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February 2018

Evviva la Torre di Pisa che pende, che pende ma sempre sta su

La Torre di Pisa, o torre pendente, è uno degli edifici più belli e più particolari del mondo.

Amministrata dall’Opera della Primaziale Pisana, ente che cura tutti i monumenti della piazza del Duomo di Pisa, è stata suggerita come una delle 7 meraviglie del mondo moderno, per via della sua importanza e dell’insolita pendenza.

È il campanile della cattedrale di Santa Maria Assunta, nella famosa piazza del Duomo, un monumento di 56 metri di altezza e un peso di 14.523 tonnellate, emblema della città.

La prima pietra fu posata nell’agosto del 1174, ma la struttura cominciò ad inclinarsi fin dalla sua costruzione. Oggi, sfidando le regole architettoniche, pende verso sud di circa di 4,50 m. rispetto alla verticale.

Edificata su un terreno argilloso e sabbioso, sembra cominciò ad inclinarsi fin dall’edificazione del terzo piano tanto che si dovettero sospendere i lavori per poi riprenderli anni dopo, costruendo i piani successivi con una curvatura in senso opposto alla pendenza. La costruzione continuò fino al completamento nel 1350,  riuscendo a mantenerla in equilibrio perché la verticale che passa per il baricentro cade all’interno della base di appoggio.

Nel corso dell’Ottocento, gli studi del terreno effettuati durante i lavori di restauro, evidenziarono la presenza di una grande quantità di acqua sotterranea che rendeva appunto cedevole il terreno. Il tentativo di aspirare l’acqua con delle pompe non funzionò, provocando il fenomeno della subsidenza, cioè un abbassamento verticale della superficie terrestre che accentuò la pendenza della torre. Successivamente furono effettuati diversi interventi di consolidamento che purtroppo non portarono ad una risoluzione definitiva della questione.

Le due minacce principali di crollo sono sempre state:

– se cedesse la muratura, in particolare nella parete sud che sostiene gran parte del peso dell’edificio
– se cedesse nuovamente il terreno sotto le fondazioni

Per questa ragione la torre fu chiusa al pubblico dal 1990 al 2001, periodo in cui attraverso lunghi e complessi interventi, costati 53 miliardi, è stata messa in sicurezza riducendo di 44 centimetri la sua pendenza. Durante questi anni non sono mancati intoppi e anche brividi, come nel settembre 1993, quando, a causa del congelamento del terreno, la torre si mosse pericolosamente.

3 furono gli architetti che contribuirono alla costruzione della Torre in 3 momenti successivi. L’iniziatore fu Bonanno Pisano, il quale ne costruì i primi tre piani e poi, visto che la torre cominciava ad inclinarsi, ne abbandonò la costruzione interompendo i lavori nel 1174. Questi furono ripresi novanta anni dopo la morte di Bonanno, da un altro architetto, Giovanni di Simone, che proseguì i lavori dal terzo piano, cercando di raddrizzare la torre. Questo si può notare dal fatto che, dal terzo piano, l’inclinazione della torre cambia notevolmente.

Anche lui non riuscì a portare a termine i lavori della torre, perché cadde nella sfortunata battaglia della Meloria.

Da qui in poi, a causa della decadenza della città, i lavori alla torre rallentano.
Nei primi anni del 1300 mancava solo la cella campanaria. Questa fu aggiunta nel 1350 da Tommaso Pisano, l’ultimo architetto della torre.

E come cantava il nostro Gino Latilla:

 

Evviva la Torre di Pisa

che pende, che pende

ma sempre sta su.

 

Evviva la Torre di Pisa

che pende, che pende

e mai non vien giù.

Fabrizia Fioroni

Notizia sensazionale: Pallaro ha dimostrato il suo appoggio alla lista USEI – AISA.

 

In un video, l’on. Pallaro ha abbracciato Francisco Fabian Nardelli, candidato a senatore per l’USEI, ed ha dato direttamente il suo sostegno a Eugenio Sangregorio, fondatore di questo partito e ideatore dell’alleanza USEI – AISA. Da qualche tempo, ci si aspettava un segno da Pallaro, ma il grande skipper non diceva niente, zitto zitto, quatto quatto aspettava il momento opportuno e lasciava che nascessero e crescessero ipotesi. All’improvviso e per fortuna, una notizia bomba ha squarciato il silenzio, si è trattato di un video in cui l’on. Luigi Pallaro e Francisco Fabian Nardelli prima dialogano amichevolmente, poi si abbracciano, e il grande leader, presidente di Fediba e primo senatore degli italiani all’estero ha indicato qual è veramente il suo erede ideologico, come a dire: “ questa è la persona che scelgo per continuare il mio lavoro”. Così e indirettamente ha dato il suo appoggio non solo al suo delfino ma anche alla lista USEI– AISA.

