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May 2020

Coronavirus, decine di migliaia di morti nell’America Latina

Il Covid 19 colpisce l’America Latina, in particolare i settori più fragili della popolazione, coloro che non  hanno un conto in banca, revolving o carte di credito, e neanche gli spazi necessari per vivere distanziati; per non parlare delle regioni estremamente povere e con uno scarso sistema sanitario.

Nella città di Guayaquil in Ecuador si sono registrati più morti che nei sette Paesi vicini allo stesso tempo, oltre 14 mila secondo fonti locali, anche se gli ultimi dati ufficiali parlano di quasi 4 mila morti. Scene raccapriccianti, cadaveri per strada, abbandonati e poi raccolti in tutta fretta dall’esercito in bare anche di cartone, con funerali express nei cimiteri pubblici.

Nel Brasile si avvicinano i 25 mila decessi covid (nella foto la sepoltura di una vittima in una fossa comune nel cimitero di san Paolo, ndr.), tuttavia il presidente Jair Bolsonaro assicura che una crisi economica produrrebbe più morti per fame. Anche se ora ha mitigato il negazionismo iniziale, appoggiato da fans e imprenditori che suonano il clacson nelle metropoli, spinge per l’apertura del lockdown decretato invece dai governatori. Il coronavirus ha diviso il Paese, le fosse comuni impressionano i brasiliani: “Stiamo arrivando alla barbarie” ha dichiarato il sindaco di Manaos, Arthur Virgilio, in lacrime mentre rilasciava una intervista al giornale “Folha de San Pablo”. Ma il picco ancora non è arrivato.

Neanche in Messico siamo al picco. Qui il presidente López Obrador ha iniziato col piede sbagliato, proponendo uno scapolare religioso come protezione al coronavirus, non dichiarando la quarantena e invece invitando al confinamento volontario e distanziamento sociale. Oggi i morti superano quota sette mila.

Colombia ha i “desplazados”, migliaia di contadini scapati dal conflitto tra guerriglieri, paramilitari e narcos. Nelle capitali vendono artigianato, fanno lavori domestici o lavorano nell’edilizia, ma ora sono bloccati. Un telo rosso alla finestra è il loro modo di chiedere aiuto chiedendo solidarietà a chi sta meno peggio. A Guatemala, invece i teli sono bianchi.

Il Venezuela ha chiuso tutto da tre mesi e i morti, almeno quelli ufficiali sono pochi: una ventina. Ma il Paese del petrolio oggi si trova in tale crisi che anche il carburante viene razionato ed importato, ci sono file per ottenere alimenti, e i medicinali -per fino quelli per la pressione- non si trovano, e i quasi 400 prigionieri politici chiedono invano i domiciliari. Il tutto aggravato dal blocco economico del presidente Trump. Dal Governo invece arriva il “kit di igiene”: una saponetta, un rasoio e un deodorante, tutto in una busta con il viso del presidente Maduro.

Il Perù invece ha scelto la quarantena rigida, ma la popolazione che vive alla giornata non l’ha presa bene. Tanto da costringere il presidente Martín Vizcarra a decretare il coprifuoco: gli uomini possono uscire il lunedì, mercoledì e venerdì; le donne, martedì, giovedì e sabato, ma il sistema dell’alternanza ha miseramente fallito. Si è arrivato a proporre il carcere fino a 10 anni per i positivi che rompono la quarantena. Oggi i morti si avvicinano ai 4 mila.

Il governo sandinista del Nicaragua non ha dichiarato il confinamento e addirittura ha convocato delle manifestazioni. Il presidente Daniel Ortega, sparito per 34 giorni ora è ricomparso per difendere il suo operato nella crisi sanitaria. I morti ufficiali sono 20, troppo pochi, a marzo si registrano 70 morti per pneumonia, ma  le Ong indicano oltre 500 decessi.

Quarantena totale in Bolivia dove le presidenziali sono state rinviate dal governo provvisorio, mentre il deposto presidente Evo Morales, studia dall’esilio in Argentina come ritornare.

L’Argentina, con gli occhi puntati alla situazione in Italia, da subito ha dichiarato la quarantena e oggi i morti non arrivano a 600. Ora la crisi sanitaria fornirà al governo del presidente Alberto Fernández un’ulteriore ragione per non saldare l’immenso debito estero, nella scia del default e dei tango bond.

Quando il coronavirus è arrivato in Cile, i manifestanti che tenevano il Paese in scacco hanno pensato fosse una mossa del governo Piñera per dichiarare il coprifuoco. La quarantena varia da regione a regione secondo l’andamento dei contagi. I decessi sono meno di mille.

Immediato invece il confinamento a El Salvador dove il presidente Bukele sposta la riapertura del Paese più avanti ogni 15 giorni tenendo in vigore con misure draconiane. Le foto delle carceri con bande della criminalità locale, i “maras”, in mutande e poche mascherine lasciano esterrefatti. Tuttavia le bande in guerra con il governo in quest’epoca di coronavirus bastonano chi non rispetta il confinamento.

Cuba invece esporta medici, molti dei quali vedono una opportunità per uscire dall’Isola, anche se il governo concede loro soltanto una piccola parte dello stipendio ricevuto. Con il blocco economico degli Usa la vita è difficile e le code per ottenere alimenti si fanno ancora più lunghe.

C’è ance il Costa Rica, un Paese senza esercito, che in tutto registra dieci morti per coronavirus. Soprannominata la Svizzera dell’America Latina, malgrado i suoi numerosi problemi almeno in questa emergenza sta meglio degli elvetici.

Hernán Sergio Mora (pubblicato da Il Corriere della Sera il 30/05/2020)

Fonte https://www.lastampa.it/esteri/2020/05/30/news/coronavirus-decine-di-migliaia-di-morti-nell-america-latina-1.38907611?fbclid=IwAR3S5mvO_3RjYcg3dM86cdzHMuAH0yu_rRyPPsT1QuPZoxhtqV9n0VtEcv0

Il Papa al primo Regina Coeli sulla piazza: «Tornare qui è un piacere!»

«Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Oggi che la piazza è aperta possiamo tornare, è un piacere!». Papa Franceso sorride, nel primo Regina Coeli rivolto alla piazza dopo la chiusura per la pandemia. Sono passati tre mesi dall’ultima volta che il pontefice si è affacciato alla finestra del Palazzo Apostolico, il primo marzo, per recitare la preghiera mariana della domenica. In realtà i fedeli li aveva salutati anche domenica scorsa, dopo la prima apertura della piazza e aver recitato la preghiera nel suo studio, e anche nelle settimane di clausura Francesco non aveva rinunciato ad affacciarsi di fronte alla piazza vuota per la benedizione, come rivolto alla città e al mondo.

Ma ora Francesco ritorna a dire la sua catechesi e a pregare davanti ai fedeli. Restano le misure di sicurezza, all’interno del Colonnato possono entrare solo poche centinaia di persone, ben distanziate, e la piazza è semivuota, molti seguono oltre le transenne. «Auguro a tutti una buona domenica di Pentecoste, abbiamo tanto bisogno della luce e della forza dello Spirito Santo», ha esclamato il Papa: «Ne ha bisogno la Chiesa, per camminare concorde e coraggiosa testimoniando il Vangelo. E ne ha bisogno l’intera famiglia umana, per uscire da questa crisi più unita e non più divisa».

