Monthly archive

March 2018

Nessuna donna eletta in Sudamerica

Alle ultime elezioni politiche italiane, per la prima volta nella storia del voto dall’estero, gli italiani residenti in Sud America non hanno eletto neanche una donna. Su un totale di quattro deputati e due senatori eletti per la Camera e per il Senato italiani, infatti, nessuna donna è stata scelta né dalle circoscrizioni facenti capo ai principali partiti italiani, né da quelle relative alle liste locali nate a partire dall’associazionismo italiano in Sud America. Questo, nonostante le donne rappresentino la maggioranza dei residenti italiani in Sud America.

Per capire i numeri, stiamo parlando di 13 paesi (Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Ecuador, Guyana, Paraguay, Perù, Trinidad e Tobago, Suriname, Uruguay e Venezuela): soltanto in Argentina le italiane sono oltre 420 mila, in Brasile circa 197 mila. In Cile e in Perù la quantità di donne tra i residenti italiani arriva addirittura a superare quella degli uomini[1].

Certo, il problema della rappresentanza politica delle donne italiane in Sud America non è nuovo, così come non lo sono in Italia le disugualianze di genere in politica, nella società e nell’economia. Nella breve storia del voto dall’estero, sono state elette soltanto tre parlamentari in Sud America: due deputate e una senatrice. L’italo-venezuelana Mariza Antonietta Bafile Romani (L’Unione) fu la prima deputata eletta nel 2006. Due anni dopo, Mirella Giai  del Movimento associativo Italiani all’Estero (MAIE), italiana nativa residente in Argentina, diventò la prima senatrice eletta in Sud America. Nel 2013, l’italo-brasiliana Renata Bueno dell’Unione Sudamericana Emigrati Italiani (USEI) raccolse la maggior quantità di consensi tra i candidati del suo partito alla Camera[2].

Si può ipotizzare che questa situazione sia, da un lato, dovuta a una cultura politica – storica, famigliare e perfino mediatica – che scoraggia la partecipazione delle donne alla vita pubblica e, dall’altro, alle difficoltà riscontrate – fatta qualche eccezione[3] – nel rendere socialmente visibili le candidate all’estero. Il fatto, poi, che l’alternanza di genere prevista dalla nuova legge elettorale italiana non si applicasse al voto dall’estero di certo non ha aiutato.

La partecipazione femminile nelle liste in Sud America

In occasione delle elezioni legislative del 4 marzo 2018 sono state presentate nove liste alla Camera, di cui due – l’USEI e l’Unione Tricolore America latina (UNITAL) – non registrano candidate. Delle 63 candidature presentate complessivamente alla Camera, soltanto il 17,46% sono di donne. In totale, i candidati uomini sono 51. Complessivamente, il numero delle candidate alla Camera è calato da 14 nel 2013 a 12 nel 2018. Delle 7 liste che sono state presentate nel 2013, soltanto una – il Movimento 5 Stelle – non registrava candidature femminili né alla Camera né al Senato. Tirando le somme, la presenza delle candidate alla Camera è peggiorata.

Per quel che riguarda il Senato, le liste presentate nel 2018 sono state 7 (l’UNITAL e l’Associazione +Europa non hanno proposto candidati al Senato). In questo caso sono donne 8 su un totale di 26 candidati. Sebbene la distribuzione delle candidature per genere al Senato in Sud America risulti ancora inadeguata secondo la normativa in vigore, rispetto al 2013 la partecipazione delle donne nelle liste si è quadruplicata: passando da 2 candidate a 8 nel 2018. Tra le 7 liste presentate nel 2013, più della metà – il MAIE, il Partito Democratico (PD) e l’USEI – non includevano candidate al Senato. Da notare che nel 2018 la lista della Lega Nord-Forza Italia-Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni e l’USEI non registrano candidate al Senato nell’America del Sud.

Chi sono le candidate in Sud America?

