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November 2020

La morte prematura di Franco Perrotta. Il ricordo e il cordoglio di Fabio Porta

Franco Perrotta ci ha lasciato. La comunitá italiana di Rio de Janeiro e del Brasile perde una delle sue espressioni piú belle e sincere: un leader discreto e autorevole, coerente e leale. Per me un amico che rimarrá sempre “no lado esquerdo do peito”. Marito e padre esemplare, legatissimo alla sua famiglia come alla comunitá calabrese e italiana.

Dirigente associativo e membro della Consulta della Calabria per l’emigrazione, ha ricoperto l’incarico di Presidente del Comites di Rio de Janeiro-Espirito Santo nel corso del mio mandato parlamentare, costituendo per me e per il mio impegno politico un riferimento sicuro e affidabile, oltre che affettuoso e sincero. Alla sua famiglia, ai suoi amici e a tutta la collettivitá italiana che lo ha apprezzato nel corso di tanti anni di impegno disinteressato le mie condoglianze e il mio fraterno abbraccio. RIP

San Paolo, 28 novembre 2020

Ufficio Stampa On. Fabio Porta

La Divina Commedia in 33 lingue

Un audiolibro, prodotto dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale in occasione delle celebrazioni del centenario dantesco, permette di ascoltare un’ampia scelta del poema in trentatré lingue diverse.

A settecento anni dalla scomparsa di Dante, l’audiolibro “Dalla selva oscura al Paradiso” propone in trentatré lingue un percorso guidato attraverso le tre cantiche dell’Inferno, del Purgatorio e del Paradiso: uno strumento unico nel suo genere per scoprire o riscoprire un eccezionale poema che continua non solo a suscitare l’interesse dei lettori d’ogni Paese, ma a nutrire l’ispirazione di artisti, scrittori, musicisti, registi di cinema e di teatro.

Ideato e progettato dalla Direzione Generale Sistema Paese del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, l’audiolibro “Dalla selva oscura al Paradiso” è stato realizzato grazie alla collaborazione di trentadue Istituti Italiani di Cultura, che hanno, ciascuno, inviato la registrazione nella propria lingua di competenza di una lettura di passi scelti del Divina Commedia interpretati da attori locali.

La versione italiana è stata affidata a Marco Martinelli e Ermanna Montanari del Teatro delle Albe di Ravenna, che da anni svolgono un lavoro di ricerca sul poema di Dante.

Patrocinato dal Comitato nazionale per le celebrazioni dantesche, dalla Società Dantesca e dal Gruppo Dante dell’ADI (Associazione degli Italianisti), il progetto è stato realizzato in partenariato con il Comune di Ravenna e grazie alla cura scientifica di due noti dantisti, Alberto Casadei (Università di Pisa) e Sebastiana Nobili (Università di Bologna-Ravenna).

Il cofanetto con l’audiolibro sarà distribuito a tutte le sedi estere (Ambasciate, Consolati, Istituti Italiani di Cultura) nel 2021 e comprende al suo interno un libretto di 130 pagine con il testo in italiano e in inglese.

Un codice QR permette di scaricare gratuitamente le 33 versioni del poema, che saranno comunque disponibili, sempre a titolo gratuito, sulle piattaforme Spreaker, Spotify, Deezer, Apple e Google.

Le trentatré lingue dell’audiolibro sono: italiano, albanese, arabo, bulgaro, catalano, ceco, cinese, coreano, croato, francese, ebraico, finlandese, gaelico, giapponese, greco, indonesiano, inglese, lituano, maltese, norvegese, polacco, portogallo, rumeno, russo, serbo, slovacco, sloveno, spagnolo, swahili, tedesco, turco, ucraino e ungherese. (aise)

Fonte LA DIVINA COMMEDIA IN TRENTATRÉ LINGUE (aise.it)

Cattedra di cinema italiano all’Università di Buenos Aires

Ambasciatore italiano in Argentina, Giuseppe Manzo ha annunciato il lancio della “Cátedra Libre Federico Fellini”, una Cattedra di Cinema Italiano unica non solo in Argentina ma in tutta l’America Latina, che sarà parte dell’offerta accademica della Facultad de Arquitectura, Diseño y Urbanismo (FADU) dell’Universidad Nacional de Buenos Aires.

La notizia è stata data mercoledì scorso, 25 novembre, durante la cerimonia di proclamazione dei vincitori dei concorsi lanciati lo scorso 15 luglio destinati a studenti della FADU-UBA nell’ambito dell’iniziativa “FELLINI, IL MITO – Homenaje al Maestro en el centenario de su nacimiento”, parte delle celebrazioni in commemorazione del grande maestro del cinema italiano, a cent’anni dalla sua nascita, organizzate dall’Istituto Italiano di Cultura a Buenos Aires e dal Centro Italo-Argentino di Alti Studi.

Questa iniziativa, assieme ad altre tra cui le proiezioni online dei principali film di Fellini, – sottolinea l’Ambasciata – ha permesso di ammirare l’elevata qualità dei lavori presentati, i quali hanno dimostrato non solo la preparazione degli studenti, ma anche la loro conoscenza e il legame con Fellini e il cinema italiano.

Nei prossimi mesi e settimane, saranno organizzate mostre fotografiche su Fellini e Alberto Sordi, il grande attore italiano nato anch’egli come Fellini 100 anni fa, e proiezioni di documentari e riprese dei backstage dei lavori del grande regista.

“La celebrazione di questa cattedra arriva in un anno speciale, un anno nel quale il mondo intero omaggia Federico Fellini nel centenario della sua nascita”, le parole dell’Ambasciatore Manzo. Il Cinema, ha aggiunto, “è uno dei tanti ponti che hanno connesso e connettono tutt’ora Italia e Argentina: non solamente ponti, ma anche vie, come quella dedicata a Vittoria Gassman che ho avuto l’onore di inaugurare a Bahía Blanca”.

