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December 2018

“Vivere all’italiana… a modo tuo!” – Il concorso video della Farnesina in collaborazione con “Zooppa.com”

Nell’ambito delle attività di promozione del Sistema Paese, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, in collaborazione con la piattaforma digitale “Zooppa.com”, ha lanciato il concorso “Vivere all’italiana… a modo tuo!”, rivolta a giovani creativi italiani e stranieri.

I partecipanti al concorso sono invitati a realizzare brevi video che raccontino, con spunti innovativi e originali, il concetto di “essere italiano”. I video potranno essere presentati come interviste, reportage, mini-documentari o altre tecniche narrative e descrivere per immagini, suoni o parole cosa significa “Vivere all’italiana”.

Ai 6 primi classificati saranno assegnati premi per un valore complessivo di 15.000 € e i video migliori saranno rilanciati sui canali istituzionali del Ministero e della rete diplomatico-consolare.  Il termine ultimo per la consegna dei video è fissata entro le ore 15 del 12 febbraio 2019  .

Per maggiori informazioni e per partecipare al concorso, consultare la piattaforma “Zooppa.com” ai link https://community.zooppa.com/it-it/preview/vivere-all-italiana (ITA) e https://community.zooppa.com/en-us/preview/vivere-all-italiana (vers. ENG)

L’ex presidente Kirchner sarà processata per corruzione

L’ex presidente dell’Argentina Cristina Kirchner sarà processata per corruzione, nell’ambito di uno scandalo su un sistema di mazzette pubbliche ad alti funzionari. Lo ha annunciato un tribunale argentino, che ha chiesto la sua incarcerazione, anche se Cristina Kirchner è al momento protetta dall’immunità parlamentare.

La Corte d’appello ha confermato la decisione presa nel settembre scorso dal giudice Claudio Bonadio che accusa l’ex presidente del Paese sudamericano di essere stata la responsabile, insieme al marito Nestor Kirchner, presidente dal 2003 al 2007, considerato il ‘cervello’ di un sistema quantificato in 160 milioni di dollari di tangenti. Il tribunale ha anche ordinato di mettere sotto sequestro beni della politica per un miliardo e mezzo di pesos, pari a 38 milioni di dollari.

Kirchner è senatrice dal 2017 e gode dell’immunità parlamentare. In caso di condanna questa potrebbe essere revocata con il voto a maggioranza dei senatori. (pubblicato da La Repubblica il 12.21.2018)

L’amaro italiano che è diventato una bevanda nazionale in Argentina

In Argentina, dopo birra e vino, il terzo alcolico più consumato in assoluto è il Fernet Branca. A cosa è dovuto un record così particolare? La storia del Fernet Branca in Argentina affonda le sue radici nel XX secolo, quando i fratelli Branca, grazie alla propria lungimiranza, individuarono le potenzialità del paese in cui, grazie ai flussi migratori del primo dopoguerra, vivevano sempre più italiani, che portavano con loro l’amore per l’amaro.

Dapprima Fernet veniva prodotto nella fabbrica di Milano e poi importato, ma nel 1941 decisero di aprire uno stabilimento industriale nella provincia di Buenos Aires. E ora quella è l’unica distilleria di Fernet nel mondo oltre a quella di Milano.

In Argentina questo amaro raramente viene consumato liscio dopo cena come si usa in Italia. Il Fernet si beve come aperitivo insieme a due dita di coca-cola, ed è considerato ottimo anche per aprire lo stomaco. Come si vede dal post di instagram riportato qui sotto, dove un bar argentino pubblicizza il suo happy hour a base di fernet-cola, il cocktail sembrerebbe quasi paragonabile al nostro spritz.

Dunque in Argentina il Fernet-cola è molto vicino a essere il cocktail nazionale. E come tale rappresenta lo spirito della popolazione talmente tanto che quando l’anno scorso Charles Passy, il critico gastronomico di Marketwatch, ha detto che “per noi, il Fernet Branca sa di lucido da scarpe alla menta, e forse è un insulto al lucido da scarpe”, anche se l’articolo non era del tutto negativo, l’Argentina è insorta sommergendolo di tweet e di articoli in risposta, spiegandogli quanto non avesse capito niente.

Fernet Branca è nato ufficialmente nel 1845, come medicinale per abbassare la febbre, dalla mente di Bernardino Branca, il fondatore. La ricetta, ad oggi tenuta segreta, contiene 27 diverse erbe e spezie provenienti da quattro continenti, tra cui lo zafferano, che è uno degli ingredienti principali, la radice di genziana, la camomilla, la mirra, lo zenzero, la corteccia di china rossa, il galanga e la cannella.