Tra le 20 candidate presentate nella ripartizione in Sud America alle elezioni 2018 prevalgono quelle tra i 39 e i 56 anni di età. Il 15 per cento di loro supera i 64 anni e soltanto due sono nate negli anni 80. Si tratta per lo più di donne nate in Argentina (8), Brasile (5), Uruguay (3) e Venezuela (1). Tre sono nate in Italia: due a Torino e una a Roma. Svolgono la loro attività professionale come avvocata, giornalista, notaia, insegnante, psicologa, architetta, amministratrice d’imprese, imprenditrice, esperta di moda e politica.

La visibilità delle candidate nella campagna elettorale

Durante la campagna elettorale, la distribuzione delle risorse per genere sembra essere stata a discapito delle candidate, almeno in Argentina. Dall’analisi degli interventi nei programmi radiofonici e televisivi locali, della pubblicità a pagamento nei mezzi pubblici di trasporto nonché dei cartelloni propagandistici stradali si evince che durante la campagna elettorale del 2018 la visibilità delle candidate sia stata al quanto scarsa. In generale si è trattato di visualizzazioni tramite strategie low cost come eventi politici, reti social e siti web.

Gli esiti elettorali

Data la composizione delle liste, insieme alla (in)visibilità delle candidate durante la campagna elettorale, non sorprende che i 4 deputati – Borghese (MAIE), Sangregorio (USEI), Longo (PD), Di San Martino (Lega-Forza Italia-Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni) – e i 2 senatori –Merlo (MAIE) e Cario (USEI) – eletti in Sud America siano maschi. Per la prima volta la significativa presenza femminile in Sud America non viene rappresentata nel Parlamento italiano. Delle 15 candidature del MAIE, il partito che ha raggiunto il numero più alto di preferenze, solo tre sono al femminile (nessuna è risultata eletta). L’USEI, dove le donne rimangono totalmente assenti, è anche tra i vincitori sia alla Camera che al Senato. La Lega Nord–Forza Italia e Fratelli d’Italia con Giorgia Melloni e il PD hanno conquistato rispettivamente un seggio alla Camera. In tutti e due i casi, si tratta di uomini.

C’è bisogno di dibattito pubblico e di prendere urgenti provvedimenti per garantire la piena attuazione dei diritti politici delle donne italiane in Sud America come le pari opportunità per l’accesso ai mezzi di informazione durante la campagna elettorale e il trattamento imparziale di tutti i soggetti politici. A questo scopo, è auspicabile che i partiti si assumano le proprie responsabilità e che l’associazionismo e le istituzioni italiane, sia in Italia che all’estero, facciano valere questi diritti. È chiaro che occorre costruire cittadinanza, anche al femminile. E non solo durante i periodi elettorali.

María Soledad Balsas (pubblicato su www.ingenere.it il 20.03.2018)

Note

[1] Fondazione Migrantes (a cura di), Rapporto Italiani nel Mondo, Roma, Tau Editrice, 2017.

[2] MAIE, UNITAL, USEI sono liste locali nate a partire dall’associazionismo italiano all’estero. In generale, è difficile per i partiti italiani reclutare candidati locali, soprattutto se sono donne.

[3] Il riferimento è alla candidatura dell’attrice italo-argentina Ileana Calabró (Italiani per la libertà) alla Camera, nelle elezioni legislative del 2013.

Elezioni italiane all’estero: in Argentina tante denunce che sanno di pregiudizio e delusione

Dal 2008, la seconda volta in cui noi Italiani all’estero abbiamo esercitato il nostro diritto di voto, sul risultato delle elezioni oltre confine ci sono stati sospetti di brogli. Veri o presunti l’idea che non fosse andato tutto sulla strada corretta c’è sempre stata. Il voto per corrispondenza si presta a irregolarità: postini che potrebbero raccattare i plichi per venderli, amici che li danno ad amici perché votino al loro posto, candidati e partiti disposti a comprare le buste, chi più ne ha più ne metta, di maniere di imbrogliare ce ne sono molte. Tant’è così che nel 2008 si è presentata una denuncia contro la vittoria di Esteban Caselli, eletto senatore per il PDL, Partito delle libertà, nella ripartizione Sudamerica.