La collaborazione tra Italia e Argentina nel settore del cinema è forte anche in ambito economico-aziendale.
Ogni anno – ricorda l’ambasciata – l’Italia partecipa con la sua forte presenza a Ventana Sur, il festival audiovisivo di Buenos Aires, e quest’anno la pandemia, lungi dall’interrompere questo legame, lo nutre della sfida di scoprire nuove forme di partecipazione: “Quest’anno saranno 32 le imprese che parteciperanno alla versione online del festival!” ha affermato l’Ambasciatore Manzo durante la cerimonia.

L’inaugurazione della “Cátedra Libre Federico Fellini”, in un incontro al quale hanno preso parte il Rettore dell’Universidad de Buenos Aires Alberto Barbieri e il Direttore del Centro Italo Argentino di Alti Studi, Claudio Zin, è un altro dei grandi risultati frutto di un intenso lavoro di cooperazione culturale ed accademica che Italia e Argentina portano avanti da ormai molti anni.

Non è la prima volta che viene inaugurata una cattedra dedicata alla cultura italiana nell’Università argentina: “la creazione della cattedra Italicidad nell’Universidad Nacional de Mar del Plata, nel settembre dello scorso anno, – ricorda, infatti, l’ambasciata – è un precedente di grande importanza nel quale vengono affrontate le forme che la cultura, la storia e la lingua italiana assumono quando vengono trasferite e vissute in contesti diversi da quello italiano”.

Sempre in materia di cooperazione accademica, è stata inaugurata inoltre la sede del Centro Italo-Argentino di Alti Studi nel prestigioso edificio della Facultad de Economía dell’Universidad Nacional de Buenos Aires la quale, sotto la guida di Claudio Zin, si è trasformata in un nuovo motore di collaborazione accademica, scientifica e culturale tra Italia e Argentina.

“Si tratta di risultati che si inseriscono all’interno di un’azione più ampia di promozione della cultura e la lingua italiana in Argentina – concludono da Buenos Aires – che l’Ambasciata d’Italia, la rete consolare italiana – la più grande del mondo – e l’Istituto Italiano di Cultura portano avanti e che fanno della diffusione della lingua e la cultura italiana uno degli obiettivi principali”. (aise) 

Fonte CATTEDRA DI CINEMA ITALIANO ALL’UNIVERSITÀ DI BUENOS AIRES (aise.it)

Il gabinetto d’oro di Cattelan: il 19 novembre si festeggia in tutto il mondo il World Toilet Day

Nel 2016 il Guggenheim di New York ha aperto al pubblico una mostra in cui si esibiva l’ultimo lavoro di Maurizio Cattelan: un gabinetto d’oro. Il titolo dell’opera è “America”. Il critico del New Yorker Calvin Tomkins ha detto che è il lavoro più interessante dell’artista italiano: «Nulla di quello che Cattelan ha fatto prima del suo ritiro è di una bellezza mozzafiato paragonabile a questa, sebbene le sue sculture di Papa Giovanni Paolo II a terra colpito da un meteorite ci si avvicini».

Cattelan aveva annunciato il suo ritiro dalla creazione di opere d’arte nel 2011, con l’annuncio: « Signori, la festa è finita. Cala il sipario». E da allora si è dedicato ad altri progetti, come il magazine Toilet Paper. L’istallazione esposta al Guggenheim è stata la prima dal suo «non-retirement», come l’ha descritto ironicamente Tomkins.

Prevedibilmente, il critico paragona il cesso dorato di Cattelan alla “Fontana” di Duchamp, che risale a quasi un secolo fa: «Era quando Marcel Duchamp ha presentato il suo orinatoio alla mostra della Società degli artisti indipendenti nel 1917 che un arredo da bagno non veniva nobilitato in questo modo». Quello di Cattelan era un gabinetto perfettamente funzionante, realizzato in oro massiccio a 18 carati e installato in un piccolo bagno, dove i visitatori potevano godersi l’opera in tutta privacy. “All’inaugurazione Cattelan ha esortato i partecipanti a utilizzarlo. «Qualsiasi cosa tu mangi, che sia un pranzo da duecento dollari o un hot dog che ne costa due, il risultato è sempre lo stesso dal punto di vista di una toilette».

Nel 2019 l’opera è stata rubata dal Blenheim Palace, nel Regno Unito.

Edda Cinarelli

Niente turismo, ma il cinema salva le casse del comune Venezia

Nel cuore della notte la facciata di Palazzo Ducale sembra esplodere, riducendosi a un cumulo di macerie. A Rialto, vicino al Mercato del Pesce, viene pescato più volte dal Canal Grande un cadavere e Piazza San Marco si trasforma in un campo da calcio illuminato di luci colorate. Non è la fotografia di una città impazzita, ma quella di una Venezia trasformata in un set cinematografico a cielo aperto, come hanno dimostrato per alcune notti le luci spettacolari di Mission Impossible 7. Proiettate su Palazzo Ducale, hanno creato una finta esplosione che ha incantato chi passava per la Piazza.

Mentre il mondo lotta contro la pandemia e Venezia appare come un deserto di negozi e alberghi chiusi, il cinema è l’unica realtà che sta portando una boccata di ossigeno all’economia cittadina e a quei tantissimi lavoratori, spesso a contratto intermittente, che per mesi sono rimasti disoccupati. Da ottobre calli e palazzi veneziani si sono trasformati in un continuo set cinematografico che ha portato almeno 700 mila euro nelle casse comunali, senza contare l’affitto di palazzi e il budget speso per comparse, macchinisti, trasportatori, tassisti, alloggi, tecnici luci, ristoranti e molto altro.

Oggi si sono chiuse le riprese di Lybra, settimo episodio di Mission Impossible 7 con Tom Cruise e Rebecca Ferguson, che ha portato solo al Comune 550 mila euro per l’affitto di Palazzo Ducale e di uno spazio all’Arsenale dove depositare le attrezzature, ma a questo soldi si aggiungono i 100 mila di affitto per Piazza Sn Marco pagati da Sony per lo spot della PlayStation che verrà girato questa notte . “I musei sono un set ideale per le riprese anche normalmente, come è accaduto in passato per The Tourist” ha detto Maria Cristina Ribaudi, presidente dei Musei Civici che quest’anno hanno visto un calo del 75% di visitatori “Questa volta è stata un’occasione particolarmente importante perché i musei sono chiusi per legge e nell’accordo con la produzione americana di Mission Impossible, oltre all’affitto dello spazio c’era l’impegno di diffondere il valore dei Musei Civici”.