È un amaro che ha sempre avuto un’aria internazionale. Quando viaggiare era ancora considerato un lusso e la globalizzazione era solo agli albori, Branca esportava il suo amaro in giro per il mondo e aveva poster, calendari e bottiglie con scritte in lingue di paesi lontani. Branca ha sempre avuto una visione del mondo estremamente moderna, eppure la sua ricetta rimane antica: gli ingredienti sono sempre gli stessi da quasi 200 anni, anche i metodi di lavorazione rimangono invariati, e i loro preziosi spiriti sono conservati in gigantesche botti di legno senza tempo.

La bellezza dell’amore per questo amaro da parte degli argentini, è che non lo amano e basta, come altrove. Fergus Henderson, lo chef fondatore del celeberrimo ristorante londinese St. John dice di berlo tutte le mattine; mentre al cinema e in televisione lo bevono il maggiordomo di Batman nel Cavaliere Oscuro e Dottor House. Eppure, questo apprezzamento resta diverso da quello degli argentini. Perché in Argentina nel corso del tempo Fernet Branca è stato integrato nella cultura popolare: gli adolescenti lo bevono liscio davanti agli amici per far vedere quanto sono tosti, esistono pagine e pagine su Medium e sui blog personali che spiegano come hanno fatto ad innamorarsi di questo amaro storico, c’è il rituale di berlo con gli amici al bar accompagnato dalla coca-cola, e poi, ovviamente, ci sono un sacco di imitazioni.

Flora Cappelletti (pubblicato si esquire.com il 10.12.2018)

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Arte italiana a Buenos Aires: il palazzo Barolo

Disegnato dall’architetto Mario Palanti per un ricco imprenditore tessile, il sig. Barolo, è stato inaugurato nel 1923.  Si trova nel quartiere di Montserrat, in Av. De Mayo 1370.

Lo stile è a firma Palanti ma si potrebbe dire che è un’espressione dell’eclettismo, in voga in quegli anni. Nella sua struttura s’ispira alla Divina Commedia, sembra, infatti che, sia Palanti sia Barolo ammirassero Dante Alighieri e volessero addirittura farne portare i resti dall’Italia in Argentina per farli tumulare nel palazzo.  Fino al 1935, anno in cui è stato inaugurato il Kavanag, il Barolo con i suoi 100 metri di altezza è stato l’edificio più alto di Buenos Aires. E’ un edificio di uffici.

Nel 1929 Palanti ha inaugurato a Montevideo un gemello del Barolo, il palazzo Salvo, dal nome dei committenti, ricco di simbologia massonica. Palazzo Salvo ha 27 piani, 370 appartamenti ed è alto 95 metri. In effetti quando a Montevideo ci si ferma davanti a Palazzo Salvo, si ha l’impressione di essere a Buenos Aires.

Entrambi i palazzi hanno una cupola con molte luci, quella del Barolo ne ha 300.000, e fino ad un certo punto della loro storia, quando non c’erano tanti edifici, sulle sponde del Rio de La Plata, comunicavano tra loro.

Nel 1997 l’edificio è stato dichiarato Monumento Storico Nazionale, d’altronde lo sono tutti i palazzi  di Avenida de Mayo, la strada elegante di quel periodo, in cui quasi tutti i negozi appartengono a spagnoli ma le costruzioni sono state quasi tutte disegnate da architetti italiani, risultato quindi della fusione culturale italiana e spagnola.

Il faro che si trova nella cima della torre del Barolo è tornato a funzionare il 25 settembre 2009, grazie anche a un aiuto economico dato dall’Italia.

Nel 2012 è uscito il video documentario “ El rascacielos latino,” con la regia di Sebastián Schindel, che parla delle curiosità dell’edificio.

Edda Cinarelli

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A Natale la festa dei musei

A Natale i Musei Civici fanno festa con un ricco programma di mostre, eventi, spettacoli e attività didattiche cominciate dal 22 dicembre 2018 e che proseguiranno fino al 6 Gennaio 2019 promosso da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.

Eccezionalmente, i Musei Capitolini, i Mercati di Traiano, il Museo dell’Ara Pacis, il Museo di Roma, il Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco, il Museo Napoleonico e il Museo di Roma in Trastevere saranno aperti il 1° gennaio 2019 dalle 14 alle 20 e l’area archeologica del Circo Massimo sarà aperta dalle 10 alle 16. I Musei Civici resteranno tutti chiusi domani mentre oggi e il 31 dicembre sono aperti i Musei Capitolini, i Mercati di Traiano, e il Museo dell’Ara Pacis dalle 9.30 alle 14.00. Biglietto di ingresso a tariffazione ordinaria, gratuito per i possessori di MIC Card.