Sette mesi fa si concludeva il Sinodo amazzonico e così Francesco ha ricordato l’Amazzonia «duramente provata dalla pandemia», dove «tanti sono i contagiati e i defunti, anche tra i popoli indigeni, particolarmente vulnerabili: prego per i più poveri e indifesi di quella cara regione, ma anche per quelli di tutto il mondo, e faccio appello affinché non manchi a nessuno l’assistenza sanitaria». Nella Giornata nazionale del Sollievo, Bergoglio ha ripetuto il suo «apprezzamento a quanti, specialmente in questo periodo, hanno offerto e offrono la loro testimonianza di cura per il prossimo». In particolare «ricordo con gratitudine e con ammirazione coloro che, sostenendo i malati in questa pandemia, hanno dato la loro vita», ha detto, prima di invitare a pregare in silenzio «per i medici e infermieri che hanno donato la loro vita in questo periodo».

Prima del Regina Coeli, il Papa ha celebrato nella basilica di San Pietro la messa di Pentecoste, ancora senza fedeli ma con una cinquantina di religiosi e invitati sparsi tra le navate. «Ripartiamo da qui, guardiamo la Chiesa come fa lo Spirito, non come fa il mondo», ha osservato nell’omelia: «Il mondo ci vede di destra e di sinistra, con questa ideologia, con quell’altra; lo Spirito ci vede del Padre e di Gesù. II mondo vede conservatori e progressisti; lo Spirito vede figli di Dio. Lo sguardo mondano vede strutture da rendere più efficienti; lo sguardo spirituale vede fratelli e sorelle mendicanti di misericordia». Delle sfide di questo periodo Francesco ha parlato anche nel suo messaggio per la Giornata missionaria mondiale: «Capire che cosa Dio ci stia dicendo in questi tempi di pandemia diventa una sfida anche per la missione della Chiesa. La malattia, la sofferenza, la paura, l’isolamento ci interpellano. La povertà di chi muore solo, di chi è abbandonato a sé stesso, di chi perde il lavoro e il salario, di chi non ha casa e cibo ci interroga. Obbligati alla distanza fisica e a rimanere a casa, siamo invitati a riscoprire che abbiamo bisogno delle relazioni sociali, e anche della relazione comunitaria con Dio. Lungi dall’aumentare la diffidenza e l’indifferenza, questa condizione dovrebbe renderci più attenti al nostro modo di relazionarci con gli altri».

Gian Guido Vecchi (pubblicato da Il Corriere della Sera il 31/05/2020)

Fonte https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/20_maggio_31/papa-primo-regina-coeli-piazza-tornare-qui-piacere-1eaee4dc-a33c-11ea-8193-03ffea7ed6db.shtml

Grazie a Dario Signorini per aver fatto proclamare il 3 giugno Giorno dell’immigrante italiano anche in CABA

Nei giorni scorsi ha suscitato un poco di sorpresa un post del Comites di Buenos Aires con cui si rendeva noto che grazie ad una gestione del Presidente del Comites, Dario Signorini, e del deputato Esteban Garrido, il giorno dell’Immigrante Italiano è Legge anche nella città di Buenos Aires.

In effetti la giornata si stava celebrando ininterrottamente dal 1996, durante la prima settimana di giugno, perché il 3 Giugno è stato dichiarato Giorno dell’ immigrante italiano con la Legge nazionale 2456, del 1995, emanata nel “Boletin Oficial” del 19 ottobre dello stesso anno con il numero 28252.  La cerimonia commemorativa si  svolgeva davanti al mausoleo del general Belgrano ed era organizzata dalla Federazione delle Associazioni Cattoliche della Repubblica Argentina (FACIA).

Siamo grati a Dario Signorini, per aver ridato attualità a questa giornata, anche se quest’anno la celebrazione potrà essere solo virtuale. A riprova di quanto scritto riportiamo un articoletto pubblicato in Voce d’Italia del 24 giugno 2014.

“Con un omaggio a Belgrano Facia ha celebrato il Giorno dell’Immigrante italiano, 3 giugno.

Il parlamento argentino, in segno di riconoscenza agli italiani, che con il loro sforzo hanno contribuito alla nascita e progresso della Repubblica Argentina, gli ha dedicato il 3 giugno, giorno della nascita di Manuel Bel- grano (3 giugno 1770 – Buenos Aires, 20 giugno 1820) ed ha istituito il Giorno dell’Immigrante italiano. Belgrano era figlio di un commerciante di Oneglia, nella Repubblica Genovese, oggi Liguria. Come succede ormai dal 1996, quando si è iniziata a celebrare questa giornata, la Federazione delle Associazioni Cattoliche Italiane in Argentina (Faca) ha reso onore a Belgrano e a tutti gli immigrati italiani, con una cerimonia davanti al mausoleo dell’eroe italo argentino, nella Basilica di Santo Domingo. La cerimonia si è svolta la mattina di domenica 1 giugno. Alla celebrazione erano presenti i membri del Consiglio Direttivo di Facia, rappresentati di varie associazioni cattoliche con i loro stendardi, su cui sono riprodotte le immagini dei santi Patroni dei paesi d’origine e i Portatori di Cristo: Alessandro Rossi, Rodolfo Meischel, Eduaro Dall’O, Sergio Zillo dell’Unione Genovese Madonna della Guardia. La cerimonia è iniziata con l’intonazione degli inni nazionali Argentino e Italiano, suonati dalla Banda della “Escuela de Cadetes de la Policia Federal”, diretta dal maestro Martín Fretta. È seguito un festoso lancio delle bandierine italiane, argentine, vaticane, quindi il presidente di Facia, Antonio Famà, ha salutato il pubblico e l’ha ringraziato per la sua assistenza alla cerimonia, immediatamente dopo ha depositato con la sig. ra Esther Franco una corona di fiori ai piedi del Mausoleo. La vice presidente della Federazione, Nélida Claps, ha quindi rivolto un discorso in allusione alla cerimonia. Ha parlato di Manuel Belgrano che fu uomo colto, coraggioso.

Tra i presenti: il presidente di Feditalia sen. Luigi Pallaro, il 1° vicepresidente di Fediba, Marco Basti, la vicepresidente della Faca Irma Rizzuti, e numerosi dirigenti di numerose associazioni, tra i tanti le cortesi sorelle Pellizzari, lettrici di Voce d’Italia.  Finita la cerimonia davanti al Mausoleo di Belgrano i rappresentanti di Facia si sono recati nel piazzale davanti al Santuario Maria Madre dei Migranti per realizzare una processione ed assistere ad una S. messa. Al gruppetto di fedeli si sono aggiunti l’agente consolare di Lomas de Zamora, Francesca Cardurani Meloni con il marito Fabrizio, il console di Buenos Aires, Giuseppe Giacalone e Bianca Amici, conduttrice del programma Va Pensiero. Si è svolta la processione, con a capo i portatori di Cristo, e una S. Messa, celebrata da Padre Italo Serena, assessore spirituale della collettività italiana.

Alla fine dei sacri riti si è realizzato un pranzo nella palestra della scuola del Santuario”.

Edda Cinarelli

Dal 3 giugno stop quarantena per chi viene dall’area Schengen e dalla Gran Bretagna

Si torna a viaggiare dall’Europa all’Italia. Il 3 giugno cadrà l’obbligo della quarantena di 14 giorni per le persone provenienti dai Paesi dell’area Schengen e dalla Gran Bretagna. Per il resto dei paesi europei tale obbligo cadrà dal 15 giugno. L’indicazione è contenuta nel dpcm in vigore, che prevede anche la fine del divieto di spostamenti tra regioni sempre a partire dal 3 giugno.

“Spero si decida di riaprire, e comunque tutti insieme, mi auguro dal 3 giugno”. Così il governatore del Veneto Luca Zaia, nel consueto punto stampa sull’emergenza coronavirus sperando che le notizie circolate sull’intenzione del governo di riaprire agli spostamenti tra regioni dal 3 giugno siano presto confermate. Se sarà così’, secondo Zaia, si tratterà di un “bel segnale”.

