La Boca o Piccola Italia, Piccola Genova, Capitale di Buenos Aires, come la si è chiamata, è un quartiere vivace, simpatico, colorato, simbolo dell’immigrazione genovese a Buenos Aires. Si trova alla bocca del Riachuelo, esattamente il punto in cui questo fiume sfocia nel Rìo de La Plata, da lì il nome Boca, e in cui c’era e c’è il primo porto della città. E’ uno dei rioni più interessanti e belli di Buenos Aires, probabilmente perché ancora sprigiona dalle sue strade, dalle sue case il suo passato, italiano e genovese e l’energia con cui questi pionieri vi hanno vissuto.
La sua storia è effervescente e le bollicine sono rimaste ancora nell’aria. Il quartiere colpisce per le sue case di legno o di lamiera, colorate con colori sgargianti, le pitture che restavano ai costruttori di barche dopo averle dipinte. L’abitudine di colorare le case con colori forti: rosso, giallo, verde, è nata però relativamente poco tempo fa, da Quinquela Martin, il pittore più famoso della scuola boquense, che si caratterizzava proprio per dipingere i suoi quadri con colori accesi stesi con spatole e pennelli grossi. Un artista, della prima metà del Millenovecento, che diceva: il colore è vita e aveva raggiunto una grande fama, tanto da essere ricevuto dalle personalità più in vista del suo tempo.
I primi abitanti del rione, quelli dell’epoca coloniale erano schiavi di colore. Nel 1817 l’ inglese Diego Brittain diventò proprietario di quelle terre, che dopo la sua morte furono vendute ed affittate dando origine al fiorente villaggio e alla società dinamica e solidale che lo caratterizzava. Da Bernardino Rivadavia, primo presidente del paese, 8 febbraio 1826 – 7 luglio 1827, promotore dell’immigrazione, si è popolato soprattutto di genovesi, intesi come persone provenienti dal territorio dell’antica Repubblica di Genova, emigrati perché si opponevano all’annessione della Repubblica di Genova al Regno di Sardegna. Poi proprio questi hanno chiamato i loro parenti, amici e le donne con cui sposarsi. Loro si occupavano soprattutto di cantieri navali e di commercio lungo il fiume. Dal 1831-32, reduci dei moti rivoluzionari sono venuti anche mazziniani e garibaldini, così come poco dopo sono arrivati anche piemontesi, che però si sono sistemati nelle Province di Còrdoba e di Santa Fe.
Dal 1870 al 1910 si è prodotta un’alluvione immigratoria, sono immigrati veneti, siciliani, pugliesi, alcuni si sistemavano a La Boca, dove, per poter adattarsi e comunicare con gli altri assorbivano la cultura genovese e imparavano la lingua del quartiere. Ancora ora ci sono a La Boca alcune persone che parlano in dialetto, sicuramente molte più che a Genova e gli abitanti della Boca (e i tifosi della sua squadra di calcio) si definiscono ancora come Xeneizes, come si chiamano i genovesi nel dialetto della Superba. Molti di loro erano anarchici e socialisti, si riunivano in associazioni di mutuo soccorso e in alcune chiaramente politiche, fondavano biblioteche, frequentavano bar ed avevano un’intensa vita sociale. Li caratterizzava il desiderio della conquista dei diritti della classe operaia, quello di completare l’unificazione d’Italia e uno spiccato anticlericalismo. La festa principale della comunità italiana fino al 1930, era il XX Settembre, data della presa di Roma ed anche quella del Carnevale.
La Boca era quindi un quartiere brulicante di cultura genovese, un po’ ribelle tanto che nel 1876 fu fondato dagli immigrati genovesi un movimento separatista di carattere politico-elettorale per ottenere l’autonomia amministrativa sulla gestione locale del quartiere e del porto; a questi si aggiunsero altri, più drastici, che proposero di puntare sull’indipendenza territoriale; nel 1882 gli abitanti della Boca si autoproclamarono Repùblica de la Boca[1], issando la bandiera di Genova e costituendo un territorio indipendente dall’Argentina: firmarono un atto formale che inviarono al Re d’Italia Umberto I di Savoia, informandolo della costituzione della República Independiente de La Boca; il generale Julio Argentino Roca assieme al presidente della Repubblica, dovettero intervenire personalmente a parlamentare con i rivoltosi per costringerli ad ammainare la bandiera di Genova e risolvere il pittoresco conflitto. Nel 1895 la Boca contava su una popolazione di circa 38.000 abitanti, di cui solo 2.500 immigranti spagnoli.
Ancora oggi si celebra l’anniversario della proclamazione della Repubblica de la Boca. I festeggiamenti sono organizzati dalla Fondazione Museo Storico de La Boca, primo museo dell’immigrazione ligure nel mondo.
Nel 1877 sono arrivati a La Boca i Salesiani ed hanno iniziato la costruzione della parrocchia San Giovanni Evangelista, terminata nel 1886. L’altare In questa Chiesa è dedicato alla Madonna della Guardia, una Vergine che si venera a Genova.
La Boca è stata culla d’arte e di sport, abitata da musicisti come Juan De Dios Filiberto, autore della musica di Caminito, da pittori, basti ricordare quelli della Escuela Boquense. Oggi, passati i fasti di un tempo, il rione emana la sua storia. Molti dei suoi abitanti sono ancora di lontana origine genovese, orgogliosi della loro cultura, si riuniscono nei bar storici che restano, mangiano la pizza da Banchero, si oppongono alle decisioni del governo di cambiare l’aspetto del quartiere, continuano ad essere un po’ ribelli. Ci sono ancora i socialisti e i massoni, bisogna solo saperli riconoscere.
Edda Cinarelli