Domenica 6 gennaio 2019 ingresso gratuito per la prima domenica del mese per i residenti a Roma e nella Città Metropolitana per tutti i Musei e le mostre in programma, tranne le mostre Marcello Mastroianni, in corso al Museo dell’Ara Pacis, e Il Sorpasso. Quando l’Italia si mise a correre, 1946-1961, in corso al Museo di Roma. Sarà inoltre aperto al pubblico gratuitamente il percorso di visita nell’area dei Fori Imperiali dalle ore 8.30 alle 16.30, con l’ultimo ingresso alle 15.30. L’apertura straordinaria prevede l’ingresso in prossimità della Colonna di Traiano e, dopo il percorso con passerella attraverso i Fori di Traiano e di Cesare, la prosecuzione attraverso il breve camminamento nel Foro di Nerva, che permette di accedere al Foro Romano mediante la passerella realizzata presso la Curia dalla Soprintendenza di Stato.

Le tante MOSTRE da visitare nei musei durante le festività si aggiungono come sempre al grande patrimonio di collezioni permanenti dei Musei, a cominciare dalle due esposizioni in corso ai Musei Capitolini, La Roma dei Re. Il racconto dell’archeologia e I Papi dei Concili dell’era moderna. Arte, Storia, Religiosità e Cultura. Proseguendo con Balla a Villa Borghese e L’acqua di Talete. Opere di José Molina, le mostre al Museo Carlo Bilotti di Villa Borghese, la prima incentrata sulle opere dipinte dall’artista nella villa e l’altra sulle origini del pensiero occidentale. Al Museo di Roma Paolo VI. Il Papa degli artisti, una mostra per ripercorrere la storia degli ultimi tre concili dell’età moderna che hanno determinato nella storia della Chiesa radicali cambiamenti. Nel chiostro della Galleria d’Arte Moderna di via Crispi, l’installazione etica di Antonio Fraddosio Le tute e l’acciaio, dedicata agli operai dell’Ilva e alla città di Taranto. Alla Casina delle Civette di Villa Torlonia Metamorfosi del quotidiano, il fascino dei materiali liberty e déco nella collezione romana di Francesco Principali, raffinato collezionista di arti decorative del XX secolo. Al Casino dei Principi Discreto continuo – Alberto Bardi. Dipinti 1964/1984, una mostra che ha ricevuto la Medaglia del Presidente della Repubblica.

Oltre alla straordinaria Lisetta Carmi. La bellezza della verità, al Museo di Roma in Trastevere è da vedere la mostra Vento, caldo, pioggia, tempesta. Istantanee di vita e ambiente nell’era dei cambiamenti climatici con la quale, attraverso un percorso di fotografie, Greenpeace racconta i cambiamenti climatici. Al Museo Ebraico di Roma e al Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco la mostra sull’archeologo e mercante d’arte Ludwig Pollak (Praga 1868 – Auschwitz 1943), che ripercorre la storia professionale e personale del grande collezionista dalle sue origini nel ghetto di Praga, agli anni d’oro del collezionismo internazionale, alla tragica fine nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau.

Ai Mercati di Traiano Viaggio nel Colosseo – Magico fascino di un monumento, una mostra grafica sul fascino che “la magia” del Colosseo ha sempre esercitato sull’artista austriaco Gerhard Gutruf, attraverso una selezione delle sue opere realizzate in tecniche e formati differenti. Io So(g)no. Sguardi dei minori stranieri non accompagnati sulla loro realtà e i loro sogni è la mostra fotografica al Museo delle Mura rivolta a minori stranieri non accompagnati accolti a Roma.

Fino al 6 gennaio, i Musei faranno festa anche offrendo SPETTACOLI, CONCERTI E ATTIVITÀ per tutte le età e per ogni gusto.

Con Musei in gioco, i protagonisti delle feste di Natale saranno bambini e ragazzi di ogni età, dal 22 dicembre 2018 alla Befana 2019, che potranno scegliere tra le tante attività divertenti e formative organizzate per conoscere la storia di Roma e delle sue collezioni museali, in modo inusuale e giocoso: dall’originale caccia al tesoro del Museo delle Mura, il 22 dicembre e il 5 gennaio, alla speciale tombola allestita al Museo di Casal de’ Pazzi – 23 dicembre e 4 gennaio – con animali, piante e uomini del Pleistocene.