La denuncia è stata sporta ma com’era prevedibile è finita in un cassetto. Il tema è rimasto però nell’aria e i sospetti sul voto sono aumentati come fa una valanga man mano precipita sul fianco di una montagna, e ora tutti parlano di questo, tanto che in Facebook è nato il gruppo chiuso Brogli elettorali. In Uruguay il candidato dell’USEI, Stefano Casini, ha scritto una lettera, pubblicata da “Gente d’Italia”, intitolata Bidonate all’italiana, in cui denuncia una serie d’irregolarità accadute in quel paese, così come succede in quasi ogni angolo del mondo dagli USA alla Bulgaria, passando per la Gran Bretagna e la Germania.

In questo clima di sospetti e illazioni l’ex deputato Fabio Porta, uno dei più seri e bravi deputati eletti all’estero, con il suo partito il Pd, ha presentato un esposto alla Corte d’Appello di Roma per contestare l’elezione di Adriano Cario, eletto senatore con 21.000 preferenze, e vedere quindi da dove sia arrivata questa valanga di voti per il candidato a senatore vincente. Il punto è che nel 2008, quando si è scatenato un putiferio sull’elezione di Caselli a senatore,  di cui si è parlato molto sui media, l’on. Porta e il Pd hanno taciuto, non hanno seguito la richiesta di chiarimento di cui avevano bisogno la società e gli elettori e hanno preferito guardare da un’altra parte. Probabilmente sarà successo perché Porta era stato nominato deputato e forse della nomina di un senatore per il Sudamerica non gliene importava niente a nessuno. D’altra parte, sempre dal 2008, lo stesso Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (CGIE) ha elevato moltissime richieste e proposte per dare più sicurezza al voto e Porta, che non era solo parlamentare, ma dal 2013, è stato presidente del Comitato per le questioni attinenti agli italiani all’estero, non ha mai preso il tema a petto e non ha mai presentato un disegno di legge o mozione riguardo la questione.

In questa contingenza anche Merlo, neo senatore eletto e, prima per due volte deputato, sembra preoccupato per l’accaduto. In effetti, in questo clima di sospetti generalizzati indirettamente anche lui ci perde, senza pensare che il Maie era il movimento più forte in Sudamerica ed ora con la perdita di un deputato si è indebolito di fronte all’avanzata del ciclone USEI.

Adesso sembra che per il Pd, per il Maie, per Forza Italia, per il M5s  una modifica della Legge Tremaglia sia necessaria, ma perché proprio ora? Perché il PD al governo negli ultimi cinque anni non se n’è occupato prima? Non sarà perché pensava di vincere e invece non c’è riuscito, sta invece facendo acqua dappertutto,  in Italia, in Sud America e si salva nei paesi europei. Non ci sarà sotto solo la delusione di aver perso un suffragio elettorale? Porta avrà agito per rabbia, perché  pensava che avrebbe vinto e invece non c’è riuscito?

E se Cario, un giovane sconosciuto, senza passato politico, avesse vinto senza brogli e tutto questo chiasso fosse dovuto solo a pregiudizi? Bisognerebbe calmarsi e cercare di fare ordine in questa ingarbugliata faccenda. Ci si renderebbe allora conto che i fratelli Cario hanno ereditato dal padre, Gaetano, un’organizzazione forte, ramificata in tutta la collettività italiana, che conta su un esercito di ragazzi, andati casa per casa a orientare i connazionali.

Un amico, Luigi Pallaro, mi ha detto che fare politica è come giocare d’azzardo e allora perché non pensare che Adriano Cario ha vinto questa partita per un colpo di fortuna sommata alla  rendita del lavoro compiuto da suo padre Gaetano, che era uno degli uomini più in vista della collettività?

