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September 2019

Buenos Aires: è stata accolta la denuncia sui brogli elettorali all’estero dello scorso anno

Forse sarà una coincidenza, ma all’indomani del cambio di governo in Italia e a pochi mesi del probabile cambio di governo in Argentina qualcosa si è sbloccato nell’inchiesta sui brogli elettorali avvenuti durante le elezioni del 2018.

La Procura argentina infatti, dopo aver acquisito il contratto tra il governo italiano e il “Correo argentino”, ha accolto ieri la denuncia affidandola tempestivamente al giudice che nelle prossime settimane procederà con l’avvio formale del processo. Al centro della denuncia oltre quindicimila schede elettorali “sospette” concentrate in una decina (su novanta) sezioni elettorali di Buenos Aires; in queste sezioni si concentrerebbero il 90% dei voti che consentirono al Senatore Cario di essere eletto con l’USEI, con la conseguente perdita per il PD di un seggio ritenuto “sicuro”, anche grazie al successo personale di preferenze di Fabio Porta.

Secondo la denuncia, presentata contestualmente in Italia e Argentina dallo stesso Fabio Porta e da Alberto Becchi (primo dei non eletti PD in Sudamerica) le migliaia di schede “anomale” concentrate in un pugno di sezioni di Buenos Aires sarebbero state votate quasi sempre dalle stesse mani, come sarebbe riportato dagli stessi verbali vidimati dai presidenti di seggio a Castelnuovo di Porto (la città italiana dove avviene lo scrutinio della Circoscrizione Estero).

Ad aumentare i sospetti, e a fare accendere i riflettori delle Procure dei due Paesi sulla vicenda, lo “strano e repentino” passaggio del neo-eletto Senatore Cario dall’USEI al MAIE; pochi giorni dopo, proprio grazie ai due voti al Senato, il MAIE entrava nel governo Lega-5Stelle e il Senatore Merlo diventava Sottosegretario.

Un eroe italiano in Argentina, Filippo Di Benedetto e un film per non dimenticarlo

Alto, magro, schivo, ci teneva a passare inosservato, come a dire: “non voglio riconoscimenti”, ma quando una persona lo salutava il viso gli si illuminava con un sorriso, quasi volesse dire: grazie. Allora dimostrava una grande cortesia e affabilità. Pochi se ne ricordano, i giovani non ne hanno mai sentito parlare, le persone grandi quando ascoltano il suo nome sorridono di gioia. Di Benedetto era nato in Calabria, a Saracena, città nella quale è stato sindaco tra il 1947 ed il 1949. Era emigrato In Argentina nel 1952, e si era stabilito a San Justo, nell’hinterland di Buenos Aires, dove ha sempre continuato a svolgere la sua professione di falegname. Povero è nato e povero e onesto, è morto nel 2001, pur avendo sempre svolto un ruolo da protagonista della storia.

Si era iscritto al Partitto Comunista all’epoca del Fascismo e in Argentina era diventato il referente ufficiale del suo partito.

All’epoca della Dittatura, 1976-1983, era responsabile dell’Inca Cgil, presidente della Filef, Federazione Lavoratori Emigranti e Famiglie e era molto conosciuto e stimato per la sua rettitudine. Così quell’uomo umile e deciso è diventato un eroe agendo per ferma convinzione personale, senza voler nulla a cambio nemmeno il riconoscimento di chi ha salvato. E di questo si è trattato, di aver salvato dalla morte centinaia d’italo argentini, i cui familiari correvano da lui per chiedergli aiuto quando si aspettavano che arrivassero i militari per portare via, nel cuore della notte, un congiunto. Aveva messo su con il vice console di Buenos Aires, Enrico Calamai, una rete, un’intelaiatura. Insieme hanno nascosto nella sede del Consolato Generale, in M.T.De Alvear, o nelle loro case personali, centinaia di persone, poi gli facevano i documenti e le facevano partire a salvo. In Italia contavano sulla collaborazione di Enrico Pajetta.

In un primo momento con loro c’è stato anche il giornalista Giangiacomo Foà, inviato del Corriere della Sera, richiamato in Italia, dalla cupola del suo giornale, dopo che si era scontrato con un funzionario dell’ambasciata italiana.

Non si deve dimenticare di sottolineare l’operato dei tre “giusti,” come venivano chiamati. C’è da far notare che Calamai fu l’unico rappresentante del Corpo diplomatico italiano a compiere il suo dovere di salvare i connazionali.

Sarebbe quindi bene, per rendere omaggio a questi benefattori e per offrire alle nuove generazioni dei modelli positivi, un film perché tutti possano conoscerli.

