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“El cine es un puente en el océano”

“El cine es un puente en el Oceano” è un progetto nato da un incontro, quello tra lo staff di Concorto con Marcelo Carrara Maria Lina Bertoncini, italo-argentini di origine emiliano romagnola. “Concorto si occupa di cinema e Marcelo e Marilina si occupano di tutto quello che può collegare la comunità italiana in Argentina all’Italia”, scrivono gli organizzatori del Festival. “Il progetto nato da questo incontro è cofinanziato dalla Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo e dal Comune di Pontenure, nostri partner da sempre”.

Grazie alla collaborazione tra Concorto, l’Unione Regionale Emilia Romagna di Buenos Aires e l’Associazione Nuove Generazioni TERRA, dunque, è nato “El Cine es un puente en el Oceano”, un progetto articolato che vede il cinema come tramite tra due terre lontane eppure strettamente legate.

Una parte del progetto è già stata svolta nel mese di giugno 2017.  “Una delegazione di Concorto insieme al regista documentarista Tomas Sheridan – riportano gli organizzatori del Festival – è giunta a Mar del Plata, luogo in cui si concentra la più grande comunità italiana dell’Argentina, di tutto il Sud America e tra le più grandi del mondo. Il 18 giugno, presso il museo di arte contemporanea Museo MAR di Mar del Plata, si è tenuta la proiezione di cortometraggi provenienti dallo sterminato archivio di Concorto. In contemporanea, sempre a Mar del Plata, Tomas Sheridan – docente del laboratorio Audiovisiva all’interno di Concorto 2016 e 2017 – ha accompagnato un gruppo di corsisti alla scoperta di cosa significa creare un prodotto audiovisivo attraverso l’utilizzo delle moderne tecnologie digitali”.

L’obiettivo del workshop, spiegano, “è stato duplice; da una parte fornire ai corsisti gli strumenti necessari per comprendere le procedure di creazione di un prodotto audiovisivo, dall’altra la realizzazione di una serie di brevi documentari che hanno analizzato alcuni aspetti che attengono alla cultura italiana. A Buenos Aires Concorto ha potuto intrecciare importanti rapporti, in primis con l’Università di Bologna che nella capitale argentina ha una sua importantissima sede e dove abbiamo organizzato una proiezione alla quale hanno assistito studenti e docenti. Altri importanti contatti sono stati presi con le due principali scuole di cinema del Paese, il CIC (Centro de Investigation Cinematografica) e l’Universidad del Cine di Buenos Aires”.

La fase successiva del progetto si svolgerà in agosto, quando all’interno di Concorto 2017 uno speciale Focus verrà dedicato alla cinematografia breve argentina. L’obiettivo, si sottolinea, “è dar visibilità a una cinematografia tra le più quotate del continente latino americano, spesso inedita o poco vista in Italia e in Europa. Il programma sarà concepito anche come veicolo per un dibattito sui temi dei film, per stimolare l’incontro tra artisti, addetti ai lavori e il pubblico, e approfondire così la reciproca conoscenza. La selezione dei cortometraggi avverrà a partire da due domande: che cosa vede uno straniero in Argentina? E, allo stesso tempo, come un nativo può descrivere la propria terra a uno straniero? Il focus sarà quindi strutturato come un diario di viaggio, un percorso da Nord a Sud, che da Buenos Aires e Mar del Plata arriverà al limite estremo dell’America Latina, la Terra del Fuoco, attraversando città e natura incontaminata. Ogni film rappresenterà una tappa del viaggio di esplorazione e fotograferà un particolare ambiente, descrivendone lo spazio. Sarà proprio l’indagine sullo spazio a fare da linea guida”.

I cortometraggi verranno selezionati prestando particolare attenzione alla sperimentazione in questo ambito, perché lo spazio ricostruito dal cinema possa stupire come la terra che si svela davanti agli occhi del viaggiatore. Una parte del focus verrà dedicato alle scuole di cinema argentine, l’Universidad del Cine e il CIC di Buenos Aires, che proporranno alcune delle loro migliori produzioni.