Edda Cinarelli

 

Argentina: debutto di ‘Vivacissimo’ col Duo Gazzana

Si è aperta all’Istituto Italiano di Cultura di Buenos Aires ‘Vivacissimo’, la prima edizione di una serie di concerti che sono dedicati alla musica da camera. L’appuntamento vedrà l’intervento di artisti affermati di fama internazionale, ma anche di giovani musicisti dei quali molto presto si sentirà parlare.

‘Vivacissimo’ è stato reso possibile grazie alla collaborazione con diversi prestigiosi enti italiani. Ad inaugurare questa primizia offerta dall’IIC di Buenos Aires un concerto che ha visto protagonista il ‘Duo Gazzana’ formato da Natascia e Raffaella Gazzana. Le due sorelle, Natascia al violino e Raffaella al pianoforte hanno presentato ‘Italianissimo’ un concerto che ha compreso musiche che spaziano dal barocco fino al ‘900, da Corelli a Rossini, Paganini per arrivare fino a Rota.

Con ‘Italianissimo’ le sorelle Gazzana hanno voluto portare sul palcoscenico compositori che hanno contribuito, in maniera profonda, lasciando una traccia indelebile, allo sviluppo della musica strumentale italiana. Un concerto che ha ottenuto un immediato successo e che ha dato il via nel migliore dei modi a questa nuova iniziativa dell’IIC.

Natascia e Raffaella Gazzana si sono laureate in ‘Lettere’ alla Università La Sapienza di Roma poi nella musica hanno trovato il loro habitat naturale. Hanno eseguito le loro musiche in teatri di tutto il mondo, dall’Italia infatti sono volate in Giappone, a Tokyo, come negli Stati Uniti, a New York, si sono esibite in Cina e in Russia. Il loro repertorio è vasto e abbraccia gli autori classici come quelli contemporanei.

Il Duo Gazzana ha il gusto della ricerca, in particolare in settori musicali che non sono spesso esplorati ed è stata anche la prima formazione di musica da camera italiana a registrare per ECM records. A giorni, in aprile, poi è attesa anche l’uscita del loro ultimo CD.

Caterina Pasqualigo (pubblicato su Gente d’Italia il 20.03.2018)

Argentina, ecco perchè andare alla scoperta dei vigneti

Vino delizioso e bistecche tra le più buone al mondo sono la caratteristiche principali delle regioni di vini in Argentina. Il paese ha un’estensione di vigneti che supera i 210 mila ettari, distribuiti in  25.180 aziende. In 13 delle 24 province si coltiva la vite, ma in solo 7 la vinificazione acquisisce valore strategico: Salta, Catamarca, La Rioja, San Juan, Mendoza, Neuquén e Rio Negro, con Mendoza che risulta essere la più celebre.

In bici verso i vigneti

Salta in sella ed esplora i gloriosi vigneti del nord dell’Argentina: Cafayate, o Mendoza e la vicina valle Uco. Il paesaggio è incredibilmente bello, le uve crescono a milioni affiancate da montagne innevate, tutte sotto il potente sole argentino. Si possono fare gite a cavallo, passeggiare o andare in bicicletta tra le centinaia di aziende vinicole che le zone hanno da offrire.

Degustazioni in cantina

I tour delle cantine permettono di vedere da dove arrivano le uve e come vengono lavorate, dove il vino è fermentato e dove è invecchiato in botti di rovere massicce. Per arrivare al meglio, ovvero alla degustazione di vini. Alla fine dei tour, infatti, si può provare una selezione dei diversi prodotti delle cantine. E imparare come giudicare il colore, l’odore e il sapore dei diversi vini. Tra quelli consigliati la cantina Alta Vista nel sud di Mendoza, un edificio storico arricchito da splendidi giardini, e la cantina Andeluna nella Valle Uco, dove i vigneti sono circondati da montagne e producono alcuni dei vini più famosi della regione.