E ancora, il Museo dell’Ara Pacis il 4 gennaio proporrà prove di abilità e simpatici enigmi e al Museo Civico di Zoologia saranno molti i giorni dedicati al gioco – 22,23,27,28,29,30 dicembre e 2,3,4,5,6 gennaio – in cui i piccoli partecipanti potranno interagire con reperti naturalistici negli incontri della scienza divertente sulle orme di Babbo Natale e tra gli animali del ghiaccio.

Anche al Museo di Roma, non mancheranno cruciverba, puzzle, caccia all’opera d’arte misteriosa al Casino dei Principi di Villa Torlonia il 27 dicembre e il 6 gennaio, un “Mercante in Fiera” rivisitato in chiave napoleonica, naturalmente al Museo Napoleonico, il 3 e il 5 gennaio.

Sabato 29 dicembre divertenti appuntamenti sia ai Musei Capitolini, con caccia all’opera e altri giochi di osservazione, sia alla Centrale Montemartini, dove melodie antiche e frastuoni moderni accompagneranno i bambini alla scoperta del museo.

Nelle giornate di festa 2, 3 e 4 gennaio al Museo Carlo Bilotti i piccoli visitatori saranno dotati di pastelli e altri materiali didattici per interagire con creatività con le opere del museo di Villa Borghese. Davanti alla colonna Traiana, inoltre, venerdì 28 dicembre i bambini potranno ascoltare la storia delle guerre fra Romani e Daci per poi visitare la mostra in corso ai Mercati di Traiano “Viaggio nel Colosseo. Magico fascino di un monumento”.

L’ampio programma per bambini e ragazzi fa parte di “Patrimonio in Comune. Conoscere è partecipare”, le iniziative didattiche per le scuole e per il pubblico promosse da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.

Tutti gli incontri sono gratuiti, ad eccezione delle attività del Museo Civico di Zoologia. Ingresso ai Musei a pagamento, ove previsto, secondo la tariffazione vigente. Ingresso gratuito con la MIC.

Anche in una trincea di guerra a Natale può nascere Gesù e strappare ai soldati provati dai combattimenti un canto di pace e di speranza, che vada oltre il grido di rabbia e dolore espresso dalle canzoni nate dalla durezza dell’esperienza di guerra: alcuni di questi canti riecheggeranno il pomeriggio del 29 dicembre 2018, alle 16.00 al Museo della Repubblica romana e della memoria garibaldina, dove, in occasione delle iniziative conclusive di commemorazione della fine della Grande Guerra, è previsto il concerto Natale in trincea. Canti di pace e di guerra ad accompagnare l’esposizione del presepe di guerra visibile fino al 6 gennaio 2019.

Con ingresso ad 1 euro, tutti i fine settimana saranno come sempre arricchiti dai concerti e dagli incontri didattici della manifestazione Nel week end l’arte si anima.

Nel fine settimana del 29 e 30 dicembre la manifestazione Nel week end l’arte si anima prevede, sabato 29 dicembre dalle 20.00 alle 24.00 concerti ai Musei Capitolini, con ingresso ad 1 euro, e, domenica 30 dicembre alle 11.30 al Museo Carlo Bilotti, ad ingresso gratuito, Musica al chiaro di luna con brani di C. Schumann e C. Debussy, a cura di Roma Tre Orchestra. Raffaello Galibardi al violino; Roberto Vecchio al violoncello e Guido Carpentiere al pianoforte.

Per il primo sabato e la prima domenica del 2019, il 5 e il 6 gennaio 2019, la manifestazione Nel week end l’arte si anima prevede il concerto Mozart – Gala ai Musei Capitolini, con ingresso ad 1 euro, dalle 20.00 alle 24.00, a cura di Roma Tre Orchestra.

La musica si sposterà dall’Esedra del Marco Aurelio (alle 20.15 e alle 23.00) – con una selezione di concerti solistici per flauto, fagotto, corno, violino e clarinetto – alla Sala Pietro da Cortona (alle 20.45) con arie dal Don Giovanni. Poi a Palazzo Nuovo (alle 21.30) con Quartetto con flauto in re maggiore K 285 e Quartetto con flauto in Do maggiore K 285b. Infine di nuovo in Sala Pietro da Cortona (alle 22.15) con Sonate per piano solo; W.A. Mozart: Sonate n° 11 in la maggiore K 331 e n° 12 in fa maggiore K 332.

