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February 2022

Ucraina, cattolici e ortodossi russi in preghiera sulla tomba di San Nicola a Bari: “Presa di posizione contro ogni guerra”

Cattolici e ortodossi russi in preghiera per la pace in Ucraina sulla tomba di san Nicola, dove anche Papa Francesco in passato si è raccolto in preghiera. Un momento importante per il dialogo ecumenico tra le due confessioni cristiane organizzato dall’arcivescovo di Barimonsignor Giuseppe Satriano, che ha voluto accanto a sé il rettore della Chiesa ortodossa russa del capoluogo pugliese, padre Viacheslav Bachin. “Desideriamo invocare – ha spiegato il presule – il dono dello Spirito su chi, attraverso la diplomazia, è impegnato a operare per il bene comune, ma, allo stesso tempo, desideriamo vivere una forte intercessione per coloro che, drammaticamente, sono i protagonisti di questo momento storico: i civili e i soldati sul campo. Questo gesto non sia interpretato come puro irenismo, ma sia letto come presa di posizione contro ogni forma di guerra. Inoltre, le lampade poste sulla tomba di san Nicola vogliono essere segno di un impegno personale e di un’invocazione comunitaria che sale da questo lembo del Mediterraneo per attestare vicinanza a quanti si ritrovano nella paura e nella sofferenza. Il solo pensare alle possibili conseguenze che tale conflitto può innescare porta angoscia ai cuori di tutti. Pertanto auspico che il buonsenso e il dialogo prevalgano su queste ore buie”.

Monsignor Satriano ha sottolineato, inoltre, che “la drammatica escalation delle ultime ore mette ancora una volta a dura prova la vita di molte persone di questa nostra Europa, che mostra di aver smarrito memoria storica e comuni radici cristiane. Il cuore è gravido di dolore e credo che, nonostante l’apparente fallimento dei vari tentativi diplomatici messi in atto per fermare questa tragedia, sia importante non dimenticare l’appello che proprio da un vescovo di questa nostra Puglia, don Tonino Bello, fu gridato più volte: ‘In piedi, costruttori di pace!’. L’incontro di preghiera presso la tomba di san Nicola di Myra rimane un punto luminoso intorno a cui raccogliere quanti credono nella forza della preghiera come strumento capace di disarmare l’inimicizia. Quanto Cristo ha insegnato rimane per noi strada privilegiata per innervare fermenti di speranza e lucidità di coscienza”.

Il conflitto tra la Russia e l’Ucraina ha dei risvolti importanti anche nel dialogo ecumenico tra cattolici e ortodossi. Sullo sfondo resta l’ipotesi abbastanza concreta di un nuovo incontro, dopo quello del 2016 a L’Avana, tra Papa Francesco e il Patriarca di Mosca Kirill. Un evento che era atteso da mille anni, ovvero dal grande scisma del 1054 tra la Chiesa d’Oriente e quella d’Occidente. L’incontro tra i due leader si sarebbe potuto replicare nel 2018 proprio a Bari, città che Bergoglio ha definito “la capitale dell’unità della Chiesa”.

“San Nicola – ha affermato il sindaco del capoluogo pugliese, Antonio Decaro – è considerato il santo che unisce, una sorta di ponte tra Oriente e Occidente. La mia città ha una vocazione all’ecumenismo religioso. Cittadini di nazionalità diverse, russi, ucraini e georgiani, pregano tutti insieme sulla tomba di san Nicola. Credo sia un momento importante di preghiera, ma anche di riflessione. Il santo patrono dimostra che c’è un dialogo anche tra religioni diverse nel rispetto reciproco. Spero che questo sia un segnale nei confronti della popolazione russa che si riconosce in quelli che sono i valori e il messaggio di pace di san Nicola. Noi speravamo che Papa Francesco e il Patriarca di Mosca Kirill potessero incontrarsi di nuovo proprio a Bari, dopo Cuba, per proseguire il dialogo tra cattolici e ortodossi. Credo che dal capoluogo pugliese possa partire un messaggio di pace proprio grazie alla figura di san Nicola, attorno alla quale la mia città ha costruito negli anni la propria identità”.

Gesti e parole di comunione tra cattolici e ortodossi mentre il Pontefice, dopo la visita a sorpresa all’ambasciata russa presso la Santa Sede, è impegnato in prima persona nella mediazione per la fine del conflitto. “L’azione di Papa Francesco – ha affermato l’arcivescovo di Mosca e presidente della Conferenza dei vescovi cattolici russi, monsignor Paolo Pezzi – è nella direzione di quanto ha già fatto in passato, come è avvenuto in Sudan e in Colombia. Cioè fare lui il primo passo per muovere i cuori di coloro che sono coinvolti nel conflitto tra la Russia e l’Ucraina. Cambiare le proprie posizioni ed essere aperti alla possibilità di risolvere una situazione non attraverso la guerra, ma con il dialogo”. Il presule ha aggiunto, infine, che “Papa Francesco è sicuramente la persona più ascoltata. Un’altra cosa è se poi ne consegue un comportamento e decisioni che tengano conto di quanto suggerito dal Pontefice”.