Miscelare il vino e creare la propria etichetta

Per iniziare ad essere un intenditore bisogna mettersi alla prova. Con i soggiorni a Grace Cafayate si può fare un’esperienza enologica a El Porvenir, provando alcuni dei loro migliori vini e decidere come mescolarli per creare il vino perfetto. Una volta ottenuta la combinazione preferita, si tiene una bottiglia da conservare con la propria etichetta personalizzata.

Il gelato al vino

Sembra strano, ma si può preparare anche il gelato al vino. Ed è delizioso. L’Heladeria Miranda di Cafayate offre sorbetti di vino della regione: da provare un cono con Malbec rosso rubino o un Torrontes giallo croccante.

Fare un pranzo con vino abbinato

Non c’è una visita in Argentina che si rispetti senza un pranzo a base di carne. Da abbinare al vino. Alla cantina Piattelli di Cafayate il  menù prevede cinque portate con sei bicchieri di vino. Da provare l’eccezionale rosa Malbec, e per dessert, cioccolata e mousse al caffè con un gelato al calypso. Dirigendosi nella valle dell’Uco il pranzo di cinque portate presso La Azul prevede ottime portate di carne, tra cui il maiale cotto lentamente o la classica bistecca. Per degustare alcuni dei migliori vini in Argentina, Bad Brothers a Cafayate offre tapas e abbinamento di vini che risultano essere l’inizio perfetto per una serata eccezionale.

Rilassarsi con un bagno di vino

Alla Entre Cielos Spa si possono avere tre ore di relax all’insegna dell’uva. Ci si può rilassare in ??un bagno turco, rinfrescarsi in ??piscina prima di un altro trattamento a vapore e poi godersi un bagno al vino, ovvero un ”bagno di estratti d’uva”.

F. G. (pubblicato su Turismo.it il 16.03.2018)

19 Marzo: le origini della festa del papà

La Festa del Papà in Italia, ed in molti paesi di tradizione cattolica, ricorre il 19 Marzo in concomitanza con la Festa di San Giuseppe, che nella tradizione popolare oltre a proteggere i poveri, gli orfani e le ragazze nubili, in virtù della sua professione, è anche il protettore dei falegnami, che da sempre sono i principali promotori della sua festa.

Ma quali sono le origine storiche della ricorrenza? La Festa del Papà ha origini antichissime, risalenti ai tempi dei Babilonesi, quando un giovane di nome Elmesu scrisse al padre, quasi 4000 anni fa, su una piastra in argilla, un messaggio di augurio di buona salute e per una vita duratura.

Facendo un enorme salto in avanti nel tempo, il 5 luglio 1908, a Fairmont, in West Virginia, la Chiesa Metodista locale decise di istituire una festa il cui scopo era quello di festeggiare la figura paterna ma la vera ufficializzazione di tale festività civile si deve a Sonora Smarth Dodd che nacque a Spokane, Washington, che ebbe l’idea di creare un giorno in cui tutti i bimbi potessero onorare il padre. La prima Festa del Papà infatti venne celebrata il 19 giugno 1910, proprio nel mese di nascita del padre di Sonora, Henry Jackson Smarth, veterano della guerra di Successione americana e che crebbe 6 figli da solo, dopo la morte di parto della moglie. Fu poi nel 1924 che il presidente degli Stati Uniti Calvin Coolidge propose che la Festa del Papà diventasse nazionale, ma si attese sino al 1966 perché il presidente Lyndon Johnson firmasse il documento che istituiva la terza domenica di giugno Festa nazionale de Papà.

In Italia, la Festa del 19 marzo è caratterizzata da due tipiche manifestazioni, che si ritrovano un po’ in tutte le regioni: i falò e le zeppole. Poiché la celebrazione di San Giuseppe coincide con la fine dell’inverno si è sovrapposta ai riti di purificazione agraria, effettuati nel passato pagano.

In quest’occasione, infatti, si bruciano i residui del raccolto sui campi, ed enormi cataste di legna vengono accese ai margini delle piazze. Quando il fuoco sta per spegnersi, alcuni lo scavalcano con grandi salti, e le vecchiette, mentre filano, intonano inni per San Giuseppe.