La produzione americana, arrivata lo scorso 25 ottobre e di ritorno oggi a Roma, ha affittato per un giorno anche il Conservatorio Benedetto Marcello per altrettanti 40 mila euro. E mentre Tom Cruise saltava da una barca all’altra nei panni dell’agente Ethan Hunt in fuga, in giro per la città il regista spagnolo Alex De La Iglesia girava il film horror Venicephrenia con scene che molti passanti hanno spesso scambiato per vere, come il cadavere che viene pescato a Rialto o le urla disperate di un gruppo di persone alle Zattere. Nell’isola della Giudecca invece il veneziano Andrea Segre sta girando il film Welcome Venice con Andrea Pennacchi e Ottavia Piccolo su come il turismo abbia cambiato la vita della città. “In un contesto di depressione complessiva sicuramente questi film stanno portando del lavoro in città” spiega Piero Rosa Salva, presidente di Vela, la società partecipata dell’amministrazione che si occupa dell’organizzazione eventi “Negli anni abbiamo consolidato questo settore che garantisce serietà a chi si rivolge a noi per gli spazi, sicurezza alla città perché diciamo anche quello che si può o non si può fare e una significativa entrata economica per il Comune”.

Per ora le uniche riprese saltate sono state quelle della serie di Ciro Visco con Vittoria Puccini, ma è invece in arrivo il film su Ernest Hemingway ispirato a Di là del fiume e tra gli alberi diretto da Paula Ortiz. Qualcuno potrà dire che rispetto a com’era Venezia l’anno scorso, con turisti che venivano da tutto il mondo per visitarla e musei ed esposizioni diffusi per tutta la città, è poco, ma è comunque una speranza per il futuro.

Vera Mantegoli (pubblicato da La Repubblica il 18/11/2020)

Fonte https://www.repubblica.it/cronaca/2020/11/18/news/il_cinema_salva_le_casse_del_comune_venezia-274836558/?ref=RHTP-BH-I274300569-P6-S7-T1

Da 10 anni la dieta mediterranea è patrimonio dell’Unesco

Si sono aperte con un confronto tra Ministri ed esponenti del mondo accademico, coordinati dalla giornalista Donatella Bianchi, le celebrazioni per i 10 anni di riconoscimento della Dieta Mediterranea quale patrimonio culturale da parte dell’UNESCO.

Il 16 novembre 2010, infatti, l’Unesco a Nairobi inseriva la Dieta Mediterranea (DM) nel “Patrimonio Mondiale Intangibile dell’Umanità”, riconoscendo in questa dieta un “insieme di pratiche tradizionali, conoscenze e competenze, tramandate di generazione in generazione, capace di fornire un senso di appartenenza e di continuità per la popolazione di riferimento”. Il riconoscimento del 2010 ha accolto la candidatura transnazionale di Italia, Spagna, Grecia e Marocco, che nel 2013 è stata estesa anche a Cipro, Croazia e Portogallo.

Per celebrare il decennale, il Ministero dell’Ambiente ha promosso una diretta facebook alla quale hanno preso parte il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, il Capo di Gabinetto Pier Luigi Petrillo, i Ministri degli Esteri, delle Politiche Agricole, dell’Istruzione, della Salute Di Maio, Bellanova, Azzolina e Speranza, il presidente Franco Bernabè, il sindaco di Pollica Stefano Pisani e la docente Elisabetta Moro.

Nel suo intervento, Costa ha sottolineato che “la dieta mediterranea patrimonio Unesco è per noi una grande soddisfazione e un risultato gigantesco. In campo ambientale ha una valenza significativa, basti pensare alla biodiversità agricola, alla strategia di tutela della biodiversità di cui l’Italia è prima firmataria in Ue, alla linea farm to fork. Da ministro – ha aggiunto Costa – sono orgoglioso che questa giornata sia dedicata al riconoscimento della dieta mediterranea, e proseguirà il nostro impegno affinché sia patrimonio da conservare e promuovere per i nostri figli e nipoti”.

Per il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, il riconoscimento Unesco “è la testimonianza del modo italiano di intendere la vita, che riguarda il nostro cibo ma anche la difesa dell’ambiente, della biodiversità, del turismo, la promozione di percorsi enogastronomici dei nostri territori”. Il Ministro ha ricordato come la dieta mediterranea sia al centro del piano straordinario “Vivere all’italiana”, per la produzione di cultura e sistemi produttivi italiani e, dal 23 al 29 novembre, della Settimana della cucina italiana nel mondo.

Per il Ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova, dieta mediterranea è uno stile di vita, ma anche “cura del territorio, bellezza, benessere, salvaguardia della salute, rispetto del paesaggio che abbiamo ricevuto in eredità, salvaguardia e sviluppo armonico dei mestieri tradizionali. Promuovendo la dieta mediterranea salvaguardiamo la biodiversità, contrastiamo lo spreco alimentare, sosteniamo politiche a tutela del lavoro. Fame zero è il nostro obiettivo – ha sottolineato Bellanova -, il diritto al cibo va garantito in Costituzione, promuovendo azioni verso i giovani e le donne, contribuendo allo sviluppo socioeconomico delle comunità territoriali, anche per affrontare e risolvere il problema dell’esodo rurale”.

Come ricordato dal Ministro della Salute Roberto Speranza, la dieta mediterranea patrimonio dell’umanità “è un messaggio di fondo che buona salute vuol dire anche creare ogni giorno condizioni per star bene e quello che mettiamo in tavola è essenziale per questo obiettivo”.

Ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina ha sottolineato che “la scuola ha un ruolo decisivo nel sensibilizzare giovani e famiglie, anche il pasto che si consuma a scuola racchiude socialità, scambio. Restiamo in prima linea – ha affermato – nel contrastare le disparità, tutelare il diritto alla salute anche nelle scuole, e continueremo a lavorare per sostenere e promuovere ogni iniziativa atta a diffondere e custodire il prezioso patrimonio che ci è stato tramandato”.

