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November 2017

No all’aumento della tassa per cittadinanza e subito il 30%

Da quasi un anno è stato sancito il provvedimento per il quale il 30% degli introiti provenienti dalla tassa di 300 Euro per ogni cittadino per la pratica di cittadinanza, deve essere destinata e amministrata da ogni struttura consolare per migliorare i servizi. Ora ci sono politici che vogliono aumentare questa tassa, che ancora va direttamente alle arche statali, a 400 Euro. L’USEI non è d’accordo sull’aumento di questa tassa che è già molto pesante per coloro che, in certi casi, vogliono trasformare in cittadini italiani vari membri della propria famiglia. Non molto tempo fa ho appreso che una famiglia numerosa voleva nazionalizzare 10 membri, per un totale di 3000 Euro. Aldilà di questo, vediamo, con rammarico che la promessa del Ministro Alfano non è stata ancora compiuta. I famosi 300 Euro ancora passano direttamente all’amministrazione centrale. Se pensiamo che, soltanto nella circoscrizione di Porto Alegre, in Brasile, ci sono quasi 70.000 persone in attesa di cittadinanza, facendo un semplice calcolo matematico, abbiamo li 21 milioni di Euro da riscuotere: il 30% sono 7 milioni di Euro! Anche se è logico pensare che questi introiti potrebbero essere riscossi nel giro di alcuni anni, vediamo chiaramente che si tratta di una cifra più che sufficiente per poter migliorare i servizi consolari, oggi, assolutamente inefficienti.

Non è stato ancora definito il destino specifico di questi introiti che, secondo noi, dovrebbero essere utilizzati per:

· Aumentare l’organico di funzionari addetti alla rete consolare

· Migliorare alcune strutture inadeguate

· Promuovere Corsi di Lingua Italiana

· Sovvenzionare, in parte, la salute dei nostri cittadini a rischio-salute

Inoltre, sarebbe opportuno che il personale destinato ad aumentare l’organico interno di ogni struttura consolare, fosse composto da cittadini italiani in loco, preparati da una task force di addetti di ruolo. Abbiamo le leggi, abbiamo le risorse. Perché non iniziare subito a migliorare i servizi delle nostre reti consolari?

Eugenio Sangregorio

Necessità della collettività italiana

Ho cercato di riflettere sui principali problemi della collettività italo argentina, in senso lato, per sapere in che cosa vorrei che lavorassero i parlamentari italiani eletti in questo paese, che cosa mi aspetto da loro o cosa farei io, nel caso fossi eletto.

Di problemi ce ne sono tanti, ma direi che quelli più evidenti sono determinati dalla burocrazia. E’ infatti molto difficile per un argentino di origine italiana ottenere la cittadinanza italiana. Anche se ne ha tutto il diritto non è facile che l’ottenga e l’ostacolo non è determinato dai documenti che bisogna raccogliere o dai 300 euro che bisogna spendere di tasse, ma dalla difficoltà di conseguire un appuntamento nei consolati di riferimento. Bisogna mettersi di fronte ad un computer e insistere, per mesi e a volte per anni, esperienza che può risultare tanto deprimente e snervante da indurre alcune persone a desistere e lasciar perdere. Per non parlare poi di chi abita a Ushuaia o a la Rioja, province a migliaia di chilometri dal Consolato di appartenenza, aspiranti utenti per cui a volte è meglio nemmeno provarci. Comunque la complicata situazione non si deve alla mancanza di volontà di cooperazione dei vari uffici consolari ma è determinata dal fatto che le loro risorse umane e finanziarie sono ridotte all’osso, insufficienti per un loro buon funzionamento. Sarebbe opportuno adesso, che si sono riallacciati i rapporti tra i due paesi, che anche gli uffici di rappresentanza dello Stato italiano all’estero fossero rafforzati con personale idoneo e denaro in linea con la nuova situazione.

D’altra parte questa congiuntura la vivono come in uno specchio i nuovi migranti italiani in Argentina. Mentre una volta avevano un cammino preferenziale per gli accordi bilaterali tra l’Argentina e l’Italia, dal rafforzamento del Mercosur e l’abbandono delle relazioni con l’Italia, è quasi impossibile per loro ottenere la residenza permanente.

In questo momento, l’unico cammino sicuro sembrerebbe quello del matrimonio. Se i giovani vengono come studenti possono ottenere delle residenze provvisorie, che si rinnovano tre volte consecutive ed alla quarta ottengono quella permanente. Ogni volta che fanno la pratica per una di queste residenze temporanee devono ripresentare tutti i documenti con l’Apostille dell’Aja, al di fuori di quanto prima previsto dagli accordi bilaterali tra i due paesi, roba da gente con i nervi saldi. Senza residenza permanente questi migranti non hanno nessun diritto, niente monotributo, niente conto bancario, impossibile fare un contratto per usare il telefonino e nel caso osino presentare un curriculum per fare il commesso non glielo accettano. Possono affittare un appartamento a prezzi carissimi, in dollari, pagando in anticipo per i mesi in cui vogliono viverci. Tutto è molto complicato, mentre gli immigranti dei paesi latino americani possono avere il DNI nel termine di un mese e l’omologazione del loro titolo universitario in un anno come massimo.