In ambito scolastico il progetto proseguirà con un laboratorio formativo. Partendo dal presupposto che nel registro AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero) di Pontenure ci sono circa 50 persone con riferimento all’Argentina, si organizzerà di concerto con alcuni insegnanti delle Scuole Medie Inferiori un percorso di ricerca sull’emigrazione dei pontenuresi che coinvolgerà una o più classi della scuola. Sarà “un’occasione di riflessione sulle migrazioni contemporanee e sulla mobilità europea ed extraeuropea che sempre di più coinvolge le nostre giovani generazioni”.

Infine, nel mese di ottobre, conclude lo staff di Concorto, “avremo il piacere di ricevere la visita di Marcelo Carrara, presidente dell’associazione di emigrati emiliano-romagnoli “Nuove generazioni TERRA” di Mar del Plata. In questa occasione sarà organizzato un incontro pubblico per sensibilizzare le persone sulle tematiche legate all’emigrazione italiana”. (aise) 

Situazione politica in Italia

Il risultato delle elezioni del 2013 ha dato un terzo dei voti al Centro sinistra, un terzo al Centro destra e un terzo al Movimento 5 Stelle.

In quel momento il Movimento 5 stelle era molto corteggiato dagli altri due schieramenti perché se uno dei due ne avesse avuto l’appoggio avrebbe ottenuto una vittoria schiacciante, invece il Movimento 5 Stelle ha preferito restare indipendente ed a spareggiare la situazione siamo intervenuti noi, Italiani all’estero, che con poco meno di trecentomila voti abbiamo determinato il successo del PD, un partito nato dall’unione dell’ex Partito Comunista italiano e dell’ex Democrazia Cristiana. Siamo stati praticamente l’asso nella manica del PD. Da allora, dal febbraio del 2013, il Pd (centro sinistra) governa l’Italia, cambiano i primi ministri ma al governo c’è sempre lo stesso partito, il PD. Prima c’era stato il governo tecnico Monti, rimasto nella memoria collettiva italiana come un cattivo governo, un incubo, che con decreti divenute leggi, perché votate nel Parlamento italiano, ha cambiato l’Italia. Fondamentalmente ha cercato di diminuire la spesa pubblica con tagli drastici anche al sistema sanitario, divenuto pubblico e gratuito nel 1979, e per favorire le privatizzazioni ha diminuito il costo del lavoro. Durante il governo Monti, si è eliminato infatti l’articolo18 dello Statuto dei Lavoratori, approvato nel 1970, che in caso di licenziamento per motivi economici prevedeva esclusivamente per il lavoratore la possibilità di indennizzo, e con la Legge Fornero si è alzata la soglia di età per andare in pensione, ma non solo, si sono tolti ai pensionati dei privilegi e si sono congelate le pensioni alte.  Quel governo ha deciso definitivamente una direzione liberista, secondo il vocabolario italiano, l’unico che fa differenza tra liberismo e liberalismo, della politica e dell’ economia italiana, che prima aveva invece il supporto dello Stato.

Gli esponenti del governo Monti erano vincolati in qualche modo al PD e le conseguenze di tutte queste modifiche, con l’invasione dei migranti, il salvataggio alle banche attuato dal Governo Renzi, il tentativo di cambiare la Costituzione, hanno determinato una situazione d’insofferenza della popolazione italiana verso il PD, ma anche il pregiudizio che noi italiani all’estero non capiamo la realtà italiana. Idea rafforzata dalla costatazione che, all’ultimo Referendum sulla riforma costituzionale, noi italiani all’estero abbiamo votato: sì, mentre i residenti, hanno votato: No. La maggioranza degli italiani vede di malocchio il governo attuale e questa insofferenza ha determinato la vittoria del Centro Destra alle ultime elezioni amministrative. Il Centro Destra, formato da Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia, sta crescendo come sta rafforzandosi anche il Movimento 5 stelle, si prevede così alle prossime elezioni politiche  una vittoria del Centro destra o del Movimento di Grillo.