Francesco Grana (pubblicato su Il Fatto Quotidiano il 26/02/2021)

Fonte: Ucraina, cattolici e ortodossi russi in preghiera sulla tomba di San Nicola a Bari: “Presa di posizione contro ogni guerra” – Il Fatto Quotidiano

Censura a “Gente d’Italia”: Porta (PD) interroga con urgenza il ministro degli Affari Esteri Di Maio sulle gravi interferenze del Comites di Montevideo

Facendo seguito a quanto annunciato insieme al Responsabile del Partito Democratico per gli italiani nel mondo, Luciano Vecchi, il Senatore e componente la Commissione Affari Esteri ed Emigrazione del Senato Fabio Porta ha depositato oggi una interrogazione urgente al Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Luigi Di Maio.

“La mia interrogazione si riferisce ad un gravissimo attacco alla libertà di stampa e, al tempo stesso, ad una delle poche testate in lingua italiana pubblicata all’estero da parte della maggioranza dei consiglieri del Comites di Montevideo – ha dichiarato il parlamentare eletto in Sudamerica – Una pesante interferenza che costituisce di per sè un evidente abuso di potere da parte di un organismo che dovrebbe semplicemente confermare l’esistenza dei criteri richiesti dalla legge per il sostegno dell’editoria.  Invece di attenersi a quanto prevede la legge e venendo meno al dovere di tutelare il vitale interesse delle nostre collettività di mantenere gli ormai pochi organi di informazione esistenti all’estero, il Comites di Montevideo (con il voto contrario delle liste di minoranza) ha così operato una vera e propria censura alla linea editoriale del quotidiano, con un testo che costituisce un ‘avvertimento’ di stampo mafioso.  Il Ministero degli Esteri, attraverso l’Ambasciata ed il Consolato, non può avallare e legittimare tali comportamenti, e in questo senso la mia interrogazione – continua il Sen. Porta – chiede al Ministro Di Maio di “dare chiare e urgenti disposizioni ai rappresentanti diplomatico-consolari operanti in Uruguay affinché l’esercizio delle prerogative riconosciute agli organismi di rappresentanza locali, per la loro stessa efficacia, siano ricondotti rigorosamente nell’alveo delle leggi e della prassi amministrativa esistenti, superando prevenzioni di parte e scorie localistiche”.    Non solo, per evitare che tali minacce censorie abbiano un effetto devastante sul diritto ad una informazione completa e plurale da parte dei nostri connazionali all’esteroho concluso la mia interrogazione chiedendo al Ministro di  “fare in modo che nel percorso ulteriore della questione dei contributi pubblici a una testata in lingua italiana come «Gente d’Italia», tra le più autorevoli tra quelle sopravvissute a livello mondiale, vi sia da parte degli organi preposti a tali decisioni una valutazione più legata all’obiettività dei fatti e dell’attività che realmente la testata svolge”.  “La vicenda personale che mi ha riguardato – conclude l’esponente del PD riferendosi al suo ricorso contro i brogli elettorali – ha dimostrato come siano pericolosi e frequenti fenomeni malavitosi e atteggiamenti che minano l’esercizio della partecipazione democratica delle nostre comunità all’estero; non è ammissibile che anche la libertà di stampa e di espressione venga minacciata in questo modo, ancorpiù se ciò dovesse avvenire con l’eventuale compiacenza delle nostre autorità consolari.”

Ufficio Stampa Sen. Fabio Porta

Roma, 23 febbraio 2022

 

INTERROGAZIONE A RISPOSTA ORALE IN COMMISSIONE

da parte del Sen. Fabio Porta

Al Ministro per gli affari esteri e la cooperazione internazionale

Premesso che:

– La legge 23 ottobre 2003 n. 286, recante “Norme relative alla disciplina dei Comitati per gli italiani all’estero” attribuisce a tali organismi di rappresentanza la prerogativa di esprimere “parere obbligatorio, entro trenta giorni dalla richiesta, sui contributi accordati dalle amministrazioni dello Stato ai locali mezzi di informazione” (art.2, comma 4, lett. h);