Conoscendo Pallaro e Nardelli l’abbraccio mi ha emozionata, infatti, occupandosi dell’associazionismo e degli italiani in Argentina si finisce sempre per conoscersi tutti e formare una grande famiglia, in cui, nonostante le differenze, ci si apprezza e ci si tiene simpatia. Ci possono essere scambi d’idee, divergenze, convergenze ma quando si arriva al nocciolo si scopre che c’è stima e un po’ di affetto. L’abbraccio mi è sembrato quindi il finale previsto di una lunga storia. Non ne posso che essere contenta perché la lista dell’USEI è quella con cui mi identifico. Devo riconoscere che nel Pd Sud dell’America ci sono candidati in gamba, che persone capaci e serie ci sono in Liberi e Uguali, rappresentanti eccezionalmente preparati, ma nell’USEI ci sono quelli che nati dall’Associazionismo di tutta l’Argentina, si conoscono molto e ci rappresentano di più.

L’on. Pallaro, che ha vinto le elezioni nel 2006 con la lista Associazioni Italiane in Sud America (AISA), è stato l’unico senatore capace di ottenere dallo Stato italiano non solo denaro per gli italiani dell’America meridionale ma anche tante altre possibilità. Eugenio Sangregorio ha aiutato gli italiani nei momenti più difficili, naturalmente non tutti, ma ha dato idee e strumenti perché la gente potesse difendersi. Ci ha aiutato quando il governo ha deciso la “pesificaciòn” delle pensioni, cioè che fossero pagate in pesos pensioni erogate in Euro, e ci ha messo a disposizioni degli avvocati perché potessimo fare cause. Ci è stato vicino quando abbiamo avuto il problema dello smontamento e trasloco del monumento di Cristoforo Colombo, aiutandoci a lottare contro una decisione ingiusta del governo argentino del 2013. Non sarà molto raffinato ma agisce, fa, e dovremmo riconoscere che ci è sempre stato vicino. E’ stato l’unico a occuparsi di noi in contrapposizione a tanti altri che parlano, promettono, e si sfumano quando sono necessari. Spero anche che, come ha fatto l’on. Pallaro nel 2006, abbiano come fine il voto di opportunità, cioè quello di appoggiare l’alleanza che s’impegnerà a stringere più accordi: economici, culturali, di affari con l’Argentina, senza una pregiudiziale politica, per offrire un ampio ventaglio di opportunità a tutti gli italo argentini.

Forza e in bocca al lupo quindi alla lista USEI – AISA e a tutti i suoi rappresentanti.

Edda Cinarelli

Le elezioni e i nuovi migranti

Il web sta prendendo spazio, come luogo di presentazione e dibattito in vista delle eminenti elezioni politiche del 4 marzo, soprattutto tra gli italiani all’estero. I social prendono, si sono prima trasformati in centri di presentazione delle liste in lizza elettorale  da cui è nato qualche dibattito anche se le proposte politiche e i programmi non sono ancora del tutto chiari. All’inizio il fenomeno è stato così divampante da far sembrare che gli stessi candidati si considerassero una merce di scambio, quasi  un prodotto da publicizzare  per un supermercato, quando invece del solito slogan con foto e simbolo avrebbero potuto partecipare ai dibattiti sul web e nei vari programmi radio della comunità. Fortunatamente nei social sono apparse delle idee per i nostri futuri parlamentari e dal gruppo gruppo facebook Italiani a Buenos Aires ne ho tratte 4 su suggerimento di Andrea Pedemonte, ideatore del Progetto BienvenIta e fondatore dell’Accademia Sportiva Italiana.