Molti dei nuovi arrivati alla fine, viste tante difficoltà preferiscono rinunciare e andare in un altro paese. Ma perché tante delusioni se si potrebbe tornare agli accordi anteriori, rendere più agile la burocrazia ed offrire ai giovani dei paesi in questione: borse di studio, stage, lavoro, mediante un ponte virtuoso e virtuale a doppio senso. Sempre parlando di giovani, ma il problema riguarda anche adulti ed anziani, esiste il problema dell’alto costo dei biglietti aerei e quindi della quasi impossibilità di andare in Italia e tornare indietro. Questo è un altro punto sui cui bisognerebbe lavorare e non è di difficile soluzione. Si sa infatti che in giorni stabiliti le compagnie aeree, per esempio Alitalia, applicano dei forti sconti sulle loro tariffe ed allora basterebbe mantenere stretti contatti con le imprese di aeronavigazione per conoscere queste informazioni e trasmetterle ai connazionali. Naturalmente questi non sono i soli problemi della nostra collettività, ce ne sono molti altri, come quello dei concittadini in stato di necessità economica, persone che non possono pagare le medicine di cui hanno bisogno, ma di questi mi occuperò in un altro articolo.

Edda Cinarelli

“Fratelli d’Italia” diventa ufficialmente inno nazionale

E’ stato scelto nel 1946 con un provvedimento provvisorio, ma nessuna legge lo aveva reso definitivo. Adesso dopo 71 anni di provvisorietà l’Inno di Mameli, o meglio «Il canto degli Italiani», diventa ufficialmente l’Inno della Repubblica Italiana. Dopo svariati tentativi nelle precedenti legislature, il Senato ha approvato definitivamente la legge che rende ufficiale quell’inno che il Consiglio dei ministri del 12 ottobre 1946 adottò provvisoriamente.

«Su proposta del Ministro della Guerra – si legge nel verbale di quel lontano Consiglio dei ministri presieduto da Alcide De Gasperi – si è stabilito che il giuramento delle Forze Armate alla Repubblica e al suo Capo si effettui il 4 novembre p.v. e che, provvisoriamente, si adotti come inno nazionale l’inno di Mameli». Nulla di più definitivo del provvisorio, come spesso accade in Italia, anche perché l’Inno di Mameli entra a tutti gli effetti nell’immaginario collettivo, grazie soprattutto alla nazionale Italiana di Calcio e ai successi che un tempo elargiva. Poi nella legislatura 2001-2005 ecco sia una proposta di legge ordinaria che una costituzionale, che però non vengono approvate. Lo stesso avvenne nelle due successive legislature (2006-2008 e 2008-2013). Curiosamente però una legge del 2012, nata per promuovere il senso di cittadinanza tra gli studenti, prevede che l’Inno di Mameli venga insegnato nelle scuole.

Anche l’attuale legislatura sembrava destinata allo stesso esito e invece la Commissione Affari costituzionali della Camera in poche settimane ha approvato in sede deliberante la legge attesa da anni (di iniziativa di alcuni deputati del Pd), imitata dalla Commissione Affari costituzionali del Senato, che in due settimane ha dato il sì definitivo. «Abbiamo l’Inno» ha commentato Salvatore Torrisi, presidente della Commissione.

«La Repubblica – afferma la nuova legge – riconosce il testo del `Canto degli italiani´ di Goffredo Mameli e lo spartito musicale originale di Michele Novaro quale proprio inno nazionale». Ciò significa che tutte e sei le strofe del testo di Mameli costituiscono l’Inno e non solo le prime due, che tutti conoscono per motivi calcistici. E appare quasi una beffa del destino il fatto che i tifosi non possano cantare l’Inno ai mondiali di calcio per la prima volta dopo 60 anni, proprio dopo la storica approvazione della legge attesa da 71 anni.

Comunque Mameli ha avuto vita difficile anche per la concorrenza di «Va pensiero» il coro dal Nabucco di Giuseppe Verdi, che in passato la Lega propose come Inno alternativo, anche perché esso non parla di Roma, come invece fa «Fratelli d’Italia». E proprio la Lega è stata assente sia al momento dell’approvazione della legge alla Camera che oggi al Senato, anche se Roberto Calderoli assicura che non sia una scelta politica, ma una semplice coincidenza di impegni dei senatori in più Commissioni.  (pubblicato su La Stampa il 15.11.2017)

Nella foto la casa di Lorenzo Valerio a Torino dove si musicò l’inno nazionale di Mameli.

L’implosione del Calcio italiano

La nazionale italiana di calcio è rimasta fuori dal Campionato del Mondo in Russia ed è la prima eliminazione in sessant’anni allora per il campionato del ’58 proprio in Svezia.