Mentre domenica 6 gennaio al Museo di Roma alle 11.30 Steam Quartet incontra R30 – La musica da cinema per tutte le età: quartetto d’archi con musiche da film con un focus su film d’animazione Disney. A cura di Roma Tre Orchestra. Per tutto il periodo festivo, inoltre, apertura straordinaria tutti i giorni – escluso il 24, 25, 31 dicembre e il 1° gennaio 2019 – de L’Ara com’era, dalle 19.30 alle 23.00 (ultimo ingresso alle 22.00). Primo intervento sistematico di valorizzazione in realtà aumentata e virtuale del patrimonio culturale di Roma, il progetto multimediale permette di rivivere le storie e le vicende che l’altare monumentale dell’Ara Pacis ha conosciuto nel corso dei secoli.

Utilizzando particolari visori, elementi virtuali ed elementi reali si fondono direttamente nel campo visivo dei visitatori, trasportandoli in una visita immersiva e multisensoriale all’altare voluto da Augusto per celebrare la pace da lui imposta su uno dei più vasti imperi mai esistiti. Ingresso intero 12€ – ridotto 10€. Prenotazione consigliata allo 060608. (aise/21.12.2018) 

Stampa italiana all’estero: pericolo scampato?

“Pericolo scampato? Per il momento, almeno. Viste le premesse si potrebbe tirare un respiro di sollievo. Cosa che fino allo scorso venerdì 18 dicembre sembrava difficile poter fare”. Inizia con questa parziale, ancorché insperata, rassicurazione la tradizionale “Comunicazione di fine Anno” che il Presidente della Fusie invia ai soci.

“Infatti” spiega Giangi Cretti “dopo che alla Camera l’emendamento Varrica (e altri) era stato ritirato, ecco che al Senato, dove si sarebbe votata la Legge di Bilancio concordata con l’Unione europea, pertanto destinata a diventare quella definitiva, è rispuntato un emendamento a prima firma del senatore Patuanelli, capo gruppo al Senato del M5S, con il quale, al di là, del registro burocratico con il quale è scritto, si chiede che alle testate italiane edite o prevalentemente diffuse all’estero a partire dal 2019 e per il 2020 e 2021 vengano erogati un milione di euro. Le testate interessate sono un centinaio e, fra queste, così si legge nell’emendamento, anche 4 quotidiani. Non serve essere addetti ai lavori per capire che è del tutto evidente come un simile contributo sia la striminzita foglia di fico dietro al quale camuffare la propria vergogna: nel caso specifico, quella di decretare la fine di un’esperienza il cui valore è indiscutibilmente incommensurabile.

Stante questa prospettiva, tra l’altro sollecitato in modo pressante da molti operatori del settore, ho passato in rassegna le diverse possibilità di cui dispone un comune cittadino, pur fortemente e direttamente interessato ai fatti e a i loro effetti, di manifestare il proprio dissenso.

Ritenendole scarsamente efficaci, in quanto in bilico fra un esercizio di (dubbio) stile e un tentativo (circoscritto) di fare bella figura in società, ho cancellato, o momentaneamente accantonato, l’una dopo l’altra, le seguenti modalità:
* ALZARE LA VOCE (ahimè, con il solo ausilio delle lettere maiuscole)
* Inveire contro il governo, anche se non piove
* chiamare a raccolta colleghi invitandoli a manifestare, incatenandosi dinnanzi alle sedi diplomatiche sparse per il mondo, oppure a considerare l’eventualità di uno sciopero della fame
* Ingolfare di mail gli account di chi di potere prim’ancora che quelli di chi di dovere
* …

Alla fine, con il conforto di una rapida consultazione, avevo concluso, che la via da percorrere potesse essere quella di chiamare direttamente in causa gli stessi Parlamentari, in virtù di quella che, malgrado la prassi talvolta insinui il dubbio, resta il loro compito principale: legiferare.

È quello che, comunque anche in presenza di un voto di fiducia, sono chiamati a fare in questi giorni esprimendo il voto, che nei fatti darà il via libera alla Legge di Bilancio. Nella quale sembrava irrimediabilmente inserito l’emendamento del il Senatore Patuanelli.