Quindi dopo le riflessioni dell’articolo anteriore si propongono le seguenti idee:

1) Documenti: per snellire e rendere più rapido l’espletamento delle pratiche si potrebbe dare la possibilità di ottenere qualsiasi documento personale della pubblica amministrazione italiana per  posta elettronica certificata (PEC) , che si usa attualmente  in Italia,   Svizzera e Hong Kong.  La Pec permette di dare a un messaggio di posta elettronica lo stesso valore legale di una raccomandata con avviso di ricevimento tradizionale, garantendo così la prova dell’invio e della consegna. Il contenuto può essere certificato e firmato elettronicamente oppure crittato garantendo quindi anche autenticazione, integrità dei dati e confidenzialità PEC. Si potrebbe usare questo sistema per chiedere  in Italia un certificato di antecedenti penali  o per sollecitare i titoli di studio.  Nel 2018 dovrebbe bastare l’invio da parte del Consolato di una PEC al Tribunale di competenza con la richiesta del casellario giudiziale di un italiano all’estero e ottenerlo dopo pochi giorni, così come già avviene per il codice fiscale con l’Agenzia delle Entrate.

2) Omologazione dei titoli universitari: i nuovi parlamentari dovrebbero lavorare per il riconoscimento e la convalida dei titoli di studi universitari, rivalida di fondamentale importanza sia per iscriversi all’università sia per praticare una professione. Sembra impossibile ma fino agli anni ’90  non c’era nemmeno l’omologazione dei diplomi di Scuola Superiore, che si è ottenuta. Probabilmente per i differenti percorsi universitari l’omologazione non sarà possibile per tutti i titoli, per  alcuni lo sarà mentre  per altre si dovranno superare esami complementari. L’omologazione dovrebbe dare anche agli emigrati italo argentini in Italia la possibilità di lavorare nel loro ambito di preparazione specifica.

3) Argomento lavoro e permesso di soggiorno: coscienti del fatto che non è possibile concedere un permesso permanente in Argentina a tutti gli italiani che vengono, in quanto tali, in virtù delle relazioni che vi sono sempre state storicamente tra i due paesi, si dovrebbe facilitare ai nuovi migranti la possibilità di cercarsi un lavoro e inserirsi in modo regolare nella società di accoglienza. Il percorso dovrebbe essere pressappoco così: un italiano arriva come turista e può fare la richiesta per ottenere una residenza temporanea della durata di un anno (dunque anche DNI e CUIL). Ha così la possibilità di cercare un lavoro senza le problematicità di chi non ha documenti (sappiamo bene che per i migranti senza documenti è quasi impossibile) e l’occasione di dimostrare che può essere utile al paese che lo ospita. Se trova un’occupazione sarà inserito nel paese in modo regolare e contribuitá al suo sviluppo con il suo lavoro e le sue tasse, se, invece, nel corso di un anno non  ci riesce  dovrà andarsene ma avrà avuto almeno una possibilità d’inserimento. Ovviamente dovrebbe esserci reciprocità e queste facilità dovrebbero valere anche per gli argentini che vogliono andare in Italia.

4) Giovani e impresa: con un lavoro di tutti i sistemi di rappresentanza degli italiani all’estero, dell’Ambasciata e del Consolato, si dovrebbe dare ai nuovi migranti la possibilità di sistemarsi sviluppando nuove startup. Sarebbe bene facilitare questo percorso creando incubatori d’impresa per startup composte da italiani con italoargentini e/o argentini. Questa occasione consentirebbe a molti ragazzi italiani di realizzare i loro progetti imprenditoriali e creerebbe posti di lavoro per altri italiani e ragazzi del posto. Si darebbe origine a una rete di nuove aziende legate all’Italia che contribuirebbero a far crescere gli scambi commerciali tra i due paesi e tra aziende italiane e argentine quindi i nostri parlamentari dovrebbero favorire la nascita d’incubatori e trovare i finanziatori di startup di giovani italiani.

Edda Cinarelli

Argentina, il ministro dell’Interno Frigerio: “Facilitiamo la residenza ai venezuelani”

Rogelio Frigerio, ministro dell’Interno Argentina, citato dal quotidiano venezuelano “El Nacional”, ha fatto sapere che l’Argentina sta “facilitando l’ingresso affinche’ i venezuelani che sono praticamente espulsi dal loro paese possano venire in Argentina a lavorare”.

Dunque il governo argentino sta “facilitando le pratiche di richiesta di residenza per i venezuelani”, per costruire insieme a loro un “processo di sviluppo e crescita”.

Negli ultimi due anni, il dieci per cento degli immigrati arrivati in Argentina viene dal Venezuela, secondo Frigerio.

Il ministro ha spiegato che di solito per avere la residenza in Argentina servono requisiti che oggi i cittadini venezuelani ovviamente non possono soddisfare, vista la crisi sociale, economica e politica che sta vivendo il loro Paese. Proprio per queste ragioni “stiamo lavorando ad una procedura accelerata per facilitare la documentazione richiesta”.