Questi riti sono accompagnati dalla preparazione delle zeppole, chiamate appunto zeppole di San Giuseppe, le famose frittelle, che pur variando nella ricetta da regione a regione, sono il piatto tipico di questa festa.

Fabrizia Fioroni

Papa Francesco scrive al popolo argentino: “Bisogna prendersi cura dei più deboli”

Papa Francesco scrive al popolo argentino dopo i tanti messaggi ricevuti dai suoi connazionali (anche politici) per il quinto anniversario del suo pontificato. A renderlo noto è stata la Conferenza episcopale argentina. Bergoglio invita a “dare un contributo in difesa della vita e della giustizia” e “migliorare il mondo col proprio lavoro e prendendosi cura dei più deboli”.

Il Papa ha anche chiesto perdono “nel caso in cui qualcuno si fosse sentito offeso da alcuni miei gesti”.

In un’intervista in tv, l’esponente di Proposta Repubblicana Gabriela Michetti ha dichiarato che il “papa è dell’umanità” e che “in Argentina non deve essere considerato come un attore politico”. (pubblicato su Gente d’Italia il 18.03.2018)

Eugenio Sangregorio neo eletto deputato: “Non sono un politico di razza, sono un politico di cuore”

Da dieci anni il MAIE emergeva tra gli italiani all’estero. Nelle elezioni del 2013 era riuscito addirittura ad avere un senatore: Claudio Zin e due deputati: Ricardo Merlo e Mario Borghese. Sembrava che il regno di questo movimento non dovesse mai smettere, che lo attendesse un cammino in salita verso sempre più successi, quando la tendenza è cambiata con l’arrivo dell’USEI, che, nelle scorse elezioni, ha avuto un senatore Adriano Cario e un deputato Eugenio Sangregorio.

Il MAIE ha perso, rispetto al 2013, circa cinquantamila voti per il Senato e trentamila per la Camera, che si sono tradotti in un deputato in meno.

Se, infatti, c’è, un vincitore di queste ultime elezioni è proprio Eugenio Sangregorio, che con 36.000 preferenze è stato il candidato più votato per la Camera ed è entrato nel mondo della politica con la forza di un ciclone. Del resto anche lui è sorpreso dalla sua vittoria, ha affermato: “ La collettività mi ha premiato con una quantità di voti che non mi aspettavo. Sapevo che l’avrei fatta ma non in questo modo travolgente”.

La campagna elettorale semplice, chiara e diretta con lo slogan “Sangue italiano, cuore argentino”, ha fatto breccia nella mente e nel cuore degli elettori.

Ma Eugenio non è nuovo nel mondo della politica, nel 1986 ha creato il Movimento Italoargentino di Partecipazione Civica, quindi nel 2006 ha fondato l‘Unione Sudamericana Emigrati Italiani, USEI, che dopo dodici anni l’ha portato a conquistare un posto nel Parlamento italiano. Nato a Belvedere Marittimo, in provincia di Cosenza, settantanove anni fa, è emigrato da giovane in Argentina, dove ha iniziato subito a lavorare duro mentre completava i suoi studi. Tra le sue principali caratteristiche ci sono la perseveranza e l’orgoglio della sua italianità, è, infatti, l’imprenditore che maggiormente aiuta la collettività italiana quando le sorge un problema. Ha promosso e vinto, infatti, tre cause contro la “pesificaciòn” delle pensioni italiane ed europee, e ha aperto la strada agli altri pensionati. Ci è stato vicino all’epoca dello smembramento e trasloco del monumento di Cristoforo Colombo ed è grazie a lui, che noi stranieri, possiamo votare nelle elezioni della città di Buenos Aires e nella Provincia omonima, per un disegno di legge che ha promosso e spinto, divenuto la Legge Mercury dal nome del politico che l’ha presentato nel Parlamento.