Chiunque abbia contezza di cosa le testate italiane all’estero e per l’estero abbiano rappresentato e ancora rappresentino per le comunità italiane all’estero, ma anche per l’immagine e la proiezione dell’Italia fuori dai confini geografici, non può che convenire: decidere di consegnare alla Storia tante meravigliose, meritevoli e faticose storie, offrendo come unico argomento, che quella dell’azzeramento dei contributi pubblici alla stampa è una battaglia che i Cinque Stelle conducono da anni, significa agire senza cognizione di causa, senza capacità o volontà di operare distinguo, senza peritarsi di conoscere, di capire e quindi di valutare. Il tutto ridotto ad un mantra che non ha più neppure il valore di uno slogan banalmente elettorale.

Non lo ignoriamo. Oggi le cose sono cambiate: con le nuove tecnologie, l’informazione, ma soprattutto la disinformazione, si produce e si consuma con tempi e modi completamente nuovi. È vero, difficile, però, convincere e convincersi che basti un colpo di spugna per sostituire ciò che appare sorpassato con ciò che si crede possa sorpassare.

Non vi è dubbio, e siamo i primi a pensarlo, che i cambiamenti in atto meritino un’attenta e accurata riflessione e che, nel caso specifico, si creino le condizioni per ragionare sull’effettiva efficacia dell’informazione italiana all’estero, iniziando un percorso che preveda un confronto franco e trasparente, dal quale si possano trarre conclusioni che non sia unicamente figlie di ignoranza o di comoda superficialità.

Rifiutare il confronto e votare una legge di bilancio che comprendesse l’emendamento Patuanelli non significa certo contribuire all’affermarsi di un’informazione che sia degna di essere considerata tale, che sia affidabile ed espressione del pluralismo. Al contrario, significa assumersi la responsabilità di avviare verso una breve e per nulla dignitosa agonia la stragrande maggioranza delle testate italiane all’estero.

Prima di procedere però a rendere pubblico quello che aveva i toni e la confezione di un accorato appello ai Parlamentari, ben sapendo che avrebbe avuto l’effetto di pura testimonianza, restava ancora una pista da battere: invocare i buoni uffici del sottosegretario Ricardo Merlo, egli stesso figlio di emigrati, che ha le deleghe per gli italiani all’estero, pur supponendo che verosimilmente sia spesso costretto a fare quello che può, che non è detto, vivamente lo speriamo, coincida con quello che vuole.

Ed è stata questa la pista che, incontrata la massima disponibilità, dopo un’interlocuzione serrata, ha aperto lo spiraglio dal quale si poteva intravvedere una possibile soluzione: cancellare dall’emendamento ‘Patuanelli’ ogni riferimento alla stampa italiana all’estero e per l’estero.

Un risultato, sicuramente parziale e di cui non si conosce la formulazione ufficiale, che lascia aperta la necessità di un approfondito e non aprioristico confronto sul tema del contributo pubblico all’editoria, ma che ci consente di aver ancora tempo e un po’ di fiato per poterlo fare.

Da qui, il momentaneo sospiro di sollievo di si faceva cenno all’inizio, nella piena consapevolezza che ciò che non è successo ora potrebbe semplicemente essere rimandato.”

“In tal senso” conclude il presidente della Fusie Cretti “auspicando, come detto anche in più sedi, un serio confronto l’impegno della Federazione della Stampa Italiana all’Estero non può scemare, mantenendo, nel frattempo, alta l’attenzione sulle modalità attraverso le quali troverà applicazione la nuova legge sull’editoria i cui effetti si misureranno sui contributi relativi al 2018.” (Aise/24.12.2018)

Balestretti nuovo Presidente della Federazione di Collettività straniere in Argentina

Juan Esteban Balestretti, noto membro del MAIE molto vicino al presidente del Movimento Associativo, Sen. Ricardo Merlo, in rappresentanza di FEDIBA, la federazione delle Istituzioni italiane nella Circoscrizione consolare di Buenos Aires, è stato eletto all’unanimità presidente della Federacion de Colectividades (FAC) in Argentina. Si tratta della più grande organizzazione dell’Argentina, una federazione di tutte le comunità straniere presenti nel Paese sudamericano.

“Oltre 40 comunità straniere fanno part della FAC, io sono il rappresentante dell’Italia e del MAIE in particolare”, spiega il neo-presidente Balestretti, che sarà al vertice dell’organizzazione per i prossimi due anni, raggiunto telefonicamente in Argentina da ItaliaChiamaItalia.

“Sono molto felice e non vedo l’ora di mettermi al lavoro”, ha aggiunto il presidente della FAC, che ha voluto “ringraziare il presidente Ricardo Merlo, Dario Signorini e tutti coloro che hanno fatto in modo che questo sogno diventasse realtà”.