– In virtù di tale funzione, che si traduce nell’espressione di un parere obbligatorio ma non vincolante per l’Amministrazione che dovrà procedere all’assegnazione dei contributi previsti dalla normativa sull’editoria all’estero, in data 17 febbraio il COMITES dell’Uruguay si è riunito in Montevideo per procedere agli adempimenti nel settore dell’informazione e, in tale occasione, ha espresso parere negativo sugli eventuali contributi da concedere alla testata «Gente d’Italia»;

– I pareri richiesti ai COMITES sui contributi che lo Stato riconosce alle testate che pubblicano all’estero devono tenere conto dei criteri che l’Amministrazione pone come condizione di tali assegnazioni e risultare con essi coerenti;

– Tali criteri consistono nell’attestazione dell’esistenza della testata, nella regolarità delle distribuzione delle copie dichiarate e nel rispetto della percentuale di scritti in lingua italiana nell’ambito di ciascun numero del giornale, con esclusione di qualsiasi interferenza nella linea editoriale, sia da parte dell’organismo che esprime il parere che da parte della stessa Amministrazione che riconosce il contributo;

Considerato che:

– Il parere espresso a maggioranza (con il voto contrario dei consiglieri di minoranza) dal COM.It.Es di Montevideo non fa alcun riferimento agli elementi obiettivi di esistenza della testata e di svolgimento della sua attività editoriale nel rispetto dei parametri fissati dall’Amministrazione centrale, ma per l’intero suo svolgimento – letteralmente dalla prima all’ultima parola – si concentra sulla linea editoriale del giornale, sulla quale riversa una serie di annotazioni critiche che alla fine assumono la forma di una sentenza senza appello;

– Tale interferenza, che riguarda non solo il giudizio sul taglio della strategia informativa e sulle scelte editoriali, si estende addirittura a prefigurare i possibili effetti critici che nel futuro potrebbero aversi nella comunità in conseguenza dell’operato del giornale, coniugando in tal modo un’illegittima pretesa censoria sul presente con una specie di preventivo “avvertimento” per il futuro;

– È di vitale interesse per gli interessi generali del nostro Paese cercare di salvaguardare, nel pieno rispetto delle normative esistenti e delle regole fissate, la vita e l’attività delle ormai poche testate in lingua italiana editate all’estero, in considerazione del ruolo che esse liberamente svolgono per incentivare la partecipazione dei cittadini italiani alla vita democratica e per sostenere le linee d’intervento che l’Italia persegue nel campo della promozione integrata del Sistema Paese e, di recente, in quello del turismo di ritorno;

Si chiede di sapere:

– Se non intenda dare chiare e urgenti disposizioni ai rappresentanti diplomatico-consolari operanti in Uruguay affinché l’esercizio delle prerogative riconosciute agli organismi di rappresentanza locali, per la loro stessa efficacia, siano ricondotti rigorosamente nell’alveo delle leggi e della prassi amministrativa esistenti, superando prevenzioni di parte e scorie localistiche;

– Se non intenda fare in modo che nel percorso ulteriore della questione dei contributi pubblici a una testata in lingua italiana come «Gente d’Italia», tra le più autorevoli tra quelle sopravvissute a livello mondiale, vi sia da parte degli organi preposti a tali decisioni una valutazione più legata all’obiettività dei fatti e dell’attività che realmente la testata svolge.

La Croce Reale e il ritorno ai valori tradizionali. Intervista a Ezequiel Toti, presidente della delegazione Argentina della Croce Reale e suo vicepresidente internazionale

“Ogni sovrano sul suo legittimo trono”.

La Croce Reale – Rinnovamento nella tradizione – è una piattaforma squisitamente culturale, apolitica e apartitica, fondata nel 2005 da un gruppo di persone, tra cui l’avv. Fabrizio Giampaolo Nucera, suo attuale presidente internazionale. Il movimento si propone di promuovere i valori storici, le radici culturali cristiane di ogni paese europeo ed internazionale di riportare sui troni i legittimi sovrani di ogni nazione come risposta alla crisi politica, sociale, della cultura dei valori e dei punti di riferimento. Essi infatti per storia e tradizione rappresentano un forte aspetto identitario dei popoli europei. La Croce Reale auspica un ritorno ai valori umani, alle identità, alla cultura, al recupero dei valori umanistici, come risposta e per far fronte a una globalizzazione mal gestita, contro l’individualismo esasperato, gli eccessi della politica attuale in crisi e vuota di contenuti e di etica, risultato di una conduzione fondata prettamente sulla moneta, sulle lobby e sui sistemi economici più spietati.

Che cosa auspica la Croce Reale per l’Italia?

