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April 2020

Un portale unico per informare gli italiani all’estero

Il Governo dovrebbe “implementare l’istituzione di un portale unico per gli italiani all’estero, al fine di facilitare il reperimento di tutte le informazioni loro utili” e “sviluppare l’applicazione Unità di crisi, prevedendo che le comunicazioni pubblicate sui siti istituzionali di consolati e ambasciate, legate ad una emergenza in corso, siano pubblicate anche nelle schede Paese sul sito viaggiaresicuri.it e altresì che l’utente possa esercitare un’opzione opt-in, al fine di ricevere tutti gli aggiornamenti pubblicati dall’ambasciata e dal consolato del Paese in cui si trova”. Questo il dispositivo della risoluzione presentata in Commissione esteri da Elisa Siragusa, deputata M5S eletta in Europa, che nei mesi scorsi ha anche presentato una proposta di legge per istituire il “portale unico”. Uno strumento, rileva la parlamentare, che sarebbe stato utilissimo per informare i connazionali in questa emergenza sanitaria.

“L’emergenza sanitaria che ha attraversato il Paese – scrive Siragusa nella premessa della risoluzione – ha riverberato i suoi effetti sulla totalità della macchina pubblica, facendo emergere criticità strutturali anche per quel che concerne la struttura di supporto ai nostri connazionali all’estero; è recente, ad esempio, l’approvazione data dal Parlamento alla mozione volta a promuovere l’applicazione Unità di crisi che integra le funzionalità dei portali viaggiare sicuri.it e dovesiamonelmondo.it: purtroppo, durante l’emergenza, questi strumenti hanno dimostrato tutti i loro limiti, se non la loro inefficacia”.

Secondo la parlamentare “la causa di tale fallimento va rintracciata nel fatto che le informazioni, frammentate in luoghi diversi, non siano facilmente reperibili in un unico posto. All’applicazione e ai siti menzionati in precedenza vanno infatti anche aggiunti i siti della Farnesina, delle varie ambasciate e sedi consolari italiane nel mondo e i relativi canali social; capita spesso, inoltre, che alcune, fondamentali, informazioni vengano pubblicate solo in alcuni luoghi, e non in altri; rendendo così manifesta l’assenza di un coordinamento e di una strategia comunicativa comune”.

Questa situazione, aggiunge la deputata “porta inevitabilmente l’utente, già in difficoltà a causa dell’emergenza, a non sapere dove reperire le informazioni. Nel caso dell’attuale crisi, inoltre, sarebbe stato molto utile, per l’utente, poter ricevere automaticamente tutti gli aggiornamenti legati all’emergenza, targettizzati per Paese (come, ad esempio, le date di nuovi voli speciali) direttamente sul proprio dispositivo (tramite email o Sms), anziché doversi destreggiare quotidianamente su diversi siti e canali social alla ricerca di informazioni. Non è prevista infatti un’opzione opt-in attraverso la quale l’utente possa esprimere il proprio consenso ad essere inserito in una mailing list per ricevere comunicazioni di natura informativa”.

Secondo Siragusa “in occasioni straordinarie, come quella emergenziale, si rende manifesta l’utilità di un unico portale internet, dedicato esclusivamente agli italiani all’estero, con tutte le informazioni a loro utili”. Ricordata la sua proposta di legge – recentemente assegnata alla Commissione Esteri – la deputata con la risoluzione intende impegnare il Governo “a implementare l’istituzione di un portale unico per gli italiani all’estero, al fine di facilitare il reperimento di tutte le informazioni loro utili” e “a sviluppare l’applicazione Unità di crisi, prevedendo che le comunicazioni pubblicate sui siti istituzionali di consolati e ambasciate, legate ad una emergenza in corso, siano pubblicate anche nelle schede Paese sul sito viaggiaresicuri.it e altresì che l’utente possa esercitare un’opzione opt-in, al fine di ricevere tutti gli aggiornamenti pubblicati dall’ambasciata e dal consolato del Paese in cui si trova”. (aise) 

Reperibile da https://aise.it/eletti-allestero/un-portale-unico-per-informare-gli-italiani-allestero-la-risoluzione-di-siragusa-m5s/144725/1

Fondo di solidarietà dell’UE: 279 milioni per Portogallo, Spagna, Italia e Austria

La Commissione europea ha proposto oggi un sostegno finanziario di 279 milioni di euro per Portogallo, Spagna, Italia e Austria, per assistere le popolazioni di varie regioni di questi quattro paesi colpite da calamità naturali nel 2019.

“Stiamo attraversando un periodo in cui la solidarietà europea è più che mai importante. Il Fondo di solidarietà dell’UE è una delle espressioni più concrete di tale solidarietà”¸ ha osservato Elisa Ferreira, Commissaria per la Coesione e le riforme. “Pur impegnandoci a superare con la massima sicurezza possibile la pandemia da coronavirus, continuiamo a dimostrare solidarietà ai cittadini colpiti da altre catastrofi, quali le calamità naturali dello scorso anno. Il pacchetto odierno mette a disposizione delle regioni colpite i finanziamenti di cui necessitano”.

La maggior parte dei fondi sarebbe destinata all’Italia: si tratta di 211,7 milioni di euro per il nostro Paese, che a fine ottobre e a novembre 2019 è stato colpito da nord a sud da eventi climatici estremi che hanno causato gravi danni con alluvioni e frane, culminati con l’inondazione di Venezia.

56,7 milioni di euro alla Spagna, in seguito alle inondazioni nelle regioni di Valencia, Murcia, Castilla-La Mancha e Andalusia nel settembre 2019. La Spagna ha ricevuto un anticipo di 5,6 milioni; 8,2 milioni per il Portogallo in seguito ai gravi danni arrecati dall’uragano Lorenzo ad infrastrutture pubbliche e private e alla vita quotidiana di persone, imprese e istituzioni nell’ottobre 2019. Il Portogallo ha già ricevuto un anticipo di 821.000 euro; e 2,3 milioni per l’Austria in seguito agli eventi climatici estremi del novembre 2019. La parte sudoccidentale dell’Austria è stata colpita da gravi inondazioni, in particolare la Carinzia e il Tirolo orientale.

Questi finanziamenti si aggiungono agli 800 milioni disponibili per il 2020 a titolo del Fondo di solidarietà dell’UE.

Prossime tappe

La proposta di oggi deve essere approvata dal Parlamento europeo e dal Consiglio. Dopo l’approvazione della proposta della Commissione gli aiuti potranno essere erogati.