Andrea Di Bella (pubblicato da Italia Chiama Italia il 13.012.2018)

Il passaporto italiano è tra i più potenti al mondo: al terzo posto, dopo Usa e UK

La particolare classifica è stata stilata da una società di consulenza, Arton Capital, che ha elaborato un indice, chiamato “passport index”, in grado di classificare il “potere” di un passaporto. Già, perché non tutti i passaporti hanno lo stesso valore, quando si tratta di viaggiare. La “desiderabilità” del passaporto di ciascuna nazione del mondo è calcolata sulla base del numero di paesi che il possessore di quel passaporto può visitare senza richiedere un visto prima di partire, o senza doverlo comprare una volta arrivato nel paese.

Così scopriamo che il passaporto italiano è tra i più potenti al mondo. E’ sul podio, insomma, anche se al terzo posto. Sul gradino più alto ci sono gli Stati Uniti e il Regno Unito. Il passaporto di entrambi i Paesi dà accesso a ben 147 Stati. Al secondo posto Francia, Corea del Sud e Germania, con accesso a 145 paesi. Seguono Italia e Svezia al terzo posto; con un passaporto italiano, si possono visitare 144 paesi. Lo stesso vale per quello svedese.

In quarta posizione troviamo Danimarca, Singapore, Finlandia, Giappone, Lussemburgo e Paesi Bassi; Svizzera in quinta.

Osservando la classifica, ci si accorge che sono comunque le economie più avanzate a dominare.Hong Kong arriva all’11esima posizione, mentre l’Argentina e Israele sono classificati alla 16esima.

Quali son invece i passaporti più “deboli”? Quelli delle Isole Salomone, del Myanmar, del Sud Sudan, di Sao Tome e Principe e dei Territori palestinesi. Si classificano ultimi, all’80esimo posto, e danno accesso a soli 20 paesi ciascuno se non si possiede un visto di anticipo.

Dunque, passaporto italiano tra i più “potenti” e “desiderabili” al mondo. E’ anche per questo che sono in tanti, ogni anno, a richiedere la cittadinanza italiana. Lo fanno gli stranieri residenti in Italia, ma anche tanti discendenti di italiani all’estero, in particolar modo in Sud America. Con un passaporto italiano viaggiare per il mondo è molto più facile. (Italia Chiama Italia/29.04.2015)

A Montevideo la conferenza su “l’esperienza italiana nel settore energetico”

Organizzata congiuntamente dall’Organizzazione Latinoamericana dell’Energia (OLADE), dal Ministero uruguaiano dell’Industria, Energia e Miniere (MIEM) e dalla Banca Interamericana di Sviluppo (BID), si è tenuta dal 10 al 14 dicembre scorsi a Montevideo la Terza Settimana dell’Energia. Principale evento regionale dedicato al tema dell’energia, la terza edizione ha registrato oltre 800 partecipanti, delegazioni di 22 Paesi, otto ministri dell’Energia e altrettanti viceministri e, articolandosi in una serie di iniziative e approfondimenti tematici.

In questo contesto, venerdì 14 dicembre l’Ambasciata d’Italia a Montevideo ha organizzato la conferenza “Esperienza Italiana nel Settore Energetico”, con l’obiettivo di valorizzare la grande competenza dell’Italia nel campo dell’energia.

Il tema al centro della conferenza – moderata dal Presidente dell’Associazione Uruguaiana delle Energie Rinnovabili, Jorge Dosil – è stato affrontato in modo bilanciato dai diversi speaker, che – riporta oggi l’Ambasciata – hanno spaziato da aspetti più tecnici, quale i diversi tipi di misurazione dell’efficienza energetica, a prospettive di investimento in innovazione tecnologica.

Maria Anna Segreto, del Dipartimento Unità Efficienza Energetica dell’ENEA – Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, ha approfondito il sistema energetico nazionale italiano, con un focus specifico sulla gestione e le strategie per l’efficienza energetica. Jorge Cernadas, General Manager di Enel Uruguay, e Manlio Coviello, Presidente di Terna Plus (la nuova divisione del gruppo Terna che si occupa di sviluppo internazionale), hanno illustrato le prospettive commerciali delle due aziende in Uruguay e nella regione, sottolineando in particolare gli ampi spazi di collaborazione produttiva tra Italia e Uruguay. (aise/17.12.2018) 

G20 di Buenos Aires: pericolosi passi indietro

I partecipanti al recente summit del G20 di Buenos Aires possono dichiararsi soddisfatti per il fatto di essere riusciti a terminare il meeting con una dichiarazione unitaria. Il contenuto della stessa, però, sembra non solo annacquato ma anche di secondaria importanza.