Un cambiamento sociale che possa rinvigorire l’economia e la cultura dei nostri territori, mediante un nuovo progetto con un sistema federativo, che veda la penisola interessata da un nuovo rilancio culturale restituendo e pacificando gli antichi territori e le regioni e restituendo dignità identitaria alle nostre comunità. I legittimi discendenti delle dinastie, che storicamente e familiarmente sono legate potrebbero costituire un grande valore culturale aggiunto, in unione e di concerto con il ruolo di SAR il Principe Aimone di Savoia-Aosta, pronipote di Amedeo D’Aosta, eroe dell’Amba Alagi, figlio di Amedeo di Savoia recentemente scomparso lo scorso 1° Giugno 2021 e di Claudia di Francia. Sarebbe una reale e completa pacificazione sociale, storica e culturale anche nel grave divario tra Nord e Sud della penisola.

In un respiro più ampio come dovrebbero essere l’Europa e il mondo?

Sul modello di quello italiano una Federazione culturale dei popoli e delle nazioni, naturalmente nel rispetto delle identità, della memoria storica, delle tradizioni millenarie che abbiamo il dovere di salvaguardare, così come auspicata dalla splendida figura del Beato Carlo I d’Asburgo, ultimo imperatore d’Austria Ungheria.

Perché si è interessato della Croce Reale?

Per la mia storia familiare, per devozione monarchica, sono l’ultimo della famiglia Toti, signori di Cotrosso, patrizi di Lucca, Fiorenza e Pistoia, ho due antenati Nicolao Toti e suo figlio, il musicista Carlo Toti, che hanno combattuto nelle tre guerre d’indipendenza italiane e nella Spedizione dei Mille, ma anche per il mio assiduo impegno per tale causa e questo nostro progetto nel solco della tradizione e della innovazione.

Per questa ragione nel 2012, quando ero già responsabile della delegazione argentina della Croce Reale, ho ricevuto una distinzione da Amedeo di Savoia-Aosta.

Quando è iniziata la sua storia nella Croce Reale?

Nel 2010, quell’anno ho ricevuto l’invito da Fabrizio Giampaolo Nucera di formare una delegazione della Croce Reale in Argentina. Ho accettato e da allora rappresento con passione questo movimento qui e nel mondo, visto che nel frattempo ne sono diventato vice presidente internazionale.

Com’è cresciuta la Croce Reale dal 2005 a oggi?

Nel 2017 il nostro movimento ha preso un nuovo impulso e si è aperto culturalmente a altre case reali di tutta Europa, in questo momento ci sono quasi 50 delegazioni in tutto il mondo con il preciso intento di dare loro nuova linfa vitale, riproponendole alle nuove generazione come elementi di ricchezza spirituale e materiale insieme e come risorse, aggiungiamo noi, anche economiche. La delegazione argentina era molto attiva per questo mi hanno offerto l’incarico di Vicepresidente federale internazionale di questa grande piattaforma che è anche un po’ una grande famiglia.

Nel frattempo si è creato un buon presupposto di relazione tra varie case reali europee.

Crede che le nuove generazioni potrebbero seguire questa causa?

Penso di sì, perché le istituzioni attuali sono in crisi. La gente non crede più a niente e c’è bisogno di una svolta. Rafforza questa possibilità anche alcune profezie di grandi Santi quali San Giovanni Bosco e San Pio da Pietrelcina che prima della fine della Seconda guerra mondiale aveva previsto la fine della monarchia, ma anche una sua nuova rinascita con un nuovo Principe chiamato a regnare, un Principe di un altro ramo della Casa di Savoia.
Vi sono poi altre profezie, ma noi seguitiamo ad affidarci ai nostri Santi Patroni che sono un po’ la nostra guida spirituale, oltre al grande impegno e dedizione che mettiamo per questo grande progetto culturale.

Prossime manifestazioni in programma?

Sono ambasciatore culturale del regno di Bunyoro Kjtara, uno dei 4 stati in cui è divisa l’Uganda, sto promuovendo un Promuove un gemellaggio culturale tra la città di Berisso e il regno di Bunyoro Kjtara e con la Croce Reale sto organizzando per il 5 marzo il prossimo Concerto per la Pace in cui canterà Odino Faccia.

Edda Cinarelli

Gli italo-brasiliani e la “grande naturalizzazione”. Una circolare non può sostituire una legge dello stato e scavalcare il Parlamento

Il 25 febbraio 2020 il Tribunale di Roma ha accolto la richiesta di riconoscimento della cittadinanza iure sanguinis di alcuni cittadini brasiliani rigettando l’eccezione ministeriale della cosiddetta “Grande Naturalizzazione”.   Secondo l’interpretazione di una circolare emanata dal Ministero dell’Interno con la Grande naturalizzazione brasiliana sarebbe stato introdotto un meccanismo di rinuncia automatica di cittadinanza per tutti i cittadini stranieri residenti in Brasile alla data del 15 novembre 1889.   Si tratta di una evidente forzatura della realtà storica e fattuale, con un chiaro intento di introdurre in maniera impropria limitazioni e restrizioni all’attuale legge della cittadinanza scavalcando il potere del legislatore italiano, unico legittimato a intervenire in una materia così complessa e delicata.