Eugenio è molto contento, ha lavorato, si è fatta una solida posizione e ore è diventato deputato, la sua è sicuramente una vita di successo. Tra le ragioni della sua vittoria ci sono la sua semplicità, non si è messo dentro una bolla di sapone, e la sua vicinanza alla gente, che gli altri candidati non hanno avuto nel corso degli anni. Eugenio si propone di migliorare i vincoli tra l’Italia e l’Argentina, di rispolverare il patto Italia Argentina stretto all’epoca di Alfonsin e di puntare soprattutto sullo sviluppo delle piccole e medie imprese. Aziende che dovrebbero lavorare la materia prima argentina con il Know how italiano. E’ cosciente che lo attende un duro lavoro e per farlo bene conta sul gruppo che l’ha accompagnato alla vittoria e naturalmente sull’appoggio e le idee della collettività italiana d’Argentina. Dimostra così di essere un politico di cuore.

Edda Cinarelli

Argentina: ecco perchè Sangregorio ha fatto bingo

E’ stato eletto nelle file dell‘USEI (Unione Sudamericana Emigrati Italiani), partito del quale è anche presidente, con quasi 36.000 preferenze. Si tratta dell’onorevole Eugenio Sangregorio, 78 anni proprietario del bingo di Adrogué. Calabrese, originario della provincia di Cosenza, Belvedere Marittimo, emigrato in Argentina nel 1957, una volta arrivato dall’altra parte del mondo ha anche rincontrato la madre e il fratello che avevano fatto la stessa scelta in precedenza.

Sangregorio, grazie anche al bingo, è diventato un personaggio al punto che alla inaugurazione del suo nuovo grande locale, che si trova a nemmeno una trentina di chilometri da Buenos Aires, nel 2011, si sono date appuntamento ben 16.000 persone, tutte in fila per entrare, mentre lui era attorniato dai vip invitati per l’occasione.

“Non sono la voce del mio partito – ha detto una volta eletto al Parlamento – ma di tutti i connazionali che vivono in Sudamerica“. Il ‘Bingo Adrogué’, che si definisce ‘el casino electronico italiano, è aperto 24 ore al giorno e c’è anche il settore riservato ai fumatori, chiamato ‘La sigaretta’ con, tra le altre cose, 600 slot dell’ultima generazione. Ma aprendo
la web page del ‘Bingo’ si può incontrare anche la pagina dedicata alla cultura italiana, così si va dalla ‘Fontana di Trevi’ al ‘Circo Massimo’, dalla ‘Bocca della Verità’ a ‘Piazza di Spagna e ‘Piazza Navona’.

Sangregorio, come racconta la sua biografia, appena arrivato in Argentina ha cominciato a lavorare duro, dalla mattina alla sera per pagarsi gli studi, poi il successo l’ha trovato nel campo immobiliare. Nel 1986 ha creato il Movimento Italoargentino di Partecipazione Civica, quindi nel 2006 ecco la nascita dell‘Unione Sudamericana Emigrati Italiani che poi, dodici anni dopo, l’ha portato a conquistare un posto nel Parlamento italiano, primo per preferenze alla Camera.

Sandra Echenique (pubblicato su Gente d’Italia il 12.03.2018)

Risultati finali delle elezioni all’estero

A gran sorpresa il Maie perde un deputato e il PD rassegna un senatore. La grande vittoria è dell’Usei che nella sua irruzione trionfante guadagna un senatore.

 

EUROPA

IPd.  1 senatore (Laura GARAVINI) e 2 deputati (Massimo UNGARO e  Angelo Schirò.

Centro destra ha 1 Senatore, (Raffaele FANTETTI) di FI e 1 deputato, il capolista (Simone BILLI) della Lega..