Oggi il disastro è di tutto il sistema calcistico italiano, povero in talenti, con una difesa vecchia ancora con Buffon, Chiellini e Barzagli ed una federazione debole a livello mondiale, dalla logica provinciale riguardo ai giovani talenti, le tifoserie e i rapporti tra la nazionale e le singole squadre. Ecco allora che ancora si rimpiangono le partenze dei vecchi talenti quali Totti e Del Piero, tra i vincitori in Germania nel 2006.

L’Italia soffre di un campionato a basso livello dove solo la Juventus provede i calciatori alla squadra nazionale, mentre le altre squadre si valgono al 70% di atleti stranieri. Non a caso l’Inter è stat l’ultima squadra a vincere una competizione internazionale con un solo giocatore italiano in campo nel lontano 2011. Invece la Germania, Spagna e Inghilterra puntano agli investimenti sulle squadre giovanili e a un calcio più dinamico e vistoso.

Però al di là di queste falle ormai evidenti del nostro sistema calcio, vi è anche una divisione del campionato a due velocità che vede in secondo piano le squadre minori delle piccole e medie città, e dall’altra parte invece contrappone le grandi (grandissime) squadre delle metropoli dove Milano, Torino e Roma la fanno da padroni. Le ultime, più ricche e spesso vincolate a garndi gruppi economici, generano un circolo dove le regole del gioco sono altre e i giudizi arbitrali peccano di parzialità, interventi VAR compresi. Punizioni per falli fischiati in competizioni europee non trovano riscontro nelle partite del campionato domestico, vizi che per altro danneggiano il gioco della nostra nazionale quando si esibisce all’estero.

Nel 2006 i fatti di Calciopoli non sono valsi ad arrestare il fenomeno di corruzione in base alla compra e vendita di risultati per le scommesse, purtroppo ne ha consolidato i vizi fino ad arrivare all’ecatombe odierna. Non una sola voce di autocritica o proposte di cambiamenti e rinnovi del gioco nel lungo di questi ultimini dieci anni, non a caso questo fallimento era già stato anticipato nei due campionati mondiali precedenti da partenze troppo precoci. La vittoria di Berlino il 9 luglio del 2006 che è valsa il quarto campionato mondiale degli azzurri nei fatti ha solo evitato il fallimento delle big coinvolte in Calciopoli. Queste squadre si sono riciclate vendendo i nuovi campioni, ma il sistema è rimasto intatto fino ad oggi, lontano da una rifondazione che desse la priorità al gioco e allo sport sugli affari milionari delle grandi squadre.

Si spera che la sconfitta con la Svezia e l’esclusione dalla Russia sia l’occazione di quella mancata rifondazione voluta con Calciopoli nel 2006, ma per adesso le rinunce di Ventra e Tavecchio purtroppo non assicurano niente. L’Italia dispone dei mezzi e del capitale voluti per un cambiamento viabile a futuro magari sul modello tedesco, anche se questo significhi il disegno di un progetto dalle regole solide che sottragga spazio agli interessi che dominano la scena odierna.

Questo disastro calcistico sarà anche un collasso economico, con la sparizione di sponsor e soci, le catene TV trasmetteranno dirette poco seguite con audience a picco, stagnamento economico e finanziario. Ma soprattutto ci sarà una mancanza quasi totale di fiducia verso lo sport italiano nel suo genere che dovrà rifarsi di credibilità affidandosi in nuovi dirigenti magari meno potenti ma soprattutto meno ignoranti e allenatori dai progetti moderni capaci di scoprire nuovi talenti laddove gli anteriori rimanevano ciechi.

Paolo Bonanno

Solidarietà che unisce, successo della cena del Patronato Italiano

E’ stata una bella serata, in cui tra tanta gente, gli italiani dimostrano che quando c’è bisogno del loro aiuto scendono in campo.

La sera del 14 novembre, si è svolta nell’Hotel Panamericano Solidarietà che unisce, una cena di beneficenza, organizzata dal Patronato Italiano e dall’Hotel Panamericano con il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia e del Consolato Generale d’Italia in Buenos Aires, volta a ricavare fondi per ottimizzare il lavoro del Patronato Italiano. Teresa Castado, ambasciatore italiano in Argentina, è stata madrina della serata mentre Roberto Baccanelli, presidente del Patronato Italiano, ha ricoperto il ruolo di padrone di casa, assecondato in ogni momento dal console generale Riccardo Smimmo. Per l’occasione, alcuni tra i principali chef italiani di Buenos Aires, riuniti in BACI, Buenos Aires Chef Italiani, hanno cucinato in modo gratuito un menù “tricolore, che ha condotto i commensali in un ideale percorso culinario attraverso l’Italia.