Sono sempre di più i venezuelani che si trasferiscono in Argentina. L’immigrazione dal Venezuela, dicono i registri ufficiali, è aumentata in special modo nell’ultimo anno: il dato del 2017 rappresenta infatti un +142 per cento rispetto all’anno precedente, con 12.859 residenze assegnate.

Simone Garbelli (pubblicato su ItaliaChiamaItalia il 18.02.2018)

Ing. Francisco Fabian Nardelli, Candidato a senatore per l’USEI

Nardelli è con suo padre, Francisco Santiago Nardelli, nato nel 1937, il tipico esempio del sogno realizzato del migrante italiano, quello dell’ascesa sociale. Un italo argentino che rappresenta il sogno del progresso dei migranti e vuole applicare la sua esperienza alla risoluzione dei problemi della collettività italo argentina.

Milioni di persone hanno lasciato la loro terra con quest’aspirazione, alcuni ci sono riusciti, altri no, per questi ultimi stare meglio è rimasto una speranza.

 

La storia familiare

Il nonno Francesco Nardelli, è arrivato, infatti, nel dicembre 1902 a Buenos Aires, dove ha lavorato alcuni mesi come macellaio. Poco dopo si è trasferito a Bahia Blanca, dove c’era dei conoscenti trentini.

Sommandosi a gente della sua terra pensava di soffrire meno per lo sradicamento e di poter contare sul loro appoggio.  Ci ha visto bene, in breve è riuscito a diventare proprietario di una macelleria. Ha avuto dieci figli, di cui solo l’ultimo è riuscito a laurearsi in ingegneria civile. Si chiama Francisco Santiago Nardelli, padre di Francisco Fabian, nato nel 1937, e fino al 2005 presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Bahia Blanca. Francisco Fabian, sulle orme del padre, si è laureato anche lui in ingegneria civile quindi ha frequentato un master in ingegneria ambientale in Finlandia. Nel 1992 è tornato e da allora trascorre il suo tempo con la famiglia, il lavoro e la collettività italiana, per cui ha ricoperto vari ruoli.

E’ stato coordinatore dei Circoli Trentini dell’Argentina fino al 2015, segretario generale per l’America Latina del CGIE dal 2006 fino al 2015. Incarico ricoperto prima da Antonio Macri e Luigi Pallaro.

Come mai tanto attaccamento alla cultura italiana?

Da parte paterna sono di origine trentina, da parte materna marchigiano. Quando ero bambino, trascorrevo tutte le domeniche in casa della mia bisnonna materna, dove si riuniva tutta la famiglia. Mi sono formato in quell’ambiente e ne ho assorbito i valori: lavoro, famiglia, fede, onestà, sacrificio, solidarietà e l’amore per l’Italia.

 

Quando ha iniziato a occuparsi del Circolo Trentino di Bahia Blanca?

Nel 1998, per il censimento dei trentini della mia citta e ho collaborato con un gruppo di giovani alla riorganizzazione dell’istituzione. Da allora ho ricoperto diversi ruoli all’interno del consiglio d’amministrazione del Circolo Trentino fino ad arrivare a esserne il Presidente.

 

In che anno e per quali circostanze si è avvicinato a Feditalia?

Nel 1992, in occasione di un congresso dei giovani, riunioni che l’on. Pallaro, storico presidente di Feditalia, organizzava annualmente. Sono entrato nel Consiglio Direttivo di FEDITALIA, nel 2004, come delegato della FEISA (Federazione di Enti Italiani del Sud Argentino), federazione che presiedo dal 2016.

 

Una volta, Feditalia organizzava questi incontri, in che clima si svolgevano ed erano utili?

Erano molto utili per riflettere sulla nostra identità di persone con una doppia cittadinanza: italiana e argentina, sui nostri doveri e diritti. Su come contribuire allo sviluppo dell’Argentina coscienti della nostra origine italiana. Una situazione che arricchisce quando non si rinnega di nessuna delle due culture. Il clima era costruttivo e interessante.

 

Qual è la Sua relazione con Luigi Pallaro?

E’ una relazione nata nel corso degli anni che si rafforza sempre di più, provo rispetto e ammirazione verso l’on. Pallaro, che mi ricambia onorandomi  della sua amicizia. A lui m’ispiro nel mio lavoro per la collettività.

 

Come mai si è avvicinato all’USEI?