1 deputato al M5S (Elisa SIRAGUSA) e 1 a +Europa (Alessandro FUSACCHIA)

 

NORD AMERICA

Vince il centrodestra ed elegge 1 senatore (Francesca ALDERISI)  e 1 deputato (Fucsia NISSOLI)

Segue il PD che elegge 1 deputato (Francesca LA MARCA)

Tutti i parlamentari eletti in Nord America sono donne

 

SUD AMERICA

MAIE, che elegge 1 senatore (Ricardo MERLO) ed 1 deputato (Mario BORGHESE), entrambi riconfermati

USEI che elegge 1 senatore (Adriano CARIO) e 1 deputato (Eugenio SANGREGORIO)

Al PD va 1 deputato (Fausto Guilherme  Longo)  ed 1 deputato al centrodestra (Luis Roberto DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA)

 

ASIA, AFRICA, OCEANIA

Il PD si aggiudica il senatore (il riconfermato Francesco GIACOBBE) ed il deputato (Nicola Carè)

8 Marzo: Maria Di Marzio, la donna che sfidò la fucilazione

Abruzzese, nata a Campo di Giove il 6 dicembre 1906, era una donna di paese, una di quelle donne del passato, che dovevano lavorare come gli uomini per “mandare avanti la casa”, perché i mariti stavano in guerra. Il marito di Maria, Matteo Di Marzio, era stato infatti richiamato. Avevano 4 figli, un maschio e tre femmine. Maria doveva lavorare la campagna, pascolare le pecore, eseguire le incombenze domestiche. Nell’autunno del 1943 incontra i prigionieri fuggiaschi.

«Venivano dalla montagna e arrivavano alla mia casa, – racconta – perché si trovava fuori dal paese, in cima al colle. Una volta vennero in sette. Dovetti trovare sette vestiti e dar da mangiare a sette bocche affamate. Li feci sistemare nella soffitta, dove c’era una terrazzina da cui potevano affacciarsi. Gli zaini che portavano li abbiamo nascosti sotto terra. Al mattino portavo loro il latte e si facevano la zuppetta. Stettero a casa quaranta giorni. Eravamo, a volte, una ventina a mangiare, perché arrivarono anche altre persone, che però volevano essere servite e riverite. Mi dicevano di mandar via i prigionieri, ma io rispondevo: “questi non li posso proprio cacciare”. Fu così che una di queste persone va a Sulmona e fa la spia. Il podestà, don Ciccio Puglielli, mi fa dire di allontanare i prigionieri. Mio figlio però li accompagna in una capanna, vicino a Fonte Romana e portavamo loro da mangiare. Arrivano i tedeschi e mi chiedono dove sono i prigionieri. Io rispondo che non so niente. Mi danno tre giorni di tempo per consegnarli. Vengono di nuovo e questa volta mi puntano in petto il fucile dicendomi di parlare e di dire dove sono i prigionieri. Mi dicono che bruceranno la casa e che mi ammazzeranno. Mentre mi tengono ancora il fucile puntato sul petto, rispondo: “ammazzatemi pure, ma io non ho visto nessuno”. La gente che stava vicino si era impaurita. Ma io continuavo a dire di non conoscere nessun prigioniero. Alla fine i tedeschi non spararono e mi lasciarono, andandosene via. Noi allora fummo costretti a sfollare e andammo alla “difesa”, una zona poco distante da Campo di Giove, dove restammo per tutta l’invernata. Feci poi un augurio a quei prigionieri: che tornassero a casa sani e salvi. Finita la guerra mi hanno dato un premio di quattromila lire. Non so se fosse quella la somma che mi spettava. D’altra parte io non so molte cose. I’ sacce fa’ sole la firme pe’ jì ‘ngalere (io so fare solo la firma per andare in galera)».

Maria Di Marzio ha ricevuto un attestato di benemerenza “perché fiera figlia della generosa terra d’Abruzzo durante l’occupazione nazista 1943-1944 con rischio della incolumità personale aiutò, incoraggiò e difese dal tedesco invasore sette ufficiali alleati evasi dal campo di concentramento di Fonte D’Amore”. Le è stata inoltre conferita la Médaille de la Reconnaissance Française, perché gran parte dei prigionieri salvati erano di nazionalità francese. Alcuni prigionieri sono tornati a rivederla.

Maria Rosaria La Morgia e Mario Setta

Ir Arriba