La dieta mediterranea, ha osservato Franco Bernabè, “trasmette un dinamismo di cui in questo frangente abbiamo un grande bisogno. Le crisi fanno emergere la necessità di un maggiore multilateralismo e di una governance globale. Scienza, cultura, educazione sono l’unica chiave per un futuro di progresso dell’umanità. Il patrimonio culturale immateriale richiede uno sforzo corale di tutela di fronte alle spinte dell’omologazione culturale. La dieta mediterranea è frutto di una storia plurisecolare che si pone a cavallo tra tutela ambientale sicurezza alimentare e tutela della salute”.

Il Capo di Gabinetto del Ministero dell’Ambiente Pier Luigi Petrillo ha quindi ripercorso la storia del negoziato che ha portato al riconoscimento Unesco e ricordato il sindaco di Pollica Angelo Vassallo, che spinse affinché l’intero Cilento e non soltanto la sua città fosse inserito come comunità emblematica all’interno del dossier.

“Il riconoscimento Unesco – ha affermato Petrillo – per la prima volta assegnò ad una pratica alimentare il ruolo di patrimonio culturale. Un riconoscimento così rilevante che cinque anni dopo l’Unesco cambiò le sue direttive inserendo un intero capitolo sul tema dello sviluppo sostenibile, e che ha permesso al mondo di conoscere come questo stile di vita rappresenti lo stile di vita italiano”.

La dieta mediterranea, ha aggiunto Petrillo, è quella con “il minor impatto ambientale, consuma poca acqua si basa sulla stagionalità rispettando i ritmi della natura, tutela la biodiversità e consente al singolo di poter apprezzare tipi di produzione completamente diversi. Una dieta sta rappresentando in molti territori uno strumento utile per lo sviluppo sostenibile”. (aise) 

Fonte https://www.aise.it/made-in-italy/dieta-mediterranea-da-10-anni-patrimonio-unesco/152927/157

L’Argentina e la Calabria: un esempio da seguire

La comunità italiana è senz’altro la più numerosa dell’Argentina non solo tra le presenti nel paese ma addirittura si riconferma anno dopo anno come la più grande delle comunità italiane all’estero. Si calcola che più della metà della popolazione può vantare di avere tra i suoi antenati un oriundo della nostra penisola, ma quello che non tutti sanno è che la comunità calabrese a Buenos Aires è senz’altro la più numerosa. Rappresenta da sola quasi 40% degli italoargentini anche se nel resto del paese i connazionali si distribuiscono a macchia di leopardo secondo la provenienza, per cui è molto azzardato dire che l’impronta calabrese si trovi ovunque.

I calabresi in Argentina restano primi anche in quanto a iniziative e presenze al punto che concentrano l’attività di quasi tutta la comunità italiana a Buenos Aires. Questa caratteristica è ancora più evidente quando si tratta dei gruppi di giovani. Nel 2019 è stata eletta Miss Calabria in Argentina la giovanissima Mariel Pitton Straface che, insieme al fratello Leandro, rappresentano il centro di gravità e motore dei giovani calabresi della capitale. Il testimonio di Mariel è la storia di vita di tantissimi giovani italoargentini che riscoprono la terra delle loro origini grazie all’affetto trasmesso dai nonni.

A continuazione la sintesi di una conversazione tenuta con lei qualche giorno fa che rappresenta la storia di tanti giovani alla riscoperta delle proprie origini.

“I miei 4 nonni erano italiani, da parte di mio padre la madre era catanese e il padre era della provincia di Udine, anche se purtroppo non ho conosciuto nessuno di loro due perché erano già deceduti al momento della mia nascita, si erano conosciuti e sposati qui in Argentina. Da parte di mia madre entrambi sono calabresi di Corigliano Calabro, in provincia di Cosenza. Ho solo conosciuto mia nonna perché mio nonno è deceduto quando avevo solo tre anni. Mia madre parla sempre di lui e io ce l’ho molto presente. La mia parte italiana ce l’ho grazie alla mia nonna che parla un misto tra italiano e spagnolo e ogni giorno che passa mi parla dell’Italia come se l’avesse lasciata ieri. Sono 70 anni che abita qui, loro si sono sposati in Italia e sono partiti quando lei aveva 16 anni. E’ molto bello ascoltarla e già da piccola mi ero proposta di studiare l’italiano ma a causa delle diverse priorità mi sono messa a studiare l’inglese.

“Faccio parte del consiglio di direzione dell’Associazione Calabrese, collaboro ovunque ci sia da fare, nella segreteria dei giovani, in quella della donna, nelle attività culturali e adesso in piena quarantena ho dato una mano nell’aggiornamento della piattaforma virtuale. Dirigo il gruppo folkloristico e collaboro con altri gruppi di giovani come quello dell’Associazione Passione Tricolore e quello delle Nuove Generazioni Italiane. Cerco di prendere parte di ogni iniziativa sempre che sia possibile.

“Scrivo per il sito web buenosaires.it appartenente alla rete di italiani.it, faccio anche parte del consiglio di direzione dell’Associazione Calabrese, sono la segretaria per i giovani e fondatrice nonché direttrice del gruppo folkloristico dell’Associazione Calabrese. Ho fondato questo gruppo con l’obiettivo di diffondere le radici e le tradizioni italiane con l’obiettivo di attrarre i giovani all’associazione. Sappiamo che mancano i giovani e potrebbero essere stati attratti mediante un progetto dedicato a loro.

“Nel 2018 la Regione Calabria ha dato delle borse di studio per la diffusione della lingua e la cultura italiane presso l’Università della Calabria e questo è stato il mio primo viaggio in Italia. Ci sono andata insieme a una amica anche lei vincitrice di una borsa di studio, a Rende ci siamo incontrate con altri giovani di origine calabrese. E’ stata una esperienza incredibile, uno dei viaggi più belli che ho fatto in vita mia. Io non conoscevo l’Italia e non avevo mai pensato di andarci soprattutto perché mia nonna è molto grande e fatica a viaggiare. Non ho voluto perdere questa opportunità e ci sono rimasta più di tre mesi per studiare l’italiano presso l’Università della Calabria e ho partecipato al Festival delle Spartenze a Paludi.