Riguardo a noi italiani all’estero, dopo questi fatti, nella nuova legge elettorale faranno dei cambiamenti alla legislazione che ci riguarda.

Edda Cinarelli

Farnesina, l’attività dell’Italia all’estero nel 2016 in numeri

Nuove ambasciate, parita’ di genere, una diplomazia economica che ha contribuito per l’1 per cento al Pil nazionale e un numero di visti concessi che ci colloca al terzo posto tra i Paesi Ue: queste le caratteristiche principali del lavoro del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale nel 2016, alla Farnesina la XII Conferenza degli ambasciatori.

Per dare conto con “trasparenza” del lavoro del ministero sono stati presentati i dati dell’Annuario statistico della Farnesina: l’Italia fa sentire la sua presenza oltre confine attraverso 296 sedi, tra cui 124 Ambasciate (l’ultima delle quali aperta in Mongolia), 8 Rappresentanze permanenti, una Delegazione diplomatica speciale, 80 uffici consolari e 83 istituti di cultura. Dei 3.825 membri del personale, 2.613 lavorano nelle sedi all’estero, in riduzione del 21 per cento rispetto al 2008. In quest’ultimo ambito importante notare che “il 57 per cento del personale a contratto e’ costituito da donne, mentre il 43 per cento da uomini”. In termini di fondi, la previsione del 2017 e’ di 2 miliardi e 612 milioni di euro – che comprendono i fondi per l’attuazione della politica estera italiana e della cooperazione internazionale – di cui 902 milioni destinati al funzionamento dell’Amministrazione (pari allo 0,10 per cento del Bilancio dello Stato).

Alta l’attenzione per i connazionali all’estero, con oltre 5 milioni di iscritti in anagrafe consolare – in aumento del 3,5 per cento rispetto al 2015 -, 45.038 interventi di protezione consolare a favore di connazionali all’estero e 1.200 coordinati dall’Unita’ di crisi in contesti di rischio. Fra questi, 139 collegati ad attentati, 105 a disastri e calamita’ naturali e 90 ad allarmi sanitari. Accanto all’attivita’ diplomatica, come emerge dall’Annuario, si dipana quella economica: stando a uno studio di Prometeia, “il sostegno della rete diplomatico-consolare” alle “gare e ai contratti aggiudicati da aziende italiane” ha prodotto oltre l’1 per cento del Pil del nostro Paese e contribuito a creare 234mila nuovi posti di lavoro. L’attivita’ italiana e’ buona anche sotto il profilo culturale: nel 2016 sono aumentati dell’1 per cento gli iscritti ai corsi di lingua organizzati dagli istituti italiani di cultura, e del 3 per cento quella ad altri corsi, alcuni offerti anche tramite il web.

Aumentano anche gli iscritti alle scuole italiane all’estero (oltre 31 mila nell’anno 2015/2016, di cui 23mila stranieri), mentre scendono i lettorati presso le universita’ straniere. Le missioni archeologiche, di scavo, studio, restauro e conservazione, sono state in totale 170, e hanno avuto luogo nel bacino del Mediterraneo, in Europa orientale, in Asia e in Africa subsahariana. Per quanto riguarda gli accordi di carattere scientifico-tecnologico, il 2016 ne ha visti 144, in lieve diminuzione rispetto al 2015. In termini di cooperazione giudiziaria, i connazionali detenuti all’estero risultano diminuiti nel 2016, di cui il 76 per cento nell’Unione europea.

I casi di minori contesi complessivamente gestiti sono invece 242. Infine, in tema di visti di ingresso, l’Italia ne ha rilasciati 1.813.247, collocandosi al terzo posto a livello europeo dopo Francia e Germania (con rispettivamente 2.839.453 e 1.940.445).