Fondo di solidarietà dell’Unione europea

Il Fondo di solidarietà dell’Unione europea (FSUE) è stato creato in seguito alle gravi inondazioni che hanno colpito l’Europa centrale nell’estate 2002. Da allora è stato utilizzato in risposta a 88 diversi tipi di catastrofi, tra cui inondazioni, incendi boschivi, terremoti, tempeste e siccità. Ad oggi sono stati erogati oltre 5,5 miliardi di € a sostegno di 24 paesi europei. Oltre agli interventi in seguito a catastrofi naturali, dal 1° aprile 2020 l’ambito di applicazione del Fondo è stato esteso per contribuire all’Iniziativa di investimento in risposta al coronavirus e comprende anche il sostegno in caso di emergenze di sanità pubblica, come l’attuale pandemia da coronavirus.

Gli Stati membri colpiti da calamità naturali possono richiedere diversi tipi di sostegno dell’UE a breve e a lungo termine. In caso di crisi uno Stato membro può attivare il meccanismo unionale di protezione civile Per rafforzare la sua risposta a breve termine alle crisi, nel marzo 2019 l’UE ha adottato un nuovo sistema denominato RescEU, che prevede l’istituzione di una nuova riserva europea di capacità, comprensiva di aerei ed elicotteri antincendio. (aise)

Reperibile da https://aise.it/ue/fondo-di-solidariet%C3%A0-dellue-279-milioni-per-portogallo-spagna-italia-e-austria/144732/1

Gli Uffizi arrivano su Tik Tok: le opere d’arte mostrate con ironia ai giovanissimi

Il Museo degli Uffizi sbarca su Tik Tok. E fa parecchio ridere ironizzando sui divieti antiCovid-19. Tre i brevi video di nemmeno quindici secondi che la storica istituzione museale fiorentina ha caricato sul suo fresco account della app cinese utilizzata in stragrande maggioranza dagli under 18. Si parte con Il Doppio ritratto dei duchi d’Urbino di Piero della Francesca con i profili di Federico di Montefeltro e della seconda moglie Battista Sforza che dialogano ironicamente con voce fuori campo su distanze e visite ai “congiunti” imposte e concesse a fatica dal lockdown, con lui che se intrufola in casa di lei dopo “una lunga passeggiata” di 200 chilometri.

Nel secondo video la Maddalena del Tiziano dialoga come in un fumetto con Giuditta che decapita Oloferne di Cristofano Allori, sempre scherzando sulla chiusura dei parrucchieri dovuta al lockdown: “Giù, c’ho dei capelli, non vado dal parrucchiere da febbraio”; e l’altra le risponde: “Guarda proprio adesso stavo dando una spuntatina ad Oloferne”. Infine il Tondo Doni di Michelangelo anticipato da una scritta: “Quando sei in quarantena e non ha attrezzi per fare workout”. Ecco allora che sulle note di qualche melodia techno la Madonna esercita un po’ bicipiti e avambracci sollevando a ritmo il Bambino con un’animazione sincopata che ricorda quella dei Monty Python. Infine il Cavalier Pietro Secco Suardo del Moroni si aggira tra i corridoi degli Uffizi sulle note de Le feste di Pablo di Fedez. “Così come un giornale non è completo senza la vignetta e la caricatura della prima pagina, così anche un museo può fare umorismo”, ha spiegato il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt“Serve ad avvicinare le opere a un pubblico diverso da quello cui si rivolge la critica ufficiale, ma anche a guardare le opere in modo diverso e scanzonato. In particolare, in un momento difficile come questo, è importante, ogni tanto, concedersi un sorriso e un po’ di autoironia. E se è possibile farlo grazie alla grande arte, ancora meglio”.

Davide Turrini (pubblicato da Il Fatto Quotidiano il 30/04/2020)

Reperibile da https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/04/30/gli-uffizi-arrivano-su-tik-tok-le-opere-darte-mostrate-con-ironia-ai-giovanissimi/5787101/

Fase 2: Conte torna in Parlamento

Torna in Parlamento il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte che, prima alla Camera e poi in Senato, ha illustrato ai parlamentari la ormai famigerata “fase 2”, quella che dovrebbe parzialmente far ripartire l’Italia dopo il lockdown da coronavirus. Prudenza, cautela, gradualità le parole ribadite dal premier che cita gli studi scientifici e le previsioni dell’Istituto Superiore di Sanità, in contemporanea con Silvio Brusaferro che tiene oggi l’incontro all’ISS – vista la Festa dei lavoratori di domani – in cui viene confermato che l’indice di contagio, il cosiddetto R0, è inferiore a 1 in tutta Italia, con diversi valori regione per regione. Valori che, secondo un recente rapporto del Comitato tecnico-scientifico il rapporto, sarebbero messi in pericolo dalle riaperture indiscriminate: lo studio, ha detto Conte, stima che “la riapertura simultanea di tutte le attività economiche, delle scuole e di tutte le opportunità di socialità a partire dal 4 maggio porterebbe a un incremento esponenziale e incontrollato dei contagi”.

Per questo il Governo si fa guidare dal “principio di precauzione”, perché “il contenimento cauto e attento del contagio è, in primo luogo, una misura giusta e necessaria per garantire la nostra salute, la salute dei nostri cittadini, dei nostri cari, ma costituisce anche – in secondo luogo – il principale strumento che abbiamo per far ripartire al meglio la nostra economia senza dolorose e forse anche irrimediabili battute di arresto in futuro”.

“Gli esperti ci indicano che sono quattro i principali fattori principali di crescita dei contagi: i contatti familiari, i luoghi di lavoro, la scuola, le relazioni di comunità. Questa considerazione – ha ribadito Conte – rende evidente il motivo per cui un approccio non graduale e incauto alla riapertura porterebbe a una recrudescenza del contagio, e renderebbe altrettanto chiare le ragioni sottostanti alle scelte del Governo”.

Il Governo ha scelto “di ripartire dal lavoro”, allentando “le misure che avevano determinato l’arresto di molte filiere produttive”.

Il 4 maggio “segna l’inizio di quella che è ormai nota come “fase 2”: un graduale, progressivo ritorno allo svolgimento delle attività produttive e anche commerciali”. Solo un “primo passo”, ma “fondamentale e necessario per tanti cittadini, per le famiglie, per i lavoratori, per gli imprenditori, affinché tutto il Paese possa incamminarsi sulla strada della riconquista di una vita quanto più normale e serena, tenendo sempre bene a mente che questa nuova fase sarà una fase di convivenza con il virus e non purtroppo, come qualcuno forse si era illuso, di liberazione dal virus”.

“Preferisco dirlo forte e chiaro, e preferisco dirlo qui in Parlamento, a rischio di apparire impopolare: il Governo non può assicurare il ritorno immediato alla normalità della vita precedente”, ha aggiunto Conte. “Ci piacerebbe consentire un pieno ripristino di tutte le ordinarie abitudini di vita. Ma dobbiamo avere consapevolezza che il virus sta continuando a circolare nella nostra comunità, abbiamo 105.000 – non uno, pochi – casi positivi accertati, senza considerare i casi di contagiati asintomatici non accertati, che secondo ragionevoli proiezioni statistiche sarebbero anche molti di più”.