Il Tribunale di Roma, con sentenza del 25 febbraio 2020, ha così confermato l’orientamento della Corte di Cassazione di Napoli del 1907, secondo la quale si può perdere la cittadinanza italiana solo con un atto volontario ed esplicito, non per il mancato esercizio della rinuncia alla cittadinanza brasiliana.

In attesa che si pronunci in maniera definitiva la Corte di Cassazione si stanno moltiplicando a dismisura gli appelli in Tribunale fondati sulla suddetta circolare ministeriale, che quasi sicuramente saranno rigettati alla luce della giurisprudenza consolidata in materia e della prossima sentenza della Cassazione.

Saggezza vorrebbe che la stessa Avvocatura dello Stato disincentivasse il ricorso a tali appelli, al fine di evitare un danno erariale cospicuo e oggi imponderabile.

La materia in questione è ancora una volta soggetta a interpretazioni soggettive o a ricostruzioni storiche che poco hanno a che vedere con lo spirito della legge, oltre ad essere per niente rispettose del ruolo del Parlamento come unico organismo titolato a intervenire e legiferare.

Ringrazio tutti i rappresentanti della collettività per avermi sollecitato in tal senso nel corso dei miei recenti incontri a seguito della mia proclamazione al Senato; procederò come ho ritenuto opportuno a interpellare il Ministro dell’Interno su questa recente vicenda, che fino ad oggi ha avuto solo lo scopo di aggiungere ulteriore confusione e allarmismo riguardo al riconoscimento di un diritto costituzionale e sulle relative procedure amministrative.

 

Roma, 22 febbraio 2022

Ufficio Stampa Sen. Fabio Porta 

Solidarietà con Gente d’Italia – la lettera di Marcelo Bomrad

Gentile Direttore: considero la decisione presa dalla maggioranza targata MAIE del COMITES di Montevideo, che ha dato parere negativo su ‘La Gente d’Italia’ nella seduta del 16.02.2022, un gravissimo colpo alla libertà di stampa che purtroppo non ci stupisce giacché vengono orchestrate dello stesso partito politico che continuamente utilizza la sua maggioranza relativa per limitare la democrazia, violare la legge, e danneggiare diritti fondamentali, come la libertà d’opinione.

Limitando la democrazia, come nel caso di Mendoza, dove il membro del Comitato Elettorale Circoscrizionale (CEC) Alfano Antonella, nominata per decreto consolare 10/2021 del 07/10/2021 in aperta violazione del comma 4 dell’articolo 16 della legge 286/2003 perché non era iscritta nei registri AIRE e quindi non avente il diritto al voto al momento della nomina, ha votato per proibire la partecipazione della lista Lega Mendoza così oltraggiando palesemente le più basiche regole democratiche. Ovvero violando la legge come i presidenti del COMITES di Buenos Aires e Rosario nel suo terzo mandato consecutivo come componenti del COMITES.

Tuttavia questa sorta di “fatwa” lanciata dal MAIE contro di ‘La Gente d’Italia’, con restrizioni ufficiali, ostruzioni ed altri tipi di attacchi alla libertà di stampa, non deve passare inosservata perché la necessità di un’informazione libera e indipendente è fondamentale per una democrazia sana.

Cordialità/Cordialmente

Ing. Marcelo Bomrad Casanova
Coordinatore Nazionale
Lega Salvini Premier Argentina
Dipartimento Lega nel Mondo

 

 

 

 

 

 

Gente d’Italia non esiste per dieci membri del Comites dell’Uruguay

Dieci persone – tutti rappresentanti dei cittadini italiani in Uruguay – alla fine di un’incredula e burrascosa seduta del Comites hanno espresso parere negativo sul giornale Gente d’Italia. E’ successo alla Casa degli Italiani di Montevideo, dove il nuovo Comites guidato dal Aldo Lamorte ha votato a maggioranza (10 contro 7) un parere negativo (ma ininfluente in quanto non vincolante… come prevede la legge sull’ editoria) su Gente d’Italia, un modo per dire che questo giornale non esiste. E’ un fatto molto grave dato che tira in ballo il significato stesso della rappresentanza e allo stesso tempo minaccia la libertà di informazione, un diritto fondamentale tutelato dalla Costituzione tanto in Italia come in Uruguay.