La maggior parte delle domande accolte proviene dall’Europa extra Ue (40 per cento), dall’Asia e Oceania (36 per cento) e dal Mediterraneo e Medio oriente (14 per cento). Di questi, se si osserva la finalita’, nel 2016 quella per turismo resta ancora la piu’ elevata (il 79 per cento), seguita da affari (9 per cento), studio e motivi familiari (3 per cento). L’inasprirsi dei controlli per garantire la sicurezza e ridurre il rischio di immigrazione clandestina “si e’ tradotta nel 2016 in un aumento dei dinieghi”, pari al 6,5 per cento delle richieste. In totale, il rilascio dei visti e’ sceso dell’11,3 per cento, “attribuile principalmente alla diminuzione dei visti richiesti dalla Cina”, ma anche dall’introduzione “nel sistema europeo di rilevazione Vis – Visa Information System – dell’obbligo di rilevazione dei dati biometrici dei richiedenti il visto”. (Dire-Farnesina)

Emergenza acqua in Italia e in Europa

Mentre noi a Buenos Aires, stiamo vivendo una primavera anticipata molto umida e stiamo soffrendo perché ci dolgono le ossa, la roba non secca mai, i capelli non stanno in ordine, il trucco si disfa, i vestiti sono appiccicosi, ma in fondo abbiamo l’acqua, in Europa, dov’è estate, c’è un caldo infernale. Infatti nelle ultime decadi le ondate di calore sulle capitali europee sono aumentate di durata e intensità di oltre il 60 percento in relazione a cento anni fa e, come se non fosse sufficiente il vecchio continente soffre per l’emergenza acqua cioè per la siccità. Il problema comune a tutta l’Europa è molto più accentuato nei paesi intorno al Mediterraneo. Lì le piogge si sono ridotte in media del 40 percento, con picchi di oltre il 75 percento di pioggia in meno. In Italia ci sono dieci regioni a rischio, non solo alcune del Sud, dove la mancanza di acqua c’è sempre stata, ma anche quelle del Nord. Sono spariti o si sono rimpiccioliti i ghiacciai e i bacini dei fiumi si sono ridotti.

I temporali attesi in agosto non cambieranno la situazione dell’approvvigionamento, anzi, probabilmente peggioreranno soltanto i danni alle colture. Laghi, fiumi e falde riusciranno ad avere un bilancio positivo solo in autunno poiché le piogge estive evaporano.
A Palermo la situazione è molto grave, a Roma sono stati chiusi i nasoni delle fontane, però la città si è salvata dalla razionalizzazione, nonostante il lago di Bracciano, che alimenta Roma, abbia molta meno acqua di quella che dovrebbe avere. A Genova, dove la situazione non va male, perché la diga del Brugneto è piena, il problema esiste ugualmente perché la città passa l’acqua alla città di Parma in Emilia Romagna.

Bisogna agire per evitare che il nostro pianeta diventi un enorme deserto e rispettare le conclusioni prese alla Conferenza sul Clima di Parigi (COP21) del dicembre 2015, in cui 195 paesi hanno adottato il primo accordo universale e giuridicamente vincolante sul clima mondiale.

L’accordo definisce un piano d’azione globale, inteso a rimettere il mondo sulla buona strada per evitare cambiamenti climatici pericolosi limitando il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2ºC. Un obiettivo imprescindibile che dovrebbe essere comune e condiviso da tutti i paesi del mondo.