“La graduale riapertura delle attività produttive richiede, nei prossimi giorni, un attento monitoraggio degli andamenti epidemiologici, in base a tre fattori: il controllo giornaliero dell’andamento dell’epidemia, con il potenziamento della disponibilità anche dei test; la verifica del grado di saturazione del sistema ospedaliero, non soltanto con riferimento alle terapie intensive ma anche ai posti letto dedicati al Covid-19; e la disponibilità di dispositivi di protezione individuale, gel e materiali di protezione”, ha proseguito. “La logica della sperimentazione è quella che dovremo adottare nelle prossime settimane, facendo leva sul sistema di monitoraggio complessivo della diffusione dei contagi, incrementando la tecnologia di contact tracing, che comprende anche la app Immuni, di cui ho già riferito – a dire il vero – nell’informativa alle Camere dello scorso 21 aprile. Oggi vi do notizia che ieri il Governo, all’esito del Consiglio dei Ministri, ha adottato un decreto-legge che, tra le altre cose, contiene anche una norma quindi una copertura normativa di rango primario alle procedure di tracciamento dei contatti con funzioni di monitoraggio del virus”, ha ricordato, citando il contenuto delle norme previste a garanzia della privacy.

Conte ha confermato che “nel mese di maggio procederemo a effettuare 150.000 test sierologici su un campione di cittadini selezionati dall’Istat, il che ci consentirà di avere un quadro più chiaro sul reale impatto del Covid-19 nel nostro Paese”.

Nelle prossime ore, “il Ministro della Salute emanerà un provvedimento, che è previsto dal dPCM del 26 aprile, proprio al fine di definire criteri, specifiche soglie di allarme che consentiranno una valutazione accurata della tendenza al contagio in ciascuna area del Paese”. Un provvedimento “importante”, perché “una volta acquisiti questi strumenti di valutazione potremo anche concordare con le Regioni, con le Province autonome un allentamento delle misure restrittive che sia circoscritto su base territoriale, in modo da tenere conto delle Regioni dove la situazione epidemiologica appare meno critica”.

Ciò non vuol dire che il Governo resterà a guardare le “iniziative improvvide di singoli enti locali”, ha detto Conte, ultima delle quali l’ordinanza di ieri della Regione Calabria. “Allo stato delle previsioni vigenti, iniziative di Enti locali che comportino l’introduzione di misure meno restrittive di quelle disposte su base nazionale, non sono possibili perché in contrasto con le norme del decreto legge n. 19 del 2020, quindi sono da considerarsi a tutti gli effetti di legge illegittime”.

Tornando al 4 maggio, lunedì torneranno a lavoro 4 milioni e mezzo di italiani: quella del Governo, rivendica Conte, non è stata “una scelta timida, tutt’altro”. Si tratta di persone che “torneranno a spostarsi, con autobus, metro, treni, auto per recarsi sul posto di lavoro, e sarà un test di fondamentale importanza per accertare la solidità e la tenuta del sistema”.

Da lunedì “ci si potrà muovere all’interno della propria Regione – oltre che per motivi di lavoro, salute e necessità – anche per andare a trovare i propri cari. Si potrà fare attività sportiva, attività motoria non più solo nei pressi della propria abitazione, purché evitando assembramenti e mantenendo la distanza di sicurezza. Gli atleti di sport individuali di interesse nazionale potranno tornare ad allenarsi a porte chiuse”.

“Se nei prossimi giorni la curva dei contagi non dovesse crescere oltre la soglia critica prudenzialmente individuata, – ha aggiunto il Premier – allenteremo ulteriormente le misure, assicurando la riapertura in sicurezza del commercio al dettaglio, della ristorazione, dei servizi alla persona, certamente nel rispetto delle regole di distanziamento sociale con le quali – dobbiamo esserne consapevoli – convivremo ancora per un certo periodo di tempo”.

Conte ha espresso “apprensione” sia per il “mondo dello spettacolo del teatro, al mondo della musica, del cinema” annunciando un incontro del Ministro Franceschini con una delegazione rappresentativa del settore, che per quello del turismo: “sappiamo quanto questa crisi stia colpendo tutte queste attività, e le molte altre che non cito in dettaglio, tutte le lavoratrici, i lavoratori di questi settori”.

Il Governo “è profondamente consapevole della necessità di consentire la riapertura degli esercizi commerciali al pubblico e dei servizi alla persona e tutte queste altre attività, ripristinarle pienamente, non appena l’andamento dei dati epidemiologici lo consentirà”, ha assicurato. “E quindi lavoreremo, già in questi giorni stiamo lavorando, per definire con la massima accuratezza i protocolli specifici e quindi necessari a una ripresa in sicurezza di tutte queste attività”.

Citato il Documento di economia e finanza (Def) per il 2020 e la contrazione del Pil, Conte ha ricordato le misure “volte a limitare le conseguenze economiche e sociali della chiusura delle attività produttive e del crollo non solo della domanda interna ma anche mondiale, nonché a potenziare la capacità del Sistema Sanitario Nazionale e a garantire flussi di liquidità aggiuntiva e garantita per tutto il mondo produttivo” contenute nel “Cura Italia” e nel “Decreto Liquidità”.

Ora servono “ulteriori provvedimenti, che assumeranno la forma di decreto-legge sottoposti al Parlamento”.

Il primo “conterrà ulteriori misure di sostegno a lavoratori e imprese, per continuare ad accompagnarli nella fase di transizione verso la riapertura delle attività economiche”: riprendendo tutti gli interventi del “Cura Italia”, “li rafforzerà prolungandoli nel tempo. Saranno prorogate, con un impegno finanziario di circa 25 miliardi, le vigenti misure di sostegno al lavoro, all’inclusione e al reddito, quali la cassa integrazione, l’indennità per il lavoro autonomo, due mensilità aggiuntive dei sussidi di disoccupazione, e gli indennizzi per colf, badanti”. Allo studio “anche l’introduzione di nuove forme di protezione sociale”.

“Per assicurare alle imprese e ai professionisti la riscossione dei crediti vantati nei confronti delle pubbliche amministrazioni per forniture, appalti e prestazioni professionali, saranno sbloccati 12 miliardi di euro, attraverso anticipazioni di liquidità della Cassa Depositi e Prestiti in favore di Regioni, Province, città metropolitane, Comuni e enti del Servizio Sanitario nazionale”, ha aggiunto il Premier. “Tra gli interventi di supporto ai settori produttivi più colpiti dall’emergenza, è allo studio uno schema di finanziamento a fondo perduto per le piccole imprese, che potrà essere direttamente legato alla perdita di fatturato. Per le PMI al di sopra di una certa soglia sono poi allo studio interventi volti ad assorbire parzialmente le perdite, con capitale pubblico che possa trasformarsi in sostegno a fondo perduto attraverso erogazioni di liquidità o schemi di agevolazione fiscale. Complessivamente, destineremo a questi interventi all’incirca 15 miliardi. Per le imprese medio-grandi è allo studio un intervento significativo da parte della Cassa Depositi e Prestiti, con un ingresso temporaneo nel capitale a fronte dell’indebitamento. Si sta poi valutando il potenziamento del credito d’imposta per i canoni di locazione delle attività produttive e commerciali, per estenderlo anche alle categorie di pubblici esercizi ad oggi non coperte dall’agevolazione”.