“Ho anche conosciuto il paese dei miei nonni e i miei parenti italiani, ho viaggiato e conosciuto altri posti dell’Italia. Le borse di studio sono molto importanti per i giovani perché li incentiva e li stimola. Ho visto i luoghi di cui mi parlava mia nonna, è stato incredibile. Nel 2019 ho partecipato al progetto Scuola Calabria e abbiamo percorso in pullman 28 paesi della Calabria e ho studiato l’italiano presso l’Università per gli Stranieri di Reggio Calabria.

“Non so come mi vedo a futuro anche perché in questa situazione è molto difficile fare delle proiezioni, però credo che mi vedo sempre così attiva come adesso, in costante sviluppo con i gruppi che dirigo. Il mio obiettivo più grande è fare crescere il gruppo folkloristico, siamo già più di 33, mi piacerebbe trasformare l’Associazione in una scuola di danze italiane. Adesso non ho nessun obiettivo preciso, forse andrei per un periodo in Italia ma non so se posso stare tanto tempo lontano dalla mia famiglia”.

Paolo Bonanno Cinarelli (pubblicato da Thedaylicases.com il 04/10/2020)

Fonte https://thedailycases.com/largentina-e-la-calabria-un-esempio-da-seguire-argentina-and-calabria-an-example-to-be-followed/?fbclid=IwAR33MTdcmDB6b0yxixngQCruQJXJJcnfD3obotDhGNbgB4X41i1FiGeBLhM

TERRA incontra l’artista Tomas Ortolani

L’Associazione “Tracce dell’Emilia-Romagna nella Repubblica Argentina “ TERRA di Mar del Plata per combattere il lock down ha organizzato il ciclo virtuale CONOSCENDO, che costa di incontri con giovani artisti, filosofi e esponenti della cultura vincolati all’italianità in generale e all’Emilia Romagna in particolare.

Per il ciclo virtuale ‘Conoscendo’, organizzato dall’Asociación Nuevas Generaciones Terra di Mar del Plata rappresentativa dei discendenti emiliano-romagnoli, e moderato da Gino Ponzini, è stato intervistato il giovane artista Tomás Carlos Ortolani, classe 1992, che è un illustratore e disegnatore di Mar del Plata ma residente da diversi anni a Córdoba, sempre in Argentina. Appassionato fin da bambino di disegno, passa attraverso il mondo dei comics, dei disegni animati e degli ‘anime’. Si definisce un artista figurativo che ammira tanto l’arte rinascimentale e barocca quanto quella dei maestri europei e statunitensi contemporanei.

La sua opera è orientata al modello classico e figurativo; purtuttavia l’artista non manca di affrontare problematiche contemporanee e sociali, sotto un profilo concettuale. Ha viaggiato in Europa, visitando l’Inghilterra e la Spagna, e nel Vecchio Continente si è materializzato il trampolino di lancio per la partecipazione a concorsi internazionali di arte figurativa. Una vita artistica già ricca e movimentata, dunque, quella del giovane Tomás Ortolani che racchiude parte della sua filosofia in una serie di ritratti di adolescenti con giocattoli o per meglio dire con ‘muñecos’.

Quello che emerge osservando queste opere, di una qualità quasi fotografica, è una sorta di senso di solitudine dell’adolescente circondata dai giocattoli della propria infanzia: in una sua opera una ragazza è raffigurata con alcuni giocattoli o bambole in mano; in un’altra c’è una ragazza sdraiata a terra e completamente circondata da giocattoli, tra i quali diversi supereroi di grandi dimensioni, come se in un certo senso volessero proteggerla o rendere quasi impenetrabile quell’epoca ben precisa all’interno della vita della persona; in un’altra opera ancora una giovane donna è ritratta a fianco di un robot a grandezza umana e le due figure si tengono per mano attraverso la tessera di un puzzle.

L’arte, è cosa nota, è soggettiva non soltanto per chi la realizza ma anche per chi la osserva: si potrebbe intravedere un legame di eterna fanciullezza e, quindi, di eterna purezza d’animo tra l’essere umano e i suoi muñecos? E’ difficile dare una risposta. “Non so quanto la mia vita abbia influito sulle mie opere. Mi piace collezionare muñecos però non intendo parlare tanto di me o della mia infanzia quanto piuttosto in generale della maniera in cui i muñecos caratterizzano la prima parte della vita delle persone, ossia l’infanzia, e quindi di conseguenza il modo in cui poi ci si relaziona con l’esterno”, ha spiegato Tomás Ortolani che ha mostrato anche bozzetti preparatori e altre tipologie di opere tratte dal suo repertorio comunque vasto ed eclettico.

In un simpatico scambio di battute alla fine con Marcelo Carrara, Consigliere Cgie, che ha chiesto come potrebbe esser d’aiuto l’associazionismo a un artista come lui che volesse promuovere iniziative in Italia e in Europa, Tomás Ortolani ha risposto sorridendo “con la ciudadanía” evidenziando un tema comunque molto caro a tanti oriundi che vivono in America Latina: il tema appunto della cittadinanza che può aprire molte porte, soprattutto in campo lavorativo. (Simone Sperduto/Inform)

Parte da Marilina Bertoncini la riscossa dell’italianità

Nei giorni scorsi si è saputo che l’architetta Marilina Bertoncini è stata nominata vicepresidente della Consulta degli emiliani romagnoli nel mondo. Entrata da giovanissima nel mondo dell’associazionismo italiano, aveva ventuno anni quando è stata disegnata consultrice per l’Argentina, ha l’esperienza necessaria per risvegliare negli oriundi italiani i sentimenti che avevano spinto i loro nonni e genitori a riunirsi in associazioni: identificazione con i migranti della stessa regione, conservazione della cultura d’origine, amore verso la civiltà italiana nel suo complesso dalle Alpi alla Sicilia, orgoglio della nostra storia.