Bisogna sottolineare che secondo la legge il Comites è chiamato a dare un parere “non vincolante” che è stato sempre positivo in passato, per ben 24 anni. Per esprimere un parere bisognerebbe rispondere alle seguenti tre domande: Il giornale è venduto nelle edicole? I contenuti sono scritti per più del 50% in lingua italiana? Il giornale circola e viene apprezzato dalla collettività italiana del paese? Siccome le risposte sarebbero tutte positive ma i consiglieri hanno espresso un’opinione contraria resta da pensare che l’abbiano fatto spinti da altre ragioni. Lo hanno ammesso gli stessi esponenti della lista di maggioranza Maiu nel motivare il loro voto negativo parlando apertamente di “critiche alla linea editoriale portata avanti dal giornale”.

Edda Cinarelli

Porta e Vecchi (PD): ennesimo grave attacco a “Gente d’Italia”. Porre fine a intimidazioni e abusi di potere

“Da tempo il quotidiano “Gente d´Italia” è oggetto di pesanti attacchi, diretti e indiretti, alla sua libertà di espressione e circolazione (che è poi quella dei cittadini italiani all’estero ai quali si rivolge in via prioritaria questa pubblicazione). Stiamo parlando di una tra le ultime voci libere e quotidiane ancora in vita nel mondo dell’informazione italiana all´estero.

Dopo una pretestuosa e immotivata sospensione del contributo statale (previsto e determinato da una apposita legge per il sostegno all´editoria), dopo uno stillicidio di minacce anonime e un susseguirsi di attacchi informatici è oggi la volta del Comites di Montevideo che invece che porsi – come sarebbe da aspettarsi – a fianco di un prezioso strumento di informazione – fondamentale per la nostra collettività – con una decisione presa a maggioranza si erge adesso a censore della ‘linea editoriale’ del giornale ponendo in rischio (con un parere obbligatorio sia pure non vincolante) l’esistenza stessa di questo giornale.

In altre occasioni abbiamo dovuto difendere il suo Direttore Mimmo Porpiglia e il quotidiano “Gente d’Italia” da questi ripetuti attacchi alla libertà di stampa e di espressione sancita dalla nostra Costituzione, e lo abbiamo fatto consapevoli delle differenze di idee e opinioni spesso manifestate dal giornale rispetto alla nostra parte politica. Non possiamo però accettare inerti questo vero e proprio abuso di potere di un organismo che dovrebbe semplicemente certificare l’esistenza del giornale e la permanenza dei criteri previsti dalla legge italiana per il mantenimento del contributo.

Per questi motivi presenteremo un´interrogazione parlamentare e chiediamo fin da adesso alle autorità diplomatiche e consolari di vigilare con severità e attenzione sul delirio di onnipotenza di un organismo che dovrebbe primeggiare per la difesa del diritto ad una sempre maggiore informazione da parte dei nostri connazionali e non per la sua censura.

Per quanto ci riguarda, facciamo nostre le parole di omaggio e ringraziamento con il quale qualche anno fa nella Casa d’Italia di Montevideo il Presidente della Repubblica Mattarella consegnò al Direttore Mimmo Porpiglia una medaglia di riconoscimento per il ventennale lavoro prestato a favore degli italiani all’estero; quando il Presidente Mattarella nel suo discorso in Parlamento a seguito della sua rielezione ha ringraziato le nostre collettività per il “contributo che danno alla comprensione della identitá italiana nel mondo” si rivolgeva anche alla stampa italiana all’estero. Qualcuno, forse, non ha prestato la dovuta attenzione a quelle parole”

 

Fabio Porta

Senatore eletto nella Ripartizione America Meridionale

 

Luciano Vecchi

Responsabile Italiani nel Mondo del Partito Democratico

Conseguenze fiscali della mancata iscrizione AIRE

Se non si iscrive all’Aire il fatto che una persona si sia trasferita all’estero non ha alcuna rilevanza sul suo rapporto con il Fisco italiano.

A ribadire questo oramai consolidato orientamento giurisprudenziale è stata recentemente la Corte di cassazione con l’Ordinanza n. 1355/2022 che ha puntualizzato che si considera soggetto passivo di imposta il contribuente iscritto per la maggior parte dell’anno nell’anagrafe dei residenti in Italia (anche se trasferito all’estero). La Corte si è pronunciata, dopo una serie di avvisi di accertamento, ricorsi e controricorsi, in merito alla situazione fiscale di un cittadino italiano che nel 2007 si era trasferito in Brasile ma non si era iscritto all’Aire fino al 2011 ed in quel periodo aveva svolto in quel Paese attività finanziarie non dichiarate in Italia.