Zaia ha poi parlato della Grecia che ha messo l’Italia nella blacklist: “La Grecia nei confronti dell’Italia ha avuto un comportamento assolutamente riprovevole. Mi fa incazzare che questo atteggiamento venga da un Paese che sta in Europa”.

Poi ha aggiunto: “Se fossi io il ministro degli Esteri italiano sarei già ad Atene”. Dalla Grecia “non me lo sarei mai aspettato. Bisogna intervenire subito”. “Non ci risulta – ha concluso Zaia – che la sanità greca sia come quella veneta o quella italiana. Da parte del Veneto non c’è preclusione per nessuno”.

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, intanto, annuncia su Facebook le sue visite in Germania il 5 giugno, in Slovenia il 6 e in Grecia il 9. “In questi incontri spiegherò ai miei colleghi che l’Italia dal 15 giugno è pronta a ricevere turisti stranieri e che agiremo con la massima trasparenza. La situazione interna, tutti i dati sui contagi, saranno sempre pubblici. Non accettiamo blacklist e non abbiamo nulla da nascondere, anzi. Abbiamo sempre agito con responsabilità e trasparenza e continueremo a farlo”.

Fonte https://www.repubblica.it/cronaca/2020/05/30/news/dal_3_giugno_stop_quarantena_per_chi_viene_dall_area_schengen_e_dalla_gran_bretagna-257992076/?ref=RHPPTP-BH-I257740547-C12-P4-S5.4-T1

3 giugno: giornata del migrante italiano in Argentina

 Il Parlamento della città di Buenos Aires ha approvato, di fatto all’unanimità, una mozione con cui si stabilisce che il 3 giugno di ogni anno sarà ricordato come la Giornata del migrante italiano, una decisione che rafforza la legge del 20 settembre 1995 e del Giorno dell’Immigrato del 4 settembre. A darne notizia oggi è Ricardo Merlo, Sottosegretario agli Affari Esteri, che ha spiegato come quella di oggi sia una scelta che “rende omaggio all’Italia, alla collettività italiana tutta e ai tanti migranti italiani giunti nel paese sudamericano nel secolo scorso”.

“La storia dell’emigrazione italiana in Argentina – ha aggiunto Merlo a commento della notizia – viene dunque riconosciuta ai massimi livelli istituzionali e sarà celebrata ogni anno da tutta la Nazione, che nel corso dei decenni è cresciuta e si è sviluppata anche grazie al grande apporto degli italiani. Ancora oggi, italiani e discendenti di italiani, ricoprono in quel Paese importanti ruoli in ogni settore della società, dall’economia alla cultura, dalla politica all’industria”.

L’esponente del Governo italiano, nato a Buenos Aires da immigrati veneti, ha dunque salutato la collettività in Argentina, la quale “ancora oggi porta alta l’italianità in terra argentina e in tutta la regione latinoamericana”. (aise)

Fonte https://www.aise.it/comunit%C3%A0/sottosegretario-merlo-3-giugno-giornata-del-migrante-italiano-in-argentina/145953/1

Risposta globale al coronavirus: al via la nuova campagna della commissione UE

 La Commissione ha annunciato oggi le prossime fasi della “Risposta globale al coronavirus”, l’azione globale per l’accesso universale a vaccini, terapie e test contro il coronavirus a prezzi accessibili. Alla maratona di raccolta fondi varata il 4 maggio scorso, dunque, fa seguito l’avvio di una nuova campagna in collaborazione con l’organizzazione internazionale non governativa Global Citizen: “Obiettivo globale: uniti per il nostro futuro”, che culminerà in un vertice mondiale dei donatori in programma per il prossimo sabato 27 giugno.

Insieme a Global Citizen, la Commissione intensificherà dunque la raccolta di fondi per permettere di superare questa pandemia a livello mondiale ed evitarne un’altra.

Si tratta di una nuova campagna per raccogliere fondi per l’ACT-Accelerator, avviato dall’Organizzazione mondiale della sanità con i governi e i partner mediante un appello mondiale il 24 aprile. L’obiettivo è raccogliere le ingenti risorse che saranno necessarie per accelerare lo sviluppo di nuove soluzioni e garantire che siano accessibili in modo universale e inclusivo, vale a dire in ogni luogo e per chiunque ne abbia bisogno.

La nuova fase della campagna della raccolta fondi

L’esito dell’iniziativa di raccolta fondi del 4 maggio, che ha dimostrato la volontà e la capacità della comunità internazionale di unire le forze e mettere in comune le risorse per superare la pandemia, è un buon auspicio per una collaborazione internazionale senza precedenti e per lo stanziamento di risorse necessarie per la produzione, l’approvvigionamento e la distribuzione di vaccini, terapie e test.

L’entità del compito richiede la mobilitazione dei cittadini a livello mondiale. Nelle prossime quattro settimane, Global Citizen porterà avanti la campagna “Obiettivo globale: uniti per il nostro futuro”, con il patrocinio della Commissione europea e la collaborazione di partner quali Bloomberg Philanthropies, la Bill & Melinda Gates Foundation e il Wellcome Trust.

I paesi partner della Risposta globale al coronavirus (Arabia saudita, Austria, Belgio, Canada, Emirati arabi uniti, Francia, Germania, Italia, Marocco, Messico, Norvegia, Nuova Zelanda, Regno Unito, Spagna e Sudafrica) e la Banca europea per gli investimenti appoggiano questa campagna e si prevede che ne aderiranno altri. Anche l’Organizzazione mondiale della sanità svolge un ruolo essenziale a sostegno di questa iniziativa. La presidente von der Leyen presiederà il vertice: “Obiettivo globale: uniti per il nostro futuro”, previsto per il 27 giugno.

Artisti di fama mondiale quali Adam Lambert, Chloe x Halle, Chris Rock, Coldplay, Dionne Warwick, Fasi Kuti, Fher di Maná, Hugh Jackman, Idrè & Sabrina Elba, J Balvin, Justin Bieber, Lady Gaga, Lang, Rachel Lakshmi, Rachel Broahsahan e Shakira hanno annunciato il loro impegno a sensibilizzare i cittadini su questa causa, in modo che questi a loro volta possano far leva sui leader mondiali.

La campagna darà un nuovo impulso ad organismi come CEPI, GAVI (l’Alleanza per i vaccini), il Therapeutics Accelerator, UNITAID, FIND e il Fondo mondiale, che stanno conducendo iniziative volte a sviluppare e rendere disponibili test, terapie e vaccini per gli operatori sanitari in prima linea e per i soggetti più vulnerabili al virus in tutto il mondo.

Un altro appuntamento cruciale per il rafforzamento dei sistemi sanitari e delle capacità di immunizzazione dei paesi più poveri del mondo sarà il vertice mondiale sui vaccini organizzato da GAVI (l’Alleanza per i vaccini) per il 4 giugno, che contribuirà in modo decisivo a conseguire gli obiettivi della Risposta globale al coronavirus.
La Commissione incoraggia inoltre le persone a fare donazioni al COVID-19 Solidarity Response Fund, il fondo di risposta alla Covid-19 dell’OMS.

Il quadro di cooperazione globale è in movimento

Come annunciato il 4 maggio, la Risposta globale al coronavirus è composta da tre partenariati, relativi ai test, alle terapie e alla prevenzione. I partenariati sono sostenuti da un asse di lavoro trasversale che si prefigge di rafforzare i sistemi sanitari in relazione al coronavirus.