Gli chef erano: Mauro Crivellin di “Mauro.it”, Federico Scoppa di “Core”; Alberto Giordano di “Ike Milano”, Leonardo Fumarola di “L’Adesso”, Paolo Spertino di “Renatto”, Maurizio De Rosa di la “Pizzeria San Paolo”, Pedro Picciau di “Italpast”, Roberto Ottini di ” “Altracosa viandas”, Donato De Santis di “Cucina Paradiso. I presenti erano più di 300 ed il ricavato è stato di 450mila pesos. I commensali erano presidenti, vice presidenti, membri del consiglio direttivo d’imprese e di associazioni culturali, artisti, giornalisti, alcuni politici italiani, mossi tutti dal desiderio di aiutare il Patronato e il prossimo in senso più generale. Impossibile fare il nome di tutti, per questo ricordiamo: Franco Livini, presidente di Pirelli Neumaticos S.A.I.C., Cristiano Rattazzi CEO di AFCgroup Argentina, Luigi Pallaro presidente onorario della Camera di Commercio Italiana in Argentina, gli imprenditori Arturo Curatola ed Eugenio Sangregorio, Sebastian Impelluso, presidente del Circolo Italiano.

Ha presentato Veronica Varano. Dopo i saluti di benvenuto è stato trasmesso un video sulla storia e l’attività del Patronato, realizzato da Francesco Vernata.

L’imitatore Ariel Tarico ha aggiunto una nota di divertimento imitando personaggi famosi dell’attualità argentina. La cornice elegante, la cena squisita, l’organizzazione impeccabile hanno determinato il successo dell’iniziativa.

Il Patronato Italiano è nato nel 1877 con il fine di aiutare gli immigrati italiani. Con il tempo si è dedicato a sostenere i connazionali che non hanno fatto l’America. In questo momento riceve un contributo dallo Stato Italiano, apporto veramente risicato se si tiene in considerazione il fine del Patronato, e un aiuto considerevole da un imprenditore, denominato X, ma il denaro non è mai sufficiente se si tiene in considerazione il fine dell’Istituzione che dà alimenti, vestiti, assistenza sociale e medica, in questo momento sostiene circa 235 persone, ma le richieste sono in aumento.

Edda Cinarelli

Simposio 2017: Clima – Salute – Vita

Quello del riscaldamento della terra è un problema a cui non si è data ancora la dovuta importanza, almeno in Argentina. Inondazioni, siccità, città trasformate in camere a gas, come in questi giorni New Delhi, dove lo smog soffoca la città, morte di bambini e di anziani per le alte temperature, epidemie di malattie che si consideravano eliminate per sempre, come la febbre gialla, il colera e, in Argentina, il “dengue” e la malaria, sono tutte conseguenze del riscaldamento climatico combinato con la deforestazione. Per rendere coscienti le persone del grave problema costituito dall’emissione di biossido, di carbonio, C02, generato dalla combustione dell’energia fossile, usata per far funzionare auto, imprese, trasporti pubblici, e come effetto secondario fa aumentare la temperatura, si sta svolgendo a Buenos Aires, nell’ “Hospital de Clinica” e nella facoltà di Medicina il Simposio 2017, clima, salute, vita organizzato tra gli altri da: Alianza Argentina, presieduta dal dott. Carlos Ferreyra, medico chirurgo esperto in epidemie e dall’ “Hospital de clinica”.

Si tratta di una serie d’incontri per esaminare da diversi punti di vista l’influenza del riscaldamento climatico sulla qualità di vita per arrivare consapevoli all’appuntamento di fine anno con la Cop 23 di Bonn (conferenza sul clima) che quest’anno vedrà la presidenza in capo alle isole Fiji.

Secondo il Dott. Ferreyra è arrivato il momento che anche i paesi sudamericani e nel caso specifico, l’Argentina, si occupino seriamente di questo problema e adottino norme condivise per cercare di mitigare, diminuire o fermare le conseguenze del cambiamento climatico cercando di usare energie rinnovabili, pulite. Ovviamente si tratta di un lavoro difficile perché i grandi gruppi economici si oppongono a cambiare il loro sistema di produzione, ma con l’impegno dei media, dei giornalisti e dei cittadini, piano piano si possono fare passi in avanti. Si tratta di vita o di morte. Se non ci riusciremo Buenos Aires, nel 2050 sarà sotto due metri d’acqua e per effetto diretto e indiretto del riscaldamento globale. moriranno ogni anno milioni di persone. Oltre al cambiamento di energia sarebbe bene combattere queste

calamità con più natura, evitare l’uso d’insetticidi tossici ed usare sistemi tradizionali e non velenosi.

Edda Cinarelli

L’associazionismo ha riconfermato la sua fiducia a Pallaro per il rilancio della Feditalia

Sabato 4 novembre, nel salone parrocchiale della chiesa Nuestra Segnora de las Victorias. in via Libertad 860, si è svolta la Riunione del Consiglio Direttivo Confederale della “Confederaciòn General de Federaciones Italianas en la Republica Argentina” FEDITALIA seguita dall’Assemblea Generale Ordinaria della confederazione.

L’appuntamento era per le ore 15. Presenti 85 persone, di cui 72 delegati, 24 federazioni presenti.