Nella sua pronuncia la Cassazione ha ricordato che l’articolo 2 (comma 2) del Tuir (Testo unico delle imposte sui redditi) stabilisce che ai fini delle imposte sui redditi si considerano residenti in Italia le persone che per la maggior parte del periodo di imposta sono iscritte nelle anagrafi della popolazione residente o hanno nel territorio dello Stato il domicilio o la residenza ai sensi del codice civile.

Dalla norma vigente vengono, quindi, individuati, perché sussista la residenza fiscale nello Stato italiano, tre presupposti, indicati in via del tutto alternativa: il primo, formale, rappresentato dall’iscrizione nelle anagrafi delle popolazioni residenti, gli altri due, di fatto, costituiti dalla residenza o dal domicilio nello Stato italiano ai sensi del codice civile. Secondo la giurisprudenza della Corte perciò le persone iscritte nelle anagrafi della popolazione residente si considerano in ogni caso residenti, e, pertanto, soggetti passivi d’imposta, in Italia; con la conseguenza che essendo l’iscrizione indicata preclusiva di ogni ulteriore accertamento, il trasferimento della residenza all’estero non rileva fino a quando non risulti la cancellazione dall’anagrafe di un Comune italiano.

Una volta riportata in Italia la residenza fiscale sulla base della presunzione assoluta prevista dal citato art. 2 co. 2 del TUIR, il contribuente è di conseguenza assoggettato agli obblighi di monitoraggio fiscale previsti dall’art. 4. comma 1 del D.L. 167/1990 in caso di detenzione, diretta o indiretta, di attività finanziarie o investimenti all’estero.

Ad aggravare infatti la situazione è quando il contribuente non dichiara i redditi conseguiti all’estero: di fatto a prescindere da quanto disposto dalle convenzioni contro le doppie imposizioni fiscali, il contribuente residente in Italia che non dichiara i redditi conseguiti all’estero in virtù del comma 8 dell’articolo 165 del Tuir, anche se avesse pagato le tasse all’estero, non ha diritto alla detrazione in caso di omessa presentazione della dichiarazione (o di omessa indicazione dei redditi prodotti all’estero nella dichiarazione eventualmente presentata).

Roma, 11 febbraio 2022

Ufficio Stampa Sen. Fabio Porta

Luciano Vecchi (PD): “Solidarietà al senatore Fabio Porta. Ora la giunta per le elezioni della Camera esamini il ricorso di Alberto Becchi contro i brogli dell’USEI”

LUCIANO VECCHI (PD): SOLIDARIETA’ AL SENATORE FABIO PORTA. ORA LA GIUNTE PER LE ELEZIONI DELLA CAMERA ESAMINI IL RICORSO DI ALBERTO BECCHI CONTRO I BROGLI DELL’USEI

“La vergognosa campagna di diffamazione nei confronti del Senatore Fabio Porta, messa in atto in America Meridionale, da parte di chi è stato artefice del più scandaloso broglio della storia delle elezioni della Repubblica italiana è un ulteriore insulto ai nostri connazionali residenti all’estero.”

Così ha dichiarato oggi Luciano Vecchi, Responsabile per gli Italiani nel Mondo del Partito Democratico.

“Il Senato ha proclamato Fabio Porta senatore – purtroppo dopo quasi quattro lunghi anni – perché ha riconosciuto i flagranti brogli operati dall’USEI, che avevano privato gli italiani in America meridionale della rappresentanza da loro scelta.”

“Ma, evidentemente, la legalità non piace a queste persone.

“E’, anzi, giunto il momento affinché, alla Camera dei Deputati, si esamini il ricorso di Alberto Becchi, vittima delle medesime manipolazioni del voto.”

“A Fabio Porta, ad Alberto Becchi e a tutte le persone che si impegnano onestamente per l’esclusivo bene dei nostri concittadini in America meridionale va la piena solidarietà del Partito Democratico.”

L’inarrestabile nostalgia di casa: una nuova tendenza tra gli expat italiani

Gli italiani non sono più migranti ma “expat”: i giovani di oggi si trasferiscono considerando dall’inizio l’idea del ritorno, forti del bagaglio professionale qualificato. Aiutano principalmente le nuove tecnologie e la facilità di poter viaggiare liberamente.

Come le rondini: Sindrome da expat da ritorno.

La Brexit, con le difficoltà che ha portato nel continuare a vivere nel Regno Unito e il covid, che ha impedito per molti mesi di tornare in vacanza nel proprio paese di origine e di ricevere delle visite da parenti e amici (e continua in molti casi a impedirlo), sono stati due fenomeni sociali che hanno contribuito ad attivare il ritorno o l’idea di ritorno degli expat nel proprio paese d’origine.