Valori che in alcuni casi si stanno perdendo e sono stati sostituiti dalla politica, che è entrata con forza nel mondo associazionistico. La politica purtroppo ci ha separati e sconcertati, ora dopo questa esperienza si cerca di tornare ai sentimenti fondazionali, all’identificazione e all’orgoglio dell’italianità.

La Consulta è nata il primo aprile 1975 – 45 anni fa, con la seguente motivazione “ La Regione riconosce negli Emiliano-romagnoli nel mondo, nelle loro famiglie, nei discendenti e nelle loro comunità una parte essenziale della società regionale e un’importante risorsa per lo sviluppo economico, sociale e culturale sia della regione Emilia-Romagna sia dei territori d’emigrazione, e desidera favorire le politiche di collaborazione internazionale della Regione.”

Quando hai saputo di essere stata eletta?

L’Assemblea legislativa con la deliberazione n. 25 del 6 ottobre 2020 ha reso pubblico che Marco Fabbri, ex sindaco di Comacchio, consigliere Pd, è stato eletto Presidente della Consulta e la consigliera della Lega Valentina Stragliati e me siamo state nominate vice presidenti. Fabbri e Stragliati sono consiglieri regionali che svolgono in parallelo quest’altra attività.

Ho saputo della mia nomina dai numerosi messaggi di congratulazioni che mi hanno inviato amici e conoscenti prima della comunicazione della Regione. E’ stata una bella sorpresa perché non sapevo che mi avrebbero scelta

So che sei stata molto votata, perché credi di aver avuto tanti voti?

Ho ricevuto diciannove voti su quarantatré e sono molto contenta perché mi ha votata la metà dei presenti all’assemblea.  Credo che mi abbiano scelto per la mia lunga esperienza in campo associazionistico. La Consulta si propone di destare nelle associazioni i valori originali, di dargli nuovo impulso, e crede che con la mia competenza in questo campo possa essere di aiuto in questa svolta.

Una volta l’Emilia Romagna organizzava molte manifestazioni a Buenos Aires, poi all’improvviso apparentemente l’attività è scemata. 

Ti riferisci all’epoca di Ivo Cremonini e di Silvia Bartolini, dal 1990 al 2012. La Consulta in quegli anni dipendeva direttamente dalla Presidenza della Regione ed era organizzata in modo diverso. Aveva un budget diverso, organizzava vari eventi culturali e li portava all’estero.  Quello è stato un periodo di grande operosità e le manifestazioni avevano molta visibilità. Le organizzava direttamente la Consulta in collaborazione con gli Assessorati, con gli enti Locali, le Ambasciate e i Consolati. Si è discusso molto politicamente sulla ragione per cui si spendeva tanto denaro per gli emiliano romagnoli all’estero. Probabilmente perché non se ne comprendeva l’importanza come ambasciatori della nostra cultura. Qualcuno avrebbe voluto addirittura chiuderla, ne è seguita una grande lotta 2014-2015, finita nel 2015 con una nuova legge sulla Consulta che è passata a dipendere dall’Assemblea Legislativa. Ora tutta la sua attività deve essere approvata dall’Assemblea Legislativa e per i progetti s’indicono bandi di concorso. Il procedimento attuale rende più trasparente la tracciabilità dei fondi pubblici. Questo per evitare i dubbi delle persone che potrebbero sospettare della trasparenza della gestione del denaro.

Noi originari dell’Emilia Romagna quanti siamo? Ho l’impressione che siamo pochi.

Tra oriundi ed emigrati siamo un bel gruppetto. Sicuramente la nostra è stata un’immigrazione meno numerosa di quelle di alcune altre regioni comunque siamo l’1,8% degli immigrati. Negli ultimi anni le nostre fila si sono ingrossate con alcuni giovani che vengono per frequentare i corsi dell’Università di Bologna (UNIBO), sede Buenos Aires. Molti di loro vengono per un’esperienza di studio e poi decidono di fermarsi un tempo per conoscere meglio la realtà sociale dell’Argentina. Alcuni dei soci fondatori dell’Unione Regionale degli Emiliani Romagnoli a Buenos Aires (URERBAnon ci sono più, però altri continuano a essere presenti con l’impulso del primo giorno e invogliano a partecipare i loro figli e nipoti, che costituiscono con noi della generazione anteriore un’unica grande famiglia e collaborano nell’organizzazione delle nostre manifestazioni.

I giovani oriundi, attivi nella vita associativa, sono figli delle persone che costituivano il gruppo giovane di URERBA. Sono una trentina di ragazzi ben rappresentati dalla nostra consultrice junior Agostina Gentile, che è una pronipote di Adriana Medri, socia fondatrice di URERBA.

Per noi i giovani occupano una posizione centrale. L’ha sottolineato anche Fabbri quando ha detto “Lavoreremo in continuità con chi mi ha preceduto, guardando ai tanti giovani delle associazioni degli italiani all’estero”.

Dei soci fondatori ce ne sono alcuni molto amati e stimati dalla comunità.

Certo, il signor Ernesto Tagliani, venuto in Argentina con la spedizione Borsari a Ushuaia, nel 1948. Ha novantadue anni e lo apprezziamo moltissimo. C’è anche la nostra Carissima Adriana Medri, insegnante di lingua e cultura Italiane. Entrambi conservano molta vitalità.

Progetti per i giovani?