Il quadro globale di cooperazione (Access to COVID-19 Tools Accelerator o ACT-Accelerator) sostiene e alimenta gli organismi esistenti affinché collaborino in tali partenariati senza creare nuove strutture o istituzioni. I tre partenariati definiscono la loro strategia, il fabbisogno di risorse e le norme in materia di responsabilità, mossi da un forte senso di urgenza, collaborazione e necessità di trasparenza.

Nell’ambito dell’iniziativa ACT-Accelerator, è stato organizzato un gruppo di facilitazione che riunisce i paesi partner e le organizzazioni sanitarie mondiali per sostenere il lavoro dei partenariat sollecitare le risorse supplementari necessarie e promuovere soluzioni comuni per la realizzazione della loro missione. Sostenuto da un polo di coordinamento istituito presso l’OMS, il gruppo garantirà la coerenza tra i partenariati e riferirà ai donatori e ai consessi mondiali sui progressi compiuti, tutelando anche i partenariati da influenze indebite e da conflitti di interessi.

“Se mobilitiamo risorse e uniamo le forze in modo rapido e massiccio, avremo maggiori possibilità di ottenere un vaccino per tutti alla nostra portata – ha affermato Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea -. Il mondo deve uscire più forte da questa pandemia. Dovremmo essere più preparati ad affrontare crisi di questo tipo in futuro e a garantire un accesso equo a farmaci e a sistemi sanitari solidi ovunque nel mondo. Si tratta di una sfida globale che richiede una autentica mobilitazione a livello internazionale.”

Per il cofondatore e direttore generale di Global Citizen, Hugh Evans, “in tutto il mondo le persone hanno voglia di riprendere la loro vita, di trascorrere il tempo con gli amici e i loro cari e di guadagnare un salario dignitoso. Per realizzare questo obiettivo abbiamo bisogno di test, terapie e vaccini contro la Covid-19 che siano disponibili per tutti e ovunque nel mondo. Il lavoro importante compiuto dagli scienziati a livello globale, gli sforzi per la distribuzione di soluzioni a prescindere dal costo, dal reddito o dalla posizione geografica e la necessità di ricostruire le economie dei paesi più poveri richiedono un massiccio aumento dei finanziamenti. Nessuno è al sicuro fino a quando non lo sono tutti”.

“La pandemia di Covid-19 è una crisi globale epocale che è stata affrontata con una reazione senza precedenti a livello mondiale – ha evidenziato Tedros Adhanom, direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) -. Il 24 aprile insieme ai capi di Stato e di governo e ai massimi esponenti delle principali organizzazioni pubbliche e private abbiamo varato l’ACT Accelerator nell’ambito di una collaborazione storica per lo sviluppo, la produzione e l’equa distribuzione di vaccini, strumenti diagnostici e terapie per la Covid-19. Anche se l’OMS può riunire la potenza combinata di varie organizzazioni per operare con velocità e su vasta scala, per investire nella tecnologia e nella R&S, abbiamo bisogno di un vero e proprio movimento globale per far sì che le soluzioni siano accessibili a tutti. Sono orgoglioso di partecipare a questo obiettivo globale e allo sforzo di garantire che tutti abbiano accesso agli strumenti per sconfiggere la Covid-19”.

Anche Emmanuel Macron, presidente della Repubblica francese, e Angela Merkel, cancelliera tedesca, hanno parlato a riguardo. Il primo dicendo che “nell’ambito dell’iniziativa ACT-A, abbiamo unito le forze per accelerare collettivamente la lotta alla Covid-19 e per rendere il vaccino un bene pubblico mondiale. La lotta continua e non dobbiamo abbassare la guardia”; la seconda, invece, dando evidenziando la su visione: “riusciremo a superare la pandemia solo se troviamo una soluzione veramente globale alla crisi della Covid-19. È un banco di prova per la nostra generazione, che dovrà dimostrare di conoscere il valore della gentilezza. Questa lezione importante ci insegnerà anche come affrontare le sfide globali del futuro”.

Per Giuseppe Conte, presidente del Consiglio italiano, “la conferenza dei donatori per la Risposta globale al coronavirus conferma quanto sia importante la cooperazione internazionale. L’Italia farà tutto il possibile per continuare a rafforzare la nostra alleanza al fine di garantire un accesso universale ed equo ai vaccini, alle terapie e ai medicinali: saranno il nostro bene comune, globale e pubblico. Governi, organizzazioni internazionali, società civile, settore privato, ricercatori, operatori sanitari e sociali e cittadini: insieme ce la faremo”.

Ha rimarcato il valore della solidarietà, invece, Pedro Sánchez, primo ministro spagnolo, che a riguardo ha dichiarato che “garantire un accesso equo e a prezzi abbordabili ai vaccini, alle terapie e agli strumenti diagnostici in tutto il mondo non è solo l’unico modo per sconfiggere il virus, è anche un nostro dovere morale. Sosteniamo con forza la risposta multilaterale alla pandemia e il lancio dello strumento ACT Accelerator è un buon esempio dello sforzo comune necessario. Per questo siamo tra gli organizzatori di questa campagna globale per la mobilitazione di fondi in cui ogni contributo è più necessario che mai. Dobbiamo far fronte a questa sfida epocale.”

Boris Johnson, il primo ministro del Regno Unito, ha dichiarato: “Supereremo questa crisi solo se uniamo le nostre forze. La lotta globale al coronavirus ha registrato un’impennata grazie agli impegni assunti il 4 maggio. La prossima settimana il Regno Unito ospiterà il vertice mondiale sui vaccini che si prefigge di raccogliere finanziamenti essenziali per frenare la diffusione delle malattie infettive. Nessuno ce la può fare da solo: si tratta dello sforzo comune più urgente della nostra generazione.”

Richard Hatchett, amministratore delegato di CEPI (Coalition for Epidemic Preparedness Innovations), ha spiegato invece “l’unica strategia per uscire dalla pandemia di COVID-19 è quella di rendere i vaccini, le terapie e i test accessibili a coloro che ne hanno più bisogno. Gli impegni globali per finanziare lo sviluppo urgente di questi strumenti e per renderli globalmente accessibili sono fondamentali per porre fine a questa pandemia, salvare vite umane e rilanciare le economie. CEPI è lieta di sostenere la Commissione europea e l’iniziativa di Global citizen “Obiettivo globale: uniti per il nostro futuro” per garantire che i vaccini, le terapie e i test contro la COVID-19 siano disponibili per tutti, ovunque.”

“La Covid-19 è una questione globale che richiede una soluzione globale – ha detto Seth Berkley, amministratore delegato di Gavi, l’Alleanza per i vaccini -; nessuno Stato, agenzia o organizzazione può sconfiggere questa pandemia da sola. Per la produzione e la distribuzione di vaccini a tutti occorrono una stretta cooperazione internazionale e notevoli investimenti finanziari affinché i vaccini possano essere distribuiti in modo equo in tutte le zone colpite, compresi i paesi più poveri del mondo. Con la presidente von der Leyen e Global citizen abbiamo un unico obiettivo globale: restare uniti per il nostro futuro!”.