Il Governo cercherà di “favorire il turismo interno, anche attraverso forme di sostegno alle imprese turistiche e, parallelamente, a un incentivo alle famiglie al di sotto di particolari soglie di reddito e con figli a carico, sotto forma di un bonus da spendere nelle strutture ricettive del Paese” e di “includere all’interno del decreto-legge l’eliminazione degli aumenti dell’Iva e delle accise previsti per il 2021 dalla legislazione vigente”.

Quanto ai più piccoli, bambini e ragazzi il Governo “intende dedicare alle famiglie e ai minori lo spazio che meritano all’interno dei prossimi provvedimenti normativi: occuparsi di loro, facendo in modo che nessuno resti indietro, significa occuparsi del futuro dell’Italia. E sarà cruciale preparare e sostenere progetti territoriali da attivare nella “Fase 2” dell’emergenza – abbiamo coinvolto già tutti gli enti locali, tutte le loro rappresentanze – per tutelare il diritto al gioco e all’attività motoria dei minori, senza compromettere, e capite bene che è davvero un compito molto difficile, le norme di distanziamento sociale che dovranno essere mantenute anche dopo la riapertura delle attività produttive e commerciali e l’allentamento delle restrizioni agli spostamenti”.

“In particolare, condivido l’urgenza di ripensare gli spazi educativi in forma dilatata, anche tramite una nuova progettazione degli ambiti urbani e l’utilizzo, laddove possibile, degli spazi di prossimità”, ha osservato Conte. “Occorrerà valutare la possibile riapertura, in modalità sperimentale, di nidi e scuole dell’infanzia, oltre ai centri estivi e ad altre attività ludiche ed educative destinate ai nostri i bambini. Una specifica attenzione dovrà essere riservata al tema della disabilità. Anche dal punto di vista economico per quanto riguarda l’ultimo Dpcm abbiamo previsto, abbiamo lavorato con le associazioni, una riapertura dei centri diurni, cosiddetti semiresidenziali, ovviamente il tutto con dei protocolli che saranno siglati a livello di Patti territoriali in modo da garantire alle persone con disabilità e i loro familiari e a tutti gli operatori che lavorano con loro la massima sicurezza”.

Risorse saranno destinate all’incremento del Fondo nazionale per l’autosufficienza e del Fondo per l’assistenza alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare.

Conte ha poi evocato lo “spirito riformatore” che dovrebbe essere al centro di importanti cambiamenti che velocizzino le procedure negli appalti e rendano più efficace l’attrazione di investimenti.

Sostenuto che “i cittadini italiani meritano risposte efficaci, meritano risposte tempestive”, Conte ha dedicato l’ultima parte del suo lungo intervento alla costituzionalità dei provvedimenti presi dal Governo attraverso i decreti.

“Sono ben consapevole della responsabilità che mi sono assunto ogni volta che ho apposto la firma su un atto che, appena entrato in vigore, era destinato a produrre effetti sì incisivi sui diritti fondamentali dei cittadini italiani”, ha detto il Premier. “Come giurista e anche come persona cresciuta ed educata ai valori democratici, avverto come profondamente ingiusta l’accusa di avere irragionevolmente e arbitrariamente compresso le libertà fondamentali”.

“Pur consapevole delle prerogative del Parlamento, ricordo che le misure adottate in queste settimane sono state l’esito di decisioni ispirate non solo ai principi di proporzionalità e di massima precauzione”, ha aggiunto. “Il Governo sarà sempre molto attento ai contributi che le Camere vorranno apportare. Lo sarà ancor di più in questa seconda fase, che si avvia il 4 maggio, la fase del progressivo allentamento delle misure, del riavvio delle attività economiche, la fase del ritorno alla vita”.

“Alcune aziende specializzate nei giorni scorsi hanno segnalato come il valore reputazionale del nostro paese all’estero sia cresciuto notevolmente. L’immagine dell’Italia è cresciuta, secondo queste indagini, percepita come migliore all’estero. Ma questo non è tanto merito del governo, è merito dei cittadini, è merito dei cittadini italiani. Noi li dobbiamo ringraziare, li dobbiamo ringraziare per i sacrifici fatti, per i comportamenti virtuosi posti in essere.

Se siamo sin qui riusciti a piegare la curva del contagio che sembrava destinata a risalire inesorabilmente è tutto merito loro”, ha detto il Premier. “E non ci è dato conoscere l’indice R0 delle prossime settimane. Non lo troviamo scritto da nessuna parte e nessuna previsione scientifica può spingersi a predirlo con sicurezza. Esso dipenderà dalla nostra capacità di vivere questa seconda fase con pari senso di responsabilità. Io – ha concluso – sono fiducioso”. (aise) 

Reperibile da https://aise.it/primo-piano/fase-2-conte-torna-in-parlamento/144717/160

Femminilità, cultura e potere delle donne veneziane: storia nella storia

Importante e determinante nella cultura veneziana è stato il ruolo delle donne: donne intellettualmente curiose, aperte, assertive che si ponevano come persone attive di quella società, lavorando, mantenendo i contatti sociali, avendo anche, nei casi delle donne più abbienti ,l.a propria indipendenza economica

Partiamo quindi dai vanti che possiamo proporre al mondo, come veneziani, come persone aperte e lungimiranti.

Il primo esempio di donna veneziana colta, aperta al mondo e dedita al conseguimento della Serenissima del suo predominio nel Mediterraneo ed in Europa fu CATERINA CORNARO, Regina di Cipro nata il 7 novembnre del 1454 del Marco Corner e Floriana Crispo. Cresciuta ed educata in un monastero a Padova, venne data in sposa il 30 luglio del 1468 a Giacomo Secondo di Lusignano, re di Cipro.

Era incinta del loro figlio quando il marito e tutti i suoi parenti vennero trucidati nella notte del 13 novembre 1475 da nobili Catalani, istigati dal Re di Napoli e dal Duca di Savoia, e, a malincuore lasciò a questo punto la guida del Regno di Cipro alla Serenissima, avendone in cambio il titolo didiletta figlia della Repubblica”, ed una corte, piccola ma nutrita di artisti ed intellettuali ad Asolo (Giorgione, Lorenzo Lotto, Pietro Bembo ecc..) ora le sue spoglie sono accolte dalla chiesa dei SS. Apostoli a Venezia.