Si è discusso sul seguente

Ordine del giorno:

1) Lettura e riflessione del verbale anteriore

2) Lettura e riflessione delle Memoria, Bilancio Generale, Inventario e conti degli attivi e dei passivi corrispondenti al 45° Esercizio, chiuso il 28/02/2016, e 48° esercizio, chiuso il 20/02/2017 e rapporto dell’Organismo di Vigilanza.

Il segretario generale Duilio Ferlat ha dato il benvenuto ai presenti ed ha ceduto la parola al presidente Luigi Pallaro, che, sorpreso dalla massiccia presenza dei delegati, ha espresso la sua soddisfazione e l’opinione che FEDITALIA ha ancora un lungo futuro. Ha chiarito: “FEDITALIA ha lavorato molto per il riconoscimento dei diritti degli italiani all’estero, ora, dopo la lotta degli anni anteriori, i giovani italo argentini devono sferrare una nuova battaglia e dimostrare che gli italiani sono capaci di fare dell’Argentina un grande paese”.

Si è passati quindi al primo punto dell’ordine del giorno: il verbale della scorsa assemblea è stato approvato all’unanimità.

Per il secondo punto, il Presidente della Federazione delle Associazioni Calabresi (FACA), Julio Croci, ha proposto di rimandare il rinnovo delle autorità al 24 giugno 1918 e approvare  i bilanci per sottoporli all’Assemblea. Il Consiglio Federale ha approvato all’unanimità i bilanci con le memorie e ha rinnovato il mandato alle autorità in carica fino al 27 ottobre 2018. L’assemblea ha approvato all’unanimità i bilanci ed il mandato del presidente Pallaro, chiedendogli di attivarsi per dare una mano ad alcune federazioni perché possano regolarizzare la loro posizione conforme alla legislazione vigente

Sono state incorporate a FEDITALIA la Federazione delle Associazioni delle Dame Italo-argentine  (FADIA) e la “Entidad de Federaciones Italianas de la Pampa”.

Apparentemente l’assemblea è stata democratica e solidale.

Julio Croci ha espresso il suo riconoscimento a Pallaro, “per tutti gli incontri giovanili promossi negli anni anteriori, veri vivai di dirigenti della collettività e della politica argentina”.

E’ evidente dallo svolgimento della riunione che Pallaro continua ad essere il leader assoluto della collettività italiana, e che i nuovi dirigenti sono: Nardelli, Julio Croci e Farlat. Si vedrà in futuro quale sarà il loro destino.

Edda Cinarelli

Paula Reschini Mengoni, l’artista italoargentina venuta da Rosario al Louvre e al Milano Latin Festival

In occasione del bicentenario dell’indipendenza argentina, al Milano Latin Festival di Assago ha anche esposto la contrastata artista italo-argentina Paula Reschini Mengoni con la mostra “I dipinti del cuore”. In arte Paula De Deus, classe 1979, ha scoperto la passione e il talento per l’arte figurativa fin da piccola. Per questo, durante il percorso scolastico, ha iniziato i primi corsi complementari in materia a Santa Fe, in Argentina, già a 6 anni: infatti dal 1985 al 1987 ha frequentato un primo corso di ceramica.

Dall’87 al ’90 si è iscritta all’Accademia di disegno e pittura Miguel Angel; a 13 anni ha intrapreso il quinquennio del Curso independiente en artes plásticas; dal 1998, maggiorenne, è stata attratta da percorsi specifici di arte terapia, arte spirituale e arte come trasformazione sociale, che posteriormente le hanno aperto le porte al suo animo artistico.

Il percorso di studi artistici paralleli, si è dopo ricongiunto in una laurera in arti plastiche, conseguita nel 2003 all’Accademia di Belle Arti di Santa Fe. Una vera enfant prodige, ma con una vita contrastata tra il desiderio di liberare la propria creatività e l’angoscia di non essere compresa dalla realtà agricola e incolta in cui viveva.

“Per 9 anni ho dovuto vivere nella piccola comunità di Icapuí in Brasile – racconta Paula – 430 chilometri quadrati di territorio con 19 mila abitanti, una popolazione arretrata, senza sviluppo, luce e acqua; ti trovi in un’altra dimensione, in cui l’acqua si va a raccogliere alle fonti, in cui la parola d’ordine è la quotidianità, non certo arte trascendentale. Sono arrivata in Europa nel 2015 e ho dovuto cominciare a fare i conti, con immenso piacere, con un mondo fatto di cultura, passione, interiorità. Ho dovuto modificare tutto di me, a cominciare dal non dover girare più scalza e affaticata per le vie del mio paese”.