Eugenio Sangregorio, fondatore dell’USEI, ha preso contatto con me e con altri rappresentanti dell’AISA per vedere se volevano stringere un’alleanza elettorale con il suo partito. Dopo alcune riunioni, io e i miei compagni abbiamo accettato e siamo entrati nella lista dell’USEI. Io della “FEISA” sono capolista e sono candidato a senatore, Dino Novello della “FECARA” e Antonio Melia della“FAILAP sono candidati a deputati.

Problemi della collettività

Su questo tema, Nardelli divide la collettività in tre gruppi: l’emigrazione storica, i doppi cittadini e i nuovi arrivati, e propone un lavoro di squadra per il rafforzamento di tutto il sistema di rappresentanza degli italiani all’estero: associazioni, Comites, CGIE, parlamentari eletti all’estero.

Considera basilare riportare l’attenzione del Parlamento italiano sull’importanza che potrebbero avere gli italiani nel mondo per il miglioramento delle condizioni di vita in Italia e  per partecipare attivamente al processo d’internazionalizzazione. Con questo fine propone di favorire joint venture tra imprese italiane e argentine, che consentano di produrre prodotti agroalimentari di alta qualità con know how italiano, in modo da generare ricchezza per entrambe le realtà.

Pensioni

A proposito delle pensioni, un problema molto sentito, crede opportuno aggiornare i trattati stipulati negli anni ’70 e pensa che sia necessario lo stanziamento di fondi speciali per i casi di emergenza.

Rete consolare

Sulla rete consolare, lenta e insufficiente, Nardelli crede che il problema non sia solo determinato dalla mancanza di fondi, ma soprattutto da un’erronea sottovalutazione degli italiani all’estero.

Promuoverà perciò in Parlamento un dibattito approfondito per ridefinire le relazioni che l’Italia desidera avere a lungo termine con le collettività italiane residenti all’estero, facendo notare che la rete deve garantire tutti i servizi dovuti ai cittadini in un modo che sia all’altezza di una grande potenza come l’Italia.

Cosciente del lavoro da fare mette a disposizione della collettività le conoscenze acquisite in decenni di lavoro in favore di essa, e promette di diventare nel Parlamento italiano la voce delle persone che s’impegnano in silenzio per l’Italia nel territorio nell’America Meridionale.

Edda Cinarelli

Voto estero: il 21 febbraio la pronuncia della Corte Costituzionale

Si terrà il 21 febbraio prossimo l’udienza pubblica della Corte Costituzionale in cui si discuterà il ricorso accolto dal Tribunale del Veneto sulla Legge Tremaglia.

La Corte, dunque, esaminerà la causa in udienza pubblica tra 10 giorni, nel pieno delle operazioni elettorali in vista delle politiche del 4 marzo. elezioni che coinvolgono anche 4.282.990 elettori iscritti all’Aire e 30.848 italiani temporaneamente all’estero, che voteranno per corrispondenza.

Una modalità che secondo Antonio Guadagnini, consigliere regionale veneto “non garantirebbe la libertà e la segretezza del voto”. Guadagnini più di un anno fa presentò ricorso contro la legge Tremaglia insieme a Pier Michele Cellini, veneto residente in Slovacchia, e su quel ricorso a fine gennaio si è pronunciato il Tribunale di Venezia che lo ha accolto, rimandando alla Corte costituzionale il giudizio sulla costituzionalità della Legge.

Le parti in causa, davanti al giudice Morelli, saranno Pier Michele Cellini da un lato e lo Stato (Presidenza del Consiglio dei ministri, Ministero dell’interno e Ministero affari esteri) dall’altro.

Nell’udienza pubblica, dopo che il giudice relatore ha illustrato la questione così come proposta, gli avvocati che rappresentano i soggetti intervenuti nel giudizio espongono le loro tesi davanti alla Corte riunita. Al termine dell’udienza pubblica, la Corte si riunisce di nuovo, ma in “camera di consiglio”, senza pubblicità, per deliberare sulla causa. (aise) 

Elezioni italiane: a sorpresa nella lista dell’ USEI ci sono ex candidati dell’AISA, chi potrà fermarli?

Il popolo italiano andrà alle urne il prossimo 4 marzo e noi italiani nel mondo, voteremo un po’ prima, abbiamo tempo fino alle 16 dell’1 marzo per consegnare i nostri plici elettorali.

Finora l’esercizio del diritto di voto, a parte la prima votazione cui abbiamo partecipato, 2006, non ci ha dato grandi benefici, solo la soddisfazione di poter esercitare un diritto che c’è costato decadi ottenere.