Se andate in Calle Carboni a Rialto, ecco che, incassata nel muro di quello che è il Municipio di Venezia c’è una lapide, dedicata ad ELENA CORNARO, la prima donna che si è laureata al mondo, in filosofia e Teologia al Bò di Padova

Oltre a ritratti che la immortalano, c’è una statua all’università di Padova che la ricorda, e pure una vetrata, al Wasser College.

Certo la libertà di pensiero e l’orgoglio dei genitori l’hanno aiutata a realizzarsi in questo suo sogno ,in cui ha dimostrato che le capacità maschili e femminili sono simili. Orgoglio per lei, ed orgoglio per l’apertura mentale delle classi dirigenti e degli insegnanti a Venezia ( ed anche Padova, all’epoca prima università al mondo)

Che dire poi di ROSALBA CARRIERA,(1675-1757) ritrattista e grande musicista, richiesta da tutte le casi regnanti dell’epoca per ritrarre le famiglie reali; Fu lei ad eseguire il primo ritratto di Luigi XV bambino. Una buona parte dei suoi dipinti è conservata alle Gallerie dell’Accademia a Venezia.

Non ultima per meriti, ma prima per la capacità di dare vorrei ricordare VERONICA FRANCO (1546-1591).

La società rinascimentale di Venezia riconosceva due diversi tipi di cortigiane: la cortigiana onesta, ossia l’intellettuale, tipo geisha, e la cortigiana di lume, quella che si offriva sul ponte delle Tette alle Carampane.

Veronica Franco fu probabilmente il più celebre esempio di cortigiana onesta, anche se non fu l’unica intellettuale in una Venezia rinascimentale che vantava una cultura raffinata e annoverava numerosi talenti in ambito letterario e artistico.

Già lei figlia di una cortigiana onesta venne introdotta nell'”arte”dalla madre, e, aiutata dalle proprie doti naturali, contrasse giovanissima matrimonio con un ricco medico, ma il matrimonio finì male.

Per mantenersi diventò una cortigiana d’alto rango.. Secondo le cronache un suo bacio costava 5 o 6 scudi, il servizio completo 50 scudi.

Grazie alle sue amicizie con uomini facoltosi ed esponenti di spicco dell’epoca divenne molto famosa. Ebbe perfino una liason con il re Enrico III di Francia. Quindi fu inserita nel Catalogo di tutte le principale et più honorate cortigiane di Venerzia.

La Franco scrisse due volumi di Poesia: Terze Rime nel 1575 e Lettere familiari a diversi nel 1580.

Pubblicò raccolte di lettere e raccolse in un’antologia le opere di scrittori famosi, Dopo il successo di questi lavori fondò un’istituzione caritatevole a favore delle cortigiane e dei loro figli.

Nel 1575 scoppiò la peste a Venezia, e lei fu costretta ad allontanarsi , subendo così il saccheggio della sua casa, ed al suo ritorno dovette subire un processo dell’Inquisizione in cui fu accusata, ma poi assolta, di stregoneria( cosa assai comune per le cortigiane). Morì, si dice, in povertà nel 1591.

Altra donna famosa, intellettuale e studiosa fu ISABELLA CORTESE, nobildonna del 1500, alchimista e studiosa che si occupò dell’aspetto fisico delle donne, e pubblicò. assieme ad un’altra studiosa, Floriana Canali, “Secreti”, un libro dedicato alle arti ella cosmesi, appunto.

Altre due donne, famose, intelligenti e volitive, dettero lustro con la loro cultura, con le lor capacità, all’espansione della Serenissima: Nipote del Doge Sebastiano Venier, CECILIA VENIER BAFFO, con il nome arabo di Noor Banu (Pincipessa della luce)divenne la sposa di Solimano il Magnifico nell’anno 1537, e dette alla luce l’erede al trono, oltre ad altri quattordici figli. Fu comunque donna di cultura che trattenne profondi ed interessanti rapporti epistolari con Elisabetta I di Inghilterra e Caterina de Medici, divenuta Regina di Francia.

Nel frattempo, pedina già costruita e preparata dalla Repubblica, ma donna forte, capace ed assertiva, si dimostrò BIANCA CAPELLO, nata da famiglia nobile, ed avviata dalla zia, sorella del Doge Andrea Gritti, all’arte della Cortigiana Onesta, ed accompagnata passo, passo, alla conquista del cuore del Granduca Francesco I di Toscana, di cui divenne, dopo diverse vicissitudini, moglie, ed anch’essa nominata, con gran pompa “diletta figlia della Serenissima”.

Donne diverse, donne ricche, donne che si sono conquistate la possibilità di perseguire i propri sogni e le proprie capacità intellettuali in uno stato che ha dato loro l’opportunità di farlo, rispettando anche le povere, piccole cortigiane affacciate sul ponte delle Tette che comunque, al difuori del loro “lavoro” venivano considerate cittadine a tutti gli effetti, e rispettate.

Concludo con le parole di Veronica Franco: Se siamo armate ed addestrate siamo in grado di convincere gli uomini che anche noi abbiamo mani, piedi ed un cuore come loro. e anche se siamo deboli e tenere , ci sono uomini delicati che possono essere anche forti e uomini volgari e violenti che sono dei codardi. Le donne non hanno ancora capito che dovrebbero comportarsi così, in questo modo riuscirebbero a combattere fino alla morte e per dimostrare che ciò è vero, sarò la prima ad agire, ergendomi a modello.

Piera Panizzuti

Richieste di asilo nell’UE: Italia quarta

Nel 2019, l’Unione europea a 27 ha concesso lo status di rifugiato a 295.800 richiedenti asilo, con un calo del 6% rispetto al 2018, quando furono accolte 316.200 richieste. Nello stesso anno, l’UE ha ricevuto 21.200 rifugiati reinsediati. Questi i dati diffusi oggi da Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea.

Il totale dei richiedenti asilo che ha ottenuto protezione nell’UE l’anno scorso comprende anche 141.100 borse di studio per status di rifugiato (48% del totale), 82.100 borse di protezione sussidiaria (28%) e 72.700 borse di protezione umanitaria (25%).

In cima alla triste classifica dei richiedenti asilo ancora i siriani (78.600, 27% del totale di persone a cui è stato concesso lo status di protezione nell’UE), seguito da afgani (40.000, 14%) e venezuelani (37.500, 13%).

Il numero dei richiedenti asilo venezuelani, nel 2019, è aumentato di quasi 40 volte rispetto al 2018, quando nemmeno 1.000 venezuelani ottennero protezione nell’UE.

Tra i siriani che hanno ottenuto lo status di rifugiato, il 71% è stato registrato in Germania (56.100). Anche per gli afgani la quota più alta – pari al 41% – è stata registrata in Germania (16.200). Quasi tutte le concessioni di stato di protezione ai venezuelani sono state invece registrate in Spagna (35300), pari al 94% del totale dell’UE.

