I cibi italiani più taroccati nel mondo: latticini, salame, sughi, vini e pesto

Sei prodotti alimentari su dieci, nel mondo, sono il risultato dell’agropirateria internazionale. Sappiamo che l’impatto globale del fenomeno si attesta su un giro d’affari stimato in 100 miliardi di euro l’anno (in crescita del 70% negli ultimi dieci anni), pari al triplo del valore dell’export alimentare nazionale, un quarto dei quali si concentra solo negli Stati Uniti (23 miliardi di euro). In base alle attività svolte dall’ente certificatore Asacert possiamo risalire ai settori dove si concetrano i falsi italiani.

Dalla “Zotarella” al “Prosek”

Il prodotto più taroccato è la mozzarella, con storpiature nel nome come Zottarella. Seguito da altri formaggi come il Parmigiano Reggiano e Grana Padano, con nomi come Parmesan, Grana Pompeana, Parmesao e Reggianito. Seguono provolone e pecorino romano, quest’ultimo ottenuto con latte di mucca e non di pecora.

Nell’attività di controllo di Asacert, tra le principali società di certificazione in Italia, i “latticini fake” rappresentano il 40% del totale dei prodotti non italiani ritrovati nei ristoranti ispezionati. Al secondo posto troviamo i salumi, che rappresentano il 30%. Il salame è in testa, con indicazioni geografiche false come Calabrese, Toscano, Milano, Genova, Veneto, Firenze, Napoli. E la mortadella con imitazioni con storpiature come mortadela, indicazioni geografiche false come siciliana o con carne diversa da quella di suino.

Al terzo posto i sughi, realizzati con contenuti e ricette anche stravaganti che richiamano impropriamente all’Italia e indicazioni geografiche false come bolognese. Rappresentano il 15% del totale.

Poi è la volta del vino, il 10%, che si posiziona al quarto posto. Sono stati riscontrati soprattutto falsi Prosecco, chiamati Prosek, il Meer-secco, il Kressecco, il Semisecco, il Consecco e il Perisecco. Molte anche le bottiglie di Chianti non originali (con imitazioni in bottiglia ma con in wine kit per preparazione casalinga con polveri e alambicchi).

Infine il pesto al quinto posto, con il 5%: imitazioni del Pesto alla genovese, che si possono trovare in Europa quanto negli Stati Uniti con lo Spicy Thai Pesto, e persino in Sudafrica, dove c’è il Basil Pesto.

I controlli nei ristoranti

L’attività di controllo di Asacert durante le ispezioni nei ristoranti italiani nel mondo nel 2021, che richiedono il bollino “ITA0039 Italian Taste”, ha rilevato che su 107 ristoranti ispezionati, 79 hanno ricevuto il bollino di conformità. Negli altri è stata riscontrata la presenza di almeno un prodotto non italiano ma con marchi che richiamano al made in Italy.

Dei 28 ristoranti che non hanno ricevuto la certificazione, 14 si trovano in UK, (Londra, a Manchester, Leeds, Liverpool, Leicester, Bristol e Birmingham). Gli altri si trovano a Bangkok, Berna, Parigi, Barcellona e Istanbul.

Un’App per controllare l’origine

Con la App ITA0039 i consumatori possono scaricare per controllare la provenienza dei prodotti direttamente sugli scaffali dei supermercati in giro per il mondo.

Le scansioni effettuate dagli utenti su prodotti sono 1.150. La categoria più scansionata è quella dei sughi e condimenti per la pasta, confermando che sugli scaffali della grande distribuzione in giro per il mondo (soprattutto Regno Unito, Canada, Stati Uniti, Cina, Russia) le segnalazioni sono per sughi per pasta, conserve sott’olio e sotto aceto, formaggi, salumi, ma anche cibi dolci confezionati.

In Europa si registrano maggiori segnalazioni per i prodotti della confectionery. Secondo posto per le segnalazioni che riguardano la pasta confezionata, maccheroni, ravioli, tortellini e fettuccine, circa il 55,5% delle segnalazioni riguardano questa categoria.

Diversa la situazione negli Usa, lasciando il podio ai latticini e prodotti lattiero-caseari. Al secondo posto confectionery e al terzo posto prodotti a base di carne, di cui oltre la metà rappresentati dagli affettati.

Sara Monaci (pubblicato da Il Sole 24 Ore il 08/12/2021)

Fonti: Ecco i cibi italiani più taroccati nel mondo nel 2021: latticini, salame, sughi, vini e pesto – Il Sole 24 ORE