Era il 2006 e si presentavano alle elezioni varie liste, quella che aveva più possibilità di vincere era quella delle Associazioni Italiane in Sud America – AISA – fondata dall’imprenditore Luigi Pallaro, con il suo leader candidato a senatore e con Ricardo Merlo candidato a deputato. Pallaro era uno degli uomini che avevano lavorato di più per il riconoscimento dei diritti degli italiani nel mondo, lo aveva fatto accompagnato da altri grandi uomini, come il dott. Franco, Domenico Pugliese, Antonio Ambrosio, Antonio Macri e tanti, tanti altri.

Tutte persone per cui l’equiparazione dei diritti tra italiani residenti all’estero e italiani residenti in Italia era uno degli obiettivi più importanti della vita. Il risultato delle elezioni del 2006 è stato un pareggio tra il Partito delle Libertà – Pdl – di Silvio Berlusconi e il Partito Democratico – Pd – di Romano Prodi. Nella ripartizione America del Sud, Pallaro ha ottenuto la maggioranza dei voti, fondando la sua campagna sull’apolicità e la difesa degli interessi degli emigrati italiani. Coerente con questi principi aveva dichiarato di dare il suo appoggio a qualsiasi governo che rispondesse a questi interessi, ragion per cui, convertito in ago della bilancia, ha dato il suo voto al Pd, di Romano Prodi. Forte dei suoi risultati ha chiesto molti privilegi per gli Italiani nel Mondo e li ha ottenuti, così noi italiani d’Argentina abbiamo vissuto un periodo di bonanza. Il governo italiano mandava più fondi per il funzionamento dei consolati, per la lingua e per l’assistenza. Tutto questo è durato due anni, nel 2008 il governo Prodi è caduto, ci sono state le elezioni ed ha vinto il Pdl. Da allora piano piano tutti i privilegi, che avevamo avuto dal 2001, quando l’Italia era corsa in aiuto dell’Argentina in default, e che erano aumentati con Pallaro, ci sono stati tolti. E’ iniziata per gli italiani nel mondo, una discesa inesorabile con sforbiciate a tutti i fondi che ci riguardavano, fino ad arrivare alla situazione attuale in cui per ottenere un appuntamento per una cittadinanza ci vogliono anni. I parlamentari eletti all’estero non hanno potuto difenderci, anche se tra loro ce ne sono alcuni con buone e sincere intenzioni. Sappiamo che per l’America del Sud, si presentano nove liste per la Camera e sette per il Senato, tra cui quella del Movimento Associazioni Italiane all’Estero, MAIE, con cui Merlo si era presentato alle elezioni del 2008 e le ha vinte, come ha vinto quelle del 2013. Questa volta, Merlo è candidato a Senatore e Borghese a deputato. Di persone eccellenti ce ne sono in tutte le liste, ma mancano programmi ben articolati probabilmente perché non c’è stato il tempo per prepararli. Un gruppo con obiettivi chiari, buone proposte e candidati che lavorano da anni per la collettività italiana è l’Unione Sudamericana Emigrati Italiani – USEI – con Eugenio Sangregorio, candidato a deputato e Francesco Nardelli a senatore.

Mi sembra d’obbligo a questo punto parlare di Sangregorio, più famoso come imprenditore che come politico. Sangregorio, una persona socialmente impegnata, aveva ottenuto dei buoni risultati nelle elezioni anteriori. C’è da dire che il suo impegno è a 360 gradi, infatti, da anni, lotta per il riconoscimento dei nostri diritti d’immigrati in Argentina e di emigrati in Italia. Per gli immigrati aveva elaborato la Legge Mercury, dal nome del deputato che l’aveva presentata e fatta approvare, e che ha dato a noi stranieri residenti la possibilità di votare per le elezioni della Città di Buenos Aires e della Provincia di Buenos Aires.

Ha anche promosso e portato a capo delle cause quando il governo anteriore aveva, “pesificato” le pensioni elargite dall’Italia. “Pesificato” vuol dire che le pensioni venivano erogate in Euro, ma qui in nelle banche venivano consegnate in pesos al cambio ufficiale. Ha lottato, cosa che hanno fatto in pochi, perché il Monumento di Cristoforo Colombo non fosse smembrato e rimosso.