Il 39% delle domande di protezione sono state accettate in Germania: 116.200 gli status di rifugiato riconosciuti; al secondo posto la Francia (42.100 domande, 14%), al terzo la Spagna (38.500, 13%) e al quarto l’Italia, con 31.000 domande accettate, pari al 10% del totale.

Insieme, questi quattro Stati membri sommano oltre i tre quarti di tutte le decisioni positive emesse nell’UE.
Nel 2019, in totale, sono state presentate 540.800 prime istanze di richiesta di asilo e 293.200 ricorsi.

Le decisioni prese in primo grado hanno permesso a 206.000 persone di ottenere lo status di protezione, mentre altri 89.800 richiedenti asilo hanno ricevuto lo status in appello. La percentuale di decisioni positive in prima istanza è stata del 38%; per l’appello il 31%%.

I risultati delle decisioni sulle domande di asilo in prima istanza, e quindi il tasso di riconoscimento, variano di cittadinanza in cittadinanza: ottengono lo status praticamente tutti i richiedenti del Venezuela (96%) e quasi nessuna dalla Georgia (4%); sì alla prima richiesta all’85% dei siriani e all’81% degli eritrei.

La maggior parte dei richiedenti asilo, come detto, proviene da Siria, Afghanistan e Venezuela. Seguono Iraq (7%), Turchia (3%), Eritrea (3%), Nigeria (3%), Iran (3%), Somalia (3%), Pakistan (2%), altre nazionalità (22%).

In Italia, in particolare, al primo posto per il riconoscimento di rifugiato ci sono i nigeriani (5870, pari al 19% del totale delle domande accettate), seguiti da pakistani (3455, 11%) e bengalesi (2230, 7%). (aise) 

Reperibile da https://aise.it/primo-piano/richieste-di-asilo-nellue-italia-quarta/144602/160

Mattarella: “La scuola esercizio di libertà”

“Le scuole chiuse sono una ferita per tutti. Ma, anzitutto per voi, ragazzi; per i vostri insegnanti; per tutti coloro che, giorno per giorno, partecipano alla vita di queste comunità”, perché la scuola “non è soltanto il luogo dell’apprendimento”, ma è la “dimensione sociale fondamentale” in cui “cresce e si sviluppa la personalità di ognuno di voi, cioè quel che sarete nella vostra vita futura”; e “come sarà il mondo di domani dipenderà, in realtà, in larga misura da voi, studenti di oggi”, “dal vostro impegno”. È questo l’insegnamento che dalla chiusura forzata delle scuole in Italia – e nel mondo – occorre trarre secondo il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Il capo dello Stato è intervenuto per “#maestri“, nuovo programma di Rai Cultura in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione per #LaScuolaNonSiFerma in onda nel pomeriggio di ieri su Rai3, rivolgendosi ai ragazzi e dicendosi certo che “la scuola vi manca. Probabilmente, non avreste mai immaginato che poter uscire per andare a scuola costituisse un esercizio di libertà. Della vostra libertà. Ma è possibile anche che questa esperienza, così dura e sofferta, si tragga un’occasione di crescita”.

Riportiamo di seguito il testo integrale del messaggio di Sergio Mattarella.

“Care ragazze, cari ragazzi, mi rivolgo a voi in una circostanza che, fino a poco tempo fa, nessuno avrebbe immaginato. L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo ha sconvolto, in poche settimane, le nostre vite.
Oltre all’angoscia per i lutti, alle sofferenze di tante persone colpite dal virus, ai sacrifici di chi lo combatte in prima linea, dobbiamo confrontarci con regole che cambiano drasticamente tante abitudini; e la nostra quotidianità.
Anche la vostra vita è, improvvisamente, cambiata. Le scuole di tutto il Paese sono state chiuse e lo rimarranno fino a quando il pericolo non sarà stato eliminato e non sarà possibile riaprirle in sicurezza.

Siamo di fronte a un evento eccezionale che tocca la vita di più di otto milioni di ragazze e ragazzi italiani. E di centinaia di milioni di studenti nel mondo. Qualcosa di incredibile, mai avvenuto prima, nella storia dell’istruzione. Un evento drammatico, che possiamo ben definire epocale.

Le scuole chiuse sono una ferita per tutti. Ma, anzitutto per voi, ragazzi; per i vostri insegnanti; per tutti coloro che, giorno per giorno, partecipano alla vita di queste comunità.

La scuola non è soltanto il luogo dell’apprendimento. È la vostra dimensione sociale fondamentale, nella quale, assieme al sapere e alla conoscenza, cresce e si sviluppa – anche nella relazione con gli altri, con i compagni, con i vostri insegnanti – la personalità di ognuno di voi. Cioè quel che sarete nella vostra vita futura.

È stato così per ciascuno di noi. Me lo ricordo anch’io, dopo tanto tempo.

Per tutti, gli anni della scuola restano un’esperienza decisiva: per quello che si apprende, per le amicizie che si fanno – tante dureranno per tutta la vita – per le persone che si incontrano, per quelli che riconosceremo, sempre, come i nostri maestri.

Tutti voi rammenterete queste settimane di forzato isolamento, per ciò che la pandemia vi ha sottratto: le vostre classi, i compagni, i professori.

In fondo, costretti a casa, avvertite – molti, forse, con sorpresa – che la scuola vi manca. Probabilmente, non avreste mai immaginato che poter uscire per andare a scuola costituisse un esercizio di libertà. Della vostra libertà.

Ma è possibile anche che questa esperienza, così dura e sofferta, si tragga un’occasione di crescita.

Per riflettere tutti su ciò cui abbiamo dovuto, momentaneamente, rinunziare; e sul valore delle occasioni e dei gesti, apparentemente scontati, che in questo momento ci mancano. A cominciare dalle relazioni tra le persone.

Ma soprattutto per riflettere su ciò che dovrà, necessariamente, cambiare. Perché tutti ripetiamo che, dopo questa pandemia, il mondo non sarà più come prima: ma nessuno, davvero, può ancora dirci come sarà.

Come sarà il mondo di domani dipenderà, in realtà, in larga misura da voi, studenti di oggi. Dalla vostra capacità di pensarlo, di progettarlo, di viverlo. Dal vostro impegno. Da come metterete a frutto i saperi e le conoscenze che oggi acquisite.

Anche per questo – direi, particolarmente per questo – è importante continuare.

Continuare a sentirsi e a essere studenti. Continuare a sentirsi parte, protagonista, della comunità educante.

Anche per quanti tra voi sono giunti alla conclusione del percorso scolastico e si preparano agli esami di maturità è importante continuare a tenere vivo il rapporto che unisce tutti voi, insieme, alla vostra scuola, alle vostre lezioni.