Loro non hanno le nostre stesse motivazioni ne hanno altre. Noi di media età siamo figli diretti di migranti e frequentavamo l’associazione per amore. I giovani di ora sono attratti da progetti culturali di scambio o di formazione e cerchiamo di motivarli dando corsi d’italiano on line, di formazione, seminari e incontri su temi di attualità culturale. Quest’anno abbiamo organizzato incontri zoom per celebrare i cento anni dalla nascita di Fellini, abbiamo in programma la commemorazione dell’anniversario di Pellegrino Artusi con il coinvolgimento di Casa Artusi. Per l’anno prossimo sono previste molte manifestazioni in memoria di Dante Alighieri, nel settecentesimo anniversario della sua morte. Continueremo a lavorare promovendo attività cinematografiche con accordi tra l’Universidad del Cine, il CIIC e scuole affini in Italia, come si è fatto con la manifestazione El Cine es un puente en el Oceano, realizzato grazie a un progetto finanziato dalla Consulta con il comune di Piacenza, con il ConCorto festival di Piacenza ed associazioni partner come l’Unione Regionale Emilia Romagna di Buenos Aires. Presto ci sarà la Settimana della Cucina Italiana, in cui saremo presenti. La Consulta pensa di attivare accordi con diversi assessorati, con l’Istituto Italiano di Cultura e con l’Ambasciata per valorizzare i rapporti con la comunità all’estero.

Qual è il tuo obiettivo principale?  

Rafforzare l’associazionismo in Argentina e in altre realtà. Innanzitutto mi propongo di rivalorizzare l’italianità all’estero e di fare in modo che noi italiani torniamo a lavorare insieme, superando le diversità regionali. Mi ricordo che, tanti anni fa, prima dell’istituzione delle associazioni regionali lo facevamo. Poi sono arrivate le regioni, mi riferisco agli anni  80, e ci siamo organizzati per aree di appartenenza. La nostra regione è stata particolarmente all’avanguardia in iniziative, e la ringrazio per avermi permesso di avere una vita associativa propositiva.

Come far riprendere il loro obiettivo fondazionale alle associazioni? 

Dobbiamo recuperare il volontariato, lavorare tutti uniti, emiliani, toscani, veneti, calabresi, siciliani e gli altri italiani, includendo anche le persone che non sono di origine italiana, ma amano l’Italia e la cultura italiana, per coltivare l’amore per l’Italia e far conoscere le nostre eccellenze. In Emilia Romagna ne abbiamo molte. Chi non conosce Luciano Pavarotti, Laura Pausini, Raffaella Carrà, la Ferrari, la Maserati, e i nostri innumerevoli prodotti industriali e culinari? Abbiamo molto di cui essere orgogliosi e dobbiamo lavorare per trasmettere ai giovani l’orgoglio dell’italianità.

Vuoi aggiungere qualcosa?

Desidero ringraziare l’anteriore presidente e il vice presidente della Consulta, Gianluigi Molinari e Alessandro Cardinali, poi Anna Lisa Poggiali, presidente dell’Associazione (AERSALTA) per averci rappresentanti dal 2015 al 2020 e averci aperto questo nuovo percorso emiliano romagnolo all’estero con tanto entusiasmo e attività.

 Edda Cinarelli

I turisti delle radici e i “viaggi identitari”

I protagonisti dei viaggi delle radici non sono semplici turisti: parte da questo assunto la ricerca che l’Università della Calabria – con il supporto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – Direzione Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie – intende affrontare da qui ai prossimi mesi per capire come sviluppare un marketing adeguato a questo segmento del settore.

Il progetto muove i passi da una ricerca già avviata dall’ateneo nel 2017 da Sonia Ferrari e Tiziana Nicotera, che oggi hanno presentato la prossima fase dell’indagine che porteranno avanti specificamente tra gli italiani e le persone di origine italiana in Argentina.

In quella ricerca, ha spiegato la professoressa Ferrari, “abbiamo esaminato il fenomeno del turismo delle radici sotto diversi punti, sia per conoscere questi turisti sia per capire il loro impatto sul territorio”. Alla base dello studio “l’inquadramento teorico, per capire cosa succede in particolare in Calabria”, cioè per capire se comuni e amministrazioni “sono sensibili o no al fenomeno e se hanno attivato servizi ad hoc”. Al tempo stesso, è stato indagato anche il “lavoro svolto dagli altri Paesi in materia”.

Il prossimo passo, dunque, sarà capire come sviluppare un marketing specifico per questo segmento: al fianco dell’Università della Calabria ci saranno la Dgit, rappresentata oggi dal consigliere Giovanni De Vita, e le università di Mar del Plata, Torino, Bari, la Federazione delle Associazioni Calabresi in Argentina (Faca), il Centro italo-calabrese di Tucuman, l’Unpli e la Fondazione dei Giuliani. Importante il ruolo da trait d’union svolto dal giornalista di Rai Italia Pasquale Guaglianone.

Le ricercatrici dunque somministreranno un questionario online a circa mille persone per “conoscere il fenomeno più a fondo”. Il questionario sarà redatto sia italiano che in spagnolo perché “questa fase della ricerca sarà rivolta esclusivamente all’Argentina”, cioè agli italiani e agli oriundi interessati “a tornare in vacanza” in Italia.

Viaggiatori sulla scia delle emozioni, che non sono semplici turisti, come emerso dalla prima parte della ricerca illustrata brevemente da Nicotera. Per questo occorre una “visione di marketing territoriale” che completi le indagini che finora sono state solo antropologiche e sociologiche.

Importante capire la motivazione del viaggio che, per i turisti delle radici, è rappresentata dalla “connessione emotiva con la terra natale”, se emigrati di prima generazione, o dal “senso di appartenenza” per le generazioni successive. Per tutti, comunque, è importante “la ricerca della propria identità”.

Per la buona riuscita di questo “viaggio identitario” i bisogni sono tanti e diversi: per capirli, nella prima parte della ricerca sono stati ascoltati amministratori, operatori e guidi turistiche, anche esperti di genealogia. Ne è emerso che è importante, appunto, fornire servizi di ricostruzione genealogica; aiutare i connazionali al recupero di documenti, a fare delle ricerche in loco sulla loro famiglia, accompagnarli alla scoperta di territori a loro noti solo per i ricordi dei nonni, metterli in condizione di partecipare ad eventi tradizionali, gustare cibo locale, ovviamente, insomma essere presi per mano alla scoperta delle loro radici.

Loro, d’altro canto, “non si sentono turisti” quando visitano l’Italia, “né sono considerati tali dalla comunità locale”. Tutti parlano di un “legame rafforzato dopo il viaggio”.