Edda Cinarelli

XXXV Congresso Internazionale di lingua e letteratura italiana dell’Associazione Docenti e Ricercatori di Lingua e Letteratura Italiana

L’area di italianistica e la Sezione di italiano della Facultad de Humanidades y ciencias dell’Universidad Nacional del Litoral, attraverso la commissione organizzatrice del XXXV Congresso di Lingua e Letteratura Italiana di A.D.I.L.L.I., invitano docenti, ricercatori e studenti a partecipare all’incontro che si realizzerà nella sede della Facultad de Humanidades y ciencias, a Santa Fe, Argentina, dal 5 al 7 Settembre 2019.

La tematica principale delle giornate che si realizzeranno nella sede santafesina, concordata in assemblea, è Il giornalismo nella lingua, letteratura e cultura italiana, esperienza comunicativa che, al giorno d’oggi, esce dall’ambito della carta stampata per inoltrarsi in spazi virtuali, snodi e passaggi discorsivi di notevole potenzialità.

Data questa ricchezza e vastità tematica e considerando le lacune negli studi che riguardano il giornalismo e la comunicazione in relazione all’universo culturale italiano e le sue diramazioni in una prospettiva comparata con l’Argentina e con altri contesti, il convegno ha come obbiettivi creare uno spazio per la riflessione e il dibattito su problematiche linguistiche, letterarie e culturali, relazionate al tema selezionato; favorire il dialogo, attivare meccanismi e spazi di intercambio tra professionisti, docenti e ricercatori di lingua, letteratura e immigrazione italiana, e promuovere la diffusione delle ricerche in corso nel nostro paese e in quelli vicini.

Cav. Adriana Cristina Crolla – Presidente

Ushuaia: meta di una vacanza avventura al limite

Ushuaia è la capitale della Provincia Argentina della Terra del Fuoco, divisa dal continente dallo stretto di Magellano, è molto distante da Buenos Aires. Si trova su un fiordo, nel Canale Beagle, quasi al limite Sud dell’Argentina, più in giù c’è solo l’Antartide. Per la distanza è abbastanza caro arrivarci, ma l’esperienza vale la pena, in estate per i colori della natura, le scalate sulle rocce delle montagne, il silenzio della campagna, la flora e la fauna; in inverno per le svariate possibilità che offre nel campo del turismo avventura, un sacco di esperienze al limite, che stimolano l’adrenalina e fanno vivere intensi momenti di brivido: sci di fondo o in discesa nel Cerro Castor, passeggiate in moto da neve o in slitte trascinate da husky, escursioni in quattro per quattro. Le ruote con i chiodi sono indispensabili perché le macchine possano avanzare su un tappeto di neve che ricopre strade in salita e in discesa come se si fosse su un’enorme montagna russa. Sempre in macchina è possibile guadare laghi, risalire fiumi sull’acqua ghiacciata in una peripezia alla sua massima espressione. I rifugi sono riscaldati a legna e nei loro pressi è possibile fare strani incontri, come quelli con cuccioli di volpe rossa o con dei castori. Volendo è possibile navigare nel Canal Beagle e osservare colonie di lupi di mare o di volatili tipici di quella latitudine come i cormorani. E’ possibile anche viaggiare sul treno della fine del mondo, una replica del treno su cui i carcerati andavano dalla galera nel bosco a raccogliere legna, con la differenza che i vagoni del treno originale erano scoperti, cioè per il trasporto merci, e quelli dell’attuale sono completi. Vicino a Ushuaia ci sono il Parco Nazionale di Terra del Fuoco, Playa Larga, Tierra Mayor e altri. Obbligatorio visitare il punto zero della Strada 3 quella che permette unire l’Alaska con la Terra del Fuoco.

La città è nata da un presidio militare, poi nel 1902 è iniziata la costruzione di un carcere di massima sicurezza per delinquenti pericolosi, almeno secondo il giudizio del tempo. Così ci sono stati il celebre anarchico Simon Radowitzky e anche il “petiso orejudo” come era chiamato Cayetano Santos Godino, assassino seriale di bambini.

Nel 1947 il carcere è stato chiuso da Juan Domingo Peron, impietosito dalle penose condizioni di vita in cui vivevano i carcerati. Nel 1948 l’imprenditore bolognese Carlo Borsari ha vinto la gara d’appalto per la costruzione della città e del porto. E’ arrivato con 650 lavoratori, tra operai, tecnici, architetti, tutti bolognesi, su una nave salpata da Genova il 26 settembre 1948.

In seguito li hanno raggiunti mogli e figli che hanno portato il numero d’italiani a superare i 2.000. La loro maggior parte è rientrata in Italia a progetto finito, ne sono rimasti pochi, alcuni sono venuti a Buenos Aires, così l’influenza italiana nella zona non è forte come in altre province dell’Argentina, e di quella spedizione non è rimasto nemmeno il ricordo. La città ha un grande impulso turistico e la sua popolazione è composta di gente arrivata a Ushuaia alla ricerca di un lavoro soprattutto da: Buenos Aires, la Pampa, Santa Fe, Cordoba. L’Isla Grande, combinazione unica di mare, montagne, ghiacciai, boschi è sicuramente una meta turistica completa e desiderabile.

Edda Cinarelli

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