L’Italia che sbaglia

Non è la prima volta che parliamo dell’emergenza immigrazione in Italia, ciò che significa per il popolo, per la società, per l’economia. Ma, in questo articolo, vi vogliamo informare cosa fa lo Stato italiano per questo fenomeno.
Quando parte un gommone o un’imbarcazione clandestina da qualsiasi paese dell’Africa o dell’Asia, portando indocumentati per sbarcare su territorio italiano, la nostra Marina Militare li accoglie e garantisce a tutti loro un soggiorno breve e non impegnativo presso le strutture detentive dello Stato. L’azione parte da quando l’imbarcazione entra in acque territoriali italiane. È qui che scatta la seguente operazione:
· I clandestini saranno salvati e prelevati dalle imbarcazioni della Marina Militare Italiana che li porta sulla terra ferma.
· Saranno curati e accolti in una struttura appositamente creata come Centri di Accoglienza.
· Distribuiti in piccoli gruppi in strutture alberghiere dislocate e contrattate dallo Stato.
· I clandestini avranno un servizio “all inclusive” tutto compreso che costa allo Stato (ossia al contribuente italiano) la somma di 30 euro più IVA al giorno, soltanto per l’accoglienza, per un minimo di 1000 Euro al mese.
· Inoltre, ogni indocumentato riceve dal contribuente italiano, una ricarica telefonica di 15 euro al mese più un bonus di 10 Euro al giorno per le denominate “piccole spese”.
· Ogni clandestino ha la libertà di allontanarsi dai centri di accoglienza quando voglia, senza ragione alcuna.
· Avrà quindi la possibilità di entrare clandestinamente nella società italiana senza essere perseguitato o di emigrare in un altri paese UE.
· Ciò significa che ogni clandestino che sbarca in Italia costa quasi 1.500 euro al mese allo Stato Italiano.
Se a voi pare che, ogni contribuente italiano che sta lottando per arrivare a fine mese per sfamare figli o coniugi, debba pagare centinaia di milioni di euro all’anno per mantenere persone che non sono italiane, che non sappiamo quanto possono contribuire allo sviluppo della nostra società e che non hanno nulla, fatecelo sapere e saremmo lieti e in grado di rispondere alle vostre domande.
Ovviamente, l’USEI, un partito creato e basato sulla solidarietà, non ha nessuna intenzione di portare avanti un discorso xenofobo contro ciò che molti considerano una catastrofica invasione di extra comunitari clandestini in tutta l’Europa. Sono persone di popoli che fuggono da situazioni drammatiche, da famiglie divise dall’odio, colpite dall’odio etnico e la morte. Ma, quando il fenomeno diventa continentale, torniamo sul fatto che, l’arrivo di clandestini in Italia, non è un problema italiano, ma un problema europeo. Su questo fronte Bruxelles ancora non fa nulla e questo ci preoccupa di molto.
Siamo d’accordo quindi a trovare margini legali appropriati per arginare il fenomeno, con l’aiuto della Commissione Europea, con fondi dell’UE perché non è giusto che milioni di italiani debbano difendere la sopravvivenza di milioni di stranieri. L’USEI si batterà per una batteria di leggi giuste e umanitarie che diano, prima di tutto, soluzioni concrete e durature agli stessi indocumentati, ma che contempli i trattati internazionali sanciti e siglati nelle Nazioni Unite. Una cosa essere solidali, un’altra, essere vittime, da soli, di una situazione insostenibile. Abbiamo visto, negli ultimi giorni, come è scattata anche una crisi diplomatica con l’Austria che ha piazzato blindati sulla propria frontiera con l’Italia per evitare il passaggio di indocumentati su territorio austriaco. Fino a quando potrà resistere la società italiana? Se continua così… è l’Italia che sbaglia!
Eugenio Sangregorio

Migranti 2017: i numeri in Italia

In Italia, c’è tra la popolazione un crescente disagio nato dall’eccesso di persone migranti sul territorio. E’ un malessere cresciuto molto negli ultimissimi anni, dalla vigenza dell’ Operazione Triton, per la quale i migranti raccolti dalla navi nel Mar Mediterraneo vengono portati quasi tutti in Italia, tranne alcune migliaia  che vengono portate in Grecia e pochissime in Spagna. Per la chiusura delle frontiere dei paesi Schengen, determinata dalla paura degli attentanti terroristici e dal desiderio di non aver stranieri, i migranti che prima stavano in Italia per un breve periodo, prima di andare alle loro destinazioni finali, ora invece si fermano nel nostro paese. Questo vuol dire che se cercano di andare in Francia o in un altro Stato non lo possono fare e sono ricacciati in Italia e l’Italia si riempie di stranieri, molti clandestini.