Dal 2009 alla sua partenza per l’Italia, Paula ha svolto il mestiere di insegnante di lingua spagnola e di fotografía ad Icapuí e Aracati, ha anche insegnato arte digitale e pittura nella Comunidad Pesquera Vila Nova de los Pueblos de Mar de Ceará, in Brasile. Dal 1987, vanta oltre 70 esposizioni, ma “il vero salto – conclude Paula – è stato lo sbarco al Louvre di Parigi nel 2015, dove ho ricevuto il titolo di Ambasciatore della cultura alla Divina Accademia di Arti, Scienze e Lettere”.

Magda Di Palma (pubblicato su Il Giorno il 05.07.2016)

Legge elettorale: cosa cambia per il voto all’estero dopo l’esame in commissione

Sabato scorso 7 ottobre la Commissione Affari Costituzionali ha della Camera terminato l’esame, in sede referente, della riforma della Legge elettorale – ribattezzata Rosatellum bis – attesa domani nell’Aula di Montecitorio. Protagonista del passaggio in Commissione anche il voto all’estero. In particolare, è stato approvato l’emendamento-Lupi che prevede la possibilità di candidarsi nella circoscrizione estero anche per i residenti in Italia. Questo il testo dell’emendamento approvato dalla Commissione:

“Conseguentemente, all’articolo 4, dopo il comma 2, inserire il seguente:
2-bis. All’articolo 8, comma 1 della legge 27 dicembre 2001, n.459, sono apportate le seguenti modificazioni:
1) la lettera b) è sostituita dalla seguente: “b) gli elettori residenti in Italia possono essere candidati in una sola ripartizione della circoscrizione Estero; gli elettori residenti all’estero possono essere candidati solo nella ripartizione di residenza della circoscrizione Estero”.

Rimanendo in tema di candidabilità, la Commissione ha approvato anche un emendamento del relatore, Fiano, che interviene sull’articolo 8 della Legge Tremaglia. Questo il testo:

“All’articolo 4, dopo il comma 2, inserire il seguente:
2-bis. All’articolo 8 della legge 27 dicembre 2001, n.459, è aggiunto, in fine, il seguente comma: “4-bis. Gli elettori che ricoprono o che hanno ricoperto nei dieci anni precedenti la data delle elezioni cariche di governo o cariche politiche elettive a qualsiasi livello o incarichi nella magistratura o cariche nelle Forze armate in un paese della circoscrizione Estero, non possono essere candidati per le elezioni alla Camera dei deputati o al Senato della Repubblica nella circoscrizione Estero”.

Niente cambia, per il momento, per il voto dei temporaneamente all’estero e, più in generale, per il voto per corrispondenza. A contestare entrambi il Movimento 5 Stelle; il deputato Toninelli, in Commissione, ha sostenuto che “l’argomento della disciplina del voto fuori sede riguarda 4 milioni di iscritti all’AIRE, per non parlare degli studenti che partecipano al progetto Erasmus”. Sul voto dei temporaneamente all’estero, per il deputato “è assurdo che un cittadino italiano residente temporaneamente all’estero non possa votare per il candidato del suo territorio e debba votare per un candidato che risiede nel Paese straniero nel quale temporaneamente si trova. In questo modo, viene violato il principio della rappresentanza”.

Più in generale, Toninelli ha sostenuto che “il sistema attuale del voto degli italiani all’estero avvantaggi i partiti maggiori e tradizionali, anche grazie all’azione persuasiva dei COMITES che influenzano la scelta degli elettori. Si tratta di un voto espresso con modalità poco limpide, che favoriscono la sua manipolabilità. Sono chiari, a mio avviso, i motivi per cui i partiti tradizionali vogliano mantenere questo sistema che ha provocato tanti scandali, in quanto li favorisce chiaramente”.

Il testo che arriva in Aula è stato approvato da Pd, Forza Italia, Lega Nord, Alternativa Popolare, CI-Civici e Innovatori, Popolari-Demos-Cd, Direzione Italia, Ala-Sc.Maie. Contrari Movimento 5 Stelle, Mdp e Sinistra italiana. (aise) 

Vita da expat: mi iscrivo o no all’Aire?

Aire o non Aire? Un giovane che espatria prima o poi arriva al dunque. Mi iscrivo o no all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero?

Che si tratti di Londra, Parigi o Ottawa, i cittadini italiani che trascorrono più di 12 mesi fuori Italia sono obbligati a spostare la propria residenza nel nuovo Paese in cui soggiornano iscrivendosi, appunto, all’Aire. Ma di fatto sono molte le persone a violare tale obbligo, nonostante la legge con cui si istituisce l’Anagrafe dei residenti all’estero (n. 470/88) preveda che l’iscrizione possa essere effettuata d’Ufficio dai consolati competenti in base a dati in loro possesso e agli accertamenti fatti.

Spesso, a tenere lontani dall’iscrizione è la confusione che aleggia attorno alla questione. Cosa comporta il cambio di residenza?

Se si dà un occhio al web, è facile trovare i diritti che si acquisiscono, come il voto all’estero, ma raramente si nominano anche quelli che si perdono, come l’assistenza sanitaria nazionale, o le tasse che comunque occorre pagare all’Agenzia delle entrate. E spesso non si sa, ad esempio, che i cittadini residenti all’estero possono chiedere il rimborso dell’Iva sulle merci acquistate in Italia.