Il moto che ha spinto alla fuga si è trasformato in nostalgia e in desiderio sempre più forte di tornare. Come fare a capire se si tratta di un momento di crisi passeggero o di desiderio reale di cambiamento?

Il rischio è l’idealizzazione del ritorno a casa, mossi dalla nostalgia. Un focus fondamentale è che cosa si lascia e che cosa si trova.

Francesca, e il ritorno a Milano

Francesca 44 anni, 15 anni fuori, tra Hong Kong prima e Londra dopo.

«Dopo il covid – le parole di Francesca – avevo voglia di casa, ho avuto una figlia da giovane e adesso che è cresciuta, io e mio marito entrambi milanesi, abbiamo deciso di tornare e di farle iniziare il liceo a Milano. Dopo il primo momento di entusiasmo, ho visto tutte le fatiche della riorganizzazione in un posto nuovo, perché si tratta di un vero e proprio riambientamento e la burocrazia italiana aggiunge una notevole fatica. Anche a livello emotivo si pensa di tornare a come eravamo prima, ma le cose sono cambiate. Gli amici che erano sempre disponibili, visto che tornavamo una volta ogni tanto, hanno la loro vita, a livello di identità ero quella che viveva all’estero ed ero la expat nel paese in cui vivevo, ora chi sono?».

«I genitori – continua – sono invecchiati e le vite degli altri molto organizzate, lontane dalla mia in questo momento. La nostra casa che era il fondamentale punto di riferimento quando tornavamo mi sembra ora troppo piccola e per ora io non ho ancora trovato lavoro, per fortuna mio marito è entusiasta del suo. Non so come mi sento, lo valuterò tra un po’ e chissà, magari per l’università di nostra figlia coglieremo l’occasione per partire di nuovo. Ammesso che ci voglia ancora con lei».

Expat, i requisiti fondamentali per rientrare dall’estero

A livello emotivo può essere un sollievo tornare, ma bisogna anche fare i conti con la propria identità.

Requisiti fondamentali come per la partenza anche per il ritorno sono trovare una casa accogliente (possibilmente una diversa da quella di prima) e un nuovo lavoro che ci entusiasmi.

I rischi sono quello di voler ripartire, e l’ansia di essere in un posto definitivo, forse ci si deve fare i conti anche a seconda delle prospettive di movimento che darà l’evoluzione della pandemia.

Insomma, in ogni caso è importante tornare con un buon progetto alternativo. La mancanza della famiglia e degli amici non può bastare. Cambia comunque la prospettiva a seconda di che vita si abbandona e di che vita si trova.

Giulia, rientrata da Tokyo

Giulia 35 anni, 4 anni a Tokyo.

«Non è stata proprio una scelta quella di andare là – il racconto di Giulia – ero andata per seguire il mio compagno appena conosciuto, avevo avuto una precedente storia sentimentale alle spalle finita male e mi sono lanciata in una nuova avventura. Dopo il primo momento di entusiasmo per il posto nuovo, mi sono accorta che i ritmi lavorativi erano intensissimi – e nonostante la sicurezza economica non ero per niente abituata – e che anche io e il mio compagno eravamo molto diversi».

«Dopo poco – prosegue – sono stata investita dalla pandemia ed era difficile andare via, ma soprattutto ritornare se si partiva e quindi mi sono trascinata un po’ in questa situazione di malessere, anche se la percezione di avere uno sconosciuto in casa era sempre più evidente. Adesso sono tornata e mi sento scappata da una situazione di prigionia, non so quanto c’entri il Giappone o la relazione. Mi sembra tutto bellissimo nonostante le restrizioni che là tra l’altro erano molto meno. Devo trovare ancora un equilibrio».

Ogni caso è a sé, è importante fare la scelta che reputiamo migliore per noi, tenendo conto che può essere reversibile e seguire l’onda, la vita scorre e va avanti, solo il tempo ci farà vedere se si è rivelata giusta.

Irene Muller è una professionista che insieme alla collega Clara Giannarelli, grazie alla loro ventennale esperienza in consulenza psicologica e psicoterapia, hanno dato vita a Psicoterapeute all’estero, un servizio di supporto online (www.psicoterapeuteallestero.com), pensato proprio per tutti gli Expat italiani residenti all’estero o che si trovano spesso a viaggiare o a risiedere all’estero per lunghi periodi, per motivi di lavoro o di studio.

Irene Muller (pubblicato da themillennial.it il 08/02/2022)

Fonte: L’inarrestabile nostalgia di casa: una nuova tendenza tra gli expat italiani (themillennial.it)

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