Il disordine sociale che si è formato, sommato all’insoddisfazione generale che si vive a causa delle modifiche al diritto del lavoro, all’alzamento della soglia di età per andare in pensione e a altri cambiamenti, creano un clima di intolleranza e di fastidio verso di loro. D’altronde tutti sanno che quello è un grosso affare in cui sono coinvolte ONG, istituzioni varie e politici, trafficanti di persone. Sembra che il Governo Renzi abbia fatto il patto con Frontex «Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione Europea» di accettare i migranti in Italia in cambio di denari o di parte del pagamento del debito italiano. Questo almeno secondo alcune dichiarazioni di Emma Bonino ex ministro degli Esteri e di altri politici italiani.

Secondo i dati Unhcr, tra il 1 gennaio e il 30 giugno 2017 sono sbarcate in Italia 83.731 persone. Un dato superiore a quello dello stesso periodo del 2016, quando arrivarono 70.229 persone (+18%). A giugno 2017 sono arrivati via mare in Italia 23 mila migranti, mille in più dello scorso anno.

I paesi di provenienza più rappresentati nel 2017 (dati aggiornati al 31 maggio) sono: Nigeria (15% degli arrivi, circa novemila persone) Bangladesh (12%, settemila persone), Guinea (10%, seimila persone) e Costa d’Avorio (9,5%, 3.700 persone). Seguono Gambia, Senegal e Marocco.

Triton è l’operazione di controllo delle frontiere della Ue condotta dall’Agenzia europea Frontex, con l’obiettivo di controllare il flusso di migranti nel Mediterraneo. Ha sostituito l’operazione Mare Nostrum dal 1° novembre 2014. Prevede contributi volontari dagli Stati membri dell’Ue (gli Stati che attualmente contribuiscono volontariamente all’operazione Triton sono 15 su 28: Islanda, Finlandia, Norvegia, Svezia, Germania, Paesi Bassi, Francia, Spagna, Portogallo, Italia, Austria, Svizzera, Romania, Polonia, Lituania e Malta). Triton ha preso il posto dell’operazione Mare Nostrum che costa all’Italia 3 milioni di Euro al mese.

Mare Nostrum era italiana e costava all’Italia circa circa 9,5 milioni al mese, il triplo di Triton, è stata un’operazione militare e umanitaria decisa dal governo guidato da Enrico Letta il 14 ottobre 2013 e iniziata ufficialmente il 18 ottobre dello stesso anno. La decisione di avviare una nuova operazione fu presa per affrontare l’aumento del fenomeno migratorio che si era verificato nella seconda metà dell’anno, e a seguito del naufragio del 2 e 3 ottobre 2013: una barca con a bordo circa 500 migranti naufragò a causa di un incendio vicino all’Isola dei Conigli, causando la morte di 366 persone. L’operazione consisteva in sostanza in un corposo potenziamento dei controlli già attivi e aveva due obiettivi: «garantire la salvaguardia della vita in mare» e «assicurare alla giustizia coloro che lucrano sul traffico illegale di migranti».

La situazione in Italia è difficile e complessa, se da una parte si comprende che gli italiani non ne possano più di una invasione di migranti e clandestini, dall’altra parte chi ha vissuto l’esperienza dell’emigrazione sa che è molto difficile e non può che provare pena per chi lascia il suo paese. Il problema è rilevante e tutta l’Unione Europea dovrebbe cercare di risolverlo.