Insomma Sangregorio appare l’uomo del presente, orgoglioso della sua italianità ha sempre accompagnato gli italiani nelle loro lotte di rivendicazioni dei diritti. L’ha fatto con successo in Argentina e potrà farlo anche in Italia come deputato, perché il buon giorno si vede dal mattino. All’improvviso si è visto che nell’USEI ci sono alcuni ex candidati dell’AISA, un’allenza strepitosa. Pallaro non dice niente, non si pronuncia, si crede che i suoi uomini abbiano la sua approvazione. E’ una notizia eclatante, infatti chi potrà competere con questi candidati? Leader che hanno condotto grandi battaglie per il riconoscimento dei diritti degli italiani all’estero e le hanno vinte. I motori si sono riscaldati il via è stato dato, probabilmente nessuno potrà tener testa a questa lista. Sappiamo già che nel nostro futuro ci saranno: Francesco, Eugenio, probabilmente anche Roque Moya per tutti. (Nella foto l’On. Luigi Pallaro con l’ing. Francisco Fabian Nardelli)

Edda Cinarelli

Perché San Valentino è il patrono degli innamorati: tra storia e leggenda

La sua origine coincide con il tentativo della Chiesa cattolica di «cristianizzare» il rito pagano per la fertilità. Per gli antichi romani febbraio era il periodo in cui ci si preparava alla stagione della rinascita. A metà mese, fin dal quarto secolo a.C., iniziavano le celebrazioni dei Lupercali, per tenere i lupi lontano dai campi coltivati. I sacerdoti di questo ordine entravano nella grotta in cui, secondo la leggenda, la lupa aveva allattato Romolo e Remo, e qui compivano sacrifici propiziatori. Contemporaneamente lungo le strade della città veniva sparso il sangue di alcuni animali. I nomi di uomini e donne che adoravano questo Dio venivano inseriti in un’urna e poi mischiati; quindi un bambino estraeva i nomi di alcune coppie che per un intero anno avrebbero vissuto in intimità, dando vita al rito della fertilità.

I padri precursori della Chiesa, decisi a mettere fine a questa pratica licenziosa, vollero trovare un santo degli innamorati per sostituire l’immorale Lupercus. Nel 496 d.C. Papa Gelasio annullò la festa pagana decretando che venisse seguito il culto di San Valentino.

San Valentino, nato a Interamna Nahars, l’attuale Terni, nel 176 d.C. e morto a Roma il 14 febbraio 273, era un vescovo romano che era stato martirizzato. Valentino dedicò la vita alla comunità cristiana e alla città di Terni dove infuriavano le persecuzioni contro i seguaci di Gesù. Fu consacrato vescovo della città nel 197 dal Papa San Feliciano, poi divenne il protettore dell’amore in tutto il mondo.

È considerato il patrono degli innamorati poiché la leggenda narra che egli fu il primo religioso che celebrò l’unione fra un legionario pagano e una giovane cristiana.

Si dice che un giorno San Valentino sentì passare, vicino al suo giardino, due giovani fidanzati che stavano litigando. Allora gli andò incontro con in mano una rosa che regalò loro, pregandoli di riconciliarsi stringendo insieme il gambo della stessa, facendo attenzione a non pungersi e pregando affinché il Signore mantenesse vivo in eterno il loro amore. Qualche tempo dopo la coppia gli chiese la benedizione del loro matrimonio. Quando la storia si diffuse, molti decisero di andare in pellegrinaggio dal vescovo di Terni il 14 di ogni mese, il giorno dedicato alle benedizioni. Poi la data è stata ristretta solo a febbraio, perché in quel giorno del 273 San Valentino morì.

Il tutto poi nei secoli assunse I connotati tipici più romantici.

Si dice che l’usanza sarebbe stata introdotta da Geoffrey Chaucer nel XIV secolo, si nota infatti come il suo ‘Parlamento degli uccelli‘ associ la ricorrenza al fidanzamento di Riccardo II d’Inghilterra con Anna di Boemia. Nel XV secolo per esempio era già in uso la tradizione di scambiarsi biglietti scritti con frasi d’amore (chiamate da allora ‘Valentine‘).

La più antica «Valentine» di cui si abbia traccia risale al XV secolo, e fu scritta da Carlo d’Orléans, allora detenuto nella Torre di Londra dopo la sconfitta alla battaglia di Agincourt (1415). Carlo si rivolge alla moglie con le parole: «Je suis déjà d’amour tanné, ma très douce Valentinée». A metà Ottocento negli Stati Uniti tal Esther Howland iniziò a produrre biglietti di San Valentino su scala industriale. Con il passare del tempo la tradizione dei biglietti amorosi divenne secondaria rispetto allo scambio di scatole di cioccolatini, mazzi di fiori o gioielli.