Obiettivo della ricerca sarà capire anche “lo stato dell’arte sul territorio sul lato dell’offerta, cioè se siamo pronti ad accoglierli” e se sarà possibile costruire “un modello replicabile” in tutte le regioni.

Dall’interlocuzione con gli amministratori locali – per la prima parte della ricerca sono stati ascoltati più della metà dei sindaci calabresi – è emerso che “molti comuni hanno pensato ad iniziative ed eventi” per gli oriundi, ma anche “che c’è ancora molto da fare per attrarli in modo corretto, con servizi giusti e tali da rendere piacevole il loro viaggio e accessibile il territorio”. I loro sono “flussi meno stagionali, raggiungono anche piccoli borghi, ma anche per questo è più difficile per loro organizzazione il viaggio”. Insomma, il quadro è complesso ed ha “specificità tali da giustificare un’offerta ad hoc”.

Per aiutare i territori a stilare questa strategia di marketing, l’Università della Calabria sarà affiancata dai colleghi dell’ateneo di Mar del Plata, rappresentato oggi da Miriam Berges, economista, e dalla professoressa Anna Maria Biasone, secondo cui “visitare il Paese dei propri antenati e rivivere la propria italianità sono aspettative espresse da molti degli oriundi” italiani in Argentina.

A stilare il questionario e, poi, ad elaborare i risultati sarà Anna Lo Presti, statistica all’Università di Torino. Il questionario, ha anticipato, “risponderà a 4 domande di ricerca: valutare l’intensità del legame alla terra d’origine (contatti con parenti e amici, abitudini, uso del dialetto a casa); indagherà sulla tipologia di soggiorno scelta per il viaggio in Italia (a casa dai parenti o in albergo) e sul tipo di legame ritrovate; a quanti non sono mai venuti in Italia chiederemo il perché di questa scelta (motivi economici? Legami sfaldati?). Infine indagheremo sulla visione che hanno della loro terra d’origine, come la vedono da lontano. In base a questi dati, poi, vedremo se esistono dei gruppi omogenei, caratteristiche comuni: faremo una analisi dei cluster per analizzare in particolare la relazione tra generazione (prima, seconda e terza) e il legame con le origini, sia soggettivo che oggettivo”.

Per “agganciare” questi viaggiatori secondo Pasquale Guaglianone, giornalista Rai in Argentina da 15 anni, bisogna puntare sul “romanticismo dell’emigrazione” ma anche chiedere sostegno ai media locali, calabresi nello specifico, anche se – ha spiegato Ferrari – il questionario, in questa fase, sarà rivolto non solo ai calabresi ma a persone di origine italiana in Argentina.

Ad affiancare l’ateneo calabrese anche dall’Unpli – l’unione delle Pro Loco – sia di Calabria che della Provincia di Cosenza, rappresentate rispettivamente da Filippo Capellupo e Antonello Grosso La Valle, così come, in Argentina, dalla Federazione delle Associazioni Calabresi in Argentina (Faca).

La Faca, ha ricordato il presidente Leo De Simone, “riunisce 75 associazioni calabresi in Argentina, dislocate su tutto il territorio, che contribuiranno con questionari e interviste”.
Per il centro italocalabrese di Tucuman è intervenuta Arianna Cabello Rendace, che ha raccontato quanto è stato importante per lei il suo primo viaggio in Calabria.

Dalla vicina Puglia, ha assicurato collaborazione alla ricerca Roberto Santamato dell’Università di Bari, mentre per Asmef e Confinternational è intervenuto Salvo Iavarone, da tempo in prima linea sulla valorizzazione dei Borghi.

Le conclusioni sono state quindi affidate a Giovanni De Vita, capo dell’Ufficio I della Direzione generale per gli italiani nel mondo e politiche migratorie della Farnesina, che ha dato sostegno alla ricerca. Alla Dgit, ha ricordato De Vita, “abbiamo deciso di avviare negli anni scorsi il tavolo tecnico sul turismo delle radici per riunire quanti avevano già avviato delle iniziative e indagare su esperienze e buone prassi da condividere” con l’obiettivo di “capire se era possibile avviare un modello di promozione del turismo delle radici la cui importanza per l’Italia – Paese che conta 80 milioni tra oriundi e italiani residenti all’estero – è evidente”.

Secondo De Vita “bisogna puntare sulla specializzazione dell’offerta relativa a questo segmento: il turista delle radici non è attratto da siti Unesco, ma viene per riscoprire una esperienza che ha costruito con i ricordi di nonni e genitori, che gli hanno trasmesso valori e tradizioni”.

Il sistema turistico italiano dovrebbe “capire i bisogni di questo turista e accompagnarlo sui luoghi della memoria”.
Il tema vede la Farnesina, e la Dgit in particolare, in prima linea: “abbiamo proposto una serie di eventi anche in occasione di importanti appuntamenti fieristici nel mondo”, ha ricordato De Vita, inoltre “insieme all’associazione pugliese Raiz Italiana e all’Asmef abbiamo lanciato la Guida al turismo delle radici”.

Tra le collaborazioni della Direzione generale non c’è solo quella con l’Università della Calabria: “siamo in contatto con altri enti di ricerca per raccogliere tutti gli elementi necessari a capire come dovrebbe essere disegnata questa offerta così da fornire supporto alle strutture che promuovono il turismo. C’è molto da fare, a cominciare da una campagna informativa mirata sul turismo delle radici che vada a colpire questo target particolare anche grazie al coinvolgimento di testimonial di rilievo”.

“Siamo contenti che questo primo focus sia sull’Argentina, che è stato anche il primo Paese che ci ha dato uno stimolo su questo tema” e dove “c’è un ufficio Enit, quello di Buenos Aires, molto attivo”. Lo studio della professoressa Ferrari, ha concluso De Vita, “è molto ben organizzato, abbiamo grandi attese” anche perché “il turismo delle radici può essere una grande opportunità di investimento per la ripresa di un settore così gravemente colpito dall’epidemia”. (m.cipollone\aise) 

Fonte https://www.aise.it/primo-piano/i-turisti-delle-radici-e-i-viaggi-identitari/152384/160

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