Edda Cinarelli

L’Inter Comites Argentina

Il Coordinamento InterComites, la riunione dei presidenti dei Comites delle nove circoscrizioni consolari dell’Argentina, si è tenuta sabato 15 luglio  nella città di Mendoza. E´stata presieduta  dal coordinatore dell’InterComites Argentina, Dario Signorini, presidente del Comites di Buenos Aires e vi hanno partecipato  i colleghi di: Mendoza, Antonietta Recupero de Roncaglia, di Bahía Blanca, César Puliafito; di Córdoba, Luis Casanegra; di Lomas de Zamora, Emilio Bianco, di Morón, Francesco Rotundo; di Rosario, Franco Tirelli e in rappresentanza del COMITES di Mar del Plata, Alberto Emilio Becchi. Assente invece il Comites di La Plata. Presenti:  il  Console d’Italia in Cuyo, Ivo Michele Polacco, il Capo dell’Ufficio Sociale e di Coordinamento Consolare, Omar Appolloni (Ambasciata),  il deputato  Mario Borghese e i consiglieri del Cgie Marcelo Romanello, di Mendoza, Rodolfo Borghese, di Cordoba, Juan Carlos Paglialunga, di Bahía Blanca, quasi tutti i consiglieri del Comites di Cuyo, che comprende le province di Mendoza, San Juan e San Luis. Non é stato ancora dato  un comunicato riassuntivo dei lavori dell’InterComites, ma si é informato che:  Appolloni ha portato i saluti dell’ambasciatore Castaldo ed  ha fatto il punto su alcuni dati sulla realtà della comunità italiana in Argentina, che ha superato i novecentomila iscritti Aire, tra i quali 304mila a Buenos Aires, oltre 140mila a Rosario e circa 100 mila a La Plata. Nell’ultimo anno si sono date ventimila nuove cittadinanze,  con una media di 1.700 al mese. Ha detto che di fronte ad un’utenza tanto grande é necessario rafforzare la rete consolare ed ha riferito che l’amb. Castaldo lo fa sempre presente a Roma. Ha parlato poi dei fondi  destinati all’assistenza diretta ai connazionali in stato di necessità ed ha fatto presente che per l’assistenza  nei nove consolati italiani c’è un budget di 2,6 milioni di euro, che l’anno scorso per tale capitolo sono stati erogati 2,7 milioni di euro a 2.319 beneficiari, tutti cittadini italiani nati in Italia, dei quali 550 da parte del Consolato Generale d’Italia in Buenos Aires e circa 400 da parte di quello a La Plata.

Ogni presidente Comi tes ha poi fatto un rapporto sullo stato delle rispettive comunitá e i rapporti con i rispettivi consolati.

Dario Signorini ha parlato dei fondi destinati al funzionamento dei COMITES e sulla  diversità di criteri adottati  sia per l’assegnazione dell’ammontare di tali fondi, in rapporto alla quantità di cittadini iscritti in ogni circoscrizione, sia per il sistema attraverso cui i fondi vengono erogati. Ha detto che quasi tutti i COMITES hanno già ricevuto la totalità dei fondi per il corrente anno mentre il COMITES di Buenos Aires ne ha ricevuto solo un anticipo, pari a meno di un terzo dei venticinquemila euro preventivati per l’anno 2017.  E’ da  sottolineare che i fondi destinati ai Comites negli ultimi anni sono stati notevolveme sforbiciati e nel 2015 erano sessantamila. Accettata con piacere l’idea proposta dal  Comites di Buenos Aires di organizzare un Congresso dei Giovani italiani o di origine italiana, da realizzare nel mese di ottobre,  probabilmente  nel complesso turistico di Chapadmalal, vicino a Mar del Plata, che sarebbe messo a disposizione dal ministero del Turismo. L’obiettivo è quello di ottenere un’ ampia partecipazione di giovani provenienti da tutta l’Argentina per dibattere sul futuro della comunità italiana nel Paese. Si é poi parlato dell’ incontro di fratellanza italo-spagnola, che dovrebbe tenersi a Buenos Aires nel mese di settembre con lo scopo di risvegliare nella societá argentina il contributo dato dalle collettivitá italiana e spagnola. Questo evento dovrebbe tenersi non solo a Buenos Aires ma anche nelle cittá degli altri stati che compongono l’Argentina.

Le due iniziative contano sull’appoggio dell’Ambasciata e dei Consolati. In particolare il Congresso dei Giovani  sta a cuore in modo speciale  all’Ambascita, ai consolati ed ai Comites.  Su proposta del presidente del COMITES di Lomas de Zamora, Emilio Bianco, è stato deciso di scrivere un comunicato di solidarietà dei COMITES alla comunità italiana in Venezuela per la difficile situazione che sta attraversando quel Paese.