In Germania gli innamorati scrivono bigliettini e acquistano regali, in genere non troppo costosi, e fiori per il proprio partner. In Olanda e in Inghilterra c’è chi spedisce biglietti non rivelando la propria identità. In Giappone la tradizione prevede che siano le ragazze a regalare una scatola di cioccolatini ai ragazzi, anche se non sono necessariamente i loro fidanzati: vanno bene pure amici e colleghi di lavoro. E gli uomini che ricevono cioccolato a San Valentino devono ricambiare il dono ricevuto regalando cioccolato bianco un mese dopo San Valentino, cioè il 14 marzo. In Spagna invece in quel giorno vanno a ruba le rose rosse. Negli Stati Uniti, San Valentino viene festeggiato da tutti: anche i bambini si scambiano biglietti raffiguranti gli eroi dei cartoni animati.

Fabrizia Fioroni

Coerenza e serietà: due parole-simbolo quasi sconosciute a quanti scrivono.

È il caso del giornale “Tribuna italiana” che il giorno 8 di febbraio 2018 ha pubblicato un articolo incoerente e poco serio, così come pure scrivono alcuni candidati alle elezioni italiane come “L’Italia è per te”, o ancora : “I nostri candidati hanno fatto dell’impegno sociale la loro bandiera”. E inoltre “l’identità si difende con la cultura”.

Scritti a vanvera, parole senza senso, descrizioni logorroiche che non hanno una base concreta, nè coerente e neppure seria.

L’esempio più eclatante viene dall’articolo della “Tribuna Italiana”, nel quale si confondono incoerentemente i criteri di sviluppo dell’articolo, e poco seriamente non si nominano avversari politici al modo di pensare dell’articolista che negli anni – pur non eletti al Parlamento italiano – hanno fatto molto di più dei deputati o senatori eletti all’estero, come è il caso di Eugenio Sangregorio.

Nel caso di “L’Italia è per te”, l’annuncio è addirittura ridicolo: cosa significa “per te”? Quale messaggio ha voluto trasmettere chi ha scritto questa ridicolaggine?

L’impegno dei candidati del MAIE che hanno del sociale fatto la loro bandiera, avranno magari presentato qualcosa nel loro settore, ma per quanto riguarda il Parlamento italiano, quale impegno prospettano?

Descrivere che “l’identità si difende con la cultura” appare un panflet privo di ogni significato. Essere italiani all’estero senza cultura, per caso, non significa identificarsi nella Patria d’origine? E di quale tipo di cultura si parla?

Certo, inventare uno slogan per le elezioni è necessario, ma è altrettanto necessario mantenere serietà e coerenza, elementi pressochè sconosciuti a quanti scrivono.

Perlomeno qualcuno ha esposto “vivere con la gente per conoscere i problemi della gente”; questo appare più coerente per chi realmente ha fatto seriamente qualcosa di concreto in favore degli italiani all’estero, sicuramente molto di più di chi ha ingenuamente dichiarato: ”Noi eletti all’estero, nel Parlamento italiano non possiamo fare niente”: questa sì, è una dichiarazione seria e coerente, ma che in concreto avrebbe dovuto porre la sua fotografia attuale, e non quella di alcuni anni addietro.

Cono Marinelli

Elezioni 2018: Vignali a Buenos Aires

E’ iniziata ieri mercoledì 7 febbraio una missione del Direttore Generale per gli italiani all’estero e le politiche migratorie della Farnesina, Luigi Maria Vignali, volta a monitorare l’andamento delle operazioni per il voto degli italiani all’estero. Come anticipato in occasione della presentazione del portale sul voto all’estero, Vignali visiterà i tre Consolati italiani nel mondo con il maggior numero di aventi diritto al voto.

La prima tappa è Buenos Aires con oltre 229 mila elettori; segue San Paolo, dove si organizzano le procedure di voto di più di 148 mila italiani; ultima tappa sarà Londra, con la circoscrizione consolare più numerosa al mondo (più di 300.00 iscritti AIRE) e 233.718 aventi diritto al voto.

Accolto a Buenos Aires dal Console generale Riccardo Smimmo, Vignali ha incontrato il personale consolare impegnato nella gestione delle operazioni di voto.

La missione – ribadisce la Farnesina – intende monitorare l’attuazione delle misure innovative che la Farnesina ha posto in essere per assicurare la massima partecipazione al voto e tutelare in forma sempre più incisiva correttezza e regolarità delle prossime consultazioni elettorali all’estero. (aise)

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