Abbiamo provato allora a fare un po’ di chiarezza.

Innanzitutto, chi si iscrive

Ci si iscrive all’Aire se si è cittadini italiani e si intende spostare la propria residenza all’estero per un periodo superiore ai dodici mesi. Ci si iscrive all’anagrafe della popolazione italiana residente all’estero anche se si è cittadini italiani nati all’estero e da sempre residenti al di fuori del territorio italiano. Oppure se si acquisisce la cittadinanza italiana all’estero.

Come ci si iscrive

Il trasferimento della residenza da un comune italiano all’estero va dichiarato all’Ufficio consolare della circoscrizione di immigrazione entro 90 giorni dall’espatrio. Ma si può regolarizzare la propria posizione anagrafica anche dopo i 90 giorni, presentandosi presso l’Ufficio consolare di immigrazione. L’iscrizione all’Aire (gratuita) comporta l’immediata cancellazione dall’anagrafe della popolazione residente (Apr) del comune italiano di provenienza e l’inserimento del proprio nome nei registri di iscrizione all’Aire. L’iscrizione all’Aire può essere richiesta per posta oppure recandosi personalmente presso l’Ufficio diplomatico-consolare competente territorialmente.

I registri Aire sono tenuti dai singoli Comuni italiani, che annotano il trasferimento dei cittadini già residenti presso quel Comune, e inviano i dati all’Aire nazionale, tenuta presso il ministero dell’Interno – Dipartimento per gli Affari Interni e territoriali.

Assistenza sanitaria

Per quanto riguarda l’assistenza sanitaria ai cittadini italiani Aire, dobbiamo distinguere due categorie: i lavoratori di diritto italiano in distacco e i pensionati di diritto italiano da una parte, e tutti gli altri dall’altra.

– Lavoratori in distacco e pensionati

Al primo gruppo, nel caso in cui si sposti la residenza in un paese Ue, See (Spazio economico europeo) o Svizzera, è concessa la copertura sanitaria a carico dello Stato italiano alle stesse condizioni condizioni dei cittadini dello Stato estero in cui si risiede (occorre richiedere alla Asl il modello S1). Se invece i membri di questo gruppo si trasferiscono in uno Stato con il quale non è stata stipulata alcuna convenzione con l’Italia, lo Stato italiano garantisce il rimborso delle spese sanitarie sostenute nel paese di residenza.

Non solo. In caso di rientro temporaneo, il lavoratore in distacco ha diritto all’assistenza sanitaria da parte della Asl di ultima dimora. Il lavoratore ha diritto a tutte le prestazioni previste nei livelli essenziali di assistenza garantite ai cittadini in Italia, ad eccezione del medico di fiducia, che viene sospeso al momento del rilascio del modello per l’assistenza all’estero per soggiorni all’estero superiori a 30 giorni.

– Tutti gli altri

Se invece non si è né pensionati, né lavoratori in distacco, si perde il diritto all’assistenza sanitaria in Italia e non prevista la copertura sanitaria all’estero a carico dello Stato italiano.

Occorre quindi organizzarsi con assicurazioni private.

In Italia si perde il diritto al medico di base, all’assistenza ospedaliera tramite mutua e all’acquisto dei medicinali dietro pagamento del ticket.

Nel caso il cittadino italiano risieda all’estero in un Paese extra-Ue, si perde anche il diritto alla Tessera Europea di Assicurazione Malattia (Team) che garantisce assistenza sanitaria negli Stati membri dell’Ue.

Tuttavia, i cittadini italiani Aire che rientrano temporaneamente in Italia possono ricevere l’assistenza sanitaria gratuita da parte del Servizio sanitario nazionale autocertificando il proprio status di emigrante. Ma si tratta di assistenza limitata alle prestazioni ospedaliere urgenti, non cure programmate, e per un periodo massimo di 90 giorni.

 

Il voto all’estero

– Elezioni Parlamento italiano e referendum

In occasione delle elezioni politiche o di referendum abrogativi o costituzionali, i cittadini iscritti all’Aire possono votare per corrispondenza presso la propria abitazione di residenza all’estero. Per il rinnovo del Parlamento italiano è stata istituita l’apposita Circoscrizione Estero per l’elezione di 6 senatori e 12 deputati. L’elettore riceve dal Consolato un plico con le schede elettorali e una busta affrancata. Dopo aver votato, occorre rispedire le schede al Consolato.

– Elezioni Parlamento europeo

Gli elettori residenti nell’Unione europea possono scegliere di votare per il Parlamento europeo sia nel Paese estero di residenza che in Italia, recandosi presso il seggio elettorale del comune di iscrizione Aire. Gli elettori italiani residenti in Paesi extra Unione Europea ricevono invece la cartolina-avviso per il rientro in Italia, per esercitare il voto.