Per concludere, ha parlato anche Elizabeth M. Cousens, presidente e amministratrice delegata della Fondazione delle Nazioni Unite, che ha sottolineato: “La Covid-19 è l’espressione di un problema globale che ha bisogno di una collaborazione rapida su scala mondiale. Ne abbiamo già avuto un esempio con il fondo di risposta alla Covid-19: si tratta del primo e unico modo per i singoli, i gruppi societari e le organizzazioni filantropiche di contribuire direttamente alla risposta globale guidata dall’OMS e il modo più rapido per ottenere le risorse ove necessario. La Fondazione delle Nazioni Unite è orgogliosa, ancora una volta, di cooperare con Global citizen per sostenere l’Organizzazione mondiale della sanità e le sue azioni volte a sviluppare un vaccino e strumenti terapeutici e a fornire approvvigionamenti e assistenza dove ve ne è disperato bisogno”. (aise)

Fonte https://www.aise.it/ue/risposta-globale-al-coronavirus-al-via-la-nuova-campagna-della-commissione-ue/145929/157

Migranti e imprenditoria

Sono 616mila (il 10,1% del totale) le imprese gestite da lavoratori immigrati in Italia. attive soprattutto nel commercio e nei servizi, appartengono soprattutto a nati in Marocco (14,1%), Cina (11,5%) e Romania (10,7%), seguiti dagli originari di Albania (6,9%) e Bangladesh (6,6%). Poche, ancora, le imprese guidate da donne immigrate. Sono solo alcuni dei dati raccolti nel Rapporto Immigrazione e Imprenditoria – realizzato dal Centro Studi e Ricerche IDOS in collaborazione con la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa (CNA) e con il contributo dell’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (OIM) – Ufficio di Coordinamento per il Mediterraneo – presentato oggi online.
Come ogni anno, il Rapporto – anche in questa edizione redatto sia in italiano che in inglese – fotografa l’eterogeneo universo dell’imprenditorialità immigrata per comprenderne le caratteristiche e le articolazioni e, quindi, per contribuire a individuare le strategie di intervento più adeguate a valorizzarne l’apporto.

LA SCHEDA DI IDOS

L’ITALIA NEL QUADRO EUROPEO
Nel Rapporto, vengono presentate le iniziative e politiche europee a favore dell’inclusione finanziaria degli imprenditori immigrati, che offre indicazioni preziose tanto più nell’attuale scenario emergenziale da pandemia.
Il sostegno finanziario, si sottolinea, si articola su più livelli, che, soprattutto se combinati tra di loro e tarati sulle esigenze specifiche dei soggetti interessati, si rivelano in grado di mitigare fortemente il rischio di fallimento.

Si evidenziano tre ambiti di intervento fondamentali: il sostegno finanziario diretto, che può assumere forme varie e potenzialmente composite (piccoli prestiti a tasso zero o a basso tasso di interesse, sovvenzioni erogate da istituti finanziari, garanzie e controgaranzie agli intermediari finanziari, fondi previdenziali, gruppi di prestito…); il supporto nel processo di richiesta di finanziamento; la fornitura di spazi lavorativi e/o il supporto nella ricerca di spazi adeguati.

Intanto, i dati della Labour Force Survey di Eurostat continuano ad attestare la costante crescita dei lavoratori autonomi e degli imprenditori di origine immigrata, che, associata al tendenziale calo di quelli autoctoni, ne conferma il ruolo crescente.

Nel 2018, nell’UE a 28 precedente la Brexit, il 12% degli oltre 30,2 milioni di lavoratori indipendenti è di origine immigrata: il 4,4% proviene da un altro Paese dell’UE e il 7,3% ha un’origine non comunitaria. In generale, la maggiore diffusione del lavoro indipendente tra gli autoctoni sembra indurre un più alto tasso di imprenditorialità anche fra i migranti. La propensione imprenditoriale (valutata a partire dalla quota dei lavoratori indipendenti sul totale della popolazione attiva) appare comunque ancora leggermente più elevata tra i primi (13%), tanto rispetto agli immigrati comunitari (12%) che non comunitari (11%), con un divario che si accentua nei Paesi del Sud Europa (Italia inclusa).

In continuità con gli anni precedenti, si conferma anche il forte protagonismo del lavoro autonomo e delle imprese di più piccole dimensioni, con oltre il 70% degli imprenditori che non ha dipendenti a carico (un dato che cresce nello specifico del caso italiano e che, seppure con diverse modulazioni, caratterizza tanto l’imprenditorialità autoctona che quella immigrata). Dal 2009 al 2018, anzi, si è registrata una leggera diminuzione delle attività con lavoratori alle dipendenze, specialmente tra gli immigrati di origine non comunitaria.

Gli ultimi dati disponibili delineano dunque un quadro in cui alla crescita quantitativa del lavoro indipendente dei migranti stenta ad associarsi un progressivo consolidamento delle attività avviate. Una prospettiva che, al contrario, sembra cedere il passo a un quadro di lieve deterioramento generale (o almeno di diffusa fragilità), che non potrà che risultare aggravato all’impatto delle evoluzioni più recenti. Il panorama italiano tra crescita, precarietà e progressiva diversificazione

Nel corso degli ultimi anni, in controtendenza rispetto al resto della base imprenditoriale del Paese, il numero delle attività indipendenti degli immigrati in Italia ha continuato a crescere, distinguendosi per un contributo di rilievo agli equilibri dell’intero sistema di impresa nazionale. Sotto la spinta degli effetti della crisi del 2008, i lavoratori immigrati hanno garantito un apporto determinante in termini di tenuta della base imprenditoriale, spesso coprendo le posizioni lasciate scoperte nel passaggio generazionale o rispondendo alla crescente domanda di lavoro autonomo indotta da sistemi produttivi sempre più decentrati.

Dal commercio all’edilizia, dalle attività di ristorazione alla manifattura, dalla logistica ai servizi alle imprese, le iniziative autonomo-imprenditoriali gestite dai migranti si sono diffuse in tutte le regioni, affermandosi definitivamente come una componente strutturale del tessuto d’impresa nazionale, che trova i suoi “punti di forza” in un accentuato dinamismo e in una altrettanto accentuata capacità di adattamento alle esigenze del mercato. I dati raccolti e analizzati nel Rapporto evidenziano questa rilevante crescita, che si accompagna a una lenta (ulteriore) diversificazione del profilo dell’imprenditore immigrato: una categoria sotto la quale si raccolgono caratteristiche ed esperienze molteplici e sempre più variegate.

IMPRESE “IMMIGRATE”: QUANTE SONO

Tra il 2011 e il 2018, mentre le imprese guidate da lavoratori nati in Italia diminuivano del 2,8% (-158mila), quelle gestite da lavoratori immigrati sono aumentate del 32,6% (+148mila), superando la soglia delle 600mila unità. Il trend è continuato anche nel corso del 2019, portandone il numero a 616mila e l’incidenza sul totale delle imprese al 10,1%.

I nati in Marocco (14,1%), Cina (11,5%) e Romania (10,7%), seguiti dagli originari di Albania (6,9%) e Bangladesh (6,6%), coprono la metà del totale e mostrano tutti specifiche tendenze alla concentrazione settoriale.

Guardare al fenomeno attraverso la lente dei grandi numeri permette di distinguerne le caratteristiche principali, a partire dalla netta preminenza delle attività di più piccole dimensioni. Le ditte individuali – adatte a un volume di attività ridotto e più accessibili in termini economici, di capacità gestionale e competenza burocratico-amministrativa – superano i tre quarti del totale: 77,7% (vs il 49,3% tra le imprese “autoctone”). I dati Istat (relativi alle imprese attive nell’industria e nei servizi nel 2016) dettagliano il quadro, attestando una media di 2,3 addetti per azienda e il prevalente (seppure non maggioritario) ricorso a manodopera di origine straniera (49,5%).

Il commercio (35,1%, 211mila), soprattutto al dettaglio, e l’edilizia (22,4%, 135mila) si confermano come i principali ambiti di inserimento. Le attività di noleggio, agenzie di viaggio e (soprattutto) di servizio alle imprese si distinguono, invece, per la più alta incidenza delle imprese immigrate sul totale (17,0%).