Evidentemente si è cercato in tutti i modi di non ripetere ciò che è successo due settimane prima al summit dei paesi dell’Asia-Pacific Economic Cooperation (APEC), a Papua Nuova Guinea. Quel meeting, infatti, con la partecipazione degli Usa, della Russia e della Cina, non è approdato a nulla e non vi è stato alcun comunicato congiunto.

Nella memoria di alcuni c’è stato anche l’ultimo G7 in Québec, Canada, quando, poche ore dopo la sua conclusione, Trump ricusò i contenuti della dichiarazione finale, rendendola così un documento vuoto, sostanzialmente inutile. Probabilmente molti hanno ricordato anche la precedente sconcertante decisione americana di non sottoscrivere il trattato di Parigi sul clima.

Nonostante il G20 sia la sede per eccellenza dove affrontare discussioni e proposte a livello multilaterale per trovare soluzioni condivise alle problematiche mondiali e alle sfide politico-economiche più difficili e urgenti, il summit di Buenos Aires ha, secondo noi, segnato un pericoloso arretramento e un ritorno alla pratica dei negoziati bilaterali.

In proposito, il presidente americano Trump e quello cinese Xi Jinping hanno convenuto di posticipare di tre mesi la decisione americana di portare dal 10 al 25% i dazi su molti prodotti cinesi per un valore complessivo di 200 miliardi di dollari e di evitare le conseguenti ritorsioni cinesi. Una decisione modesta, se persino la banca Goldman Sachs, che ha parecchi uomini nell’amministrazione Usa, dà un misero 20% di probabilità a un futuro successo di un accordo tra le due superpotenze.

Intanto l’andamento dell’economia mondiale si sta raffreddando. L’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) stima che i dazi del 10% nei confronti della Cinae la conseguente risposta cinese produrrebbero una diminuzione dello 0,2% del pil mondiale e che, se portati al 25%, i dazi farebbero aumentare la perdita fino all’1%.

Segna, inoltre, quasi plasticamente, il ritorno al bilateralismo, la cancellazione dell’incontro con il presidente russo Putin da parte di Trump.

In una situazione mondiale di gravi squilibri, lo svuotamento del ruolo di dialogo propositivo dei massimi organismi internazionali non può che suscitare grandi e diffuse preoccupazioni.

Si ricordi che il G20, che rappresenta l’85% del pil e i due terzi della popolazione mondiale, fu convocato la prima volta dieci anni fa, al culmine della Grande Crisi della finanza e dell’economia globale, per cercare le soluzioni più efficaci alla grave situazione creatasi. Si temeva, giustamente, che lo sconquasso del sistema finanziario potesse mettere in discussione anche il già precario equilibrio politico e militare mondiale.

Oggi, invece, nonostante molti denuncino le avvisaglie di una nuova crisi finanziaria sistemica, irresponsabilmente, secondo noi, Washington e altri vorrebbero “smantellare” le uniche istituzioni internazionali dove è possibile dialogare sui temi più delicati.

In Argentina, purtroppo, sembra che il concetto di multilateralismo sia scomparso, così come ogni riferimento ai pericoli del protezionismo economico. Si menziona soltanto la necessità di una generica riforma dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, perché “il sistema multilaterale del commercio adesso non è in grado di rispettare i suoi obiettivi”. La riforma è indubbiamente giusta e urgente. Sui contenuti della stessa, però, sembra esserci una vera e propria guerra ideologica: protezionismo e unilateralismo o accordo multipolare di libero e più giusto mercato?

L’Unione europea, attraverso una nota a firma del presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, e del presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, si è correttamente schierata contro il rischio che “la lotta contro il protezionismo e l’appoggio al sistema commerciale multilaterale diventino delle parole vuote”. L’Europa vuole, invece, una “cooperazione coordinata” per una “globalizzazione più giusta” e una “riforma delle regole finanziarie globali”.

Si rammenti che, se venisse meno la volontà degli Stati di collaborare, ne risentirebbero anche i tanti progetti, annunciati nella dichiarazione finale di Buenos Aires, relativi alla realizzazione delle infrastrutture, alla modernizzazione tecnologica, alle nuove energie, alla digitalizzazione del sistema economico, al maggiore rispetto del lavoro e dei diritti civili.

Il mondo di oggi non si può permettere una simile involuzione. (mario lettieri/paolo raimondi/aise)

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