Nelle forme in cui questo è reso possibile dalle nuove tecnologie.

E desidero ringraziare chi opera perché questo avvenga, a cominciare da tanti docenti.

A questo impegno oggi si aggiunge il progetto messo a punto dal Ministero dell’Istruzione, insieme alla RAI. Un contributo importante, che esalta la missione di servizio pubblico, richiamando il ricordo di alcune delle pagine più belle e preziose della Rai; e che coinvolge numerose personalità del mondo della nostra cultura.

A tutti coloro che hanno lavorato a questo viaggio nella conoscenza, esprimo un grande apprezzamento.

A voi, ragazze e ragazzi, il mio incoraggiamento.

Buone lezioni a tutti!

E, per chi si prepara agli esami, in bocca al lupo!”. (aise)

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Genova: rinasce il ponte sul Polcevera

“L’Italia s’è desta. Benvenuto Ponte di Genova!”. Così, su twitter, il Presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, ieri sera anticipava il varo dell’ultimo impalcato che completa la struttura del nuovo ponte sul Polcevera: da questa mattina Genova ha di nuovo un ponte che la unisce, “simbolo di un Paese che non si arrende e che vuole costruire il proprio futuro”, come sottolinea la Regione che ieri sera ha illuminato i piloni con i colori del Tricolore.

“In ogni saldatura di questo ponte, in ogni gettata di cemento fatta rispettando i tempi, c’è una piccola, minima consolazione per le famiglie di quelle 43 vittime, morti assurde che non dimenticheremo mai”, ha aggiunto Toti ricordando le vittime del crollo del ponte, avvenuto il 14 agosto 2018.

Alla cerimonia di oggi hanno partecipato anche il Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Paola De Micheli oltre a tutte le autorità cittadine compreso il Sindaco e Commissario straordinario, Marco Bucci.

“Da oggi Genova e l’Italia hanno il nuovo ponte sul Polcevera. 1067 metri che raccontano la forza di una intera comunità che, in ogni tragedia, ha saputo rimboccarsi le maniche e rialzarsi”, sottolineano dal Comune della città. “Si riparte con il ricordo delle 43 vittime nel cuore”.

Assente perché bloccato a Parigi dalle restrizioni da Covid, l’architetto Renzo Piano, che ha firmato il progetto del ponte, ha definito il varo di oggi “un momento importante, ma non può essere una festa perché non bisogna mai dimenticare da cosa nasce. Da una terribile tragedia”.

Il ricordo delle vittime è stato al centro anche dell’intervento del Premier: “oggi noi suturiamo una ferita, perché ricongiungiamo una fondamentale arteria di comunicazione al centro, nel cuore di questa comunità e di questa città. Però siamo anche consapevoli che questa ferita non potrà essere completamente rimarginata perché ci sono 43 vittime e noi non dimentichiamo anche il dolore di questa comunità, in particolare dei familiari”.

Conte ha voluto evidenziare la “portata simbolica” del varo: “questo è un cantiere simbolo, non solo per Genova, per la Liguria, ma per L’Italia intera. È Il cantiere dell’Italia che sa rialzarsi, il cantiere dell’Italia che si rimbocca le maniche, dell’Italia che non si lascia abbattere, non si lascia sopraffare neppure da una tragedia così. È l’Italia che mette insieme le proprie competenze il proprio spirito di sacrificio, il proprio senso del dovere, il proprio senso di responsabilità. E tutti insieme, ciascuno fa la propria parte e porta a casa un risultato straordinario”.

Genova “ci offre anche un modello, modello per l’Italia intera”, dando un insegnamento: “che il più grande atto di amore che noi dobbiamo a noi stessi e all’Italia intera – questa nostra patria che tanto amiamo – è nel ripartire insieme, nell’impegnarsi a ripartire insieme, nel prenderci per mano, farci forza l’un l’altro, mostrarci solidarietà ma soprattutto sul presupposto che ciascuno faccia quello che sa che deve fare, che è il suo compito, che è il suo dovere”.

Il ponte è lungo 1.067 metri, ha 19 campate che si trovano a 40 metri di altezza e sono sorrette da 18 piloni. Nel momento in cui l’ultima struttura lunga 50 metri è stata posizionata fra le pile 11 e 12 sono state suonate le sirene del cantiere, a cui hanno risposto quelle del porto.

Secondo il sindaco Bucci, il ponte verrà aperto al traffico a luglio, dopo asfalto e collaudi. (aise) 

Reperibile da https://www.aise.it/primo-piano/genova-rinasce-il-ponte-sul-polcevera/144636/160

Michele Shiavone (CGIE): “Coinvolgere i connazionali nella ripartenza”

Il blocco forzato di milioni di persone costrette a rimanere chiuse nelle mure domestiche a causa del distanziamento sociale, deciso per contenere l’epidemia da coronavirus, produce logoramenti umani, sociali e economici. A distanza di mesi dalle prime avvisaglie l’Italia sta già pensando con insistenza ad un graduale ritorno alla normalità e sta programmando la cosiddetta fase due.

È opportuno ricordare che in giro per il mondo molte nostre comunità sono ancora confrontate con fasi acute dell’epidemia e nostri connazionali sono ancora in attesa di rientrare in Italia.

All’estero continuano, intanto, le iniziative promosse dagli organismi di rappresentanza: Comitati degli italiani all’estero e lo stesso CGIE, dalle associazioni italiane, dalle organizzazioni dei patronati e da numerosi filantropi a favore di assistenza sanitaria, economica e sociale di auto-aiuto, di raccolta fondi e di strumenti sanitari inviati a strutture ospedaliere e alla protezione civile italiane. A loro si aggiungono gli sforzi dei nostri ricercatori, medici, personale paramedico, scienziati, accademici, insegnanti e professionisti impegnati ad alleviare, in Italia e all’estero, le ferite causate dall’epidemia.

ANSIOSI DI VEDERE L’ITALIA RIALZARSI

Siamo ansiosi di rivedere il nostro Paese rialzarsi per ritornare alla normalità pensando al ruolo straordinario di puntellamento al sistema paese che svolgono gli italiani all’estero, del loro apporto al PIL nazionale e del valore aggiunto, che riescono a generare per la diffusione dei beni immateriali e per l’internazionalizzazione economica e commerciale del nostro Paese.

Il nuovo inizio offre all’Italia l’insperata opportunità di compiere una cesura con il passato e di cambiare il rapporto con le nostre comunità, integrandole attivamente nelle politiche attive del nostro Paese e nell’esposizione internazionale del Sistema Paese. Nulla sarà più come prima, perciò, sollecitiamo il nostro Governo a promuovere politiche nuove per riequilibrare le differenze morfologiche sociali e per aggredire le cause dell’emigrazione, diventata oramai fonte di impoverimento sociale e economico e favorire il ritorno a casa degli italiani all’estero con politiche mirate e interventi puntuali a sostegno della ripresa.