La ridotta dimensione economico-organizzativa si rispecchia nella prevalente collocazione in attività a basso valore aggiunto. Ne discende, secondo l’Istat, un contributo pari al 2,4% del totale nell’industria e nei servizi e performance economiche segnate da livelli di produttività e di redditività nel complesso ridotti. Il fenomeno è diffuso su tutto il territorio nazionale. Le regioni del Centro-Nord, da un lato, e le grandi aree metropolitane, dall’altro, rappresentano i principali territori di attività. Lombardia (19,4%) e Lazio (13,3%) si confermano le regioni di maggiore inserimento, seguite dalla Toscana (9,4%), che registra la maggiore incidenza delle imprese guidate dagli immigrati sul totale delle iniziative locali (9,4%).

Resta bassa la partecipazione delle donne, che gestiscono poco meno di un quarto delle imprese qui considerate (145mila, 24,0%).

Il quadro dei principali Paesi di origine degli imprenditori coinvolti (qui individuati grazie ai dati sui titolari di imprese individuali) evidenzia un ristretto gruppo di nazionalità, che solo in parte rimanda alle collettività più numerose tra gli immigrati in Italia. I nati in Marocco (14,1%), Cina (11,5%) e Romania (10,7%), seguiti dagli originari di Albania (6,9%) e Bangladesh (6,6%), coprono la metà del totale e mostrano tutti specifiche tendenze alla concentrazione settoriale.

Marocchini e bangladesi convergono soprattutto nel commercio (rispettivamente, nel 70,1% e nel 64,3% dei casi), romeni e albanesi verso l’edilizia (60,0% e 68,8%), mentre i cinesi – caratterizzati da un modello di inserimento diversificato e flessibile – si raccolgono soprattutto nel commercio (35,7%), nella manifattura (32,7%) – dove rappresentano la metà di tutti gli immigrati (49,3%) – e nei servizi di alloggio e ristorazione (13,4%).

Su un quadro così definito si vanno evidenziando diversificate linee di evoluzione, che, secondo un andamento lento ma progressivo, stanno gradualmente attenuando la preminenza degli elementi appena richiamati.

Così, le società di capitale si evidenziano come la forma di impresa che cresce secondo i ritmi più elevati (+72,7% dal 2011) e alla fine del 2018 coprono il 14,2% di tutte imprese immigrate (vs il 10,0% del 2013).

Cresce anche la partecipazione degli immigrati alle start-up innovative (sono oltre 1.500 alla fine del 2019 quelle che contano tra i soci e gli amministratori almeno un soggetto nato all’estero: il 13,9% del totale), mentre i dati Istat attestano l’aumento, tra i neo-imprenditori con dipendenti, della quota di quelli di origine straniera (il 15,2% del totale nel 2016) e la loro notevole presenza anche nelle aziende High-growth (8,1%).

Si delinea, inoltre, una progressiva apertura a forme di impresa ibride o multiculturali, ovvero gestite in collaborazione tra autoctoni e migranti, anche di varia origine (pari al 6% delle imprese degli immigrati alla fine del 2008 e al 10,6% nel caso delle aziende guidate dai comunitari), e si rafforza, in parallelo, l’internazionalizzazione dell’attività. Nonostante la scarsa attenzione loro riservata, queste aziende sono già una realtà anche nei settori tipicamente associati al made in Italy (come la manifattura, la metalmeccanica o la moda) e dimostrano una maggiore capacità di reazione costruttiva agli shock esterni, finendo col rappresentare una specie di “simbolo” di un percorso di crescita e di integrazione imprenditoriale pienamente condiviso. Fuori dai settori “tradizionali” (commercio, costruzioni, manifattura a bassa tecnologia), inoltre, si rileva anche un prevalente ricorso a manodopera italiana o mista.

Nel quadro degli ambiti di inserimento, si rafforza il ruolo del terziario e, mentre il commercio appare attraversato da una significativa diversificazione interna, le attività di noleggio, agenzie di viaggio e di servizio alle imprese si evidenziano per i ritmi di aumento più sostenuti (+93,4% dal 2011), seguiti dai servizi di alloggio e di ristorazione (+61,5% dal 2011), che alla fine del 2018 si affermano come il terzo comparto di attività (8,1%, 49mila).
Cresce secondo ritmi accentuati anche la partecipazione delle donne immigrate, che lentamente ma con continuità si ritagliano maggiori spazi di azione.

Dopo un aumento del 37,4% rispetto al 2011, alla fine del 2018 sono 145mila le imprese immigrate femminili, il 24,0% del totale delle imprese immigrate e il 10,8% di tutte le imprese femminili del Paese. Rispetto al resto delle attività si distinguono per un maggiore e più diversificato inserimento nei servizi.

Anche grazie al progressivo inserimento delle donne e delle nuove generazioni, si va lentamente attenuando il peso delle specializzazioni etniche e, in parallelo, l’influenza delle reti familiari e comunitarie nella determinazione (e nella gestione) dell’attività. Un passaggio di grande rilievo in una prospettiva di consolidamento delle esperienze avviate, dato che la probabilità di sopravvivenza e sviluppo di un’impresa si giova del superamento dell’ambito ristretto delle relazioni tra connazionali e, quindi, dell’investimento sulla valorizzazione di relazioni allargate a un ambiente interculturale.

Da qui la spinta ad adottare uno sguardo al mondo imprenditoriale che sia il più possibile intersezionale ed inclusivo, anche in termini di nazionalità e bagaglio culturale di riferimento, per la promozione di un’esperienza di impresa che rispecchi e sappia valorizzare l’ibridismo proprio delle nostre società. Molteplici sono anche le prospettive che si aprono in chiave di co-sviluppo, evidenziate nel dibattito internazionale.

Nel Rapporto si richiama questo potenziale, che ancora stenta a trovare le condizioni adeguate per esprimersi pienamente, nonostante con la Legge 125/2014, che disciplina la Cooperazione italiana allo sviluppo, la dimensione migratoria sia stata per la prima volta esplicitamente riconosciuta come rilevante nel quadro legislativo di riferimento.

UN UNIVERSO ETEROGENEO, DA RICONOSCERE E SOSTENERE

Le analisi raccolte nel Rapporto descrivono un universo in forte crescita, con un impatto di rilievo sul sistema di impresa italiano, che si esprime innanzitutto in attività di piccole dimensioni, inserite negli ambiti più facilmente accessibili, in cui non agisce (o agisce poco) la concorrenza degli autoctoni. Pur nella persistenza di tali evidenti caratteristiche di fondo, si tratta di un universo estremamente eterogeneo e dinamico, che lascia intravedere possibili scenari di evoluzione positiva, che andrebbero però pienamente riconosciuti e sostenuti per poter risultare effettivamente influenti.

In questo quadro, si abbattono gli effetti inevitabilmente dirompenti dell’attuale fase emergenziale che, oltre a indebolire qualsiasi prospettiva di consolidamento e di concreta espressione del potenziale dell’imprenditorialità immigrata (e dell’imprenditorialità tout court), rischiano di abbattersi prepotentemente sulla stessa capacità di resistenza e di sussistenza delle attività più fragili (e più diffuse).

Di riflesso, le politiche di riferimento, oltre a mirare ad azioni di promozione e di supporto delle dinamiche evolutive e delle potenzialità che caratterizzano il fenomeno, dovranno rispondere all’urgenza di sostenerne l’attività e contrastarne i processi involutivi e le dinamiche più deteriori.

