrati in quei Paesi, le vittime di quel periodo di orrore.

Per questi motivi – secondo il Sen. Porta – il processo sui crimini del Piano Condor ha una valenza storica”, non nascondendo con una punta di orgoglio “come non soltanto lo Stato italiano ma anche il Partito Democratico e le organizzazioni sindacali italiane CGIL-CISL-UIL si costituirono parte civile nel processo”.  “Non solo – aggiunge il parlamentare eletto in Sudamerica – proprio grazie ai rapporti del nostro partito e alla nostra rete all’estero fu possibile la costituzione parte civile di un’organizzazione politica straniera, il “Frente Amplo” dell’Uruguay.” “Tutti questi fatti – secondo Porta – devono spingere il PD a rafforzare i suoi rapporti con la società civile e politica del continente latino-americano, anche in ragione della grandissima presenza delle nostre collettività.” “NUNCA MAS !”: è questo per Fabio Porta il più grande insegnamento di quel processo, oggi più che mai “in un mondo dove autocrature, dittature e democrature mettono a rischio sempre più spesso il pieno rispetto dei diritti umani e il diritto alla autodeterminazione dei popoli.”

Il Senatore Porta ha quindi concluso inviando un saluto e l’augurio di buon lavoro al Presidente del Cile Boric “che proprio oggi si insedia ufficialmente dopo la grande vittoria di qualche mese fa: per la prima volta un Presidente cileno è nato dopo il colpo di Stato del 1973, un grande segnale di speranza per tutti i democratici nel mondo!”

Fabio Porta (PD) in Argentina: intensa agenda di incontri politici e con la collettività

A poche settimane dalla vittoria della sua lunga battaglia, che gli ha riconsegnato il seggio al Senato della Ripartizione America Meridionale, il parlamentare del Partito Democratico Fabio Porta torna in Argentina per una fitta serie di incontri di carattere politico, parlamentare e con le autorità diplomatiche e la collettività italiane.

Il senatore del PD sarà a Buenos Aires per incontrare i circoli del partito in Argentina; all’assemblea, convocata dal Segretario del PD Argentina Daniel Antenucci, parteciperà in collegamento da Roma anche il Responsabile del PD italiani nel mondo Luciano Vecchi.

Molta attesa per la conferenza stampa che si terrà presso il Circolo italiano nel pomeriggio di mercoledi 9 marzo; Fabio Porta e Alberto Becchi, attualmente Presidente del Comites di Mar del Plata e nel 2018 candidato alla Camera per il PD, daranno tutti gli elementi relativi a ricorsi alla Camera e al Senato e alle denunce da loro presentate in Italia e Argentina contro i brogli elettorali del 2018.

Non mancherà un momento di incontro con i rappresentanti della grande collettività italiana di Buenos Aires fortemente voluto dal Senatore Porta per esprimere la propria gratitudine alla comunità italiana argentina per la grande solidarietà ricevuta in questi anni.

Altri incontri nella capitale avranno come protagonisti, insieme ad una delegazione del PD argentino, i partiti politici e i sindacati.

Il parlamentare eletto in Sudamerica si recherà anche a Mar del Plata, dove insieme al Presidente del Comites e all’ambasciatore d’Italia Fabrizio Lucentini parteciperà ad alcuni incontri di carattere istituzionale.

Dieci anni fa moriva Lucio Dalla: dalla sua amata Sicilia si leva un canto in sua memoria

Sono trascorsi dieci anni dalla morte di Lucio Dalla, che ha inevitabilmente lasciato un vuoto incolmabile nel mondo della musica.

Amatissimo cantautore e compositore, è stato tra gli artisti più innovativi della sua epoca. Pur essendo nato a Bologna, Lucio era profondamente legato alla Sicilia e in particolar modo a Milo (Catania), dove aveva deciso di comprare una casa per trascorrere diversi periodi dell’anno proprio alle pendici dell’Etna.

Lucio Dalla ha collaborato con artisti internazionali e ha stretto amicizie molto significative grazie alle quali – ancora oggi – sopravvive il ricordo non solo della sua arte indiscussa, ma anche della sua personalità e dei lati più intimi del suo carattere.

Tra i numerosi post pubblicati sui social in sua memoria, infatti, non può certamente mancare quello di Vasco Rossi che ha scritto così: “W Lucio Dalla!!! 01.03.2012 – 01.03.2022”.

In occasione del decimo anniversario della sua morte, il cantautore era già stato anticipatamente omaggiato durante la finale del Festival di Sanremo, conclusosi solo poche settimane fa, ma evidentemente le sorprese non erano ancora finite.

Particolarmente toccante l’omaggio dedicatogli dall’artista catanese Vincenzo Spampinato il quale, in collaborazione con la Pro Loco del Comune di Milo, ha partecipato a un flashmob. Il cantautore ha interpretato un medley composto da alcune delle canzoni più celebri dell’amico Lucio.

Ad accompagnare l’ospite d’onore sono stati i musicisti Gianfranco La Pira al pianoforte, Alessandro Longo al violoncello e Chiara Veroux all’arpa.

Un’iniziativa musicale che testimonia quanto sia grande l’ammirazione nei confronti di Lucio Dalla che, anche a distanza di anni dal suo ultimo respiro, rimane vivo nei luoghi in cui ha vissuto e nel cuore della gente che ne conserverà per sempre il ricordo.

Da NewsSicilia.it

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