– Elezioni comunali, provinciali, regionali

In questo tipo di consultazioni, per esercitare il proprio diritto al voto i residenti all’estero devono rientrare in Italia e recarsi nel comune di iscrizione Aire, presentandosi al seggio elettorale muniti di documento d’identità e tessera elettorale.

 

Tasse e dichiarazione dei redditi

L’iscrizione all’Aire non basta per potere affermare di risiedere fiscalmente all’estero e pagare le tasse solo in quel Paese. Entra in gioco, infatti, il concetto di «domicilio fiscale».

I cittadini italiani residenti all’estero hanno il domicilio fiscale nel Comune italiano nel quale hanno prodotto il reddito (o, se l’attività viene svolta in più Comuni, nel Comune in cui hanno prodotto il reddito più elevato), mentre i cittadini italiani che risiedono all’estero ma prestano servizio per la pubblica amministrazione hanno il domicilio fiscale nel Comune di ultima residenza in Italia.

L’Irpef, imposta sul reddito delle persone fisiche, è pagata dagli iscritti all’Aire qualora si possiedano redditi in denaro o in natura di tipo fondiario (derivanti da terreni o fabbricati), capitale (interessi, dividenti, rendite), lavoro dipendente (compresa la pensione), lavoro autonomo, impresa. Ma anche in caso di lavoro occasionale, affitto di terreni per uso non agricolo e plusvalenze. E comunque solo in caso tali redditi siano stati prodotti in Italia.

Anche le persone non residenti nel territorio dello Stato sono obbligate al pagamento delle addizionali regionale e comunale all’Irpef se, nell’anno di riferimento, risulta dovuta l’Irpef.

Dal 2014 gli iscritti Aire che possiedono una casa in Italia pagano l’Imu con aliquota ordinaria dell’8,9 per mille e non più, come prima, con l’aliquota agevolata destinata alla prima casa o abitazione principale. Dal 2014, infatti, le abitazioni possedute dagli Aire in Italia non sono più assimilabili ad abitazione principale (legge 80/2014). Dal 2015 solo i pensionati di diritto italiano potranno assimilare un immobile posseduto in Italia ad abitazione principale purché non sia affittato o concesso i comodato d’uso. Se l’immobile non è concesso in locazione, gli iscritti Aire pagano anche la tassa sui rifiuti solidi urbani.

Spettano agli Aire anche le imposte sui trasferimenti di proprietà degli immobili.

È prevista la tassazione esclusiva nel Paese estero di residenza del percettore solo in presenza delle seguenti condizioni: nel caso in cui il lavoratore residente all’estero presti la sua attività in Italia per meno di 183 giorni; le remunerazioni siano pagate da un datore di lavoro privato residente all’estero; l’onere non sia sostenuto da una stabile organizzazione o base fissa che il datore di lavoro ha in Italia. Occorre tuttavia rimandare alle convenzioni che l’Italia ha stipulato con le varie nazioni straniere per avere informazioni specifiche paese per paese ed evitare la doppia tassazione.

L’Agenzia delle Entrate considera “residenti”, salvo prova contraria, i cittadini italiani cancellati dalle anagrafi della popolazione residente ed emigrati in Stati o territori aventi un regime fiscale privilegiato, individuati con decreto del ministro delle Finanze 4 maggio 1999 (l’elenco dei Paesi è riportato al capitolo 6).

 

Rinnovo documenti

L’iscrizione all’Aire permette di ottenere presso le rappresentanze consolari all’estero il rilascio o il rinnovo dei documenti d’identità, di viaggio e di certificazioni. E di fruire, nei paesi extra Ue, del rinnovo della patente di guida.

 

Obbligo scolastico 

I cittadini italiani minorenni iscritti all’Aire non hanno il diritto/dovere di iscriversi alle scuole dell’obbligo italiane. Questo significa che le scuole segnaleranno la mancata iscrizione di minorenni che vivono stabilmente all’estero ma non si sono iscritti all’Aire. (L’inosservanza dell’obbligo dell’istruzione elementare dei minori da parte dei genitori è reato: 731 c.p.).

 

Rimborso Iva

I cittadini italiani iscritti all’Aire possono chiedere il rimborso dell’Iva pagata sulle merci acquistate in Italia. Per farlo, bisogna presentare al commerciante italiano il proprio passaporto aggiornato con l’indirizzo estero di residenza o un certificato di residenza all’estero e chiedere il rilascio di una dichiarazione di esenzione Iva. Questo documento va presentato in aeroporto alle autorità doganali cui si chiede il rimborso.

Per ulteriori approfondimenti – e scoprire ad esempio come iscriversi per il trasferimento da Aire ad Aire, o come lasciare la residenza all’estero e riacquistare quella italiana – questo è il documento da consultare, fornito dal Ministero dell’Interno.

Per saperne di più in materia fiscale, ecco la guida dell’Agenzia delle entrate per i residenti all’estero.

Silvia Favasuli (pubblicato su linkiesta.it il 09.01.2015)

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