In entrambi i casi, si evidenzia la necessità di:
– promuovere un approccio integrato e sistemico, che risponda alla carenza di una governance condivisa tra i diversi livelli istituzionali e crei reti sinergiche tra i servizi attivati sul territorio;
– promuovere le relazioni e la collaborazione tra le diverse componenti della base imprenditoriale di un territorio per sostenere l’emersione di strategie imprenditoriali rinnovate e condivise;
– confermare e rendere più accessibili i percorsi di formazione e accompagnamento ad hoc, da estendere oltre la fase dello start-up (e da abbinare alla semplificazione burocratica);
– promuovere iniziative di sostegno finanziario e agevolare l’accesso al credito tramite misure diversificate e tarate sulle esigenze specifiche dei singoli. (aise) 

Fonte https://www.aise.it/primo-piano/immigrati-e-imprenditoria-i-dati-del-rapporto-idos/145927/160

Il rilancio del turismo parte dalle radici

“È importante essere qui in questo momento di difficoltà per il settore turistico. Perché in questa situazione il turismo delle radici può dare delle risposte ed essere uno slancio per il rilancio”. Si è aperta con queste parole del Direttore Generale per gli Italiani all’Estero della Farnesina, Luigi Maria Vignali, la terza edizione del Tavolo di Coordinamento sul “Turismo delle Radici”, svolto questa mattina in videoconferenza.

Alla discussione, moderata prima da Vignali e in seguito dal Consigliere della DGIT, Giovanni Maria De Vita, hanno preso parte tutti gli enti interessati al turismo di ritorno (erano oltre 90 le persone collegate alla videocall). Un turismo che si rivolge agli italiani emigrati nel mondo e agli italo-discendenti. E molte sono le iniziative di cui i vari soggetti hanno parlato per favorire questo tipo di turismo, a partire dalla seconda edizione della Guida al Turismo delle Radici, che coinvolgerà altre regioni rispetto a quelle della prima edizione, passando per il progetto in fase di realizzazione del Museo Nazionale delle Emigrazioni di Genova e dalla nuova iniziativa de “L’Italia con voi” sui canali principali Rai, per concludere con un Master dell’Università della Calabria finalizzato a creare professionisti del Turismo di Ritorno che possano affiancare gli amministratori locali e attuare un lavoro serio su questo tema.

A dare notizia su queste iniziative è stato, nell’introduzione alla conferenza, Vignali che ha tracciato una linea di quello che rappresenta e può rappresentare in futuro il turismo delle origini: un “turismo fidelizzatoaffezionato, che dovrà fare i conti con la pandemia, ma che può dare delle risposte nuove, attraendo flussi turistici che possono contribuire alla rinascita dei nostri comuni, dei nostri borghi e dell’enogastronomia italiana”.

Insomma, per Vignali il turismo delle origini rappresenta uno “slancio per il rilancio” dell’economia italiana legata al comparto turistico, di cui il “primo passo” è la seconda edizione della Guida al Turismo delle Radici, che nella prima edizione ha coinvolto Puglia, Basilicata, Emilia-Romagna e Abruzzo e che per questa nuova edizione, rivela Marina Gabrieli di Raiz Italiana, coinvolgerà Lombardia, Lazio, Calabria, Molise e Sicilia. La guida, secondo l’esponente di Raiz Italiana che curerà anche la seconda edizione, si pone come obiettivo quello di “creare un’offerta turistica più strutturata, che faccia conoscere bene che cosa sia il turismo delle radici”.

“Però – sempre secondo Vignali -, occorre fare una ricerca più approfondita per capire chi sono i connazionali che si riavvicinano al territorio italiano non solo per gustarne le bellezze, creando pacchetti turistici definiti e individuando nuovi metodi di comunicazione”. Si rivolge a questo il Master dell’Università della Calabria di cui ha parlato nel suo intervento il professor Tullio Romita, che mira appunto a creare delle figure professionali che affianchino gli amministratori locali per lavorare a questo tema e capire in cosa bisogna prepararsi e che tipo di offerta turistica dare. Queste figure si rivolgono specialmente ai piccoli Borghi italiani, di cui ha parlato Fiorello Primi dell’Associazione “I Borghi più belli d’Italia”: “ci sarà bisogno di modellare un’offerta adeguata anche lì, strutturando e professionalizzando i luoghi che ospitano i turisti delle origini”. Coinvolta nell’argomento anche l’Agenzia Nazionale del Turismo (ENIT) che attraverso la voce di Elena Di Raco, ha fornito una dettagliata panoramica sui numeri e il ruolo del turismo delle radici: “è fondamentale per noi, si parla di un flusso di 10 milioni di persone. Arrivavamo da una tendenza positiva, bloccata dalla pandemia. Ora stiamo migliorando”. E per migliorare, secondo Emilia Santarelli della Direzione Generale Turismo del Ministero dei Beni Culturali e del Turismo, bisogna marcare un identikit previso del turista delle origini nelle comunità italiane nel mondo, e fargli presente che “se credete all’Italia venite da noi”.

Per la promozione di questo tipo di turismo, che costituisce, secondo Antonello De Riu, Capo Ufficio della Promozione Paese della Farnesina, “una diversificazione importante che va nell’ottica di quello che cerchiamo di promuovere, ossia la diversificazione del turismo”, Marco Giudici di Rai Italia ha spiegato anche che quest’anno il palinsesto Rai non si bloccherà con l’estate e, in più, “L’Italia con voi”, trasmissione dedicata agli italiani nel mondo di Rai Italia, avrà una finestra su Rai Uno.

Tra le diverse iniziative c’è anche il progetto in fase di realizzazione, del Museo Nazionale dell’Emigrazione, messo a punto dal Comune di Genova in collaborazione con il Comitato Generale degli Italiani nel Mondo e con l’ENIT, di cui ha parlato Pierangelo Campodonico.

Ma “le tante iniziative valide”, ha concluso infine Vignali, “dimostrano la volontà dell’Italia di creare un’esperienza concreta a favore degli italiani nel mondo”. (lu.matteuzzi\aise) 

Fonte https://www.aise.it/primo-piano/il-rilancio-del-turismo-parte-dalle-radici/145897/160

Rosario: Com.It.Es, Consolato e Associazioni uniti per la promozione della lingua e cultura italiana

Per iniziativa del Comites di Rosario si è tenuta ieri una video conferenza con i rappresentanti delle istituzioni che si occupano della diffusione della lingua italiana nella circoscrizione per presentare loro il nuovo Dirigente Scolastico del Consolato generale, Michele Negro.

Alla videoconferenza sono intervenuti il Console Generale Martin Brook, il Presidente del Comites Franco Tirelli, il Vice segretario d’area del CGIE Mariano Gazzola, e i consiglieri del Comites Marcelo Castello, Laura Moro, Gustavo Marzioni, Laura Moro, Salvador Finocchiaro, ed Hector Fonzo. Hanno preso parte ai lavori rappresentanti legali, presidenti e coordinatori dei corsi di lingua di ben 77 istituzioni attive nella circoscrizione consolare.

Per Negro, che ha iniziato il suo mandato in Consolato poco prima dell’inizio del lockdown, è stata una preziosa occasione per avere un primo contatto con i responsabili dei corsi di tutti i livelli cui ha anticipato quanto intende fare per migliorare il coordinamento degli sforzi di tutti gli attori in campo per la diffusione dell’italiano nella circoscrizione consolare.