Le prossime riunioni dell’InteComites si terranno,  a Mar del Plata, in coincidenza con il Congresso dei Giovani e nel 2018  a Cordoba, Rosario e Buenos Aires”. (aise)

Modifiche dei servizi nell’Agenzia Consolare di Lomas de Zamora

Dal mese di luglio i cittadini italiani regolarmente iscritti all’anagrafe delleAgenzia Consolare d’Italia a Lomas de Zamora o i loro figli che debbano presentare uno o due atti/sentenze (per es.: matrimonio, nascita, morte, divorzio, adozione) dovranno richiedere un appuntamento telefonando da lunedì a venerdì dalle ore 8.30 alle ore 12.30 al 4292-7954 int. 1111 a loro dedicato per concordare l’appuntamento. Se invece dovessero presentare tre o più atti/sentenze, dovranno richiedere un appuntamento con il servizio anagrafe tramite il sistema Prenota OnLine (cliccare qui).

Inoltre si ricorda che da quest’anno prima di iniziare la domanda di naturalizzazione per matrimonio nel sito del Ministero dell’Interno, sarà neccesario chiedere un appuntamento con il sistema di PrenotaOnLine a “Naturalizzazione per Matrimonio” per legalizzare la traduzione dell’atto di nascita e del certificato penale. Il pagamento dei diritti consolari è in pesos, il valore si puó consultare nella Tabella Diritti Consolari disponibile in questo sito web. A breve sarà disponibile il servizio di pagamento dei diritti consolari anche mediante bancomat.

Comunicato del Consolato Generale d’Italia a Buenos Aires riguardo il riconoscimento della cittadinanza italiana

In riferimento agli articoli recentemente pubblicati in merito a presunte semplificazioni intervenute nel procedimento di riconoscimento della cittadinanza italiana, si precisa quanto segue.

La legislazione italiana in materia di cittadinanza NON ha subito nei giorni scorsi alcuna modifica.

Le possibili modifiche normative, di cui il Parlamento italiano discute in questi giorni, non riguardano in alcun modo la procedura di riconoscimento della cittadinanza italiana jure sanguinis ai discendenti di cittadini italiani, che rimane pertanto ad oggi immutata.

Per informazioni sui requisiti e la documentazione da presentare, si prega di fare esclusivo riferimento al sito web del Consolato Generale.

Educare alla legalità

A venticinque anni di distanza dall’attentato in Via D’Amelio del giudice Paolo Borsellino, seguito a breve distanza a quello di Capaci dove persero la vita il giudice Giovanni Falcone e la sua scorta, è ancora vivo e presente nella quotidianità degli italiani l’orrore con il quale la criminalità organizzata tende a sostituirsi allo Stato. Un fenomeno, quello della criminalità organizzata, che può essere debellato solo con l’educazione e la perseveranza ad affermare sempre e ovunque la legalità.

Quella terra martoriata della Sicilia, che negli anni ha pagato un eroico contributo in vite umane per l’affermazione dello stato di diritto, per consolidare il ruolo delle istituzioni e di una libera convivenza civile, ricorda in questi giorni il sacrificio di tutte le figure esemplari impegnate a ristabilire i valori che tengono assieme una comunità.

Negli anni è confortante osservare anche dall’estero come si sia stratificata la risposta popolare che, da quell’eclatante sfida portata dalla criminalità all’ordine costituito, ha messo in moto un’onda umana ed in particolare le giovani generazioni spingendole ad un impegno civile incondizionato per garantire i principi su cui si fondano le società democratiche.

Anche se oggi sembrano superati quei gravi fatti delittuosi, che hanno segnato negativamente la storia del nostro Paese tenendo sospesa la democrazia italiana, è opportuno considerare come quegli eccessi abbiano dato la stura ad una presa di coscienza collettiva, che ci porta a non abbassare la guardia, poiché la criminalità organizzata ha cambiato fisionomia e continua ad essere presente in altre forme anche all’estero.

Michele Schiavone\aise

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