SOSTEGNO PER I CONNAZIONALI CHE RIENTRANO

In molti Paesi alla crisi sanitaria si sta aggiungendo anche la fragilità dei sistemi sociali, che non garantiscono assistenza e ammortizzatori sociali agli immigrati, per queste ragioni occorrerà considerare il massiccio rientro forzato in Italia di nostri connazionali. Per scongiurare un’ulteriore emergenza il Consiglio generale degli italiani all’estero chiede al Governo di individuare strumenti legislativi e finanziari a sostegno del loro inserimento nel mondo del lavoro e delle misure di accompagnamento per la loro integrazione iniziale nella ritrovata società d’origine.

Occorrerà cambiare i paradigmi per valorizzare e rendere protagonisti chi è residente all’estero in forma stabile e coinvolgerli nei progetti culturali, economici e commerciali, sociali e della comunicazione verso l’estero, investendoli di maggiori compiti sia nella diffusione del Made & by Italy, sia nella nuova strategia di re-branding nazionale, sia nel rilancio dell’internazionalizzazione del Sistema Paese nella fase post-Covid.

SÌ AL RIENTRO IN PATRIA DEGLI ITALIANI ALL’ESTERO

L’epidemia del coronavirus sta avendo ampi risvolti, alcuni dei quali si ripercuotono anche sugli affetti delle famiglie dei residenti all’estero, aspetti umani resi più drammatici dalla chiusura delle frontiere, che impediscono il rientro volontario in Italia. L’ansia dell’attesa per il ritorno alla quotidianità ci induce a sottoporre al Governo la richiesta di scongelare gradualmente le clausole restrittive che bloccano la mobilità delle persone per permettere, anche ai nostri connazionali residenti all’estero, di rientrare in Italia per rivedere i parenti e curare i loro interessi. (michele schiavone*\aise)

* segretario generale del CGIE

Reperibile da https://www.aise.it/primo-piano/coinvolgere-i-connazionali-nella-ripartenza-/144612/160

Fase due: l’Italia prova a ripartire

Si riapre, ma non troppo. Si allentano, ma di poco, le restrizioni previste dal Governo nella cosiddetta “fase 2” confermata ieri dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte che, in una conferenza stampa trasmessa all’interno dei tg serali, ha illustrato i contenuti del nuovo Decreto in vigore dal prossimo 4 maggio. Nessun “liberi tutti” e poche aperture agli spostamenti, con il solito mantra del “distanziamento sociale”, l’arma più potente in mano ai cittadini per combattere il covid19.

“Se ami l’Italia, mantieni le distanze” lo slogan lanciato da Conte che, in certi passaggi del suo intervento, si rivolge ai singoli cittadini, un “tu” ribadito più volte, a voler rimarcare l’importanza dell’assunzione personale di responsabilità.

“Grazie ai sacrifici fin qui fatti stiamo riuscendo a contenere la diffusione della pandemia e questo è un grande risultato se consideriamo che nella fase più acuta addirittura ci sono stati dei momenti in cui l’epidemia sembrava sfuggire a ogni controllo”, osserva il Premier. “Avete manifestato tutti forza, coraggio, senso di responsabilità, di comunità. Adesso inizia per tutti la fase di convivenza con il virus e dobbiamo essere consapevoli che in questa nuova fase, la fase due, la curva del contagio potrà risalire in alcune aree del Paese. Dobbiamo dircelo chiaramente, questo rischio c’è”, ammette il Premier, che spiega pure come l’Istituto Superiore di Sanità abbia individuato delle soglie “sentinella”, superate le quali si tornerebbe a chiudere.

Per questo “nella fase due quindi sarà ancora più importante mantenere le distanze di sicurezza” anche in ambito familiare.

Il Presidente ha quindi illustrato le novità introdotte dal nuovo Dpcm in vigore dal 4 al 18 maggio.

Per quanto riguarda gli spostamenti, questi saranno possibili all’interno di una stessa Regione per motivi di lavoro, di salute, necessità o visita ai parenti; gli spostamenti fuori Regione saranno invece consentiti per motivi di lavoro, di salute, di urgenza e per il rientro presso propria abitazione.

Obbligatorio l’utilizzo delle mascherine sui mezzi pubblici. Su questo fronte, il Presidente ha annunciato la firma da parte del Commissario Arcuri dell’ordinanza che fissa ad un massimo di 0,50 € il prezzo delle cosiddette mascherine chirurgiche.

Sarà consentito l’accesso ai parchi pubblici rispettando la distanza e regolando gli ingressi alle aree gioco per bambini, fermo restando la possibilità da parte dei Sindaci di precludere l’ingresso qualora non sia possibile far rispettare le norme di sicurezza.

Per quanto riguarda le cerimonie religiose, saranno consentiti i funerali, cui potranno partecipare i parenti di primo e secondo grado per un massimo 15 persone. Inoltre, già nei prossimi giorni si studierà un protocollo che consenta quanto prima la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza.
Previste regole più stringenti per chi ha febbre sopra i 37.5 gradi e sintomatologie respiratoria: obbligo di restare a casa e avvertire il proprio medico.

Per quanto riguarda le attività di ristorazione, oltre alla consegna a domicilio, sarà consentito il ritiro del pasto da consumare a casa o in ufficio.

A partire dal 4 maggio potranno quindi riprendere le attività manifatturiere, di costruzioni, di intermediazione immobiliare e il commercio all’ingrosso. Per queste categorie, già a partire da oggi, 27 aprile, sarà possibile procedere con tutte quelle operazioni propedeutiche alla riapertura come la sanificazione degli ambienti e per la sicurezza dei lavoratori .

Per consentire una graduale ripresa delle attività sportive, a partire dal 4 maggio saranno consentite le sessioni di allenamento a porte chiuse degli atleti di sport individuali.

Conte ha anche fatto il punto su sostegno a famiglie, lavoratori e imprese, ricordando che tra gennaio e marzo l’INPS ha accolto 109.000 domande in più di reddito e pensione di cittadinanza, 78.000 domande per il bonus baby-sitting e 273.000 per quanto riguarda i congedi straordinari per le famiglie. Al momento, sono stati liquidati quasi 3,5 mln di richieste per il bonus da €600 per autonomi, professionisti, co.co.co, agricoli e lavoratori dello spettacolo, per un totale di 11 milioni di domande calcolando anche quelle per la cassa integrazione.

“Alcuni attendono ancora. Ci sono dei ritardi e di questi ritardi mi scuso personalmente”, ha sottolineato il Presidente Conte che ha poi annunciato che il Governo sta lavorando ad un nuovo decreto che metterà in campo ulteriori 55 miliardi. (aise)

Reperibile da https://www.aise.it/primo-piano/fase-due-litalia-prova-a-ripartire/144578/160

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