Hanno partecipato alla video conferenza rappresentanti di diverse città della provincia di Santa Fe (Capital, Reconquista, Las Rosas, Casilda, Las Parejas, Firmat, Rafaela, Rosario, El Trebol, San Jorge, Centeno, Avellaneda, San Lorenzo, Arroyo Seco, San José de la Esquina e María Juana), Entre Ríos (Paraná, Chajari, Colón, Victoria, Gualeguay e Concordia), Corrientes (Capital), Misiones (Posadas), Chaco (Resistencia) e del nord della Provincia di Buenos Aires (Salto, Pergamino e San Nicolás). (aise) 

Fonte https://www.aise.it/comitescgie/rosario-comites-consolato-e-eassociazioni-uniti-per-la-promozione-della-lingua-e-la-cultura-italiana-/145856/157

Next Generation EU: il momento dell’Europa

“Generazioni prima di noi hanno costruito un’Unione di pace e prosperità, senza pari o eguali in nessun’altra parte del mondo. Questo è il nostro momento decisivo. Con NextGenerationEU possiamo costruire un futuro verde, digitale e resiliente per la nostra Unione”. Si chiama Next Generation EU il nuovo strumento di ripresa – integrato al bilancio dell’UE a lungo termine – che la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha presentato oggi al Parlamento europeo. Obiettivo, far uscire l’Europa dalla crisi prodotta dal coronavirus.
Sul piatto, con Next Generation Eu, 750 miliardi di euro, per un bilancio 2021-2027 da 1,85 trilioni di euro in totale. All’Italia sarebbero destinati 172,7 miliardi di euro, 81,807 miliardi versati come aiuti e 90,938 miliardi come prestiti. Una montagna di soldi che il Governo guidato da Giuseppe Conte investirà nella modernizzazione del Paese secondo un piano in sette punti che il Premier ha elencato in una lettera inviata al Corriere della Sera.

“Il piano di ripresa trasforma l’immensa sfida che affrontiamo in un’opportunità, non solo sostenendo la ripresa ma anche investendo nel nostro futuro: il Green Deal europeo e la digitalizzazione favoriranno l’occupazione e la crescita, la resilienza delle nostre società e la salute dell’ambiente”, ha detto von der Leyen. “Questo è il momento dell’Europa. La nostra volontà di agire deve essere all’altezza delle sfide che tutti noi affrontiamo. Con Next Generation EU stiamo fornendo una risposta ambiziosa”.

Il bilancio europeo, ha commentato Johannes Hahn, responsabile del bilancio dell’UE, “è al centro del piano di ripresa dell’Europa. La potenza di fuoco aggiuntiva di Next Generation EU e il rafforzato quadro finanziario pluriennale ci metteranno in condizione di essere solidali per sostenere gli Stati membri e l’economia. Insieme, l’Europa risorgerà più competitiva, resiliente e sovrana”.

INVESTIRE PER LA PROSSIMA GENERAZIONE – LA SCHEDA DELLA COMMISSIONE

A complemento degli sforzi nazionali, il bilancio dell’UE si trova in una posizione unica per alimentare un’equa ripresa socioeconomica, riparare e rivitalizzare il mercato unico, garantire condizioni di parità e sostenere gli investimenti urgenti, in particolare nelle transizioni verde e digitale, che sono la chiave per la prosperità e la resilienza future dell’Europa.

Next Generation UE raccoglierà fondi alzando temporaneamente il massimale delle risorse proprie al 2,00% del reddito nazionale lordo dell’UE, consentendo alla Commissione di utilizzare il suo solido rating creditizio per prendere in prestito 750 miliardi di euro sui mercati finanziari. Questo finanziamento aggiuntivo verrà “incanalato” attraverso i programmi dell’UE e dovrà essere rimborsato in un lungo periodo di tempo attraverso i futuri bilanci dell’UE, non prima del 2028 e non dopo il 2058. Per contribuire a farlo in modo equo e condiviso, la Commissione propone una serie di nuove risorse proprie. Inoltre, al fine di rendere disponibili fondi quanto prima per rispondere alle esigenze più urgenti, la Commissione propone di modificare l’attuale quadro finanziario pluriennale 2014-2020 per rendere disponibili ulteriori finanziamenti per 11,5 miliardi di euro già nel 2020.

I fondi raccolti per Next Generation EU saranno investiti su tre pilastri.

1. SOSTEGNO AGLI STATI MEMBRI CON INVESTIMENTI E RIFORME:

Un nuovo strumento per il recupero e la resilienza di 560 miliardi di euro offrirà sostegno finanziario per investimenti e riforme, anche in relazione alle transizioni verdi e digitali e alla resilienza delle economie nazionali, collegandole alle priorità dell’UE. Questa struttura sarà integrata nel semestre europeo. Sarà dotata di una struttura di sovvenzione fino a € 310 miliardi e sarà in grado di rendere disponibili fino a € 250 miliardi in prestiti. Il sostegno sarà disponibile per tutti gli Stati membri ma si concentrerà sui più colpiti e laddove le esigenze di resilienza sono maggiori.

Un supplemento di 55 miliardi di euro degli attuali programmi della politica di coesione, tra oggi e il 2022, nell’ambito della nuova iniziativa REACT-UE saranno assegnati in base alla gravità degli impatti socioeconomici della crisi, compreso il livello di disoccupazione giovanile e relativa prosperità degli Stati membri.

Una proposta per rafforzare il Fondo di transizione prevede fino a 40 miliardi di euro per aiutare gli Stati membri ad accelerare la transizione verso la neutralità climatica.

Si prevede poi un rafforzamento di 15 miliardi di euro per il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale per sostenere le aree rurali nel rendere i necessari cambiamenti strutturali in linea con il Green Deal europeo e raggiungere gli ambiziosi obiettivi in linea con con le nuove strategie sulla biodiversità “Farm to Fork”.

2. AVVIARE L’ECONOMIA DELL’UE INCENTIVANDO GLI INVESTIMENTI PRIVATI:

Un nuovo strumento di sostegno alla solvibilità mobiliterà risorse private per sostenere con urgenza aziende europee nei settori più vitali, nelle regioni e nei paesi maggiormente colpiti. Può essere operativo dal 2020 e avrà un budget di 31 miliardi di euro, con l’obiettivo di sbloccare 300 miliardi di euro di sostegno alla solvibilità per le aziende di tutti i settori economici e prepararli per un futuro più pulito, digitale e resiliente.

InvestEU, il programma di investimento di punta dell’Europa, viene aggiornato a un livello di 15,3 miliardi di euro per mobilitare investimenti privati in progetti in tutta l’Unione.

Si prevede, poi, un nuovo strumento di investimento strategico integrato in InvestEU per generare investimenti fino a 150 miliardi di euro per rafforzare la resilienza dei settori strategici, in particolare quelli legati alla transizione verde e digitale e le principali catene del valore nel mercato interno, grazie al contributo di € 15 miliardi da Next Generation EU.

3. AFFRONTARE LE LEZIONI DELLA CRISI:

Un nuovo programma sanitario, EU4Health, per rafforzare la sicurezza sanitaria e prepararsi per future crisi sanitarie con un budget di 9,4 miliardi di euro.

Un rafforzamento di 2 miliardi di euro di rescEU, il meccanismo di protezione civile dell’Unione, che sarà ampliato e rafforzato per preparare l’Unione a prepararsi e rispondere alle crisi future.

Un importo di 94,4 miliardi di euro per Orizzonte Europa, che sarà rafforzato per finanziare la ricerca, vitale in materia di salute, resilienza e transizioni verdi e digitali.

Sostegno ai partner globali dell’Europa attraverso ulteriori 16,5 miliardi di euro per azioni esterne, compresi gli aiuti umanitari.

Altri programmi dell’UE saranno rafforzati per allineare pienamente il futuro quadro finanziario alle esigenze di ripresa e alle priorità strategiche. Altri strumenti saranno rafforzati per rendere il bilancio dell’UE più flessibile e reattivo. (aise) 

Fonte https://www.aise.it/primo-piano/next-generation-eu-il-momento-delleuropa/145810/160

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